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[Torino] intervista ad Alex Foti
by neurogreed Tuesday, Jan. 25, 2005 at 2:57 PM mail:

Per capire con chi abbiamo a che fare...

Illuminante questa intervista ad Alex Foti che chiarisce le strategie politiche dei neurogreen.
Una perla il passaggio dove esprime il suo giudizio sui centri sociali...

Nell'articolo sul neurogreen party di Torino viene a galla anche la manovra di sussunzione del percorso pink...
Ma come conciliare la presunta attitudine libertaria con le scelte di partito (per "green" che sia)
il "gassoso" Alex non riesce proprio a spiegarlo.
[e non ci sarebbe riuscito nemmeno da lucido...]

Fortunatamente la miseria e' tale da non rappresentare altro.

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altra intervista
by neurourl Tuesday, Jan. 25, 2005 at 3:10 PM mail:

Geniale anche l'intervista fatta qualche tempo fa per zeusnews, veramente delirante, mai visto tanto vuoto dietro a paroloni inutili e tanta arroganza nell'appropriarsi di percorsi altrui

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ahahah e gia'
by dat Tuesday, Jan. 25, 2005 at 3:12 PM mail:

a beh..
minchia pero' pieni di contenuti davvero.
non so se sia meglio la bocca impastata di foti o la pochezza delle idee espresse nelle interviste.

mi sembravano diversi i pink (o forse e' l'influenza malefica dei neurogreen a sopraffarli?)

ahahah
bravo foti, bella storia!

[tra l'altro, avete presente dov'era il party? da quegli infamoni di belleville... tutto detto]

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nessuno è perfetto
by Trb Tuesday, Jan. 25, 2005 at 4:43 PM mail:

Neesuno è perfetto, ma almeno lui ci prova, e ci mette nome e faccia a differenza vostra che vi nascondete dietro l'anonimato.

Neurogreen ha dei limiti.
Ma il nulla e il vuoto hanno dei limiti ancora più grossi.

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Perchè il belleville è di infamoni?
by chiara Tuesday, Jan. 25, 2005 at 4:50 PM mail:

Alle accuse di infamia almeno un po' di chiarezza.
Cosa è successo con quelli di belleville?

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what is pink
by zia pina Tuesday, Jan. 25, 2005 at 4:53 PM mail:

*mi sembravano diversi i pink*

infatti quello che chiami *i pink*
e' un aggregato umano (e animale) vario, eterogeneo e molteplice...
c'e' la samba band di Torino - che ultimamente si diverte con gli svarioni cromatici...
c'e' la rete PPP, con base romana e propaggini nazionali, nata in occasione delle proteste antiBush del 4 giugno e che vanta tra le promotrici le zie del Sexyshock di Bologna
ci sta il circolo Pink di verona, che sta organizzando la manifestazione GLT del 26 febbraio *Ogni cittadinanza e' possibile*
questo per nominare solo tre situazioni che gia' sono diversissime tra loro...

*il pink* e' una modalita' comunicativa, utilizzabile nelle situazioni di piazza, nel rapporto coi media mainstream, nelle discussioni *di movimento* e pure nella vita di tutti i giorni

e, come ognun@ delle cose che si elaborano *collettivamente* a livello creativo, dalle tattiche di sovversione libidinale alle pratiche di subvertising alle strategie di invasione dei media alle riflessioni su sesso, genere e variabili impazzite
e' NO COPYRIGHT

quindi liberamente replicabile e declinabile

continuare a dare valore e rilevanza all'iniziativa neuro-pink come rappresentazione unica di un chissa'quale percorso politico e' un errore macroscopico (e a questo punto mi viene dolorosamente di pensare che per qualcun* sia un errore intenzionale, volto a svalorizzare un lavoro a suo modo serio e a volte vistosamente non_conforme alle pratiche e dinamiche comunemente accettate dal *movimento*):
forse si da' a neuro-green ed alex fofi un valore che NON HANNO
proprio per screditare dei percorsi non_convenzionali e non classificabili in nessuna dinamica disobbedienti - anti*disobbedienti?

chi e' veramente pink_inside e il pink lo pratica tutti i giorni e non solo in periodo elettorale o di manifestazioni e' fuori da questi giretti di potere
perche' pratica un sano e invincibile antiautoritarismo, di base.

spero la spiegazione sia sufficientemente chiara e che si stoppino le polemiche: ognun@ faccia quello che puo' e vuole, che c'e' tanto bisogno di fare...

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lx
by zio beppe Tuesday, Jan. 25, 2005 at 6:36 PM mail:

foti è un anticomunista isterico dice cose alls schifani
ma in linguaggio guattariano-deleuziano.
Politicamente è uno zero però tra sfilate, party, mostre
d'arte e comparsate una qualche carriera la porta a compimento.
Il problema non è lui però ma il vuoto pneumatico di movimento nel quale gente così ci sguazza con la frasettina "sempre meglio del vuoto almeno fa qualcosa" (sic)

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what is pink? more and more...
by pippo pink Tuesday, Jan. 25, 2005 at 6:54 PM mail:

cara gente, ha ragione la zia pina: pink è molto, e molto di più... non solo perché ci sono gruppi differenti, con stili diversi, ma anche perché il pink è trasversale... non basta essere troppo, ma TROPPO, ma veramente T R O P P O PINK, per praticare il pink... ma attraversare situazioni e diversità, questo ho imparato io... sì, forse siam diversi da come ci avete visti in TV, e in tante città ci sono tante diversità pink, non c'è nessun "Movimento dei/delle Pink" qui in giro... cosa pazzescamente difficile da capire, gente! sembrerà assurdo a chi è cresciuto nella paranoia superidentitaria dei sottoscale di movimento - a torino, poi... - ma due gruppi che si annusano e si conoscono, e si fanno conoscere attraverso un party possono risultare assurdi! ma pure questo è nostra pratica quotidiana: sì, frivolezza, fare le cose, fare le cazzate, scoprire che ne nasce qualcosa di nuovo... e poi di nuovo via, muoversi...
*i pink mi sembravano diversi*... bello mio, amore, sii tu stesso pink! become your pink! oppure rivolgiti a chi è sempre uguale a se stesso, e magari potrai trovare rassicurazione.
bella invece la zia pina che parla di pink come codice "no-copyright", però il resto del commento è piuttosto paranoia da complotto... chi è veramente "pink-inside" io proprio non lo so, lo sa solo dio, che è transgender... sui commenti riguardanti il povero alex, beh, non so che dire: se beveva e fumava un po' di più forse riuscivamo a uscire pure sui media mainstream! visto che due chiacchiere a un party finiscono commentati come un manifesto politico, come la summa dell'incontro pink-neurogreen, come il segno della degradazione politica della sambapink torinese... ragazz@, là verità è la fuori!!!

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ruuuut
by arvaro ir laido Tuesday, Jan. 25, 2005 at 7:02 PM mail:


la verità è che SIETE di fori avete scambiato il nightclubbing per un movimento

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Qualche proposta seria?
by con la zucca sulla testa Tuesday, Jan. 25, 2005 at 8:13 PM mail:

Visto che tutti fanno i filosofi della cippa, come mai non arrivano forti proposte politiche, che vadano oltre gli slogan?
Oltre ai veteronostalgici, qualcuno prova a muoversi.
Come mai non riusciamo a dare risposte reali ai problemi?

Complimenti.

Quando qualcuno si muove, in tanti tremano....

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foti
by ma Tuesday, Jan. 25, 2005 at 8:21 PM mail:

ma questo foti non è in grado di parlare in maniera normale sembra un idiota...

non è solo un fatto di parole ma di modo in cui parla

sembra veramente chiuso nel suo mondo dei sogni

ma io dico come cazzo si fa!!

ma non si sente ridicolo?

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brrr
by tremors Tuesday, Jan. 25, 2005 at 8:25 PM mail:


si trema si ma dalle risate

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è un deficente a caccia di voti
by comunistarossoincazzatonero Tuesday, Jan. 25, 2005 at 8:48 PM mail:

pallone gonfiato a suon di "bocconi", scrive di entropia cannabalizzando chi gli sta intorno. Aspira troppo!

