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Lo stupro di massa degli alleati
by NO WAR Tuesday, Nov. 22, 2005 at 12:36 PM mail:

La furia bestiale che si abbatté sulle campagne e sui villaggi italiani, specie al Sud, dopo lo sbarco alleato ad Anzio e l’avanzata su Roma nella primavera del 1944, è ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambine che ne furono le vittime.

Il generale Juin, al termine della battaglia di Cassino, come premio della vittoria diede ai reparti militari marocchini carta bianca per due giorni. Così per due giorni e due notti questi razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi…

La furia bestiale che si abbatté sulle campagne e sui villaggi italiani, specie al Sud, dopo lo sbarco alleato ad Anzio e l’avanzata su Roma nella primavera del 1944, è ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambine che ne furono le vittime
Il generale Juin, al termine della battaglia di Cassino, diede ai suoi “goumiers” (da “goum”, reparto militare marocchino arruolato nel medesimo villaggio e clan) carta bianca per due giorni, come premio della vittoria che implicava il diritto di vita e di morte sulle popolazioni civili, il furto dei loro beni e la violenza sulle donne. Era stato questo l’incentivo che aveva convinto i marocchini a combattere per i francesi andando all’assalto delle posizioni nemiche alla testa dei reparti alleati. Così per due giorni e due notti razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi
I risvolti della guerra, con le turpi appendici che si consumano nelle retrovie, son quelli di cui la storia perde volentieri nozione e li confina nel ripostiglio più nascosto e sudicio della memoria. La storia delle donne stuprate dai soldati marocchini agli ordini del generale francese Juin nell’ultima guerra è data quasi per scontata e come collegata alla fatalità della storia. Non se ne parla volentieri, resta un capitolo ermeticamente chiuso, se ne conoscono spiragli di dolore.
La furia bestiale che si abbatté sulle campagne e sui villaggi italiani, specie al Sud, dopo lo sbarco alleato a Anzio e l’avanzata su Roma nella primavera del 1944, è ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambine che ne furono le vittime designate e inconsapevoli. Fu una tragedia nella tragedia che all’inizio fu quasi difficile raccontare per imbarazzo e vergogna e poi, col passare del tempo, volutamente relegata dalla grande storia a episodio marginale, finchè la tendenza “terzomondista” nella storiografia “progressista” impose una cappa di silenzio, più vergognoso delle violenze compiute, per non favorire una forma di “pregiudizio razziale”. Se è così, come temiano, scopriamo che della storia si possono rivelare solo gli aspetti che fanno comodo e nascondere quelli che non concorrono alla “verità” che si vuol stabilire, e che non ha bisogno di essere dimostrata.
È un capitolo che gli storici italiani delle seconda guerra mondiale ignorano, quelli anglosassoni appena accennano e quelli francesi addirittura negano o riducono a episodi isolati e di poca importanza. Si riscontrano strane e colpevoli amnesie.
Nella sua storia delle donne nella seconda guerra mondiale, Mirian Mafai non ne parla. Non ne fa la minima menzione neppure per rispetto delle vittime. È un episodio che per lei non esiste. Come storia delle donne raccontata da una donna, per giunta “progressista”, non c’è male!
Solo nei costumi tribali di crudeltà degli eserciti afro-asiatici la sconfitta del nemico doveva accompagnarsi con l’umiliazione più abbietta e l’annientamento fisico dell’uomo e la violenza delle donne. Solo i giapponesi in Cina, con lo stupro di Nanchino, e le truppe marocchine e senegalesi in Italia praticarono lo stupro di massa, come rito di guerra e premio per gli atti di valore compiuti. Lo storico inglese Releigh Trevelyan, nel suo libro, ”Roma ’44”, scrive che «le truppe franco-algerine e i marocchini, nelle loro caratteristiche uniformi a strisce, erano veri guerrieri delle montagne; ed i loro metodi spregiudicati e crudeli di fare la guerra terrorizzavano sia i tedeschi sia la popolazione civile italiana». Ma sull’argomento non si diffonde molto di più. I marocchini tagliavano il naso e le orecchie ai tedeschi catturati e li mostravano come trofei di guerra, secondo i costumi di guerra delle tribù primitive nelle lotte di predominio tra i clan.
Vendevano i prigionieri tedeschi agli americani che poteva vantare così di aver compiuto azioni eroiche senza troppo rischio.
Il generale Juin, al termine della battaglia di Cassino, diede ai suoi “goumiers” (da “goum”, reparto militare marocchino arruolato nel medesimo villaggio e clan) carta bianca per due giorni, come premio della vittoria che implicava il diritto di vita e di morte sulle popolazioni civili, il furto dei loro beni e la violenza sulle donne. Era stato questo l’incentivo che aveva convinto i marocchini a combattere per i francesi andando all’assalto delle posizioni nemiche alla testa dei reparti alleati.
Così per due giorni e due notti razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi. Chi tentò di reagire venne ucciso. Non si salvarono gli uomini, i ragazzi, i preti. Le violenze sessuali dei marocchini sulle donne bianche europee, oltre che come istinto bestiale di contadini analfabeti arruolati per la paga nei villaggi del Sahara e dell’Atlante, erano una specie di “promozione” che li elevava al rango di “dominatori”, di padroni assoluti della vita degli sconfitti, privati della loro dignità più intima, una testimonianza elementare di “possesso” che li ripagava dalla condizione di paria colonizzati dai bianchi. Quando mai avrebbero avuto un’altra occasione simile?
