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Ecuador: gli indigeni marciano verso la capitale
by pietro Friday, Oct. 25, 2002 at 10:10 AM mail: mondonuovo.rca@katamail.com

Intervista a Josè Encalada, sindacalista di base, fra gli organizzatori delle marce.

POTREBBE DESCRIVERCI IN COSA CONSISTE LA VOSTRA INIZIATIVA, IN QUESTI GIORNI?
- Allora ,nel caso del continente americano ci avviciniamo a un processo di trascendentale importanza com'è, di fatto, la discussione sulla proposta dell'area di libero commercio delle americhe,che è una proposta che si colloca all'interno di una proposta ancora più globale quale è l'organizzazione mondiale del commercio.Questa iniziativa parte dal governo degli Stati Uniti e dalle multinazionali, in realtà i loro obiettivi vanno al di là di quello che la stessa O.M.C propone come libero commercio, ci sono degli aspetti che sono abbastanza compromettenti, e che limiterebbero le capacità di sviluppo delle popolazioni latino americane// è per questo motivo che con le organizzazioni di tutto il continente ci siamo dati appuntamento il 27 e 28, fino al 31 di ottobre e primo di novembre per fare delle giornate continentali di mobilitazione contro la proposta dell'ALCA. Nel caso ecuadoriano, abbiamo appena concluso una prima fase di sensibilizzazione e di socializzazione sugl'impatti del libero commercio sulla nostra agricoltura e sulle economie contadine. Ci troviamo ora in una fase di mobilitazione e per questo l' iniziativa delle "carovane della diversità" è iniziata già ieri a muoversi dalla provincia di Lojas estremo sud verso la presa di Quito. Arriveranno qui il 30, per poi partecipare tutti alla grande manifestazione del 31d'ottobre, che è il giorno in cui inizia la riunione dei 34 ministri dell'Alca.
QUANTE PERSONE PENSATE SI MOBILITERANNO PER QUESTA INIZIATIVA, CREDE CI SARA UNA FORTE ADESIONE?
- La mobilitazione, come ho detto prima è di carattere continentale //ci saranno azioni decentralizzate in molte parti del continente, incluso negli Stati Uniti e in Canada, ci sono gia state azioni di resistenza anche in centro america, Messico e Guatemala. Diciamo pero, che la giornata di resistenza è permanente, nel senso che i lavori dell'ALCA non si esauriscono il 31 ma proseguiranno fino al 2005 e quindi la lotta sarà presente per tutto questo tempo.Noi, come paese, stiamo attraversando una congiuntura specifica, in quanto domenica scorsa ci sono state le elezioni presidenziali, e possiamo annunciare al mondo intero che il candidato più idoneo per occupare la poltrona presidenziale è il colonnello Lucio Gutierrez, che è stato vicino e ha lottato insieme al popolo il 21 gennaio del 2000. Quindi, pensiamo sia possibile che ci sia una mobilitazione favorevole e incanalata verso una proposta molto più democratica, e molto più condivisa per quanto riguarda il tema dell'integrazione commerciale per i prossimi anni.
Questa congiuntura elettorale per noi è importante perchè ci invita e ci da forza, ci fa pensare che avremo una presenza consistente a livello nazionale.Non siamo in grado di dire precisamente quante persone aderiranno alla protesta per le strade di Quito e nel paese, ma possiamo affermare con certezza che sarà una mobilitazione che lascerà dei segni tangibili ai prossimi governi e al trattato di libero commercio dell'ALCA.
UN ALTRO ASPETTO CHE CI INTERESSAVA SAPERE, RIGUARDA I MOTIVI PER CUI I CONTADINI NON VOGLIONO L'ALCA, PERCHE E IMPORTANTE LOTTARE CONTRO L'ALCA, PERCHE E IMPORTANTE CHE L'ALCA NON VENGA FIRMATA?
- Noi come Ecuador e come america latina viviamo un periodo di aggiustamento, le nostre economie subiscono un processo di liberalizzazione da oltre due decenni. Gli effetti di questi aggiustamenti economici e di queste aperture commerciali ,nel settore agricolo-contadino sono drammaticamente visibili; con questo non mi riferisco a coloro che si occupano della produzione per l'esportazione, ma a chi, come noi, si dedica alla produzione per il consumo urbano, e si dedica a garantire il mantenimento e la sicurezza alimentare di tutta la popolazione, e che è stato colpito duramente da questa crisi. Il libero commercio, in quanto tale, non è libero// per noi il libero commercio è quello dettato dalle multinazionali, e noi siamo stati pergiudicati da questo libero commercio. Ci sono settori della produzione agricola che sono in crisi, (come per esempio la produzione di patate), che sono stati gravemente colpiti dall'apertura commerciale, dai prodotti che vengono da altri paesi. Questo riguarda ovviamente, anche altri settori agricoli nazionali seriamente minacciati dall'entrata massiccia nei mercati nazionali dei prodotti statunitensi. In realtà potremmo enumerare per ore e ore gli effetti di questo "libero commercio" sulla nosta agricoltura in particolare, e sulla nostra economia nazionale in generale. E’ per questo motivo che, assumendo coscienza e capendo la gravità del problema, convochiamo queste giornate di mobilitazione per rifiutare fermamente questo libero commercio.
QUALI SONO LE VOSTRE PROPOSTE, QUALI LE VOSTRE SOLUZIONI?
- Come organizzazione pensiamo che sia giusto proporre un'integrazione che abbia inizio e che abbia come obiettivi il LOCALE, da un punto di vista andino. Per noi è essenziale lo sforzo che si può fare dalle comunità andine, così come gli sforzi che si possono fare da uno spazio più grande come è quello regionale// ne è un esempio il MERCOSUR e altri mercati che si stanno costituendo ,o che si sono consolidati in base agl'interessi dei diversi paesi e delle diverse popolazioni ,e non in base agli interessi delle multinazionali. Questo il senso di una integrazione, un integrazione che nasca direttamente dalle comunità e dalla partecipazione diretta della gente, che guardi a questo processo globale come a una possibilità di integrare la solidarietà.
Intervista raccolta da Teresa Maisano per il Mondo Nuovo(Radio Città Aperta)

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