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w foti
by danielino Tuesday, Jan. 25, 2005 at 10:14 PM mail:

viva foti, non so chi sia ma mi sembra il più sano di tutti..

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ma
by non Tuesday, Jan. 25, 2005 at 11:54 PM mail:

non è che sia stupido ma è semplicemente imbarazzante...per se stesso ,o almeno dovrebbe farsi ridere da solo

A sentirlo parlare non si può non provare un senso di imbarazzo (per lui)....

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allora..
by dat Wednesday, Jan. 26, 2005 at 12:01 AM mail:

ahah

allora.

**questione pink**

mi sembra oggettivo che le esperienze pink in Italia non siano sotto copyright e costruire secondo codici antiautoritari.
infatti io non polemizzavo con i pink in generale. polemizzavo con i pink di torino (si, e' vero non mi sono spiegato bene), che conosco bene, perche' ci ho fatto molte cose insieme. e mi fa strano che si tentino di costruire percorsi simili a quelli che voi dite con chi fa esplicito riferimento a logiche partitiche (dei verdi) e va a caccia di voti. non mi pare una roba molto antiautoritaria. poi, ovviamente ognuno si costruisca come crede. pero' questo non vuol dire che non si possa criticare. no?
io non parlo di grando logiche strategiche di movimento. parlo semlicemente di un percorso, quello neurogreen, che ha fin da subito evidenziato due grandi pecche, due questioni importanti:
-e' completamente incentrato sull'azione di 1-2-3 capetti o leader che fanno tutto e che bandiscono come idioti quelli che li criticano -e' completamente immanicato , e non ne fanno mistero, con un partito, quello dei verdi, che nella mia visione, sfugge un po' da logiche antiautoritarie e di liberazione di desideri.

poi si puo' dire tutto e il contrario di tutto. sta di fatto che io continuero' a divertirmi come un pink, pure se voi i date del disobbdiente/anti-disobbediente.

**questione belleville**

per quanto riguarda belleville, ci sarebbero taaante cose da dire. le elenco schematicamente:

1- belleville e' un posto ceduto in comodato a tre associazioni che lo gestiscono e svolgono attivita'. per fare cio' vengono sborsati da circoscrizione, comune, provincia e soprattutto regione (con il caro assessore leo) svariate migliaia di euro l'anno. e quando dico migliaia, intendo centinaia di migliaia. mi sembra un comportmento ambiguo, o quanto meno da prostitute politiche.
qualche esempio per tutti... con una semplice ricerchina su internet:

38.735,00 euro di contributi nel maggio 2004 dal comune?
42.000 + 5.000 euro per una manifestazione estiva???
10.245,00 euro dalla provincia per il 'progetto Tenda'??????

2- non paghi di cio', come se non bastasse, promuovono una politica precarizzante e svilente nei confronti di giovani volontari che si ritrovano invischiati nei progetti a loro commissionati tramite i soliti agganci in comune, offrendo paghe di 5 (cinque) euro l'ora a ragazzetti che portano avanti senza nessun sostegno progetti nel sociale, coem ad esempio il "provaci ancora sam". non dimentichiamoci che pero' i dirigenti di queste associazioni hanno un bello stipendio garantito che si pagano con i fondi stanziati dagli enti di cui sopra. che belli eh, questi imprenditori prestati al sociale.

3-ancora coem se non bastasse, quest qui predicano bene e poi razzolano male. il loro strano modo di intendere l'autogestione, porta un bel po' di danni a chi l'autogestione (pur tra mille contraddizioni) cerca di costruirla ogni giorno (di qualunque area sia, disobbediente, autonomo o squotter). non e' un caso infatti che non una parola sia stata sopesa da questi signori sui numerosi sgomberi di questi due anni a torino (eppure ci si conosce dai! fin dai tempi del coordinamento studentesco in cui c'eravamo tutt*!!!). perchè? le occupazioni compromettono troppo? o forse non c'e' nemmeno la voglia di ragionare sui perchè degli sgomberi? e gia'... e' comodo prendere i soldi da chi finanzia le olimpiadi, vero?

e con tutto cio' io continua ancora a chiedermi cosa c'entrino i neurogreen (fare un party in posti sponsorizzati da chi organizza le olimpiadi...) e i pink.

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ancora una cosa
by dat Wednesday, Jan. 26, 2005 at 12:08 AM mail:

un'altra cosa:
forse non si e' capito che a me dispiace proprio tanto che la comunita' pink della samba band di torino si sia immanicata con sti qui. e lo dico portando delle motivazioni. questo poi nulla ha a che vedere con quanto io pensi dei pink, che reputo uno dei gruppi che meglio hanno saputo rinnovare pratiche politiche di accesso a desideri e di gestione del conflitto.
pero' vederli in un posto finanziato anche dall'assessore regionale leo (quello dei buoni scuola), nonchè da chiamparino e soci olimpici, fa male, e soprattutto fa girare le scatole

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di nuovo
by arvaro ir laido Wednesday, Jan. 26, 2005 at 9:08 AM mail:

tra tutti avete scambiato il popolo di seattle per il popolo della notte rrrrrrrrrrrrrrrrrrruuuuuuuuuut

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vergogna
by lx Wednesday, Jan. 26, 2005 at 9:31 AM mail:

è un complotto comunista hanno paura di noi che siamo oramai a milioni.
Sostituiremo la falce e il martello con lo sponsor bio-degradabile. Oramai è fatta le piazze, le discoteche e i privè ribollono mentre nel backstage di D%G si staccano
gli assegni a favore della nostra causa.
Sto anche scrivendo il libro nero del comunismo e dell'anarchismo perchè quel dilettante del Silvio si è dimenticato del pericolo anarchico.
Quanto al nazismo aveva sicuramente una sensibilità ecologica superiore al comunismo

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le parole del poeta
by poetante Wednesday, Jan. 26, 2005 at 11:02 AM mail:

Avete perduta la fede in tutto ciò che è
grande allora dovete scomparire se questa
fede non ritorna come una cometa da cieli
stranieri

Hölderlin

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Torino prima dei saltimbanchi
by poetante Wednesday, Jan. 26, 2005 at 11:15 AM mail:

Decimo capitolo


L'insurrezione

La sera prima eravamo andati a incollare manifesti per tutta la città per tutti i quartieri. Era un manifesto col pugno chiuso. C'erano su gli obiettivi della nostra giornata di lotta e l'appuntamento: Alle tre davanti al cancello 2 di Mirafiori. Al mattino alle cinque andammo a megafonare davanti a Mirafiori. C'era già alle cinque del mattino moltissima polizia lí davanti. Due trecento almeno fra jeep furgoni cellulari e camion della polizia e dei carabinieri. Ce n'erano due davanti a ogni cancello e almeno una cinquantina davanti alla palazzina degli uffici. Noi andammo a megafonare alle cinque del mattino davanti a ogni cancello per spiegare agli operai del primo turno che non dovevano entrare ma nessun operaio entrava.

Non c'era nessun bisogno di fare i picchetti nemmeno. Che la polizia si aspettava evidentemente che noi facevamo i picchetti per fare delle provocazioni e aggredirci. Ogni tanto infatti la polizia ci disturbava dicendo che non dovevamo megafonare che non ci dovevamo mettere davanti ai cancelli. Noi dicevamo: Noi stiamo megafonando perché è sciopero non li stiamo mica minacciando con le pistole di non entrare. Se vogliono entrare entrano e va bene se non vogliono entrare non entrano. Noi stiamo facendo solo un'agitazione politica. Ci furono non piú di quattro o cinque crumiri che tentarono di entrare e la polizia si precipitò per impedire che fossero fermati. Ma dalla porta i gli operai del turno di notte che stavano uscendo li ributtarono fuori.

