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[Olimpiadi Val Pellice] Storia della distruzione di un territorio
by alce rosso Monday, Nov. 06, 2006 at 8:12 PM mail:

Un riassunto su parte di una vicenda che aspetta ancora la sua complessiva narrazione. Le olimpiadi, lo dicevamo, non rappresentano neanche l'ombra del cosiddetto sviluppo. Solo un interesse di pochi.

La storia che raccontiamo oggi, parte da lontano. Più precisamente parte da quel lontano 1999, quando, tra luci sfavillanti e sorrisi smaglianti, i vertici politici, culturali [?], economici ed infine sportivi, del capoluogo piemontese, si apprestavano a celebrare il trionfo del loro riscatto.
Torino aveva vinto. Si era aggiudicata le Olimpiadi Invernali del 2006. I festeggiamenti furono amplificati dal cancan mediatico che sperava, almeno nelle intenzioni palesate, di incamminarsi verso il rilancio della stagnazione industriale che il cuore del Piemonte stava vivendo. La FIAT in crisi, l'indotto allo sfascio. Fabbriche e fabbrichette in procinto di chiudere.
Un pericolo che il ceto medio e la borghesia imprenditoriale gianduiotta non poteva affrontare e sopportare.
Ecco che quindi le olimpiadi fornivano una scappatoia a chi era da sempre vissuto di speculazione, di riciclarsi dandosi un nuovo spolvero: il turismo, infrastrutture, costruzioni, territori da rivalutare, da edificare, nuovamente da manipolare.
La nostra storia si distacca per un attimo dal generale per prendere in considerazione un angolo di questo sporco mondo: la Val Pellice.
Fin da subito nel novero delle “Valli Olimpiche”, la Val Pellice è un territorio feudo del ceto medio di ispirazione centrosinistroide, diessina nello specifico. Un pezzo di Emilia trasferito in Piemonte, vuoi per la sua tradizionale apertura, vuoi per la sua storia più recente. Sembra negli scorsi anni, di veder riproposto in terra sabauda, parte del modello socio-sanitario-culturale del centro Italia. Un pezzetto di Alpi che si è potuto dire privilegiato economicamente rispetto alla media. Tanto da riceversi l’encomio di “Svizzera italiana”.
Si sta bene in Val Pellice. Ma benessere non equivale certamente ad assenza di problemi, anzi. Se negli scorsi decenni le politiche sociali, culturali e sanitarie della Valle facevano scuola in tutt'Italia, oggi la realtà è ben diversa.
Ritorniamo alla nostra storia. Proprio mentre in un’amena località asiatica si festeggiava la conquista dell'Olimpiade, in questa Valle periferica, un gruppetto di persone pianificava la propria sperata fortuna. Succede che nel bel mezzo di quei grandi festeggiamenti anche quei signori festeggiavano per la grassa occasione di cui potevano usufruire.
Le olimpiadi in Valle, come in ogni altro luogo, significavano pioggia di euro, di capitali, di possibili speculazioni. E la pensata, in questo caso, fu abbastanza grossa.

Olimpiadi è una parola che per un territorio svantaggiato come quello alpino ha un solo significato: turismo. D'altronde se esaminiamo le politiche di sviluppo del territorio applicate nella pressochè totalità degli ambienti alpini, possiamo vedere come in previsione lo sviluppo sia sempre legato allo sviluppo turistico. Sia esso soft, sia esso hard. Ovviamente, come dimostrano gli studi più seri, nulla è più errato. Turismo significa in primo luogo, perdita delle proprie radici, spopolamento, perdita di tradizioni. Un luogo turistico, per raggiungere il turismo che conta, quello di massa, deve massificarsi esso stesso, diventando simile agli altri, evitando di spaventare. Il modello delle città e dei borghi francesi è in questo esemplificativo ai massimi termini. Borghi medioevali ristrutturati in serie, negozi che vendono oggettistica tutta uguale, sistema ricettivo accogliente per la famigliola media in vacanza. Modelli non riproponibili in Italia, ovviamente, essendo diverso il retroterra culturale, ma che sono stati costantemente applicati, anche in previsione delle Olimpiadi. Se si fa attenzione, si nota facilmente come molti dei finanziamenti stanziati, sono stati impiegati nel rendere via via più efficiente le rete viaria che collega la metropoli alla montagna, cercando, anche contro ogni logica, di diminuirne i tempi di percorrenza.
Ritorniamo alla nostra storia. Stiamo parlando di un qualcosa che parte con una premeditata speculazione. Dobbiamo quindi fare il primo nome: AGESS [Agenzia per lo sviluppo sostenibile della valle]. Un'agenzia mista pubblico-privato, nata ad inizio millennio per:

