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sulla pma- la legge contro le donne
by collettivo peppinabausch Thursday, Dec. 04, 2003 at 7:04 PM mail: coll.peppinabausch@inwind.it 

vecchio patriarcato, nuove tecniche.

Il 3 dicembre, in Senato, si è riaperta la discussione per l'approvazione di una legge sulla Procreazione Medicalmente Assistita (d.l. 1514). Nel corso della seduta sono stati rapidamente approvati i primi due articoli del disegno, che sanciscono il diritto giuridico del concepito (art. 1) e lo stanziamento di un fondo speciale per la ricerca e gli interventi volti a rimuovere le cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità (art. 2).
La legge, così come è stata approvata dalla Camera nel settembre scorso, e dalla Commissione Sanità, si snoda in 18 articoli i quali sono volti a regolamentare gli accessi alla procreazione assistita, le sue modalità, la tutela degli embrioni e dei/lle futuri/e figli/e. Una normativa in materia va necessariamente a sancire una serie di principi che, al di là dello specifico delle soluzioni all'infertilità, investono la concezione di maternità in toto, l’idea di famiglia, lo status di figlio/a, i diritti delle donne. Ed i principi in merito che presiedono tale legge emergono chiaramente da una serie di articoli:
L’articolo 1, che prevede che siano riconosciuti i “diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”.
L’articolo 3, che, non prevedendo “nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica” per la PMA (salvo lo stanziamento del fondo speciale sancito dall'art. 2 appena approvato), esclude la fecondazione assistita dalle prestazioni del sistema sanitario nazionale colpendo la sua rimborsabilità, così che i centri privati avranno ‘in dono’ la quasi totalità degli interventi di fecondazione omologa.
L’articolo 4, che vieta (unico paese l’Italia) la fecondazione eterologa, che ricorre alla donazione di ovociti o seme esterni alla coppia. Durante la discussione alla Camera il popolare Lusetti aveva affermato che si è “veramente” genitori solo su base affettiva e GENETICA, Lucchese dell’udc aveva elaborato il personalissimo teorema della “posizione del terzo incomodo”, basandosi sull’assunto che l’embrione, e futuro bambino, prodotto con fecondazione eterologa sia “non geneticamente in linea”, il leghista Cè aveva parlato di ALTERAZIONE del “patrimonio genetico”, Russo di Forza Italia aveva sostenuto che la fecondazione omologa è l’unica accettabile in quanto “implicante l’identità biologica e spirituale” dei futuri genitori. Assai incongruente il fatto che, proprio in questi giorni, esponenti di alcuni di questi partiti stiano proponendo un emendamento alla finanziaria che incentiva le donne che vorrebbero ricorrere ad interruzione di gravidanza a desistere dall'intento ed a vendere il/la proprio/a figlio/a per 1500 euro, dandolo/a in affidamento e rinunciando alla patria potestà. C'è da domandarsi come mai in questo caso la questione del “patrimonio genetico”, dei “veri genitori” e dell' “identità biologica e spirituale” non entri in gioco.
L’articolo 5, il quale prevede che le tecniche di fecondazione assistita possano essere utilizzate solo
da coppie eterosessuali in età fertile, che siano sposate o date di fatto.
L’articolo 14, che sancisce il divieto di congelamento e soppressione di embrioni (salvo quanto stabilito dalla legge 194/78), e l’obbligo di non produrre più di tre embrioni alla volta, da impiantare
contemporaneamente nell’utero della donna, vietando poi la riduzione di embrioni in caso di gravidanza plurima (fatti salvi i casi previsti dalla legge 194/78).

Il primo elemento che emerge da una succinta analisi di questo d.l., è il pesante attacco alla legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza, con l'invenzione giuridica del soggetto-embrione sancita dall' art. 1 ( in contrasto con l'art. 1 del Codice Civile, che sancisce come la persona fisica incominci la sua esistenza di soggetto giuridico dal momento della nascita dell'essere umano vivente).
Riportare l’attenzione oggi sugli aspetti di conflittualità che la legge sulla PMA presenta nei confronti della 194/78, pone il problema su quanto sia parziale, debole e discontinua l’applicazione di fatto della legge sull’interruzione di gravidanza sul territorio italiano.
A dimostrare questa affermazione intervengono molteplici fattori:
1. la fatiscenza e le scarse funzionalità e accoglienza delle strutture preposte all’intervento.
2. l’inefficienza dei consultori (orari ridotti, carenze e scarsa qualificazione del personale).
3. il massiccio ricorso all’obiezione di coscienza da parte del personale, che paralizza di fatto
l’attività dei consultori e delle strutture ospedaliere.
4. nonostante la laicità della legge ciò che prevale nella sua attuazione è la morale cattolica, di questo è emblematico il fatto che la campagna sulla contraccezione, uno dei punti fondamentali della legge, è stata ed è completamente assente e fortemente osteggiata. Inoltre, l’assistenza pre e post interruzione di gravidanza, posta come propria dei consultori, è venuta scemando sempre più fino ad arrivare alla situazione attuale, dove in alcune realtà è addirittura prevista la presenza di gruppi cattolici fondamentalisti come il tristemente noto Movimento per la Vita.
5. Il tacito consenso da parte dello Stato alla speculazione dei privati, che giocano proprio sulle
complicazioni e debolezze della legge (interruzione di gravidanza delle minorenni, velocizzazione
dell’iter burocratico) per continuare a trarne profitto.

