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RIMOSSA A ROMA LA TARGA PER CARLO E GIORGIANA
by Dino Frisullo Wednesday, Aug. 29, 2001 at 5:30 PM mail: dinofrisullo@libero.it

All'indomani delle prese di posizione di Francesco Cossiga e dei radicali, il Comune di Roma fa rimuovere la targa che, apposta il 20 agosto in piazza Belli, ricordava i due giovani "uccisi dalla stessa violenza"

Le tre grappe forzate si spalancano desolate su una brutta crepa nel muro, a fianco dell'ingresso della sezione di Trastevere del Prc. Ha resistito meno di dieci giorni la targa di travertino che, di fronte al Ponte Garibaldi dove ventiquattro anni fa una ragazza di diciannove anni fu abbattuta da poliziotti in borghese, intitolava piazza Belli "alla memoria di due giovani stroncati dalla stessa violenza: Giorgiana Masi, uccisa a Roma dalla polizia di Cossiga, e Carlo Giuliani, ucciso a Genova dai carabinieri di Berlusconi".

Per la verità credevamo che l'avrebbero defissa quello stesso giorno, quando fu scoperta a un mese esatto dalla morte di Carletto, salutata con un lungo e accorato applauso da quasi mille persone "autoconvocate". Invece la polizia presente, visibilmente imbarazzata, non intervenne durante la manifestazione e neppure dopo la sua conclusione. Ed oggi l'ufficio di gabinetto della questura di Roma nega risolutamente di entrarci qualcosa nella brutale defissione della targa: figuriamoci, dicono i funzionari, se in questo momento vogliamo accrescere la tensione...

Questo coincide con le testimonianze di qualche negoziante che di primo mattino ha visto impegnati in questo sporco lavoro vigili urbani in divisa, insieme a persone in borghese. Sarebbe, questo, ancora più grave: il comune di Roma si sarebbe incaricato della rimozione della memoria, per conto del governo. O quantomeno, per conto di Cossiga.

Proprio il giorno prima infatti il Messaggero aveva pubblicato, nella sua "Posta prioritaria" nelle pagine nazioanli, la foto della targa gentilmente inviata dall'ex presidente della Repubblica, insieme a un suo intervento che è un capolavoro di doppiezza. Non chiede, Cossiga, di rimuovere la targa; tutt'altro: "da buon liberale" si offre di pagara di sua tasca l'eventuale multa per affissione abusiva, e propone a Berlusconi di fare altrettanto, perchè "se il movimento antiglobal ritiene che io e Berlusconi siamo mandanti di due assassinii, bisogna pur prendere atto democraticamente che questa è la rappresentazione della storia e l'espressione di una cultura ideale propria di una larga parte (...) degli elettori di questo centrosinistra". Quanto al comune, propone ironicamente al "movimentista Walter Veltroni" di "discoprire la targa in una cerimonia ufficiale"...

Punto sul vivo, il Comune di Roma ha provveduto a fugare ogni dubbio di contiguità con ciò che Cossiga ritiene la "cultura ideale del movimento anti-global", ed ha mandato i vigili urbani ad eseguire ciò che, negandolo retoricamente, in realtà richiedeva (ordinava?) Francesco Cossiga. Che questo sia avvenuto in seguito a una decisione esplicita, o ad un riflesso automatico dei servizi comunali preposti, non cambia la sostanza. A meno che ora il Comune di Roma non provveda a scusarsi dell'offesa alla memoria di due morti, a restituire al targa e a concordare i termini della sua riaffissione.

Oggi nella stessa rubrica del Messaggero, a targa già staccata e nascosta presumibilmente in qualche magazzino comunale, interviene il segretario dei Radicali italiani, di nome Daniele Capezzone. Paradossi della storia! Coloro che a quei tempi contestarono Cossiga e la sua polizia, oggi convergono di fatto con l'ex presidente (senza neppure il dono della sua ironia) per accusare di "mistificazione, cnonfusione, speculazione" la targa che accosta Giorgiana "che sorrideva e firmava referendum" e Carlo Giuliani che avrebbe "scelto la strada della militanza violenta". Visto che nel '77 la scelta della disubbidienza civile e della nonviolenza era assai minoritaria, viene da chiedersi: i radicali dunque avrebbero condannato la "violenta" Giorgiana Masi, se fosse morta con un sasso in mano per difendersi? Viene anche da chiedersi se per i radicali, ammesso per assurdo che Carlo avesse "scelto", e non gli fosse stato imposto dalle circostanze, il confronto violento con le forze di polizia, questo giustifica l'esecuzione della pena di morte...

Il vuoto che lascia quella targa andrà colmato. Andrà riprodotta e riaffissa in quella piazza, di marmo o di cartone, di carta o di stoffa che sia. Perchè ciò che è in gioco non è solo la memoria, ma il diritto democratico di una parte della città ad esprimere ciò che pensa e sente. E la difesa, a questo punto, della figura di Carlo Giuliani da un omicidio morale, dopo quello fisico.






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