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Perugia: documento assemblea
by marco Tuesday, Dec. 17, 2002 at 10:00 PM mail:

A seguire il documento rivedicativo che sarà sottoposto all'attenzione del senato accademico appena il corteo arriverà al Rettorato.

In questi giorni è un susseguirsi di mobilitazioni e proteste contro i tagli previsti dalla Legge Finanziaria ai finanziamenti statali per l’Università e – più in generale – contro l’approccio dell’attuale governo alle politiche per la formazione e la ricerca. Le remissioni dei mandati di tutti i Rettori hanno avuto il merito di porre all’attenzione dell’opinione pubblica lo stato in cui versa l’intero sistema universitario. Dopo anni di tagli e di riforme che decentravano la competenza a reperire i fondi e che legavano i trasferimenti statali a parametri insostenibili (n° immatricolazioni e coefficiente di uscita) oggi si rischia il collasso dell’intero sistema. Inoltre le condizione di vita materiale delle studentesse e degli studenti dell’Ateneo perugino ha raggiunto livelli esplosivi, perché dopo le pubblicità ammiccanti e le promesse di un futuro lavorativo brillante si sono trovati di fronte ad un continuo aumento delle tasse, degli affitti, delle utenze domestiche e dell’alimentazione senza alcun miglioramento dei servizi esistenti.
La partecipazione numerosa alle Assemblee autoconvocate svolte in questi giorni ha permesso di avviare una riflessione sulla Legge Finanziaria e su alcuni provvedimenti presi dall’Ateneo perugino e dalla Regione Umbria. Inoltre dichiariamo che le rassicurazioni dispensate dal Governo sono ridicole e nello specifico continueremo a criticare:
- la riduzione del FFO (attraverso un taglio di oltre 50 milioni di euro) a fronte dell’aumento delle spese per il mero mantenimento dello “status quo” stimato dal CRUI in 597 milioni di euro da destinare anche all’aumento degli stipendi che sono a carico dei singoli Atenei;
- la decurtazione dei fondi per gli Istituti di ricerca (0,5% del PIL) nell’intento di svenderla definitivamente ad interessi privati anche attraverso lo sganciamento degli stessi Istituti dal MURST;
- la forte riduzione dei fondi statali per il diritto allo studio e sull’edilizia che – aggravati dalla riduzione complessiva dei trasferimenti alle Regioni e dai limiti di spesa imposti agli enti pubblici – ostacolano ogni minimo miglioramento dei servizi;
- lo smantellamento della gestione e della didattica attraverso la trasformazione degli Atenei in soggetti di diritto privato (SpA comprese) in linea con i dogmi neoliberisti;
- la gestione economica dell’Ateneo che – dopo anni di sprechi per pagare il personale in eccedenza - aveva già previsto un aumento delle tasse universitarie e che mette come priorità la costruzione della cittadella sportiva, sperperando denaro che servirebbe a garantire il miglioramento e la fruibilità dei servizi essenziali (aule e biblioteche);
- le ambiguità dell’Adisu e soprattutto della Regione Umbria in merito alla esternalizzazione dei servizi come la mensa centrale e delle politiche a sostegno del diritto allo studio in genere.

Leggiamo con preoccupazione la ricaduta di questi tagli sull’Ateneo perugino (delibera del Senato Accademico approvata il 28/11/2002) ed esprimiamo una dura condanna al Governo Berlusconi che ha deciso di smantellare definitivamente la formazione universitaria pubblica, rendendone ingestibile la contabilità. La politica economica del Governo ha gettato il paese in una “stagnazione” che in modo illusorio si presume possa essere superata attraverso un maxi-condono che – di fronte al rischio concreto di un forte aumento delle tasse universitarie – assume l’aspetto della beffa. Inoltre - per far rientrare le dimissioni dei Rettori - il Governo ha deciso di rastrellare una manciata di euro attraverso una sovratassa sulle sigarette, dando la netta impressione che il sostegno dell’università e della ricerca non sia strategico, ma di interesse residuale. Per questo esprimiamo la nostra ferma contrarietà alle ricadute drammatiche che questo colpo di grazia al sistema universitario avranno a livello locale:
- aumento delle tasse fino al 60% solo per coprire le spese ordinarie;
- chiusura dei servizi ed esternalizzazione (o meglio privatizzazione) della gestione degli stessi ed anche della didattica ad enti privati (SpA comprese), aggravando ulteriormente le condizioni di vita nell'università per i lavoratori - sottoposti a forme di lavoro sempre più precarie - e per gli studenti che troveranno formazione e servizi sempre più scadenti;
- crisi generale delle politiche per il diritto allo studio.

Nei dodici anni che ci dividono dalla contestazione alla Legge Ruberti (la famosa “Pantera”), la riduzione dei trasferimenti statali è stata continua ed oggi viene minata la sopravvivenza stessa del sistema universitario. La Legge Finanziaria conferma l'impossibilità di ogni sviluppo della ricerca, mantenendo gli istituti in una situazione di perenne incertezza, lascia la didattica allo sbando, sconquassata da una riforma (Zecchino – 1999) che ha moltiplicato i corsi di laurea e gli insegnamenti e abbassato la qualità dello studio ed esprime la volontà di smantellare ogni residuo di stato sociale e di diritto collettivo, compromettendo definitivamente il carattere pubblico della formazione superiore ed universitaria, ignorando i valori di solidarietà in nome delle legge del più forte e sancendo definitivamente che studiare è un privilegio per pochi. Il Governo vuole così privare la conoscenza di ogni valore emancipativo, assegnandole un ruolo di mero sostegno all'attività produttiva, abbandonando la ricerca nelle mani dell'industria e delle multinazionali che già condizionano in parte l'attività didattica degli atenei. Con questo non intendiamo assolutamente difendere lo stato di cose attuali, ma reclamiamo diritti di cittadinanza come il diritto allo studio, perché – ci ostiniamo a sostenere – che garantire, senza limiti economici e sociali, la libertà per tutte e per tutti di accedere ai saperi ed alla conoscenza sia un diritto inalienabile e non esclusivo, base per la costruzione di una cittadinanza attiva a partecipativa. Pertanto – parallelamente alle azioni di protesta – crediamo che si debba disobbedire a chi – in violazione del mandato costituzione – intende abbattere il diritto allo studio e proponiamo che:
- l’intera area in dismissione di Monteluce e l’area (da riqualificare) della Pallotta siano destinate alla costruzione di nuove aule, laboratori, biblioteche e case dello studente (da dare in gestione diretta all’Adisu);
- dopo la speculazione fatta sul corso di laurea in Scienze della Comunicazione si provveda al miglioramento dei servizi esistenti tramite l’allargamento della fruibilità delle aule, degli orari di lezione, delle segreterie e delle biblioteche (che a causa della mancanza di fondi hanno anche disdetto l’abbonamento alle riviste scientifiche);
- si provveda ad abbassare le tasse e a fare pressione per aumentare le borse di studio attraverso servizi gestiti direttamente dall’Adisu, affinché si garantisca l’abbattimento dei limiti economici e sociali che rendono oggi lo studio universitario eccessivamente oneroso.

PERTANTO richiediamo al senato accademico di analizzare il presente documento e di sostenerlo, perché ad essere in gioco non è unicamente lo stipendio del personale docente e tecnico-amministrativo, ma soprattutto l’intero sistema universitario che, nonostante tutti i suoi aspetti negativi, abbiamo fin qui conosciuto e che domani sarà svenduto.

Perugia, Lunedì 16 Dicembre 2002

L’ASSEMBLEA AUTOCONVOCATA

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