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E' SCOMPARSA RIFONDAZIONE COMUNISTA
by Progetto Comunista - Rol Wednesday, Jun. 14, 2006 at 11:54 AM mail: informa@progettocomunista.org

E' SCOMPARSA RIFONDAZIONE COMUNISTA

di Francesco Ricci

Il governo Prodi ha due organi di stampa: sono Repubblica e Liberazione. La distorsione della verità che compiono quotidianamente ha scarsi precedenti nella storia del giornalismo. Se Padoa Schioppa annuncia la "manovrina" (10 miliardi di euro, cioè ventimila miliardi di lire, da sgraffignare dalle tasche dei lavoratori), Liberazione titola sul "ritiro dall'Irak". Se Parisi vola in Irak a salutare "i nostri ragazzi, in missione di pace", Liberazione ci informa che Visco intende stanare "l'elusione fiscale" del grande capitale (come no!). Il socialismo non è ancora arrivato ma -assicura Liberazione- è dietro l'angolo e, salvo qualche piccolo incidente di percorso (nell'ordine delle cose, visto che questo inedito socialismo si sta realizzando col concorso della borghesia stessa), tutto procederà verso un radioso avvenire.
Repubblica è un passo indietro a Liberazione. Qualche volta -in onore del "giornalismo anglosassone"- dà anche qualche notizia a fianco del commento entusiastico. Come compito accessorio -oltre a quello di portavoce di Prodi e D'Alema- il quotidiano della "borghesia illuminata" (nonché principale sponsor del Partito Democratico) ci informa quotidianamente della scomparsa di ogni macchia visibile di comunismo in Rifondazione. Grazie all'infallibile detersivo prodiano, ogni traccia di sporco comunismo è dissolta dopo solo un paio di giri di centrifuga governativa.
E' stata così Repubblica a informarci che Elettra Deiana (deputata del Prc, quindici anni fa principale dirigente di Bandiera Rossa-Lcr-Aqi, cioè dell'ex Erre) ha polemizzato con Luigi Malabarba (senatore del Prc, attuale dirigente di Erre) che si era permesso di attaccare le gerarchie militari (nonostante sia in genere molto rispettoso degli apparati dello Stato e abbia lasciato diversi attestati di stima ai "nostri Servizi segreti"). Ed è stata sempre Repubblica a raccontarci della festa romana con cui il gruppo dirigente di Rifondazione ha salutato l'elezione di Bertinotti a presidente della Camera. "Caro presidente", "caro ministro", "caro sottosegretario"... secondo la penna della giornalista così si salutavano quella sera con esibita soddisfazione i dirigenti di quel partito "comunista". Ancora Repubblica ha dedicato pagine intere a elogiare lo stile con cui Bertinotti si inchina a baciare bandiere e bare di militari della Patria colpiti a morte da qualche barbaro irakeno incapace di stare fermo ad aspettare il sibilo del messaggio di pace che colpisce.

Qualcuno ha provato a contare il numero impressionante di poltrone, sedie e sgabelli che Rifondazione si è trovata -nel giro di qualche giorno- a occupare. Ma è un conto che richiede una potente calcolatrice. Non ci sono solo i posti diretti di governo (un ministro -andato all'ex demoproletario Paolo Ferrero, imitazione autentica di un rivoluzionario; una manciata di sottosegretari) ci sono poi le presidenze di commissione in parlamento, e adesso arrivano le presidenze (e vicepresidenze) di Enti, Amministrate, ecc. Se a questo si aggiunge la pioggia di assessorati nelle giunte locali, si capisce quanto è successo all'ultima riunione della Direzione nazionale del Prc. In quella riunione -come ci ha informati senza modestia Liberazione- era presente meno della metà del gruppo dirigente perché tutti gli altri erano presi "da impegni ufficiali di governo". In realtà queste riunioni pare suscitino un qualche interesse appunto solo quando si tratta di decidere quale sedere andrà a poggiarsi su una poltrona. In quel caso si aprono anche sottili (sottilissime) differenziazioni sulla politica. Per il resto è come se il gruppo dirigente si fosse tutto trasferito dal palazzo di viale del Policlinico in altri palazzi meglio arredati.