Nessuno prima d’allora aveva compiuto simili atrocità, neppure i barbari dell’antichità. Le poche donne che si salvarono lo dovettero unicamente all’intervento armato delle pattuglie americane. Furono loro a proteggerle e a trasferirle in luoghi sicuri al riparo dalle truppe di colore. I soldati americani bianchi non si fidavano nemmeno dei loro commilitoni di colore e negli accampamenti era norma che bianchi e neri venissero rigorosamente divisi e alloggiati a distanza gli uni dagli altri.
I francesi lasciavano fare dicendo che era impossibile governare i marocchini. Nemmeno sotto l’occupazione tedesca gli abitanti dell’Italia centro-meridionale avevano subito un simile oltraggio. I marocchini sparsero il terrore e si distinsero per brutalità. Si finì per chiamare “marocchini” tutti i soldati africani che stupravano le donne e quel marchio d’infamia restò loro appiccato per sempre. Nella fantasia popolare “marocchino” divenne sinonimo - e lo è rimasto ancora oggi - di ferocia bestiale e di violentatore recidivo e abituale. Le gesta degli immigrati marocchini nel nostro paese non hanno cancellato la cattiva fama di stupratori e di scansafatiche. Le regole cavalleresche in vigore negli eserciti europei non appartenevano al codice d’onore del combattente africano o arabo.
I tedeschi in ritirata avevano razziato le campagne e i villaggi della Ciociaria, ma non avevano mai violentato le donne. Nella sconfitta e nella disperazione non s’erano degradati a tal punto. Quando si diffuse la notizia che stavano arrivando i “liberatori”, il paese si preparò ad accoglierli festosamente. Nessuno si aspettava di veder arrivare questi uomini dalle pelle scura, il volto butterato dal vaiolo, gli occhi neri di brace, intabarrati nei “burnous” marroni, il turbante, i lunghi pugnali ricurvi alla cintura, sporchi, “gente selvatica, bestie”, concordano le testimonianze. Non si capiva perché queste truppe coloniali fossero state mandate in un paese civile a comportarsi come le tribù selvagge dell’Africa. Dopo la “liberazione” di Roma, le truppe coloniali francesi, marocchini, algerini e senegalesi, si sarebbero macchiate di atrocità e violenze sessuali anche in Toscana, nel Senese e all’isola d’Elba. «Erano come straccioni, come banditi, non sembravano soldati, ’sti barboni, olivastri, brutti proprio», dice un’altra testimone ciociara.
Curzio Malaparte nel suo libro «La pelle», sulla tragedia di Napoli in guerra, li aveva studiati nei loro sguardi di cupidigia e di desiderio per le donne bianche.«I servi marocchini che si affaccendavano intorno alla tavola non distoglievano da Jeanlouis gli occhi incantati, e io vedevo in quegli occhi luccicare una torbida voglia. Per quegli uomini venuti dal Sahara o dalle montagne dell’Atlante, Jeanlouis non era che un oggetto di piacere...». (Malaparte, La pelle, pag. 117).
I marocchini si portavano dietro un serraglio di prostitute marocchine per i loro quotidiani sfoghi, come branchi di capre. Dopo la caduta di Montecassino, su precisa autorizzazione del comando francese, ebbero a disposizione le donne d’ogni età dei villaggi italiani conquistati.
I marocchini ignoravano tutto della guerra, sapevano solo che si combatteva in Europa, tra europei, e che loro non c’entravano se non come carne da cannone, fin dai tempi di Napoleone III, nella campagna d’Italia del 1859. Così da bravi “servi” dei francesi andavano all’attacco salmodiando, (“Allah illah Allah! Mohammed Rassoud Allah”). Non solo uccidevano il nemico, lo mutilavano orrendamente perché la vittoria fosse completa. A proposito di stupri e di violenze sessuali il Corano, evidentemente, non diceva nulla che li impedisse come atti ignobili e bestiali ai musulmani, i quali continavano a seguire un regolamento di guerra che non cambiava dal Medioevo. Le voci di sgozzamenti notturni, di sevizie e di barbarie d’ogni genere resuscitavano gli incubi ancestrali delle incursioni saracene sulle coste italiane.
Una indagine ministeriale posteriore accertò che le donne violentate raggiungevano complessivamente la cifra di 60.000.
La magistratura militare francese avviò 160 procedimenti giudiziari che riguardavano 360 individui. Il tribunale francese emise alcune condanne a morte e ai lavori forzati.
Una quindicina di marocchini erano stati colti sul fatto e fucilati sul posto. In complesso lo stato francese fu reticente e non riconobbe la vastità dei casi denunciati dagli italiani. Le richieste di indennizzo furono accolte solo in numero esiguo. I francesi pagarono da un minimo di 30.000 lire a un massimo di 150.000 lire una tantum fino al l° agosto 1947, cifre che apparvero ideguate anche allora. Le domande di risarcimento fino al dicembre 1949 erano state non più 20.000, un terzo dei casi accertati, solo perché la maggioranza delle donne aveva preferito nascondere lo stupro e parecchie non erano sopravvissute alle violenza.
Nelle piazze dei paesi ciociari, ad Ausonia e Esperia, sorgono le lapidi che ricordano le vittime della violenza selvaggia dei “marocchi”, come li chiamano da queste parti. Ma nessuno ama parlarne. I testimoni, e insieme le vittime di quella tragedia, sono morti da tempo. Da quelle violenze non nacquero figli. I marocchini erano affetti da gravi malattie veneree che trasmisero alle donne e alle bambine violentate. Malattie che provocarono interruzioni e aborti spontanei nella maggioranza dei casi. Solo pochi bambini meticci sopravvissero e le madri li allevarono amorevolmente rinunciando a sposarsi. Ma parecchie donne, specie le più giovani, non ressero alla vergogna e abbandonarono il paese per trasferirsi in città dove sarebbe stato più facile dimenticare e farsi dimenticare.
In realtà non superarono mai l’onta dell’oltraggio subìto e rimasero segnate per sempre. Non avevano più osato guardare in faccia i familiari, e avevano preferito nascondersi come animali spauriti.
di Romano Bracalini
Il Federalismo Anno 9 - Numero 43 - Lunedì 31 Ottobre 2005