Non entrò nessuno proprio nessuno. Erano venuti tutti ma stavano dall'altro lato della strada gli operai. A controllare se qualcuno entrava. Ma nessuno entrava e dopo un po' tutti se ne tornarono a casa. Al pomeriggio andammo ancora a megafonare davanti ai cancelli per il secondo turno. C'era l'appuntamento alle tre davanti al cancello 2. Si arrivò lí alla spicciolata c'erano già molti operai che aspettavano. Oltre agli operai del secondo turno che non erano entrati c'erano anche molti operai del primo turno che erano tornati lí a Mirafiori per fare sto corteo.

Alle tre c'erano già tremila operai davanti a Mirafiori. La polizia presidiava completamente tutte le vie di accesso a Mirafiori nonché tutti i cancelli la palazzina eccetera. Erano arrivati anche altri rinforzi. Alla manifestazione sindacale del mattino non era successo nessun incidente. I sindacati avevano fatto il loro comizio sulla casa con gli operai delle piccole e medie fabbriche dove loro erano forti mentre alla Fiat erano quasi inesistenti. C'erano là davanti al cancello 2 molte bandiere rosse cartelli e striscioni. Mentre si stava cosí aspettando che partisse il corteo cominciarono le provocazioni della polizia.

Ma la cosa che non avevano proprio pensato i poliziotti che non avevo pensato il questore che non aveva pensato il ministro degli interni che non aveva pensato Agnelli era che quel giorno non si trattava del solito corteo di studenti del cosí detto corteo di estremisti. Cioè come dicevano i giornali borghesi i soliti figli di papà che si divertono a giocare alla rivoluzione.

Gli operai che si trovavano davanti al cancello 2 di Mirafiori erano quelli che avevano fatto le lotte Fiat per tutte quelle settimane. Erano operai che avevano fatto delle lotte dure delle lotte vittoriose. Mentre si stava preparando la partenza del corteo la polizia cominciò a fare le sue manovre. Misero da una parte un doppio cordone di carabinieri che si tenevano sotto braccio e spingevano indietro i dimostranti. Altri plotoni di carabinieri si erano messi in fila per quattro e avanzavano lentamente in mezzo ai dimostranti.

Mentre il vicequestore Voria dava questi ordini facendo muovere i carabinieri nei due sensi per chiuderci aveva detto a un operaio di spostarsi da lí dove stava vicino a lui. Questo operaio invece gli sferrò un cazzotto e lo stese a terra. Intanto quei plotoni di carabinieri che facevano la manovra si mettono al piccolo trotto quasi a correre come i bersaglieri in mezzo ai dimostranti. E impugnano il moschetto come un manganello come una clava. Improvvisamente suona la carica naturalmente chi cazzo la sentiva.

E cominciarono a arrivare i lacrimogeni una pioggia fittissima di lacrimogeni per cui istintivamente tutti cominciarono a scappare. Tutti scappavano e i carabinieri cominciarono a tirare botte col calcio dei moschetti a tutti. Ci spingevano contro il cordone di carabinieri che stavano lí fermi per circondarci. Io ero proprio vicino a quel cordone tenevano il viso pallido bianco verde dalla paura. Perché si trovavano cosí a contatto con noi faccia a faccia. Anzi poco prima ne avevo sfottuto uno gli avevo detto: Vuoi vedere che ti porto via la pistola e ti sparo. Lui non mi aveva detto niente.

Poi avevano acchiappato un compagno e lo volevano portare via ma non c'erano riusciti perché noi glielo avevamo strappato dalle mani e li avevamo minacciati. Intanto con questa pioggia improvvisa di lacrimogeni ci disperdono da davanti a Mirafiori. Scappiamo via tutti da davanti a Mirafiori e pure quei carabinieri che stavano facendo il cordone impugnano come una clava il moschetto, che c'avevano a tracolla e c'inseguono. E fu un piccolo massacro col calcio dei fucili tiravano botte da orbi su tutti quanti all'impazzata. E ne arrestarono una decina di compagni allora. Perché stavamo tutti cosí senza bastoni senza pietre. Mentre corro capito su un mucchio di dieci carabinieri che stavano picchiando a sangue un compagno steso per terra. Gli grido a uno: Che cazzo lo volete uccidere?

Questo qua mi guarda storto poi si gira di spalle e se ne va insieme agli altri tirandosi dietro sto compagno. Poi mentre ero così vedo a tre quattro metri di distanza un compagno uno studente che scappava inseguito da quattro o cinque carabinieri. Uno lo raggiunge e gli tira il moschetto in testa gli spacca la testa. Io e gli altri ci mettiamo a correre verso lí i carabinieri scappano via. Prendiamo questo compagno che stava per terra svenuto e lo portiamo via. Lo lasciamo a delle donne che stavano sotto un portone. Perché ormai dalle case lí intorno erano scesi tutti o stavano sui balconi donne ragazzi e bambini per vedere cosa succedeva.

Erano insomma riusciti a disperderci ma non avevano fatto i conti con la volontà di scontro degli operai. Diecimila persone si riuniscono tra corso Agnelli e corso Unione Sovietica. Lí c'erano le rotaie del tram coi sassi in mezzo. Cominciano a volare contro polizia e carabinieri. E cosí cominciarono a prenderle anche loro. Riusciamo a ricomporre il corteo che c'avevano disperso all'inizio. Era stato disarmato un poliziotto gli era stato portato via lo scudo e l'elmo che venivano alzati come trofei. C'erano anche gli striscioni con su scritto: Tutto il potere agli operai. E: La lotta continua. Improvvisamente una autoambulanza della polizia si butta velocissima in mezzo al corteo. Si butta in mezzo al corteo suonando la sirena che non c'era nessuna ragione. Perché poi se ne andò dall'altra parte tranquillamente. Era un'altra provocazione della polizia. Ma il corteo parte e poi svolta per corso Traiano.

Corso Traiano sta proprio dirimpetto alla palazzina degli uffici Fiat. Corso Traiano c'ha due corsie e una corsia centrale dove ci sono le rotaie del tram e i sassi. Noi scendevamo giú camminando sulla destra e in senso inverso dall'altra parte venivano avanti i poliziotti. Che poi si fermano e aspettano bloccando il traffico. Ci volevano tagliare la strada non ci volevano fare muovere di lí. Cioè la lotta la volevano isolare alla Fiat e intorno alla Fiat ma non doveva uscire fuori nella città. Credevano che noi volevamo andare in centro e in effetti questa era la nostra idea.

La gente ci guardava dalle finestre di corso Traiano mentre il corteo avanzava. Si affacciavano ai balconi scendevano giú e sentivano quello che dicevamo. Erano d'accordo perché erano tutti operai quelli che abitavano lí. Poi improvvisamente dai poliziotti schierati davanti a noi partono le scariche di lacrimogeni. Ma un numero pazzesco incredibile questa volta sparati anche addosso alla gente e che finivano dappertutto. Che andavano a finire sui balconi delle case al primo piano poi il gas investiva tutte le abitazioni perché era estate e c'erano tutte le finestre aperte. Altre granate andavano a finire sulle auto parcheggiate rompendole bruciandole. E tutto questo faceva incazzare molto la gente che abitava li.

Su corso Traiano intanto era sbucato un camion carico di Fiat di 500 una portaerei come si chiamavano. Tirammo sassi nella cabina e l'autista scese. Cominciammo a fracassare tutte le macchine coi sassi poi mettemmo una pezza nel serbatoio della nafta. La incendiammo per fare esplodere il camion ma la nafta non si accese. Allora cercammo di spingerlo in folle verso il corso e lo lasciammo lí di traverso, Chiamarono i pompieri e come arrivarono i pompieri si presero le sassate anche loro. Non gli lasciammo spostare il camion il camion restò lí.

