Fermi a Ginevra
30 Disobbedienti bolognesi bloccati a Ginevra
Come a Genova due anni fa, ci hanno riproposto un uso militare della polizia e solo il caso ha salvato la vita del nostro fratello Martin Shaw al quale va tutta la nostra solidarietà. Mentre scriviamo veniamo a conoscenza di arresti di massa a Losanna. Come Disobbedienti di Bologna siamo presenti alla contestazione del vertice di Evian. Circa 30 persone sono partite tra Venerdì e Sabato verso il confine franco-svizzero. In questi momenti in cui scriviamo veniamo a conoscenza dai nostri compagni che uno di noi Gabriele B. di Bologna è stato fermato ad un posto di blocco dalla polizia svizzera sulla statale, che collega Ginevra a Losanna, mentre stava tornando al campeggio. Al momento sappiamo che il furgone su cui viaggiava il nostro compagno è stato posto sotto sequestro, Gabriele dovrebbe trovarsi in stato di fermo o arresto, comunque trattenuto dalla polizia svizzera. Su questo abbiamo già attivato il servizio di difesa legale presente a Ginevra. Allo stato attuale i 9 compagni, compreso Gabriele, che viaggiavano su quel furgone, sono di fatto bloccati a Ginevra in attesa della liberazione di Gabriele, insieme a tutti gli altri bolognesi presenti.
Abbiamo attraversato le giornate contro il G8 di Evian con lo spirito del camminare domandando e la volontà innanzitutto di capire come il movimento globale possa continuare il suo percorso di resistenza al neoliberismo dopo la guerra all´Iraq e dentro la prosecuzione della guerra globale permanente. Abbiamo vissuto queste giornate senza ricette ma con una grande determinazione a sperimentare, insieme a migliaia e migliaia di altri, le forme che si danno dentro lo spazio politico europeo di contestazione dei poteri forti e, nello stesso tempo, con una preoccupazione : veder tornare indietro il movimento all´epoca di prima di Seattle e di Genova, quando ci si accontentava di rappresentare la propria opinione senza porsi il problema di contrastare con il conflitto l´azione dei poteri globali. Con soddisfazione diciamo che il movimento ha superato la sfida di Evian. Le moltitudini in cui siamo stati immersi, entrando in azione tra Losanna, Ginevra e Annemasse, non hanno accettato la logica della pacificazione e del ritorno alla pura testimonianza. La contestazione del g8/consiglio di guerra è stata interpretata nello spirito giusto, quello di cercare di ostacolare il summit e di provare a impedirne lo svolgimento.
Una composizione assolutamente eterogenea, prevalentemente giovanile, poco organizzata ma con uno spirito ribelle ha dato vita ad azioni di blocco, street parade, sanzioni dal basso dei simboli del potere imperiale dentro una dinamica che è stata capace anche di costruire una relazione con la cittadinanza. Se si considera che tutto questo è avvenuto mentre la gestione ufficiale delle contestazioni da parte di quelle che ormai hanno assunto la caratteristica di autentiche "burocrazie di movimento" era improntata ad una logica di pacificazione assoluta, si può valutare la valenza che hanno avuto le manifestazioni e le azioni di questi giorni. Del resto la lettura stereotipata che ci ripropone stancamente la categoria dei violenti/non violenti per interpretare quanto succede si rivela sempre più sbagliata: quanto abbiamo vissuto ad Evian corrisponde a dinamiche reali di sperimentazione e pratica di conflitto, che si determinano comunque dentro una maturazione e uno sviluppo di aree composite del movimento europeo. I Disobbedienti non hanno portato una linea, ma sono stati presenti dentro tutte le azioni dirette di questi giorni, dai blocchi di Annemasse a quelli dei ponti di Ginevra, dalle azioni di Losanna a quelli della manifestazione transfrontaliera del 1 giugno.
Hanno vissuto le giornate di Evian anche come un´occasione in più per sperimentare Global project come comunicazione attiva che prende parte al conflitto e si alimenta delle dinamiche innovative dei movimenti. E lo hanno fatto mentre una delegazione di Disobbedienti tentava di entrare in Iraq e ora, dopo essere stata respinta alla frontiera irakena dai soldati americani, ha occupato per tutto il giorno l´ambasciata italiana ad Amman ottenendo così il permesso ufficiale di entrare in Iraq. Da queste giornate di ribellione riportiamo un bagaglio di esperienze, di sperimentazioni e di contaminazioni importanti per l´agenda che i movimenti globali hanno davanti nei prossimi mesi. Un bagaglio che dovremo mettere a frutto soprattutto dentro il semestre di presidenza italiana della UE e contro le forme che sta assumendo il processo costituente della nuova Europa.
Nella moltitudine non pacificata
MOVIMENTO DEI/DELLE DISOBBEDIENTI Primo giugno 2003 Evian/Baghdad anti-g8 Pianeta Terra
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