Foto dello spezzone della FAI alla manifestazione di Genova e comunicato sugli arresti.
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Contro la repressione Avevano iniziato nel settembre scorso interrogando come testimoni, ma con evidente intento intimidatorio, compagni anarchici e non, chiedendo notizie circa le loro frequentazioni in occasione delle manifestazioni di Genova del luglio 2001; avevano continuato coi fatti di Cosenza ove, forse per acquiescenza o condizionamento psicologico di fronte alla montante pressione dei leghisti padani, una quarantina di giovani no-global del sud d’Italia erano accusati di associazione sovversiva, sempre per fatti risalenti direttamente o indirettamente agli avvenimenti di Genova; c’è stato poi il proscioglimento da tutte le accuse del carabiniere che avrebbe sparato a Carlo Giuliani, uccidendolo. Infine la notizia di pochi giorni orsono della denuncia di quarantacinque persone accusate, fra l’altro, di danneggiamento, detenzione di materiale esplodente e resistenza a pubblico ufficiale.
Sembra di assistere ad uno spettacolo teatrale che si svolge in luoghi diversi, ma con un’unica e determinata regia che vuole trasmettere un messaggio sufficientemente chiaro: i servi dello stato hanno libertà completa di agire, anche sparare ed eventualmente uccidere, mentre gli oppositori sono tenuti a tacere, a farsi malmenare e non protestare, altrimenti ne pagheranno le conseguenze. Il messaggio lo abbiamo ricevuto, ma lo rispediamo al mittente. Noi non siamo disponibili a farci massacrare di botte, non siamo disponibili a tacere e rivendichiamo il nostro diritto a difenderci, a manifestare e protestare contro le ingiustizie, le oppressioni, il razzismo e a combattere per costruire spazi di libertà e di uguaglianza, per un mondo senza frontiere: cioè... per l’anarchia. La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
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