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azzardato
by dire Tuesday, Nov. 22, 2005 at 1:12 PM mail:

Nessuno prima d’allora aveva compiuto simili atrocità, neppure i barbari dell’antichità.
nell'antichita' succedeva di peggio

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Stiamo scherzando???
by Ze'ev il Sionista Tuesday, Nov. 22, 2005 at 4:47 PM mail:

Si' , certo, sono state cose spiacevoli. Ma vogliamo mettere lo stupro di massa dei russi a Berlino? In confronto quanto e' successo in Italia e' una innocente marachella...

Leggere, please...

http://www.telegraph.co.uk/news/main.jhtml?xml=/news/2002/01/24/wbeev24.xml&sSheet=/news/2002/01/24/ixworld.html

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.
by dix Tuesday, Nov. 22, 2005 at 4:55 PM mail:

Forse l'accanimento (barbaro e ingiustificato verso le donne ed ahimè, frutto di una barbarie ancestrale)era proporzionale alle vessazioni subite. Non avrei voluto essere un civile (ortodosso od ebreo non importa) nella Russia od Ucraina del 1941-43 caro Ze'ev il cattolico...

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MORTE AI FASCISTI!
by me Tuesday, Nov. 22, 2005 at 4:56 PM mail:

ANTIFASCISTI E ANTIAMERICANI:

LODE E GLORIA...

VIVA I PARTIGIANI!