Erano le quattro e quello fu l'inizio della battaglia che sarebbe durata piú di dodici ore. I poliziotti avanzavano con caroselli e cariche e dall'altra parte avanzavano i carabinieri per chiuderci in una tenaglia. Noi non ci disperdiamo e subito cominciamo a rispondere coi sassi che raccogliamo un po' dappertutto. La maggior parte ci spostiamo nel prato a fianco di corso Traiano dove c'era anche un cantiere edile. Ci riforniamo di legni di bastoni di materiale per fare le barricate. E c'era lí anche una grande scorta di pietre.

Ci mettemmo in questo prato arrivarono i poliziotti coi loro furgoni e i carabinieri coi loro camion. I carabinieri si presero un sacco di sassate in faccia perché stavano allo scoperto e cosí li si poteva colpire facilmente. Arrivammo fin sotto ai camion per menarli coi bastoni quelli ci minacciarono coi mitra di sparare allora ci fermammo. E loro intanto se ne scapparono via. I poliziotti intanto nei loro furgoni blindati sentivano questo rumore continuo l'enorme pioggia di sassi che cadeva sui loro furgoni e non ne volevano sapere di scendere. Noi avevamo circondato tutti i mezzi ci correvamo tutto intorno gettando le pietre. Appena scendevano li avremmo massacrati di legnate. Alcuni furgoni tentammo anche di rovesciarli. Questi qua terrorizzati dentro dicevano all'autista di partire e infatti scapparono via tutti quanti.

Un quarto d'ora dopo ci riprovarono scendettero a piedi nel prato. Con gli scudi gli elmi e i manganelli i fucili con le granate lacrimogene. Noi li aspettavamo sul prato. Arrivarono a una distanza di quindici venti metri. Cominciammo a sfotterli a dire: Perché non provate a menarci adesso come avete fatto davanti al cancello 2? Qui vi facciamo un culo cosí. Solo uno di loro rispondeva: Vieni avanti tu da solo facciamo da uomo a uomo ti faccio un culo cosí io a te eccetera. Però di li non si muovevano e avevano paura.

Noi c'avevamo tutte le pietre in mano e a terra davanti a noi altre pietre e i bastoni le mazze. Stanno lí un po' poi gli danno l'ordine di sparare i lacrimogeni e di fare la carica. Ma non avevano calcolato che stavamo in un prato in uno spazio aperto. Cioè sti lacrimogeni si vedevano quando, arrivavano. E noi li prendevamo e glieli lanciavamo indietro con le mani cosí che stavamo nel fumo sia loro che noi. Noi tiravamo le pietre e loro correndo non erano protetti e ne colpivamo un sacco. Quando si accorsero che non ce la facevano presero a scappare via come le lepri e noi li inseguivamo coi bastoni.

Intanto la gente di corso Traiano si era rotta le scatole per tutti questi lacrimogeni che andavano a finire sui balconi e nelle finestre e per il fumo che entrava nelle case. I poliziotti menavano tutti quelli che trovavano sotto i portoni. Donne vecchi bambini chiunque trovavano. Menavano specialmente i ragazzini anche di dieci undici anni. Si erano messi tutti a combattere con gli operai. I giovani a tirare i sassi le donne distribuivano fazzoletti bagnati contro i gas. I compagni inseguiti dai poliziotti trovavano riparo nelle case. Tutti buttavano giú cose dalle finestre e dai balconi addosso ai poliziotti.

La polizia ci inseguiva da tutte le parti e ci aveva dispersi e divisi in tanti piccoli gruppi. Anche nelle trasversali non si respirava piú dal fumo. Sto con alcuni studenti che decidono di andare alla facoltà di Architettura occupata per fare una assemblea e per riunirsi coi gruppi dispersi. Come cominciamo a muoverci per ritirarci sbuca fuori con le sirene una colonna di furgoni blindati. E ci dividono in due gruppi uno che va a Architettura e uno che resta a combattere.

Mentre la gente stava arrivando a Architettura e si era appena messa la bandiera rossa fuori sul pennone arrivano lí i carabinieri. Cominciano a caricare a sparare lacrimogeni e arrestano una decina di compagni. Noi ci difendiamo rispondiamo a sassate. Comunque nell'università non riescono a entrare. Sparano lacrimogeni dentro le finestre ma un gruppo di nostri la difende a sassate e non li lascia entrare mentre noi dentro ci riuniamo. Arrivano dei compagni e ci dicono che gli scontri a corso Traiano si erano allargati e proseguivano piú grossi. E che c'erano grossi scontri anche a Nichelino.

Anche a Borgo San Pietro anche a Moncalieri e in altri comuni di Torino sud dicevano le notizie c'erano scontri. In tutti i quartieri proletari si lottava. Fuori dall'università intanto aumentava la violenza delle cariche e della sassaiola. Lo scontro si estendeva nel viale nelle trasversali nei portoni. Granate sassi corpo a corpo fermi. Si decide di dividerci in diverse squadre d'intervento e di dirigerci verso i diversi quartieri della città in lotta. Per controllare anche fino a che punto gli scontri si erano generalizzati. Io sto con una squadra di compagni che andiamo a Nichelino. Per andare a Nichelino dovevamo passare per corso Traiano.

A corso Traiano c'arriviamo di nuovo verso le sei e mezza e vediamo un campo di battaglia incredibile. Era successo che stavano cominciando a tornare a casa gli edili e gli altri operai che abitavano nella zona. Che non avevano fatto lo sciopero che non sapevano un cazzo. Tornavano a casa e videro tutto sto fumo tutta sta polizia sta via piena di pietre di cose. Allora si unirono subito ai compagni e cominciarono a buttare materiale edile in mezzo alla strada a costruire barricate. Perché c'erano molti cantieri edili lí intorno e c'erano mattoni legna carriole quelle botti di ferro che c'è l'acqua dentro le impastatrici.

Tutto in mezzo alla strada mettevano e facevano le barricate con le automobili e poi incendiavano tutto. La polizia se ne stava lontana in fondo a corso Traiano verso corso Agnelli. Ogni tanto partivano per dei caroselli delle cariche. Sgombravano le barricate mentre la gente li riempiva di sassate e poi scappava via nei prati di fianco. Poi tornavano quando la polizia se ne era andata. Riportavano il materiale sulla strada e costruivano di nuovo le barricate con le tavole di legno e con tutto. Ci buttavano sopra la benzina e quando la polizia avanzava un'altra volta ci davano fuoco. E davano fuoco anche a dei copertoni che facevano rotolare infiammati contro la polizia. Si cominciavano a vedere sempre piú molotov.

Sulle barricate c'erano delle bandiere rosse e su una c'era un cartello con su scritto: Che cosa vogliamo? tutto. Continuava a arrivare gente da tutte le parti. Si sentiva un rumore cupo continuo il tam tam dei sassi che si battevano ritmicamente sui tralicci della corrente elettrica. Facevano quel rumore cupo impressionante continuo. La polizia non riusciva a circondare e a setacciare l'intera zona piena di cantieri officine case popolari e prati. La gente continuava a attaccare era tutta la popolazione che combatteva. I gruppi si riorganizzavano attaccavano in un punto si disperdevano tornavano all'attacco in un altro punto. Ma adesso la cosa che li faceva muovere piú che la rabbia era la gioia. La gioia di essere finalmente forti. Di scoprire che ste esigenze che avevano sta lotta che facevano erano le esigenze di tutti era la lotta di tutti.

Sentivano la loro forza sentivano che in tutta la città c'era una esplosione popolare. Sentivano questa unità questa forza realmente. Per cui ogni sasso che si scagliava contro la polizia era gioia neanche piú rabbia. Perché eravamo tutti forti insomma. E sentivamo che questo era l'unico modo per vincere contro il nostro nemico colpendolo direttamente coi sassi coi bastoni. Si scassavano le insegne luminose di pubblicità i cartelloni. Si scassavano e si tiravano giú attraverso la strada i semafori e tutti i pali che c'erano. Si cercava di fare barricate dappertutto con qualunque cosa. Un rullo compressore rovesciato gruppi elettrogeni bruciati. Mentre cominciava a fare buio e si vedevano dappertutto i fuochi in mezzo al fumo dei gas i lanci delle molotov e le fiammate.