§ Sostenere e stimolare lo sviluppo locale integrato attraverso la predisposizione e gestione di progetti di sviluppo, piani e attività volte alla valorizzazione delle risorse economiche, culturali, sociale e ambientali della Val Pellice;
§ Fungere da struttura di riferimento per la concertazione degli attori, pubblici e privati, che a diverso titolo operano per il sostegno delle dinamiche di sviluppo locale;
§ Assumere la gestione del "Progetto Crumière" in una strategia complessiva di riorganizzazione del settore eco-museale della valle;
§ Assumere la gestione dei palazzi del ghiaccio di Torre Pellice e Pinerolo in previsione delle olimpiadi del 2006;


L'Agess nasce con un intento nobile: convogliare in modo “intelligente” l'insieme dei fondi che arriveranno dall'Olimpiade, cercando di valorizzare il panorama esistente e di promuovere investimenti oculati all'interno di una rete ricettiva che si stava strutturando. In questo senso nascono i progetti per la struttura della Crumire, per la ristrutturazione del complesso di Villa Olanda a Luserna San Giovanni, la costruzione o la ristrutturazione e messa in opera delle strutture sportive (palazzetti) esistenti, tra cui quelle della Val Pellice (tre palazzetti del ghiaccio in una valle di 10.000 abitanti) e probabilmente anche il palazzetto del ghiaccio di Pinerolo, oltre che altre opere minori.
Un'agenzia importante che dovrà convogliare la pioggia di fondi che di lì a poco cadrà sul territorio olimpico. E così accade. I soldi arrivano subito ed a palate. La Regione Piemonte, i fondi europei, quelli statali e quelli provinciali. Girano tanti soldi intorno alle opere olimpiche e turistiche. Tanti. Si parla di milioni di euro come piovesse.
Ma, ovviamente, anche l''idea più intelligente, se convoglia soldi e possibilità di arricchimento, diventa preda delle iene.
Ed ovviamente un'Agenzia come questa, priva d molti controlli, ed in mano ad amici di amici, risulta essere una manna per chi viene messo a gestire questi capitali, soprattutto se strettamente legato a chi gestisce le politiche di valle. La stessa generazione, gli stessi giri di amici, gli stessi partiti di riferimento. In una Valle, se si ricoprono ruoli dirigenziali pubblici, facilmente ci si conosce. Facilmente si è cresciuti insieme. Facilmente si è della stessa famiglia politica di riferimento. E così stiamo parlando della grande famiglia centrosinistrina di Valle.

Lasciamo per ora perdere la famiglia ed i suoi interessi ed occupiamoci di sport. La Val Pellice, che inizialmente doveva essere al centro dell'evento sportivo, progressivamente inizia a perdere di centralità. Man mano che passa il tempo infatti, si comincia a parlare di “Sede di allenamento”, di “Paniere olimpico”, di “Olimpiadi della cultura”. Tutto fa brodo, ma non tutto porta soldi. Ed ecco che cominciano i problemi. Il Toroc aveva infatti inizialmente previsto la costruzione ex-novo di un nuovo Palazzetto del ghiaccio, in una valle che ne contava già due. Il progetto è stato affidato ad una ditta di costruzioni che però fin da subito fa intendere di non riuscire a rispettare i tempi di consegna. I problemi si sommano e cominciano ad essere motivo di esclusione. La Val Pellice viene così progressivamente esclusa dall'essere sede di gara e dalle Olimpiadi della cultura. Rimane l'assegnazione a Sede di allenamento, e le opere devono comunque essere portate a termine. Si stanziano così nuovi fondi per il completamento del tetto e degli arredi.