La compatibilità con la 194/78 sancita dall'art. 14 nasconde invece una perversione sadica di fondo. L'articolo in questione impedisce il congelamento degli embrioni, e impone l'impianto contemporaneo di tre embrioni nell'utero materno, con ripercussioni violente sulla salute della madre, ma non solo. Vietando il congelamento e imponendo l'impianto una volta formato l'embrione, stabilisce implicitamente la fecondazione coercitiva per quelle donne che, a embrione formato, abbiano cambiato idea. Allo stesso modo, impedendo la soppressione di embrioni portatori di malattie genetiche o malformazioni, la legge obbliga la madre a essere fecondata anche nel caso che il/la futuro/a figlio/a sia portatore di malattie gravi, fatto salvo, una volta impiantato l'embrione, abortirlo in adempimento alla legge 194. Non occorre sottolineare quanto sadismo fisico e psicologico risieda in una legge che prevede la fecondazione (con il suo iter fisico ed emotivo estenuante) ed il successivo aborto.

Un ultimo aspetto da sottolineare è quello relativo all’art. 3, che non prevede l’onere delle spese della procreazione medicalmente assistita da parte del sistema sanitario pubblico.
Questo comporta:
1. la speculazione da parte dei privati su bisogni, sogni e speranze legati alla maternità;
2. il mancato riconoscimento della sterilità come malattia,
3. quindi la delega quasi totale ai privati delle pratiche di concepimento assistito previste dalla legge, che rende difficile se non impossibile un controllo sulla sua applicazione.
Questo è anche dimostrato dalle sanzioni amministrative e penali previste nei confronti dei trasgressori: vengono colpiti esclusivamente i singoli esercenti della professione sanitaria, mentre le strutture che accolgono tali soggetti vengono colpite in forma lieve. Se, infatti, eseguono pratiche vietate dalla legge, incorrono unicamente nella sospensione per un anno dall’autorizzazione ad eseguire interventi di procreazione assistita, cosa che non mina né la loro credibilità professionale né l’entità delle loro entrate.

Rifiutiamo questa legge che non solo aggredisce frontalmente ed esplicitamente i diritti delle donne, ma propugna una società misogina, discriminatoria, reazionaria, cattolica, identitaria, macellaia, ipocrita e classista.
LEGGE MISOGINA perché sancisce all’interno di un unico corpo due personalità giuridiche (la madre e l’embrione) considerate potenzialmente in conflitto; subordina totalmente il corpo femminile alla procreazione, equiparando i diritti di un aggregato di cellule a quelli di una persona con esperienze, emozioni, pensieri, bisogni, necessità, un'esistenza materiale sociale ed emotiva in divenire; muove un subdolo attacco alla 194/78.
LEGGE DISCRIMINATORIA E FRATRICIDA perché stabilisce status giuridici differenti in base alla sessualità biologica: solo le donne possono essere in potenza due personalità giuridiche. Questo comporta una disparità dei diritti all’interno della cittadinanza, costruita su base di genere.
LEGGE CATTOLICA E REAZIONARIA perché vincola la maternità ad un preciso status sociale (coppia sposata o di fatto), ed a precise scelte sessuali (eterosessualità). Pur proclamando teoricamente la parità dello status di madre e figlio naturale e di madre e figlio in provetta, di fatto stabilisce una disparità ideologica aberrante: la legge non interferisce sulla maternità di donne singles e omosessuali finchè il concepimento avviene attraverso un rapporto sessuale, mentre proibisce agli stessi soggetti l’accesso alla procreazione assistita. Questo presuppone che la maternità sia un diritto di tutte coloro che sottostanno ad una pratica (il rapporto sessuale con un uomo) considerata come normale, ma in realtà frutto di una costruzione sociale.
LEGGE IDENTITARIA perché permettendo unicamente la fecondazione omologa (dove per omologa si intende all’interno di una coppia istituzionalizzata, estendendo la terminologia “oggettivante” della biologia alla sfera mobile e fluttuante de) propugna un’idea di famiglia considerata come unicum genetico e “spirituale” da salvaguardare, nella quale il legame affettivo e sociale tra genitore e figlio è subordinato alla “purezza” biologica.
LEGGE IPOCRITA E CLASSISTA perché, non riconoscendo la sterilità come malattia, esclude la fecondazione assistita dal sistema sanitario nazionale. I costi saranno elevati per chiunque vorrà usufruire di questi interventi, sia che si intenda accedere a pratiche legali ( A PAGAMENTO!) sia che si intenda usufruire di pratiche vietate dalla legge in Italia, per le quali sarà possibile rivolgersi all’estero. Questo fa sì che, ancora una volta, la condizione economica vincoli le scelte sociali, esistenziali ed emotive delle persone.
LEGGE MACELLAIA perché vietando l’eterologa ed il congelamento degli embrioni, e vincolando fortemente le modalità dell’impianto omologo (impianto simultaneo di tre embrioni, impossibilità di ridurre gli embrioni in eccesso o soggetti a gravi malattie genetiche e malformazioni…), si sottopongono i corpi delle donne ad un pesante stress e a gravi rischi per la salute, e si rendono cavie paganti della sperimentazione. Perché postulando con l'art.14 l'ipotesi di una fecondazione coercitiva, viola il diritto di scelta e l'autodeterminazione della donna, esercitando sul suo corpo la violenza dello stato.

Collettivo Peppinabausch

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non ti scanniamo ma..... paolo g. Tuesday, Feb. 17, 2004 at 5:36 PM
non mi scannate carlo Sunday, Feb. 08, 2004 at 3:01 AM
chi se ne occupa da anni (già) Tutti insieme! Saturday, Dec. 06, 2003 at 3:11 AM
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