Io non riuscivo ad avvicinarmi al centro della mischia dove si combatteva coi poliziotti. Già moltissimi compagni mi avevano preceduto arrivando da ogni parte. Non ci si vedeva per il fumo e c'era un grande rumore e confusione. Presto i poliziotti furono respinti verso il fondo di corso Traiano e molti dei nostri li inseguivano. I nostri e i poliziotti si fronteggiavano e lottavano all'inizio del prato. C'era un poliziotto per terra che si muoveva ogni tanto. Molti dei nostri inseguivano i poliziotti attraverso i binari del tram e c'era una grande nube di fumo nero che saliva dalle automobili che bruciavano. I nostri ci turbinavano intorno li si vedeva entrare nel fumo e uscirne e si sentivano molti scoppi.

C'era una grande confusione e di là. Quando arrivammo verso la fine del corso era già da un pezzo che si stavano scontrando anche lí a quanto sembrava. Ci imbattemmo in un compagno coi sangue che gli usciva dalla bocca e gli colava sulla spalla. Piú avanti ci imbattemmo in un altro compagno sanguinava e non si reggeva in piedi. Si rialzava e poi cadeva di nuovo a terra. Quando arrivammo quasi in fondo riuscii a vedere i poliziotti. Erano scesi dai furgoni e stavano tutti in gruppo con gli elmi e gli scudi.

Ci aspettavano e sparavano lacrimogeni. Ormai i nostri li avevano circondati da ogni parte. Sentivo che alcuni dei nostri gridavano: Se ne vanno. E vidi che molti poliziotti avevano preso paura e scappavano via. Dappertutto i nostri si misero a gridare: Ho Ci Min. Avanti avanti. Correvano avanti e l'aria si rabbuiava di polvere e di fumo. Vedevo i corpi che si muovevano intorno a me come ombre e il rumore di tutti quegli scoppi e delle sirene e delle urla era fortissimo. A un tratto vidi un poliziotto proprio davanti a me mi chinai e lo colpii col bastone. Il poliziotto cadde e andò a finire tra le gambe di quelli che correvano.

Alla fine tornammo giú per il viale e anche lí c'erano molti feriti. I poliziotti li avevamo spazzati via tutti. Eravamo tutti come pazzi di gioia. Rimanemmo ancora un po' lí a aspettare e a un tratto vedemmo una fila di camion che arrivavano da una trasversale. Tutti si misero a gridare: Avanti avanti. E partimmo a dare la caccia ai poliziotti che ritornarono di corsa dove erano prima. Uno rimase colpito e noi lo inseguimmo colpendolo ancora. Poi ricacciammo i poliziotti in fondo alla trasversale da dove erano venuti.

Intanto continuano a sparare lacrimogeni dappertutto l'aria è sempre piú irrespirabile e ci dobbiamo ritirare. La polizia riconquista lentamente corso Traiano ma vengono continuamente erette barricate una dietro l'altra. La gente che viene presa è pestata a sangue e caricata sui cellulari. Molti poliziotti vengono picchiati. Intanto arrivano altri rinforzi alla polizia. Arrivano da Alessandria da Asti da Genova. Il battaglione Padova che era arrivato già dal mattino non era bastato. Ma lo scontro si estende sempre di piú. Si combatte con piú violenza di fronte alla palazzina Fiat in corso Traiano in corso Agnelli in tutte le trasversali. A piazza Bengasi dove la polizia fa cariche bestiali assurde di insensata violenza. Ma viene attaccata da due parti e sfugge per un pelo all'accerchiamento. Quasi viene catturato il vicequestore Voria. I compagni che ascoltano le radio della polizia dicono che hanno chiesto l'autorizzazione a sparare.

I compagni rispondono alle cariche con continue barricate tra il fumo e gli incendi. Piccoli gruppi assalgono la polizia lanciano le molotov poi scappano nei prati al buio. Sempre risuona cupo il tam tam sui tralicci. Carcasse di auto sono in fiamme. Tutte le strade sono disselciate e una enorme quantità di pietre sono sparse un po' ovunque. Sempre piú bestiale si fa man mano che passa il tempo il comportamento della polizia. Si sparano i lacrimogeni addosso alla gente e direttamente nelle case per impedire alla gente di uscire e di affacciarsi. E' stato visto il vicequestore Voria che imbracciando il fucile lanciagranate intimava alla gente di ritirarsi dalle finestre. Poi arrivati altri rinforzi la polizia comincia a presidiare la zona. Piú tardi comincia a entrare nelle case proprio dentro le case nelle abitazioni a arrestare la gente a fare centinaia di arresti. Anche una vecchia che dà dello stronzo ai poliziotti è arrestata.

A piazza Bengasi continuavano gli attacchi e le sassaiole. La polizia ha ricevuto i rinforzi adesso non deve piú limitarsi a controllare solo Mirafiori come faceva prima facendo delle cariche di tanto in tanto per alleggerire la pressione. Adesso poteva controllare tutta la zona. Circondano piazza Bengasi entrano nei portoni rastrellano la gente fin dentro gli appartamenti. A mezzanotte gli scontri continuano sempre. Attorno a corso Traiano si sente gridare: Schifosi porci nazisti ai poliziotti che trascinano via la gente dalle case. Dalle finestre gridano: E' come i rastrellamenti nazisti carogne.

Allora noi ci decidiamo di andare a Nichelino dove la battaglia continua anche lí da tutto il pomeriggio. Non era facile arrivare a Nichelino nel senso che non si poteva arrivare per la strada normale che era bloccata da una barricata di automobili incendiate. Cosí era bloccato il ponte di accesso al quartiere. Noi arriviamo per un'altra strada secondaria fin dentro il quartiere. Tutti quegli emigranti quelle migliaia di proletari che abitavano a Nichelino avevano costruito barricate dappertutto usando tubi di cemento. Avevano piegato i semafori li avevano buttati giú tutti in mezzo alla strada. Una enorme quantità di materiale dei cantieri edili stava messa in mezzo alla strada per fare le barricate che poi venivano incendiate.

Via Sestriere la strada che attraversa Nichelino è bloccata da piú di dieci barricate fatte con auto e rimorchi che bruciano con segnali stradali sassi legname. Nella notte bruciano grandi falò di gomme e di legname. Col legname di una casa in costruzione si fa un grande fuoco. Tutto il cantiere è in fiamme. I lampioni delle strade sono spenti a sassate e nel buio si vedono solo le fiamme. La polizia cerca di temporeggiare cioè cercava di farci stare per cazzi nostri non attaccava. Infatti attaccarono verso le quattro del mattino quando arrivarono i rinforzi. Quasi tutti gli operai erano stanchissimi era da piú di dodici ore che lottavano. Mentre quelli i poliziotti si davano il cambio.

Erano stati lí a aspettare davanti alle barricate a aspettare il mattino che arrivassero gli altri freschi a dargli il cambio. Noi eravamo tornati indietro a difendere coi sassi il ponte bloccato dalle macchine incendiate da dove i rinforzi dovevano passare. Ma eravamo rimasti in pochi a difendere il ponte eravamo rimasti una ventina. Poi le jeep e i camion dei rinforzi passarono per la strada secondaria dove eravamo passati noi arrivando e noi per non essere circondati dovemmo scappare via tutti. Da un camion erano scesi i carabinieri e ci inseguivano sparandoci addosso i lacrimogeni.

Fuggivamo tutti inseguiti dai carabinieri. A un tratto vediamo una fila di jeep che ci veniva incontro proprio davanti a noi. Non so come avevano fatto per arrivare li forse ritornavano da un giro d'ispezione. Le cose si mettevano male per noi. Allora tutti urlando ci lanciamo di corsa sui poliziotti lanciando le pietre e colpendoli sulle jeep finché non scapparono. Poi vediamo che i carabinieri ci stavano dietro e cosí ci voltiamo e partiamo all'attacco contro di loro. Ma dietro ai carabinieri arrivavano molti poliziotti. Perciò fummo costretti a scappare perché eravamo in pochi.