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...
by un* Tuesday, Nov. 22, 2005 at 6:00 PM mail:

...che queste cose siano successe e' vero. che siano orribili e' vero. che sia una vergogna che i progressisti non le abbiano denunciate e' vero. che questa denuncia, messa in questa forma e con questi termini abbia forti accenti razzisti e' vero.

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si tratta di fascisti
by gio Tuesday, Nov. 22, 2005 at 7:06 PM mail:

Fatevi un po' di ricerche in rete es scoprirete che autori e soprattutto divulgatori di queste notizie sono soliti, patetici, vecchi e nuovi fascisti.
Vogliono riscrivere la storia per legittimarsi e usano qualsiasi pretesto.
In particolare, la storia dei marocchini stupratori la usano per dire che di crimini di guerra se ne è fatti da tutte le parti e quindi non ha senso continuare a "perseguitare" (dicono loro) poveri vecchi in divisa da SS che hanno solo obbedito agli ordini.
Altro cavallo di battaglia sono quelli che chiamano "infoibatori", e la cui libertà dà loro fastidio.

Che la guerra non sia bella lo sappiamo da un pezzo. Di atrocità, assassini e violenze ogni guerra è piena, chiunque la faccia e in qualsiasi epoca.
Oggi, con lo sguardo dell'occidentale satollo, siamo pronti a condannare qualsiasi atrocità commessa nella seconda guerra mondiale, ma nessuna atrocità giustificherà mai le idee fasciste e naziste che a quella guerra diedero origine.

P.S.
Un certo De Sica circa 50 anni fa fece un film intitolato "La ciociara" in cui la protagonista, interpretata dalla Loren, e sua figlia venivano violentate da marocchini.
Per non parlare poi del film della Cavani "La Pelle", in cui marocchini compravano a Napoli ragazzetti dalle stesse mamme per inchiappettarseli.
(tutto questo per quelli che hanno la memoria corta)
La sinistra non ha mai taciuto e non è mai stata tenera su questi fatti.

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E ALLORA?
by AMERICANO Tuesday, Nov. 22, 2005 at 11:46 PM mail:

Siamo tutti responsabili.
http://www.religioustolerance.org/war_rape.htm
I russi i peggiori
i partigiani non avran violentato ma fatto di peggio
http://www.kattoliko.it/leggendanera/comunismo/stragi_partigiane02.htm

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Tutti responsabili. Vero
by x Americano Wednesday, Nov. 23, 2005 at 12:14 AM mail:

Ma tutti, nessuno escluso.

http://www.antiwar.com/justin/j072600.html

July 26, 2000
OKINAWA MON AMOUR:
RAPE AS A METAPHOR OF EMPIRE

In the waning days of World War II, on the island of Okinawa, a group of villagers had had enough. Their American conquerors, having vanquished the Japanese in one of the hardest fought battles of the Pacific conflict, had been enjoying the fruits of their victory – and Okinawan women were at the top of the list. GIs would come into the village, and take whomever they wanted: no one knows how many were raped, but the number is probably in the thousands. Japanese men had no choice but to stand by and watch as their wives and daughters were violated and abused. But there was some resistance. Evidence of it recently came to the surface when the bones of three American GIs, who had been listed all these years as missing in action, turned up in an isolated cave just north of the town of Nago. Now some elderly villagers have come forward with the story of what happened to those three nineteen-year-old American servicemen, who vanished, suddenly, so many years ago. The three, who had descended on Nago repeatedly in search of women to rape, had been ambushed by the villagers and killed. The deed was kept hidden out of fear of retaliation by the US military authorities – but why did the villagers choose this moment to come forward?
AMERICAN RAPISTS ON THE RAMPAGE

The reason is because, even after all these years, nothing has really changed. Barely a week prior to the recent G-7/G-8 summit held on Okinawa, an American soldier on a drunken binge wandered into an unlocked home and molested a 14-year-old girl; he was found in the girl's bedroom, half-naked, trying to rape her as the military police walked in to arrest him. This was only the most recent, and hardly the most heinous, of a long series of incidents stretching back over the years. In 1995, three US military personnel grabbed a 12-year-old Okinawan girl, drove her to an isolated spot in a rented car, bound her up – her mouth, eyes, hands, and legs – with duct tape, and repeatedly raped her. As she lay bleeding and unconscious, according to the account of one of the participants, Seaman Marcus Gill, they snickered and made dirty jokes about their victim. Chalmers Johnson, president of the Japan Policy Research Institute, recounts in Blowback: The Costs and Consequences of American Empire:

"A few weeks later, from his headquarters at Pearl Harbor, Hawaii, the commander of all US forces in the Pacific, Admiral Richard C. Macke, remarked to the press: 'I think that [the rape] was absolutely stupid. For the price they paid to rent the car, they could have had a girl." Although Macke was permitted to retire following this lighthearted comment, there was no Congressional or official inquiry into his leadership of the Pacific Command and no review of why a decade after the end of the Cold War the United States still had one hundred thousand troops based in Japan and South Korea. There was only endless public relations spin about how the rape of a child was a singular 'tragedy,' not a consequence of US basing policy, and how East Asia 'needs' its American peacekeepers."
SINCE TIME IMMEMORIAL

But why do we have a right to expect something more of the Admiral of the Pacific Command? He, after all, is acting like conquerors have acted since time immemorial. The occupying soldiers of a victorious empire have traditionally enjoyed the "fruits" of victory – rape, pillage, and looting – without much sense of restraint, and the progress of science and technology has if anything accelerated such barbarian appetites: the Brits, the Germans, the Russians all raped their vanquished vassal states literally as well as economically. Why should the Americans be any different?
RAPE WITHOUT END

Indeed, they are worse, in an important sense, because in all these years they have not let up. Usually when a country loses a war, it is invaded and suffers all the indignities visited upon the defeated. Eventually, however, after some period of time, the enemy retreats, albeit weighed down with as much plunder as they can carry back to their own castle. But in the case of the US after World War II, this never happened: the extension of US military power, across the Atlantic as well as the Pacific, was never retracted: instead it was institutionalized and made permanent. Japan was directly ruled by the US occupation forces, and even after the Security Treaty was signed between the US and Japan in 1952, officially ending the occupation, still it continued in Okinawa, which was run as a virtual military colony for twenty years. The bars, whorehouses, discos, and clip joints that are a blight on the natural beauty of Okinawa were the focal point of anti-American demonstrations during the Vietnam war, and under considerable pressure the Japanese government finally got up the guts to ask the Americans if they wouldn't mind giving the island back. Their imperial overlords in Washington complied – but the American military presence increased.
CRIME WAVE

Okay, you may say, but these rapes and other crimes are the exception, not the rule: virtually all of the US soldiers stationed in Okinawa are fine upstanding young men who wouldn't hurt the people they are supposed to be protecting. After all, as defense secretary William Perry told the Japanese in 1995 speech at the Tokyo National Press Club: "The bases are here for your good more than ours. Without the troops," he averred, "Japan would be vulnerable." But Japan is already vulnerable – just ask the parents of the Okinawan child recently raped on the eve of the summit, or indeed any one of hundreds of Okinawan victims of an American crime wave that shows no sign of cresting. Chalmers Johnson cites the following horrifying figures: in Okinawa between 1972 and 1995, American military personnel were implicated in 4,716 criminal acts – which boils down to a crime virtually every single day. Including only reported incidents, since 1988 US military bases in Japan have conducted 169 courts-martial for sexual assaults – a worldwide record. The runner-up is San Diego, California, which houses more than twice the number of US servicemen – who commit 66 percent less sexual assaults than their equivalents in Okinawa. The reported incidence of rape in the US is 41 per every 100,000; in Okinawa, it is 82.
INFECTIOUS DECADENCE

Something about being a centurion stationed far from home, on an island outpost of empire, seems to bring out the worst in us. We claim to be exporting "democracy," "free markets," and the benefits of "globalization," but the rest of the shipment is mysteriously dropped from the packing list: crime, venereal disease, and the contamination of native cultures with the American strain of terminal decadence. It isn't enough that our own culture is swamped with images of pagan depravity: the contagion must be carried on the spears of our centurions, to infect the world at large. In this sense, the rape of the Okinawan women – from the war years to the present – is a metaphor for what the triumphant globalizers have in store for all the world's peoples.
THE LAVENDER SOLUTION

After the pre-summit incident, US Ambassador Thomas Foley visited Foreign Minister Yohei Kono in Tokyo and, bowing low, intoned "I have come to express to you my profound regret for the events in Okinawa, and to tell you that steps have been taken so this won't happen again." But what "steps" are these? Will the Pentagon relent in its opposition to gays in the military, and replace the 26,000 soldiers stationed on Okinawa with the Lavender Battalion? This actually might not be such a bad idea: The sexual violence rate would drop to almost zero, and it should be a boon to the local economy: not only would condom sales increase exponentially, but the island's now almost nonexistent fashion industry would take off like a rocket.
WITHOUT APOLOGY

