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La Fiom «in movimento»
by dal manifesto Wednesday October 29, 2003 at 12:08 PM mail:  

Sindacalisti e rappresentanti new-global si incontrano per preparare lo sciopero del 7 novembre. Insieme.

Sbagliare sempre le previsioni, occorrenza spiacevole per chiunque, diviene pericolosa per un governo che a ogni pie' sospinto sbandiera di essere stato «eletto dagli italiani», e di quegli italiani non avverte più il segno del comune sentire. Ma quale autunno caldo? Non ci sarà, preconizzavano Berlusconi e i suoi soci, a partire da D'Amato presidente (ancora per poco) della Confindustria. E ieri sera il Cavaliere come nulla fosse è ricomparso in tv in cassetta, ripetendo lo spot sulle pensioni che aveva ricevuto in risposta la proclamazione dello sciopero generale. Proprio il «24 ottobre» ha aperto l'autunno, con un calore intenso. Per il seguito Cgil, Cisl, Uil hanno già un calendario di manifestazioni fino a natale, mettendo in cantiere un altro sciopero generale. Grande successo, la giornata del 24, oltre dieci milioni di donne e uomini di ogni età «hanno scioperato e manifestato contro la legge finanziaria del governo e la controriforma delle pensioni», si felicitano i sindacati confederali nel comunicato unitario; la federazione della stampa sottolinea la partecipazione dei giornalisti, nelle reti radiotelevisive, agenzie di stampa, e da ultimo, lunedì scorso, nei giornali. Né lo sciopero generale esaurisce ancora il suo ciclo: in Trentino Alto Adige, ritardato per le elezioni, oggi scioperano giornalisti e poligrafici, domani tutti gli altri. E si ricomincia.

Il 7 novembre c'è lo sciopero generale indetto dalla Fiom, questo non è coperto dall'ombrello dell'unità sindacale - in gioco c'è il contratto nazionale metalmeccanico malamente chiuso, separatamente e senza consenso, da Fim e Uilm - e nel governo nei giorni scorsi erano già serpeggiate invocazioni all'«ordine pubblico». Rintuzzate dal segretario generale della Cgil. Il 24 ottobre era invece stato deriso alla vigilia - «uno sciopero part time» - e la sua riuscita ha zittito tutti. Ieri da ultimo vi è ritornato Gianfranco Fini con il riconoscimento più perentorio a commento del passato recente e degli scioperi prossimi venturi. «E' un diritto del sindacato, non lo contesto a prescindere»; poi le mani avanti a evitare altri incidenti di previsione dei colleghi: «credo stiano discutendo di una serie di altri scioperi ravvicinati e sostanzialmente tutti sulle pensioni».

Cgil, Cisl, Uil confermano «mobilitazioni e lotte per tutto il tempo necessario a far modificare le scelte del governo». Ci sono le pensioni di mezzo, «a maggior ragione dopo la presentazione in senato dell'emendamento da parte del governo», ma c'è anche la finanziaria e tutte le manomissioni berlusconiane a questioni cruciali come la scuola, la condizione dei migranti, il «sud dimenticato». Il 15 novembre si ricomincia da Reggio Calabria, con «una grande iniziativa per lo sviluppo e per il mezzogiorno». I sabati di mobilitazione proseguono il 29 novembre a Roma con una manifestazione nazionale «a difesa e per il rilancio della scuola pubblica»: a definirne modalità le organizzazioni di categoria «insieme a tante associazioni che si battono per una scuola di qualità».

La giornata del 6 dicembre evoca nelle intenzioni sindacali i grandi appuntamenti dell'anno scorso: sarà «una grande manifestazione nazionale sui temi dello sviluppo, dei diritti e in difesa dello stato sociale, a partire dalle pensioni». Di nuovo in movimento il 18 dicembre «per i diritti dei cittadini immigrati in occasione della giornata europea dei migranti».

Clima caldo al punto giusto, di settimana in settimana, per il prossimo sciopero generale. «Ulteriori iniziative di lotta, compreso l'eventuale ricorso allo sciopero generale, verranno definite sulla base del quadro che si determinerà nell'andamento della vertenza col governo»: lo ventila il documento unitario di Cgil, Cisl, Uil, ma nel sindacato c'è già chi precisa l'ipotesi: si terrà nella prima decade di dicembre, sarà deciso dall'assemblea di delegati meridionali a novembre. E Guglielmo Epifani annuncia che l'«eventuale sciopero generale» raddoppierà il 24 ottobre, si prolungherà per otto ore.

Sordo e ripetitivo, Berlusconi ieri sera si è presentato in tv - o meglio è comparso in effigie e parole preregistrate - con il leit motiv «indispensabile intervenire ora» sulle pensioni, «però nessun diritto acquisito sarà toccato e la riforma partirà dal 2008». Indispensabile, perciò il governo «responsabile» ha presentato quell'emendamento che i sindacati gli avevano segnalato essere la chiusura definitiva di ogni possibile confronto; e però «siamo disponibili a dialogare», conclude il cavaliere.

Presenti dal vivo da Bruno Vespa, alla proiezione dello spot D'Amato reagisce con impazienza: «No, bisogna partire subito, con gradualità». Ma il governo ha già presentato al senato la sua contestata proposta: «dal 2008 si andrà in pensione con 40 anni di contributi , o al limite di età di 65 anni per gli uomini, 60 per le donne»; però è prevista una «sperimentazione»: fino al 2015 si potrà continuare a valersi di 35 anni di contributi (o 57 anni d'età per i dipendenti, 58 per gli autonomi), per la pensione di «anzianità», però la pensione verrà calcolata «col metodo contributivo», ossia tagliata; chi invece è già incasellato «nel sistema contributivo» potrà pensionarsi solo per «limiti» d'età. Prima del 2008, come si ricorderà, se uno resta al lavoro pur avendo già diritto all'«anzianità» riceverà l'incentivo «esentasse», ma la sua pensione resta ferma a prima.

Quale «dialogo», quando il governo va dalla parte opposta? - risponde il segretario della Cgil in tv dopo la proiezione dello spot: «siamo stati seduti per mesi, ma non a trattare, perché il governo ha sempre già deciso per conto suo». «O si riparte da zero, o niente», rincara il leader della Cisl Pezzotta. E l'Ugl, il sindacato legato a An, all'unisono: «Il governo azzeri».



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