Ormai ero stanchissimo e scappavo come un disperato. Arrivai in un prato inciampai in un sasso e quasi persi una scarpa. Quando mi fermai per dare un'occhiata alla scarpa apparve un carabiniere che mi inseguiva da solo. Allora vidi che un compagno che scappava con me saltava addosso al carabiniere. Lottarono corpo a corpo e il carabiniere cadde a terra. A un tratto vidi un fumo in cima a una strada. Arrivammo in cima alla strada e di là si vedeva un largo viale e lo scontro che continuava. Non si riusciva a sapere chi vinceva. Tutto era cosí confuso. Io volevo solo fermarmi un attimo da qualche parte per cacare non ce la facevo piú.

Alcuni carabinieri ci attaccarono e io non riuscii mai a raggiungere il centro dello scontro dove ci si batteva piú duramente. Proprio in quel momento udimmo uno che gridava: Arrivano arrivano. Vedevo alzarsi una grossa nube di fumo in mezzo al viale e tutti correvano di qua e di là urlando. Allora tra il fumo apparvero i poliziotti sui loro furgoni blindati coi fari che illuminavano tutto intorno. Sembravano grossi e forti e sparavano tutti i lacrimogeni. C'era un cantiere di fianco al viale e lí un gruppo dei nostri si stava radunando. E compagno che era con me si avviò verso quel cantiere e io lo seguii.

Molti scappavano tutti insieme giú per il viale. Guardai indietro e vidi che tutti correvano e si sparpagliavano nelle trasversali. Quando raggiungemmo il cantiere c'erano già parecchi dei nostri. I poliziotti sparavano i lacrimogeni sopra le nostre teste e facevano cadere pezzi di legno e mattoni. Non potevamo piú vedere che cosa succedeva giú per il viale. Tutto era fumo e grida e scoppi. Il viale era oscurato dal fumo e dalla polvere e c'erano soltanto ombre e un grande rumore di grida e di sirene e di scoppi. Alla mia sinistra sentivo il rombo e le sirene dei furgoni dei poliziotti che risalivano il viale. Due molotov scoppiarono in mezzo alla strada.

C'era fumo e gas dappertutto e non si respirava. Poi i poliziotti scesero dai furgoni e corsero verso dove eravamo noi. Correvano in mezzo al fumo con le maschere e gli scudi. Mi trovai tra molti dei nostri che correvano di qua e di là e si sparpagliavano per le trasversali. I poliziotti ci inseguivano correndo e eravamo tutti lí mischiati nella penombra illuminata dagli incendi e nel grande rumore. Non riuscii a vedere molto ma una volta vidi uno dei nostri lanciarsi col bastone contro un poliziotto che era rimasto isolato e colpirlo piú volte.

Vedemmo dei poliziotti che venivano di corsa da una trasversale alla nostra sinistra. Noi tutti alzammo i bastoni e ci lanciammo di corsa addosso a loro nella penombra che ci aveva avvolto. Io mi imbattei in un poliziotto col casco e lo colpii. Quello gridò e cadde per terra con la testa in avanti. Dopo ritornammo tutti verso il viale. Dall'altra, parte del viale vedemmo un gruppo di nostri che si lanciava contro i poliziotti che tornavano verso i furgoni. I poliziotti scapparono subito e tutti li inseguimmo ricacciandoli in cima al viale dove avevano lasciato i loro furgoni coi motori accesi e coi fari che illuminavano la strada. C'era un poliziotto che alzava le braccia e gemeva. Vidi alcuni dei nostri che aiutavano un ragazzo a alzarsi. Vidi che era ferito e sanguinava dalla testa.

Con l'aiuto di altri rinforzi la polizia conquistava lentamente il terreno. Cominciava il rastrellamento casa per casa con metodi spietati brutali. Ma la gente non se ne andava. Operai e gente del quartiere si davano il cambio tutti erano ormai abituati ai gas lacrimogeni e continuavano a costruire barricate. Io con altri quattro o cinque inseguiti da una ventina di carabinieri arriviamo nel portone di una casa lo chiudiamo. Io mi arrampico sul muretto che c'era nel cortile e capito in un'officina. In questa officina c'era una scala. La salgo e capito sul tetto di questa officina. Tiro su la scala. Vedo gli altri compagni che stavano sul tetto di una casa di fianco a quella dove eravamo entrati.

I carabinieri erano intanto riusciti a sfondare il portone e cominciavano a entrare in tutti gli appartamenti. Io dal mio tetto li vedevo che uscivano fuori sui balconi li vedevo nelle rampe delle scale che salivano con gli elmetti e i fucili e li vedevo dopo un po' che uscivano sui balconi degli altri appartamenti a cercarci. Svegliavano la gente nel letto e controllavano. Noi per un bel po' rimanemmo lí non potevamo controllare se i carabinieri se ne erano andati o no. Poi delle donne della casa che ci avevano visti ci fecero segno che se ne erano andati ci chiamavano per dirci di scendere. Era quasi l'alba c'era un grande sole rosso bellissimo che stava venendo su. Eravamo stanchissimi sfiniti. Per questa volta bastava. Scendemmo giú e ce ne tornammo a casa.

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quasi quasi...
by Lubna Wednesday, Jan. 26, 2005 at 12:37 PM mail:

ahahahah

Le parole della zia pina mi avevano quasi convinta...
Poi seguo il link "pinkabbestia" e mi trovo davanti il faccione simpatico di Casarini,
seguito da una galleria di fotoritocchi caricaturali da scuola elementare.

Va tutto bene, ma quello che non capisco e' come vi viene in mente di
offrire tutta questa visibilita' al Casarini, mentre vi lamentate quando si parla
(e direi anche a ragione, viste le "rivelazioni") dell'alcoolico Foti.

La sicumera dei portavoce sedicenti pink ha l'aria della difesa
di chi non sa piu' che pesci prendere.

p.s.
Basta con questa fandonia della "rete PPP"...
Ne sono uscit@ praticamente tutt@,
siete in quattro e non vi capite manco fra di voi!

Siete il "party" autoreferenzialita'.

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ecco un'altra prova
by dat Wednesday, Jan. 26, 2005 at 2:41 PM mail:

Ecco qui di seguito la conferma di quanto detto sopra.
questa è una mail da poco girata nella mailing list dei neuroverdi.
ebbene signore e signori, annunciano niente popo' di meno che.. la nascita di una ong transeuropea in cui federare i neuroverdi (e a questo punto anche molte realtà pink) nella federazione dei verdi europei. sisi, avete capito proprio bene. I verdi. Il testo parla da solo, al di là di ogni retorica. Ecco perchè si parlava di sussunzione del percorso pink.

fuck neurogreen fuck green party (o partie)?

--



Avuta la necessaria approvazione da Luigi, giro in lista questo bel
testo che vorrebbe preludere alla costituzione di neurogreen come ong
europea e all'iscrizione in massa ai verdi di molti nodi della rete NG
in giro per l'italya. L'idea di luigi, che condivido, è di fare una
mossa congiunta nelle varie città dove siamo presenti e federarci come
associazione/ong alla dimensione europea secondo moldalità da
studiare, ma percorribili, invece che disperderci in mille rivoli
inefficaci. La discussione è aperta. Segue un mio primo commento.
Ovviamente non vogliamo togliere energie al processo pink che si sta
dispiegando con fluidità, ma dare una base solida ai nostri sforzi
collettivi in vista di tutti i progetti futuri che abbiamo già in
serbo nelle nostre testoline. yao, lx

ciao ale, vecchio sciamano,
ti invio una bozza di un mio documento 'singolare' in tutti i sensi: ho
sempre scritto nel corso degli anni lettere di addio a varie
organizzazioni, mentre qui motivo la prossima adesione agli eurogreen ;-)

gg

La Pantera rosa saluta il movimentismo reale

0.1
Per cominciare una considerazione recentemente espressa da Bifo, che
condivido non solo teoricamente, ma che ho vissuto
nelle eperienze di militanza nei vari movimenti in questi anni: "La
realtà attuale del semio-capitalismo che si dispiega attraverso la
trasformazione digitale della produzione comunicativa non assomiglia
affatto a una negazione dialettica, e non procede a nessun processo di
totalizzazione. Al contrario, è la frammentazione che prende il
sopravvento nell'universo sociale della rete. E l'attesa dialettica è
divenuta una trappola, ha impedito di volgere al positivo in forma di
situazioni felicemente singolari, la potenza conoscitiva produttiva
immaginaria esistenziale di cui la società post sessantottarda è divenuta
capace". Non c'è nessuna totalità da rovesciare dialetticamente, ma
occorre stare nelle situazioni con un metodo composizionista, materialista
antilavorista.

