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Reportage sulla situazione delle case popolari a Milano e hinterland
by da repubblica Saturday, Aug. 30, 2003 at 1:27 PM mail:

Case popolari, il racket degli abusivi: "Paghi e ti sfondano pure la porta". Interi condomini occupati. E chi fa la domanda deve aspettare.


ROZZANO - Quando il signor P. apre la porta, si mette tutto storto, le mani sugli stipiti, come se avesse paura di un'intrusione: "Stavo in miezzo a strada, a Napoli, e non lo so nemmeno io come sono finito qui a Rozzano. Giuro che è così. Voglio dire che ad aprile mi hanno chiamato qua, i parenti di Milano, e mi hanno fatto entrare in questa casa, pronti-via, e da allora non mi sono più mosso". Ha 44 anni, è alto e robusto con muscoli rotondi, il dialetto campano è la sua lingua: "Fatico a mantenere un lavoro perchè ho problemi mentali, lo so che non mi credete, "ru sazio nun crére a ru riuno", il sazio non crede al digiuno, ma sto male davvero". Più parla più si stanca: "Non ho mai avuto fissa dimora, a Napoli, e mo' mi hanno messo qua dove la solitudine è tanta. Passo giorni e giorni senza poter ragionare con nessuno", dice e per riuscire ad andar via ci si deve salutare più volte.
Dal suo portone di Via dei Lillà, case molto ben tenute, ristrutturate da poco, si vede la fila dei palazzoni di Via Principe, con intonaci lebbrosi. Al primo piano si affaccia una bella ragazza di 22 anni, con un vivacissimo bambino di cinque accanto. Lei è una delle ultime arrivate della tribù degli abusivi a Rozzano: "Ho sempre abitato da mia madre, anche con il bambino, e con mio marito non potevamo mai dormire insieme. Ho resistito anni, ma non poteva durare, stavo litigando con tutti, finchè alcuni amici, a luglio ci hanno detto che c'era una posssibilità. Ci siamo precipitati, la porta era già mezza distrutta da altri che però non sono riusciti ad entrare". Finiscono di sfondarla loro, trasportano il lettino piccolo, le prime cose, ma "per una settimana - continua la ragazza - ho dormito con la porta aperta, finchè ho messo la blindata, comprata d'occasione. Io lo so che ho fatto una cosa che non sta bene e così, ogni mese, mando alle Case popolari quello che posso. Per adesso mando 50 euro....".
E' lunga la lista delle ultime occupazioni abusive e, come se fossimo funzionari dell'Aler, giriamo tra palazzi e prati, beccandoci insulti e porte in faccia, ma anche suggerimenti e indicazioni. Una viene offerta dai carabinieri, appostati in un cortile: "E da chi vorrebbe andare? Mi fa vedere l'elenco? Beh, eviterei almeno di bussare a casa di chi ha precedenti per lesioni, o precedenti per associazione a delinquere". Così se ne va una decina di cognomi.
Marito in canottiera e moglie in vestaglia, pensionati in buona salute, stanno al secondo piano, nei palazzoni dierto a quelli di Via Biancospini, dove abitava la bambina uccisa da Vito Cosco. "Guardi qui a fianco, la finestra sembra aperta, ma dietro c'è una lastra di piombo". A guardare meglio è vero, il vetro è opaco. "Anche la porta è sbarrata da dentro. Ma - aggiunge il marito, a voce bassissima - è così da un anno. E' possibile, con la fame di case che c'è, tenere una casa vuota per così tanto tempo?". "Preghiamo sempre - interviene la moglie - che non se ne accorga nessuno. O che almeno non sia un delinquente chi se ne accorgerà".
La preghiera di riserva è dedicata al racket a Rozzano, così casereccio rispetto ad altri quartieri.
A Quarto Oggiaro, altro vecchio paese inghiottito da Milano, e più ricco di zone "senza legge", sono famosi due fratelli. "In dici anni hanno aperto almeno cento appartamenti. Il maggiore le occupa e le rivende ad altri senza casa, perchè un lavoro non l'ha mai avuto, e così campa".
Anche in Via Spaventa, al Ticinese, dove i volontari del Comune aiutano gli anziani, gli spacciatori tunisini hanno gestito un servizio completo d'indicazione, sfondamento e occupazione delle case lasciate libere dagli anziani milanesi che morivano o si trasferivano: "Se vuoi vivere tranquillo qui, devi non vedere e non sentire", questo è il consiglio di chi vive gomito a gomito con il lato peggiore della società multietnica.
A Rozzano, dove le case popolari sono tante, è come se funzionassero almeno due percorsi.
Uno è quello della malavita e dei violenti. Vito Cosco, l'assassino del muretto, occupa casa con moglie e due figli: va al quinto piano nello stesso palazzo il fratello Ottavio, che aveva lanciato l'appello a costituirsi, sta al primo. Non c'è da chiedere permessi a nessuno, nè ci sono boss che hanno in mano i traffici: uno come Cosco entra e tanti saluti a tutti, e nessuno busserà mai al suo campanello se la notte sente sua moglie che prende qualche schiaffone. "A chi rompe le palle, qui rubano la macchina", è la spiegazione che rende invincibile il teppismo organizzato.
L'altro è il percorso di quelli che non c'entrano con la delinquenza: "Tu la sai sfondare una porta? Neppure io, ma sapevo dov'era una casa. E allora ho detto a uno, che sta nella porta a fianco, se mi aiutava, e ci siamo messi d'accordo per 500 euro". Qualcuno ne ha chiesti anche mille, portando però un'altra porta in sostituzione: "Lei ha l'elenco degli occupanti. Me lo fa vedere? Ha notato un fatto strano: non ci sono praticamente stranieri. Eh, qui funziona il passaparola. Si chiamano tutti come qualcuno che ci abita già. Non è racket è amicizia, parentela. Il legame da cui vengono è lo stesso".
Ci si arrangia a Rozzano. C'è chi porta i matti, chi organizza raid a beneficio di parenti lontani, chi cerca un tetto per vivere. Se alcuni occupano perchè sono al lumicino, altri ci guadagnano (....).

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