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08-Ott.: FBI sequestra server di Indymedia
by Gazzetta del Mezzogiorno Sunday, Oct. 10, 2004 at 3:09 PM mail:

Sono più di 20 i siti di «contro-informazione» di Indymedia in tutto il mondo colpiti dall’operazione, fra cui www.italy.indymedia.org. L'Fbi: abbiamo agito su richiesta dell'Italia

ROMA - Blitz del’Fbi nei locali che ospitano i server di Indymedia, sito di informazione no-global. Sulla pagina web dell’organizzazione si legge che ieri «alle 18 circa, l’Fbi si è presentata nella sede statunitense e in quella inglese di rackspace, l’azienda presso la quale risiedono i server che ospitano molti siti locali di indymedia, fra cui italy.indymedia.org».
Gli agenti, riferisce il sito, hanno sequestrato due macchine e «preteso la consegna dei dischi». Indymedia è in attesa di tornare online con una macchina di riserva, ma ha denunciato la perdita di molto materiale presente sul sito.
Sono più di 20 i siti di Indymedia in tutto il mondo colpiti dall’operazione. «Dal momento che l’ingiunzione è stata inoltrata a Rackspace e non a Indymedia sono ancora ignote le ragioni di quest’azione» si legge sullo spazio web ancora on-line.
Allo stesso tempo, sempre a Rackspace, un secondo server è stato disconnesso: si tratta di un server che ospita trasmissioni live di diverse stazioni radio, BLAG (linux distro), e altre utilities dell’organizzazione.
In agosto Indymedia denunciò il tentativo di interrompere le trasmissioni da New York prima della convention repubblicana e in settembre la chiusura di alcune radio della comunità su ordine della Commissione Federale Usa per le Comunicazioni (FCC).
FBI, INTERVENUTI SU RICHIESTA ITALIA
L’intervento dell’Fbi per bloccare i server del sito Indymedia è avvenuto su richiesta dell’Italia e della Svizzera. Lo ha detto un portavoce dell’Fbi, Joe Parris, spiegando che l’iniziativa non è stata presa in prima battuta dal ministero della Giustizia americano.
Replicando alle polemiche che ha suscitato in Italia la vicenda del blocco del sito Internet popolare nell’ambiente noglobal e alternativo, il Bureau da Washington ha fatto sapere che quella legata a Indymedia «non è un’operazione dell’Fbi».
L’intervento, ha detto Parris alla Afp, è stato fatto «a nome di paesi terzi da parte di responsabili del ministero della Giustizia contro un server, Rackspace, che fornisce spazio sul web a Indymedia». Parris ha precisato che i paesi terzi sono l’Italia e la Svizzera e ha aggiunto che l’iniziativa del ministero della Giustizia americana non è stata altro che «un aderire agli obblighi legali contenuti nei nostri trattati di assistenza reciproca».
FNSI, CASO INDYMEDIA COINVOLGE LIBERA INFORMAZIONE A GASPARRI, COM’E’ POSSIBILE SITI OSCURATI COSI’ FACILMENTE?
Il caso di Indymedia, uno dei siti più frequentati da non global i cui server italiano e inglese sono stati messi sotto sequestro dall’Fbi, «attiene al diritto di tutti di continuare a fare libera informazione». E’ l’opinione della Fnsi, che chiede al ministro delle Comunicazioni «come sia possibile che i siti Indymedia nel nostro Paese possano essere così facilmente oscurati».
«Le Autorità degli Stati Uniti, e in particolare l’Fbi - sottolinea in una nota Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione della stampa - hanno emesso un ordine federale imponendo la consegna dell’hardware di Indymedia situato a Londra: questo atto ha colpito e messo nell’impossibilità di operare venti siti di Indymedia in tutto il mondo, compresi quelli che diffondono i messaggi multimediali on line dall’Italia. Una decisione incomprensibile , anche per il fatto che gli Stati Uniti riescono per motivi misteriosi a condizionare l’informazione in tutto il mondo. Cosa che si traduce anche in una interruzione di informazione alternativa nel nostro Paese». Per Serventi Longhi, «la denuncia dei colleghi di Indymedia, al di là delle autonome opinioni che essi esprimono e non del tutto condivisibili, va raccolta. Per questo chiedo al Ministero della Comunicazione italiano come sia possibile che i siti Indymedia nel nostro Paese possano essere così facilmente oscurati. Un problema che attiene al diritto di tutti - conclude la nota - di continuare a diffondere libera informazione».

8/10/2004
Fonte http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_web_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=121904&IDCategoria=68

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