0.2
Come si autorganizza il lavoro cognitivo all'interno delle insorgenze del
precariato? E'una domanda che dobbiamo porci anche nelle nostre città del
meridione d'Italia. Certamente anche il Sud è investito dalla
trasformazione postfordista nella produzione, e tante volte il meridione
ci appare come il Nord di altri Sud che affiorano nei volti e nei corpi
dei migranti. Comunque sia la composizione materialmente esistente delle
società meridionali, ci sembra d'obbligo liberare l'attivismo sociale
espresso nelle reti del precariato, degli sportelli dei diritti, dei punti
sanprecario, del biosindacato ecc. dalla vecchia concezione lavorista che
tutela esclusivamente i diritti del maschio-adulto-occupato. Se il
pauperismo è l'altra faccia del lavorismo, allora la lotta per il Reddito
al sud dovrà pur appoggiarsi non solo alle condizioni disperate di tanti
cittadini, ma anche a quanto emerge nella cooperazione, nel cognitariato,
nella ricchezza sociale espressa nei territori produttivi.

0.3
E' possibile rilanciare una presenza 'paradossale' nelle istituzioni
riprendendo le migliori esperienze municipaliste e di riappropriazione dei
nessi ammninistrativi costruite in questi anni dai movimenti? Certamente ci
sembra impossibile farlo con quella parte di sinistra che ha rispolverato,
attratta dalla prospettiva di governo, tutta la ferocia del dispositivo
togliattiano : contro i movimenti viene agito lo spauracchio
dell'illegalità, della trascendenza 'nonviolenta' ecc. Ma non per questo,
governi Prodi o Berlusconi, ci faremo rinchiudere nell'angolino del
massimalismo estremista e parolaio, del vetero bolscevismo inefficace.
Attvismo sociale ed ecologia mentale possono indicarci una nuova politica
finalmente pragmatica e radicale, europeista e municipale.

0.4
Ricominciare non vuol dire, ancora una volta, ripartire da zero.
L'accumulo di ciò che abbiamo costruito in questi anni è fondamentale per
il futuro. Soprattutto la pratica della disobbedienza come disarticolazione
della sovranità , la ricerca di una democrazia globale, la assumiamo come
una 'pelle'che ancora oggi ci fa vivere. Ma dobbiamo pure dire che nella
disobbedienza, nel movimento che vi si richiamava, è saltato il nesso nel
binomio conflitto-consenso, quando una parte del movimento si è spinta
tutta nella rivendicazione di un consenso astratto inteso come mera
'opinione pubblica', per giunta invocando l'isolamento e il
misconoscimento del diritto di resistenza, che invochiamo oggi come
momento necessario.

0.5
Piuttosto che la famosa epigrafe "il comunismo è il movimento reale...
ecc...)" è meglio quella che dice :"Siate la Pantera rosa, e che i vostri
amori siano ancora come la vespa e l'orchidea, il gatto e il babbuino".
Per la coppia francese che così scrisse, la Pantera rosa è 'l'eroe del
divenire',di chi si imbarca in nuove avventure amando più la differenza
che la ripetizione. Domani è già troppo tardi per opporsi al bushismo
dominante ed alla catastrofe incombente, meglio quindi tentare subito,
oggi, quest'avventura neurogreen federata nei verdi europei.

luigi narni mancinelli

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come no
by pala, piccone, andate a lavorare Wednesday, Jan. 26, 2005 at 4:45 PM mail:

>quest'avventura neurogreen federata nei verdi europei

quali verdi europei baby ? Quelli dove Fischer è egemone ? E sai di che Fischer stiamo parlando vero ? Quello che è riuscito a bombardare la Jugoslavia
Chissà se tra i nessi amministrativi di cui riappropriarsi ci sta anche la Nato

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un altra... di bene in meglio
by dat Wednesday, Jan. 26, 2005 at 7:37 PM mail:

ed eco la risposta con le aggiunte del foti nazionale...
che tristezza
che ipocrisia

da notare il passaggio verso il fondo dove si esplicita bene il concetto:

...meglio quindi darsi da fare oggi, dando impulso all'avventura
neurogreen, rete multipolide che intende dare vita ad un'associazione
nazionale federata sia ai verdi europei sia a quelli italici: sarà
fieramente indipendente nella propria azione e feralmente determinata
a sconfiggere i mostri neoliberisti e a fugare i fantasmi
nazionalcomunisti che vagano per l'Europa...

no comment

--



Ciao GG, sodale solidale,

Evvai con l'euroclorofilia!! A me piace il tuo intervento com'è a
parte qualche piccolezza che inserisco qui sotto. L'unica cosa
fondamentale è che io affilierei l'associazione transitalica
neurogreen agli euroverdi ma anche agli italoverdi.

Allora:

> La Pantera rosa saluta il movimentismo reale
>
> 0.1
> Per cominciare una considerazione recentemente espressa da Bifo, che
> condivido non solo teoricamente, ma che ho vissuto
> nelle eperienze di militanza nei vari movimenti in questi anni: "La
> realtà attuale del semio-capitalismo che si dispiega attraverso la
> trasformazione digitale della produzione comunicativa non assomiglia
> affatto a una negazione dialettica, e non procede a nessun processo di
> totalizzazione. Al contrario, è la frammentazione che prende il
> sopravvento nell'universo sociale della rete. E l'attesa dialettica è
> divenuta una trappola, ha impedito di volgere al positivo in forma di
> situazioni felicemente singolari, la potenza conoscitiva produttiva
> immaginaria esistenziale di cui la società post sessantottarda è divenuta
> capace". Non c'è nessuna totalità da rovesciare dialetticamente, ma
> occorre stare nelle situazioni con un metodo composizionista, materialista
> antilavorista.

bella la cita e la tesi che ne deduci. articolerei meglio cosintendi
per situazioni (metropoli, saperi, immaginari, boh) e cosa vuol dire
per l'azione politica la rinuncia al rovesciamento della totalità.
>
> 0.2
> Come si autorganizza il lavoro cognitivo all'interno delle insorgenze del
> precariato? E'una domanda che dobbiamo porci anche nelle nostre città del
> meridione d'Italia. Certamente anche il Sud è investito dalla
> trasformazione postfordista nella produzione, e tante volte il meridione
> ci appare come il Nord di altri Sud che affiorano nei volti e nei corpi
> dei migranti. Comunque sia la composizione materialmente esistente delle
> società meridionali, ci sembra d'obbligo liberare
EMANCIPARE è forse più chiaro
l'attivismo sociale
> espresso nelle reti del precariato, degli sportelli dei diritti, dei punti
> sanprecario, del biosindacato ecc. dalla vecchia concezione lavorista che
> tutela esclusivamente i diritti del maschio-adulto-occupato. Se il
> pauperismo è l'altra faccia del lavorismo, allora la lotta per il Reddito
> al sud dovrà pur appoggiarsi non solo alle condizioni disperate di tanti
> cittadini, ma anche a quanto emerge nella cooperazione, nel cognitariato,
> nella ricchezza sociale espressa nei territori produttivi.
>
> 0.3
> E' possibile rilanciare una presenza 'paradossale' nelle istituzioni
> riprendendo le migliori esperienze municipaliste e di riappropriazione dei
> nessi ammninistrativi costruite in questi anni dai movimenti? Certamente ci
> sembra impossibile farlo con quella parte di sinistra che ha rispolverato,
> attratta dalla prospettiva di governo, tutta la ferocia del dispositivo
> togliattiano : contro i movimenti viene agito lo spauracchio
> dell'illegalità, della trascendenza 'nonviolenta' ecc. Ma non per questo,
> governi Prodi (O VELTRONI)
o Berlusconi, ci faremo rinchiudere nell'angolino del
> massimalismo estremista e parolaio, del vetero bolscevismo inefficace.
> AttIvismo sociale ed ecologia mentale possono indicarci una nuova politica
> finalmente pragmatica e radicale, europeista e municipale.