Nel 2004 siamo così alla situazione per cui l'Agenzia per lo sviluppo di Valle sta convogliando di soldi nelle opere olimpiche e ricettive, ed il palazzetto del ghiaccio risulta essere un'opera in ritardo.

Cosa accade quindi?

A questo punto dobbiamo far entrare nel discorso un ulteriore attore: Il Tralcio.
Il Tralcio è frutto di un'iniziativa pubblico-privato volta a sostenere la produzione vitivinicola della bassa Valle. La Valle non ha mai avuto una vocazione legata alle vigne, ma, all'interno dello scarno panorama di prospettive economiche per l'agricoltura, la vigna rappresentava un investimento sicuro e redditizio. Le agenzie pubbliche di Valle (Comune e Comunità Montana) sostennero quindi con grandi finanziamenti l'iniziativa, fiduciosi di poter costruire anche grazie alle Olimpiadi, un futuro sicuro per le attività agricole di mezza Valle. Cosa contraddistingue quest'opera dalle altre sopra descritte? Soprattutto, cosa c'entra l'attività agricola di Valle con le speculazioni di cui abbiamo parlato? Un primo dato da sottolineare è evidente: chi viene messo a gestire Il Tralcio, è strettamente legato a chi sta gestendo l'Agess, che è strettamente legato a chi comanda in Comunità Montana.

Ed è proprio la Comunità Montana il centro di tutto. Formalmente quest'organo è l'espressione delle Amministrazioni Comunali di Valle, che eleggono i vari consiglieri che andranno a comporre il consiglio ella Comunità. Essi poi eleggeranno la Giunta ed il Presidente. Casualmente da alcuni anni chi è a guida della Comunità Montana è anche Sindaco del Comune di Torre Pellice, il maggior Comune di Valle, luogo dove sorge il nuovo Palazzetto del Ghiaccio.

Gli eventi cominciano a precipitare alla fine del 2004. Il Palazzetto è pieno di buchi e le opere gestite dall'Agess non decollano. Il complesso della Crumiere, che doveva diventare un centro congressi, risulta completamente non sostenibile. Situato a Villar Pellice, a 40 minuti dall'Autostrada per Torino, nessuno lo utilizza e rimane perennemente vuoto. Per quanto riguarda Villa Olanda, completamente ristrutturata e che doveva ospitare un ristorante ed un museo della “Pietra di Luserna”, oltre che gli uffici centrali dell'Agess, si scopre nella primavera del 2005, che la struttura non possiede neanche ancora l'agibilità, pur essendo utilizzata da anni per attività di vario tipo, tra cui gli uffici stessi dell'Agess. Il tutto rischia di fallire miseramente, l'Agess non ha i soldi per coprire le perdite e d'improvviso salta fuori un buco di 4,3 milioni di euro nei bilanci, più un’insolvenza di 2 milioni di euro. È un colpo definitivo alla politica di sviluppo di Valle. Bisogna correre ai ripari e urge farlo in fretta perché l'evento olimpico è a meno di 10 mesi. Qui entra in gioco la Comunità Montana. D'improvviso l'organo pubblico di valle comincia a farsi garante degli investimenti sbagliati di Agess e compagnia bella. Viene quindi stipulato un mutuo per la realizzazione degli interventi straordinari al tetto del nuovo palazzetto del ghiaccio. Vi è da notare che la Comunità Montana era già titolare di parecchi mutui per palazzetti del ghiaccio: sicuramente uno stipulato sul di un palazzetto portato via dall'alluvione del 1999. Un’altro per la messa in sesto del palazzetto provvisorio dove far allenare la locale squadra di Hockey. La Comunità Montana nell'estate del 2005 è quindi titolare di almeno 3 mutui presso le banche. Di questi, l'ultimo stipulato (quello sul nuovo palazzetto) ha le assicurazioni da parte del Toroc, di venire risarcito. Ma queste rassicurazioni si riveleranno aria fritta. Oggi il Toroc non riesce nemmeno a ripagare i fornitori per le prestazioni ordinarie.