Speaking of perversion, when the Rapist-in-chief came to Okinawa for the summit, and addressed the troops, he did not dare so much as mention the recent incident, except in the most oblique way:

"We know our hosts in Okinawa have borne a heavy burden, hosting half our forces in Japan on less than one percent of its land. They, too, have paid a price to preserve the peace, and that is why we need to be good neighbors to them in addition to being good allies; why each one of us has a personal obligation to do everything that we can to strengthen our friendship and to do nothing to harm it. We must continue to hear the concerns of our Okinawan friends to reduce the impact of our presence, to promote the kinds of activities that advance good relations."
"YOU BETTER PUT SOME ICE ON THAT"

The man who raped Juanita Broaddrick then segued into a litany of charitable and humanitarian activities conducted by the US military, such as volunteers in an English language instruction program for Okinawans. Perhaps this would have helped the victim of the 1995 duct-tape rape understand the lewd jokes her torturers made about her – just before she slipped into unconsciousness. Back then, secretary of defense Perry told the Japanese people: "The American people share this pain with you," but this time Clinton offered no such gesture. There was no apology, no condolences to the victims, not even any acknowledgment that the incident had taken place. It was a blatant insult to the Japanese people, and specifically to the thousands of Japanese victims brutalized by American criminals, that will not be soon forgotten. He then rushed off to the failing Middle East peace talks, underscoring his disdain for his hosts. The would-be world hegemons in Washington may think they can afford to ignore the rising resentment of their overseas vassals. But it might not be too long before an American President will have to sit up and take notice: for a crisis is looming in our relations with the people of Okinawa – and, in the longer term, with the government of Japan. If and when the crisis over Okinawa comes, whomever is sitting in the Oval Office will have had plenty of warning. Only the special form of arrogance known as hubris, which practically begs for a comeuppance, could blind American policy makers to what is coming.
CHOOSING SIDES

"Okinawa is sitting atop a pool of molten lava," Governor Keiichi Inamine told the Asahi Shimbun newspaper, "and it can explode at any minute." In an eight-part series for the Japanese newspaper, Nobel Prize winner Kenzaburo Oe wrote: "I have never before heard the word bakuhatsu (explosion) as often as I did during my visit ." According to a piece in the Frankfurter Rundschau, OE said that "If the authorities take a hard-line stance, simmering public outrage could boil over in a number of different forms – in a worst-case scenario, perhaps even in the form of bloody clashes between US troops and members of the Japanese Self-Defense Force." If and when that happens, I know what side I'll be rooting for. . . .

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Vero tutti nessuno escluso
by Americano Wednesday, Nov. 23, 2005 at 3:38 AM mail:

Ma forse gli italiani dell'era fascista non erano italiani.
Non cominciare a godere, i partigiani comunisti non erano molto meglio. http://www.kattoliko.it/leggendanera/comunismo/stragi_partigiane02.htm
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Graziani, fu vicere'd'Etiopia, per circa un anno e mezzo dal '36 al '37, fece rappresaglie spaventose dopo un fallito attentato contro di lui nel'37. Per vendetta fece dare alle fiamme un intero quartiere popolare di Addis Abeba, e ci furono molti morti negli incendi. Poi quando seppe che membri della resistenza etiopica si nascondevano tra i mendicanti della capitale, fece uccidere tutti i mendicanti.

La linea generale dopo il '47/48 tese a dipingere i crimini commessi dai fascisti italiani (dalla Milizia alla Xmas), le leggi e le persecuzioni razziali, le connivenze ed i silenzi tra fascismo e vaticano, le occupazioni coloniali, come espressioni più blande rispetto alla furia omicida Nazista.. Ma quanto e come sono diversi uno stupro, le torture, le discriminazioni, i processi sommari, le esecuzioni, se sono commessi da uomini che si ispirano alla medesima fonte dell'odio? Italiani brava gente?

MA NEANCHE PER SCHERZO!!! Anche tra noi ci sono stati i massacratori, che come si sono accaniti sul nostro popolo (basta vedere la lunga serie di omicidi, torture di massa dei fascisti prima e dopo Salò) lo hanno fatto dovunque hanno occupato territori stranieri
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