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don marco,padre germano e padre emilio, hanno violentato più di 200 bimbi
by basta col clero pedofilo Friday, Apr. 07, 2006 at 9:44 AM mail:

In galera, i preti pedofili devono andare in galera come tutti, ad assaggiare il trattamento speciale che il comitato di accoglienza del popolo carcerario riserva ai pedofili, stupratori e sasassini di bambini, IN GALERA SUBITO!!!L'unica giustizia è quella proletaria!!!! KLORO AL KLERO PORCO DIO BASTARDO!!!!!


CRONACHE
A METTERLO NEI GUAI GLI ADOLESCENTI CHE FACEVANO PARTE DEI GRUPPI FONDATI DAL SACERDOTE TRA IL ’93 E IL 2004
Pedofilia, arrestato il viceparroco
Gli episodi a Pomezia e Tor Vajanica. Altri due religiosi accusati di favoreggiamento
6/4/2006
Francesco Grignetti



POMEZIA. Sacerdote e pedofilo. L’accusa è terribile per don Marco Agostini, 43 anni, dell’ordine degli Oblati di San Francesco di Sales, viceparroco prima a Torvajanica e poi a Pomezia, tra il 1993 e il 2004. L’hanno arrestato gli agenti della squadra mobile di Roma, dopo 18 mesi d’indagine, ad Assisi,
Don Marco Agostini
dove era stato discretamente trasferito dalle gerarchie cattoliche, lontano dai ragazzi, messo a occuparsi di un ostello per pellegrini. Un caso che fa scalpore, quello di don Marco.

Un caso doloroso, si parla di duecento episodi. Dopo una giornata trascorsa in questura il sacerdote è stato condotto agli arresti domiciliari in un’abitazione riservata. Altri due anziani parroci di Pomezia, padre Germano e padre Ennio, sono stati condotti negli uffici di polizia, indagati per favoreggiamento e si sono ritrovati sul capo un divieto di dimora valido per tutta la provincia di Roma. In questura stanno analizzando computer e altro materiale sequestrati sia ad Assisi sia a Pomezia.

Il giovane seminarista Secondo quanto ha ricostruito la polizia, questa di Pomezia è una storia brutta che viene da lontano. Comincia non appena un giovane prete, anzi addirittura un seminarista che non ha preso tutti i voti, arriva sul litorale romano. Si chiama don Marco. Comincia a occuparsi dei giovani che frequentano l’oratorio e si fa presto notare. E’ ruvido, brusco, ma carismatico. Usa un linguaggio sconveniente, che fa arricciare il naso a più di qualche mamma. Si difende: «I giovani parlano così. E se voglio essere ascoltato devo farmi capire».

E’ un ragazzone alto e grosso, che gioca al calcio, suona la chitarra, organizza gite, gestisce i campi estivi. Intorno a lui si coagula un forte nucleo di adolescenti. E così volano via cinque anni, vissuti intensamente a Torvajanica, il borgo cresciuto forte e disordinato attorno a una spiaggia famosa per il delittaccio di Wilma Montesi. Più altri cinque trascorsi a Pomezia, paesone fondato da Mussolini. Le prime voci Non tutto fila liscio, però, come sembrerebbe in apparenza.

Qualche voce comincia a circolare: attenti a don Marco. E’ una voce che cresce lentissimamente perché pare troppo incredibile. Gli investigatori impiegheranno diciotto mesi per scardinare lo stereotipo del prete volitivo ma bravissimo. Mica tanto, a giudicare da quanto racconta un primo testimone, poi seguito da un secondo, e da un terzo. Tutti tra i quindici e i ventitré anni. Gli strani riti «Faceva strani riti. Diceva che è normale. Ma ci faceva stendere sulla croce. Altre volte diceva che avevamo il demonio dentro e ci faceva l’esorcismo». Si scoprirà che erano riti un po’ veri e un po’ no. Segni della croce misti a formule incomprensibili.

E si scoprirà anche che gli «indemoniati» erano proprio quei ragazzi che subivano le sue attenzioni e magari avrebbero voluto andarsene dall’oratorio, o si vergognavano talmente che si rinchiudevano in sé stessi, o che davano evidenti segni di nervosismo. Abile psicologo «Non c’è stato nessun atto di costrizione - spiega chi ha investigato - ma una fortissima capacità di persuasione, un gioco sottile di psicologie, un carisma esercitato su bambini e ragazzi che gli erano stati affidati dalle famiglie». Don Marco, che si faceva chiamare Il Cabana, e che era il leader di un quasi movimento che aveva battezzato I Ragazzi Nuovi, si era circondato da una prima schiera di assistenti detti I Cabaniti.

E poi c’era la Cupola: cinque o sei più grandi, sui venticinque anni, che lo seguivano ciecamente da dieci, e che ieri sono stati tutti portati in questura per sentire meglio la loro versione. «Abbiamo l’impressione - dice il vecchio poliziotto - che persino qualcuno dei ragazzi di cui ha abusato lo difenda ancora».


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