L'Agess fallisce a novembre 2005 . Le opere che doveva gestire sono chiuse o semichiuse da allora.
E che c'entra Il Tralcio?
Il Tralcio nella primavera del 2006 rischia di fare la stessa fine dell'Agess. Passato l'evento olimpico che ha, ovviamente, visto la più totale marginalità della Val Pellice (che era sede di allenamento della squadra Canadese di Hockey, che si sarà allenata si e no 2 volte dentro il nuovo palazzetto) incominciano i problemi. Il Tralcio, visti i tagli cui è costretto dalla ristrettezza di fondi, sbaglia investimento e manda sostanzialmente a male un'intera produzione. Questo, unito al fatto che la qualità del vino non è ottima, fa vacillare il prodotto e tutta la filiera. Il vino che inizialmente doveva essere inserito nel paniere olimpico, ora non riesce nemmeno ad uscire dal Silos. Il Tralcio è in crisi e con esso le centinaia di contadini che a lui si riferiscono. Urge un aiuto per ricapitolarizzare l’azienda. Chi lo da?

La Comunità Montana, ovviamente. Nella primavera del 2006 viene acceso un altro mutuo per salvare gli investimenti sbagliati degli “amici”.
Ma oggi esso sembra non bastare. La Comunità Montana si trova cosi' titolare di almeno 4 mutui milionari. I buchi delle agenzie di sviluppo nessun altro se li vuole sucare. La Regione non ha soldi. Gli enti locali sono in difficoltà grazie alle finanziarie di Berlusconi.

Una domanda sorge però spontanea. Può un solo investimento sbagliato, compromettere un’intera azienda, per di più se essa è mista pubblico/privato?
Certamente no. C’e’ infatti da dire che la crisi del Tralcio non comincia con gli investimenti sbagliati, ma con un piano di obiettivi completamente sballato. La sede del Tralcio ad esempio era sull’arteria stradale che portava in Val Pellice. Un posto strategico, accanto ad una delle rotonde più grandi. Un’occasione da non perdere quindi, per chi deve per statuto promuovere la Valle. Nasce così l’idea della “Porta di Valle”, ovvero un punto ad inizio valle, nel quale trovare l’intera produzione eno-gastronomica delle valli valdesi. Un progetto ambizioso e di per sé anche furbo. O meglio, sarebbe stato furbo se gli stessi amministratori che hanno acconsentito alla pensata, si fossero fermati lì. Ed invece no. Poiché lo sviluppo di valle per direttiva venuta dall’alto, si compie soprattutto con una rete viaria efficiente (il che non è provato in nessun caso), gli amministratori locali decidono di costruire una nuova strada provinciale a grande scorrimento in grado di portare all’imbocco del primo grande comune (Lucerna San Giovanni) teoricamente in 8 minuti. Il ragionamento è: minor tempo di percorrenza = più turismo. Posto che è un teorema da verificare, il problema in questo caso è un altro: da dove passerà questa fantomatica strada?
Per i finanziamenti non c’e’ problema. Il tutto infatti rientra nel pacchetto olimpico e da esso verrà finanziata, attraverso la Provincia di Torino. Il problema è la logistica. Ma gli intelligenti amministratori hanno la soluzione anche per questo. Attraverso un percorso tortuoso e pieno di curve riescono a congiungere la strada per Osasco (che porta Cavour e poi a Cuneo) con quella che da Bricherasio porta a Lucerna San Giovanni. Si dimenticano però della loro magnifica “Porta di Valle che viene quindi tagliata fuori dal “grosso” del traffico che arriva in Valle. Su questa fantomatica strada poi vi sono un paio di cose da dire. Viene costruita senza il consenso delle popolazioni locali che si vedono colate di asfalto vicino ai campi e i frutteti di conseguenza marcire. Ma non solo. Se contiamo i tempi di percorrenza di questa nuova strada ci accorgiamo che solo in alcuni casi essi sono inferiori (di pochi minuti) a quelli della vecchia strada. Perché dunque inserire la costruzione di un’opera inutile all’interno di una situazione già precaria, tagliando fuori servizi di promozione del territorio costruiti dagli stessi enti? Solo cattiva amministrazione o anche malizia?

