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Calvario di una donna transessuale: dal mobbing alla tortura tecnologica
by Maurizio Bassetti Sunday, Sep. 10, 2006 at 6:02 PM mail:

P.M. è una donna transessuale sottoposta a forte mobbing nell'ambiente di lavoro e a tortura elettronica quotidiana...

Conosco ormai molte persone sottoposte, come me, a tortura tecnologica, ma il caso che piu' mi ha colpito, per la sua efferatezza e per la matrice ferocemente razzista e fascista, è quello di P. M.
P. M. è una donna, ricercatrice statale, con un passato transessuale e, proprio per questo suo percorso, è stata prima sottoposta a mobbing sempre piu' feroce, nel suo ambiente di lavoro particolarmente chiuso e reazionario, poi, in un crescendo allucinante, sottoposta a varie forme di tortura elettronica, con vili atti mutilatori e umiliazioni continue.
Questa persecuzione, del resto, è perfettamente in linea con le recenti vili aggressioni a lesbiche e gay, espressione di un mondo razzista, fascista e intollerante, in cui il "diverso" è visto come un nemico da combattere e da uccidere.
P. M., con grande lucidità, ha scritto il seguente toccante memoriale.

Sono una donna con un passato transessuale.
Vorrei accennare in due righe cosa significhi essere "donna transessuale".
Una persona transessuale non identifica il proprio genere con quello corrispondente al sesso biologico, e vive un profondo disagio psico-fisiologico. L'unico rimedio è poter vivere nel genere della propria identità, con supporto psicologico e terapia ormonale. IN molti casi (ma non in tutti), viene chiesta la riassegnazione chirurgica dei caratteri sessuali primari. L'intervento chirurgico deve essere autorizzato dalla magistratura secondo i criteri stabiliti dalla legge n. 164 del 1982, se viene compiuto in un ospedale italiano. Le cause del transessualismo non sono note; si ritiene che all'origine vi possa essere un problema genetico, o insufficienze ormonali della gestante.

Socialmente, la condizione transessuale è caratterizzata spesso da emarginazione estrema. In Italia, una frazione significativa delle donne transessuali si prostituisce (la metà di quelle che frequentano un consultorio dell'Italia settentrionale da cui sono passata anch'io).
Tuttavia, donne transessuali in Italia e all'estero hanno avuto vite professionali di successo (si veda, per esempio, la Hall of Fame).

Personalmente, ho sentito molto fortemente la mia condizione sin dall'età di 10 anni. Sono stata operata, ho ottenuto la rettifica dei dati anagrafici sui documenti e sull'atto di nascita (come consentito dalla legge). Non ho rinunciato a studiare, nascondendo la mia condizione per anni; ho conseguito il titolo di Ph. D. in un ramo delle scienze fisiche sotto la guida di un leggendario scienziato inglese, e sono attualmente ricercatrice di ruolo.

Avevo ricevuto alcuni "avvertimenti" su quello che mi sarebbe capitato se avessi proseguito nel mio intento di adeguamento dei caratteri sessuali nella primavera-estate del 2003 (quando ormai ero prossima all'operazione); addirittura mi venne detto che sarei stata usata come cavia umana finchè non mi avrebbero uccisa, che avrebbero bruciato la donna che c'è in me, e che avrei dovuto soffrire "finchè la morte, tutti, ci spegnerà...". Ma non diedi peso a queste parole.
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In aprile 2006, su indicazione di un medico che ha seguito casi sospetti di tortura su detenuti delle carceri italiane, ho contattato alcune persone dell'Associazione vittime armi elettroniche e mentali, dalle quali ho avuto conferma di analogie con abusi che so0no stati riportati da loro.
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L'estensione degli abusi, le competenze scientifiche e tecnologiche necessarie per procurare lesioni mirate, la perpetuazione deli stessi abusi secondo procedure molto ben definite ed analoghe anche all'estero, inducono a ritenere che vi sia responsabilità da parte di agenzie di servizi segreti, non solo italiane. Alcuni episodi sono collegabili direttamente ai Carabinieri italiani.
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In poche parole, per qualcuno dell'ambiente sociale che mi circonda devo aver infranto "l'ultimo tabu'": una donna transessuale attiva nella ricerca scientifica e che per di piu' scrive e pubblica poesie. Un ambiente dove è notorio che anche il semplice sospetto di omosessualità può essere mortale come poteva esserlo in molti altri ambienti alcuni decenni or sono. In effetti mi è stato detto con furia che io avrei fatto la cosa piu' folle che avrei potuto fare. Inoltre, sola, in un ambiente competitivo senza forti legami, sono apparsa come una vittima "facile". Mi venne riferito che "qualcuno" aveva chiamato il vescovo della città dove vivo ed un generale dei carabinieri "che poteva fare qualsiasi cosa".
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Il memoriale integrale si può leggere nel sito http://www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org

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