La guerra per il petrolio...si tutti sappiamo, ma chi? Dove? Quando? Perche'? E, soprattutto, per quanti soldi?

Due sole settimane dopo aver giurato come presidente degli Stati Uniti, George W.Bush ha costituito un Gruppo di Studio sulla Situazione Energetica del Paese (NEPDG).
Anche considerando l’ovvio interesse privato del petroliero Bush e delle lobbies che lo hanno portato alla Casabianca nel 2001, è difficile non sorprendersi per il rilievo dato a questa commissione, sia dai nomi dei responsabili ufficiali che la conformarono (Cheney, Powell, O’Neilly: in pratica, prima delle polemiche dimissioni di O’Neilly , le tre cariche più importanti dello stato americano dopo il presidente), sia per la lunga vicenda legale, al limite del conflitto istituzionale, dietro i nomi di quei consulenti esterni, ancora segreti malgrado le ripetute richieste ufficiali.

Si rumoreggia di importanti dirigenti di Enron e di piani di invasione dell’Iraq prima dell’11 di settembre, ma è sufficiente il rapporto ufficiale e quella sua parte resa pubblica solo poche settimane fa, grazie agli sforzi di Judicial Watch , per renderci conto che la guerra infinita che ci è toccata in sorte, non è né opera di un manipolo di terroristi, né un capriccio del destino, ma piuttosto una cinica partita a Risiko, per rendere meno drammatica (per i "soliti noti" del mondo occidentale) la fase finale dell’era del petrolio nella quale viviamo.

Ma, attenzione, non è una questione lontana, né nel tempo, né nello spazio: il rapporto Cheney ci "informa" che nel 2020, negli USA, l’importazione o altre fonti di petrolio dovranno crescere da 11 milioni di barili al giorno (mbd) a 18,5 mbd. Molte delle raccomandazioni del NEPDG sono orientate a procurare quest’incremento di 7,5 mbd, equivalente al consumo totale di petrolio di Cina e India (che a loro volta avranno un incremento ancora maggiore).

Ma non è ovviamente un problema solo americano. Ad esempio, tra i documenti recuperati da Judicial Watch si trova uno studio dei maggiori contrattisti internazionali in Iraq e l’Italia fa bella mostra di sé con un contratto di sfruttamento dell’AGIP di 2.5 bilioni di dollari fin dal ’97, guarda caso proprio nei dintorni di Nassiryia …

Maggiori informazioni in: http://italy.indymedia.org/news/2004/02/481435.php
Link originale: http://www.fromthewilderness.com/free/ww3/013004_in_your_face.html