aggiungerei forse in chiusura: "Neurogreen è una delle reti che
esplora queste nuove possibilità d'azione e immaginazione."
>
> 0.4
> Ricominciare non vuol dire, ancora una volta, ripartire da zero.
> L'accumulo di ciò che abbiamo costruito in questi anni è fondamentale per
> il futuro. Soprattutto la pratica della disobbedienza come disarticolazione
> della sovranità , la ricerca di una democrazia globale, la assumiamo come
> una 'pelle'che ancora oggi ci fa vivere.
Io direi: "sono i metavalori che ancora oggi danno senso alla nostra
vita in comune."

Ma dobbiamo pure dire che nella
> disobbedienza, nel movimento che vi si richiamava, è saltato il nesso nel
> binomio conflitto-consenso, quando una parte del movimento si è spinta
> tutta nella rivendicazione di un consenso astratto inteso come mera
> 'opinione pubblica', per giunta invocando l'isolamento e il
> misconoscimento del diritto di resistenza, che invochiamo oggi come
> momento necessario.

io invece direi (seguo bronzini nel sostenere che lo ius resistentiae
si applicherà agli irakeni e al gam di aceh ma non al movimento, che
mira invece alla diffusione dei comportamenti di disobbedienza, blocco
e sabotaggio; cioè alla fine anche le azioni di martin luther king che
si scontrarono ripetutamente con la pula sarebbero troppo radicali per
il faustino):
"del diritto all'azione collettiva e alla sovversione sociale, in
mancanza di cui la disobbedienza civile diventa testimonianza neanche
sempre sincera.
>
> 0.5
> Piuttosto che la famosa epigrafe "il comunismo è il movimento reale...
> ecc...)" è meglio quella che dice :"Siate la Pantera rosa, e che i vostri
> amori siano ancora come la vespa e l'orchidea, il gatto e il babbuino".
> Per la coppia francese che così scrisse, la Pantera rosa è 'l'eroe del
> divenire', di chi si imbarca in nuove avventure amando più la differenza
> che la ripetizione. Domani è già troppo tardi per opporsi al bushismo
> dominante ed alla catastrofe ECOLOGICA incombente,

meglio quindi darsi da fare oggi, dando impulso all'avventura
neurogreen, rete multipolide che intende dare vita ad un'associazione
nazionale federata sia ai verdi europei sia a quelli italici: sarà
fieramente indipendente nella propria azione e feralmente determinata
a sconfiggere i mostri neoliberisti e a fugare i fantasmi
nazionalcomunisti che vagano per l'Europa...

> oggi, quest'avventura neurogreen federata nei verdi europei.
>
> luigi narni mancinelli
>
>

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di nuovo
by pala, piccone, andate a lavorare Wednesday, Jan. 26, 2005 at 9:24 PM mail:


come il governo di Fischer ha trattato la <fiera resistenza> ai carichi di morte dal 98 in poi purtroppo è storia. Queste sono parole che servono quando si è all'opposizione poi messo l'abito buono del governo arrivano le legnate. Il trattamento del governo Amato
dove c'erano verdi e pdci ai manifestanti di Napoli nel 2001 dovrebbe indurre qualche sospetto. Inoltre tutti
i papaveri di quel governo sono il pole position per un eventuale governo gad nel 2006


la perla

>i fantasmi
>nazionalcomunisti

l'espressione è stato usata da Repubblica, il Foglio, Libero, il Riformista. Fa tanto nazismo equiparato
al comunismo ma si tratta di un concetto e di una pratica che non esistono. Cercare di spacciarne l'esistenza è da cialtroni patentati

uno che fa

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bella lì
by alex Thursday, Jan. 27, 2005 at 12:09 AM mail:

siiiii flexsicurity yeah thc sussunzione soggettività precariato metropolitano street parade san precario ..ma vaffanculo!!

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manca
by a-lex Thursday, Jan. 27, 2005 at 12:18 AM mail:

manca batti il cinque o dammi il five yeeeeeeeeh

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x a-lex
by alex Thursday, Jan. 27, 2005 at 12:59 PM mail:

minchia bella storia bella regà/bella rigà moltitudine gimme five ...allright....ma vaffanculo!!

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x alex
by ... Thursday, Jan. 27, 2005 at 4:12 PM mail:

alex dopo aver studiato inglese perkè non te ne vai un pò "A'FFFANCULO"

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Ancora su Belleville
by dat Friday, Jan. 28, 2005 at 5:41 PM mail:

altre sconvolgenti prove di dove si siano andati a cacciare i neurogreen.
ebbene si amici e amiche, il famoso party e' styato condotto niente popo' di meno che al centro Belleville. Ora questo spazio, da ormai un bel po' di tempo e' in odore di pesante compromissione con le istituzioni. Compromissione che, come gia' prima dimostrato, e' pagata lautamente.
ma c'e' di piu'.
E' ora ufficiale che i cari tipi di belleville sono stati aiutati economicamente e non solo dal caro assessore regionale di forza italia, Giampiero Leo.
E non e' il solito vecchio rompicazo a dirlo. Ma l'assessore Leo in persona sul suo sito:

http://www.giampieroleo.it/cosa-scuola.htm

tra le altre cose si legge:

Progetti pilota di formazione, aggregazione e reinserimento sociale (Piazza dei Mestieri, Ponte Mosca, via Caraglio).

Ma... Via Caraglio e' dove ha sede il Belleville!!!!

mh...haihaihai, cari bellevillelesi e car neurogreen... fare sta bene a leggere prima l'etichetta che voi stessi vi mettete su'. Altro che radical sto paio di balle.
Opportunisti e ruffiani, ecco quelo che siete...

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foti...allucinato
by bah Sunday, Jan. 30, 2005 at 4:54 PM mail:

ma come si fa?
già fa vomitare il fatto che in via caraglio vadano a fare le avangaurdie del nuovo movimento rosa verde (già i colori fanno venire i brividi)....
se vogliono spaccare qualcosa quei due gatti, forse sono i nostri coglioni.
L'intevrista a Foti è qualcosa di così becero e stucchevole da far ridere di dis-gusto almeno quanto le ultime sparate di Berlusconi sul comunismo.
La cosa che mi dico a questo punto è: caro Alex e cari neurogreen (forse perchè si rendono conto che hanno bisogno di un neuro-psichiatra) cosa avete sedimentato? buttate pure merda sui centri sociali, tanto non ci mettete piede vero? meglio quei sicuri caldi e lussuosi spazi rivoluzionari dati in getsione alle mafie associative dal comune che sparpaglia milioni agli specualtori e/o a To&tu e sgombera e minaccia gli spazi sociali.

Dalle foto si drebbe che c'era poca gente.... a questo punto continuate così con le spaccature e forse vi auto-estinguete con un sollievo collettivo.

ps Le canne lasciatele a chi le sa fumare senza sterminarsi tutti i neuroni!

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ecco l'mp3
by la rete Tuesday, Nov. 29, 2005 at 6:02 PM mail:

audio: MP3 at 1.8 mebibytes

Il link all'mp3 non funziona piu'. Ecco qui la versione diretta dell'mp3

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