Sia come sia, la Comunità Montana sembra essere sostanzialmente costretta, per responsabilità, a farsi carico del complesso di errori delle politiche pubbliche di Valle.
Ovviamente un ente da solo proprio non può caricarsi di quest'onere, e quindi entra immediatamente in crisi.
Una crisi, che non è altro che frutto di politiche sbagliate, si potrebbe affermare. Ma se ci si ferma un attimo a pensare e si cerca di avere un quadro della situazione decente, si comprende abbastanza velocemente lo sfondo.
Un gruppo di compagni di coalizione, legati da interessi personali, si pone a capo delle politiche di gestione dei fondi olimpici. Chi gestisce le opere, compie una serie prolungata di errori, che portano al fallimento delle agenzie pubbliche preposte. Contemporaneamente dai bilanci delle stesse agenzie spariscono milioni di euro, tramite fatturazioni false. Nel momento in cui poi si tratta di ripianare i buchi e gli investimenti disastrosi, corrono in aiuto a questi individui gli amici a capo della Comunità Montana (che, ovviamente, non potevano essere all'oscuro di tutto, anche solo per il fatto che tutti i bilanci delle agenzie passavano per la contabilità della stessa Comunità Montana, essendo essa il socio di riferimento).
Il tribunale di Pineroloha aperto un fascicolo sulle vicende che vedono imputati il CDA dell’Agess, membri della Comunità Montana e del Tralcio. [1] - [2]

Fin qui il quadro è già abbastanza desolante, ma, c'è un ma.
Il fatto è che quando ci troviamo di fronte a questi episodi di frode e di arricchimento, sembriamo non capire come essi siano fatti alle spalle degli abitanti che sui quei territori vivono. E così accade anche per la Val Pellice.
In giugno viene chiuso l'intero comparto delle politiche giovanili e vengono tagliati i fondi per gran parte degli assessorati, dalle politiche forestali, alla cultura. Il bilancio di previsione parla chiaramente di forte ridimensionamento di tutte le spese. La Comunità Montana chiude i suoi presidi educativi e sembra essere sull'orlo del collasso. Per un Ente pubblico preso in mezzo da tagli di Finanziaria e buchi enormi da riempire, far quadrare il bilancio dev'essere quasi impossibile.
Ma si viene a conoscenza del massimo del minimo solo in questo nostro ottobre piovigginoso. La Comunità Montana Val Pellice non ha più i soldi per l'assistenza minima, dagli assegni familiari, alle altre politiche di sostegno del reddito. Non si hanno più soldi. Vengono proposti i pacchi alimentari. [!]
Chi ne fa le spese? Provate ad indovinare.
No, non solo gli sfigati che hanno bisogno dell’assistenza. Anche i dipendenti della Comunità Montana, che ad esempio, vedono rischiare la tredicesima.

Dovremmo aver ben capito che ciò che ci era stato presentato come un evento in grado di rilanciare un territorio, si è rivelato per esso un disastro da cui sarà difficile uscire.
Mi si può replicare che io stia trattando di un caso di mala gestione di fondi che se fossero stati gestiti correttamente avrebbero avuto altro risultato.
Forse si. Forse no. Se dobbiamo basarci sui fatti, sento proprio di escluderlo. Su due fatti oggettivi noi possiamo basarci. Gran parte dei fornitori olimpici sono rimasti a secco e rischiano di chiudere. A 8 mesi dalla fine delle Olimpiadi, non so è ancora riusciti a trovare un qualcosa in grado di gestire gli impianti costruiti. La prima bolletta delle utenze del Palaghiaccio a Torre Pellice è stata di 35.000 euro. Per un mese e senza grandi eventi se non qualche partita di Hockey. Non mi sembra una scelta votata alla sostenibilità di un'opera da parte di una comunità locale. Il fatto che la Val Pellice sia stata la prima a cadere è dovuto, secondo me, essenzialmente alla gravità dei fatti che lì sono accaduti. Lo si poteva prevedere da più di un anno. Ovviamente, non si creda che altrove sia diverso.

Il disastro per le nostre Valli e i nostri territori non è che iniziato e non saranno Loro a farne le spese. Forse ripeterlo non fa male. In fondo era da tempo che lo si sosteneva.

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