La velocità di questo scioglimento di Rifondazione nel governo è veramente incredibile e meriterebbe di ispirare una puntata di una di quelle trasmissioni dedicate "ai confini della scienza". Anche chi abbia letto alcune preziose pagine in cui Lenin spiega la sapienza con cui la borghesia corrompe i dirigenti socialdemocratici, coprendoli di privilegi e lussi, non può non ammirare la capacità camaleontica di un Ferrero o di un Bertinotti. Ferrero (ministro alla Solidarietà sociale in un governo di rapinatori) che al seminario del governo convocato per annunciare la "manovrina" informa Padoa Schioppa, Rutelli e Mastella che in sua presenza non si faranno mai politiche di "lacrime e sangue" (poi dettagliatamente decise nel medesimo seminario, forse mentre Ferrero si assentava per qualche bisogno fisiologico). Bertinotti invece, circondato di ministri e generali, che assiste alla sfilata di carri armati e mezzi blindati esorcizzando questi simboli poco "nonviolenti" attraverso il ripetuto strofinamento di una spilletta arcobaleno (mentre immancabile Liberazione si emoziona -unica a non aver capito la battuta- di fronte a un Prodi che saluta la "sfilata di pace").

E a livello periferico, cosa succede nel Prc?
I gruppi dirigenti delle Federazioni sono stati rapidamente sostituiti da battaglioni di assessori; ogni attività dei circoli è sospesa definitivamente (come si evince anche dalla lettura della pagina "il partito" sul quotidiano del Prc).
Le "aree critiche" criticano sempre meno e anzi mandano segnali di pace ai padroni di casa bertinottiani (v. l'astensione congiunta di Grassi e Cannavò sull'elezione di Giordano a segretario). A fare opposizione interna resta solo il piccolo gruppo di Falcemartello. A Bellotti e Giardiello va riconosciuta una certa coerenza: l'unico problema è che non si capisce quale prospettiva offrano ai compagni che cercano di convincere (pare con scarsi risultati) a rimanere nel Prc. In un recente editoriale Bellotti assicura che un giorno "centinaia e migliaia di compagni si porranno con noi la stessa domanda e daranno la stessa risposta". Come sempre ignorando che il ruolo dei comunisti -appunto ruolo di avanguardia- non sta nell'aspettare che "spontaneamente" emerga una risposta di classe, ma consiste piuttosto nell'indicarla per tempo, la risposta comunista.

Quanto al Partito del Lavoro di Ferrando non c'è molto da aggiungere a quanto ha già scritto sul nostro sito Crisecci (nell'articolo "Cinque (enormi) differenze").
Le notizie danno il suo gruppo in frantumazione, con la perdita di gran parte dei settori minimamente rappresentativi che erano rimasti con "il leader naturale" (la definizione è della sua ombra naturale, Grisolia). Dalla Puglia al Piemonte, dall'Abruzzo alla Liguria, mentre Ferrando moltiplica i comunicati stampa trionfali, l'unico risultato visibile è la continua scissione da Ferrando dei suoi nuclei locali, con diversi dirigenti che preferiscono restare nel calduccio del Prc al governo.
Lo stesso Jorge Altamira (dirigente argentino del gruppo internazionale di Ferrando, il Crqi) critica la scissione da Rifondazione e prevede che Ferrando darà vita all'"ennesimo gruppo di propaganda che vegeterà in Italia" (citazione letterale). Condividendo in ciò l'impietoso giudizio di Marco Veruggio (che ha deciso di rimanere, con il gruppo ligure, in Rifondazione) espresso dopo poche settimane che Ferrando gli aveva affidato la direzione del suo giornale, considerandolo il suo erede (naturale).
E' la conferma che la costruzione di un Partito del Leader (suggeriamo questo nome guardando la manchette che pubblicizza la prossima assemblea del Partito del Lavoro, in cui la foto del Capo e il suo nome sono più grandi del titolo), privo di principi politici e organizzativi, finisce inevitabilmente nell'opportunismo o nel culto del Guru (qualcosa di simile a quanto è successo al gruppo ex-trotskista di SR, in cui la deriva politica "umanista" si è intrecciata con l'ostensione ai militanti dei testi di Dario Renzi, per l'adorazione).

Di ben altro c'è bisogno. C'è bisogno -subito- di lavorare alla costruzione di un nuovo partito comunista, con la consapevolezza che si tratta di un'impresa che -se non si vuole affidarsi a santi e santoni- ricade interamente sulle spalle dei militanti comunisti. A tutti coloro che condividono questo progetto generale e la necessità di ripartire dagli elementi programmatici fondamentali del marxismo rivoluzionario, proponiamo di partecipare da subito al percorso costituente che si concluderà a fine anno con un vero e proprio congresso fondativo del nuovo partito (il nome lo deciderà il congresso). In questa impresa è impegnato PC Rol. E per discuterne e confrontarci stiamo organizzando assemblee in tutta Italia, in cui sono disponibili anche le tessere (militanti e simpatizzanti) per partecipare alla fase costituente. Potete vedere qui sotto le prossime scadenze (sul nostro sito web http://www.progettocomunista.org trovate il calendario sempre aggioranto).

Progetto Comunista - Rifondare l'opposizione dei lavoratoti

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