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L'intervista della "Stampa" con il compagno Valter Ferrato
by solidarietàmilitante Tuesday, Nov. 04, 2003 at 4:24 PM mail:

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FERRARATO, DELEGATO DELLA FILLEA-CGIL E MILITANTE DEI CARC
«E io dico: onore a Galesi»
Il sindacalista: so che per questo la Cgil mi caccerà

TORINO GALESI? «Combatteva contro la borghesia e per questo è stato ucciso... I compagni caduti restano nel cuore di ogni compagno». Biagi e D’Antona? «Non li piangiamo». La lotta armata? «L’esito inevitabile del percorso del proletariato contro il capitalismo». No, non sono le parole di uno dei presunti brigatisti arrestati negli ultimi giorni dalla Digos di Roma, Bologna e Firenze. A parlare è un pacato signore torinese di 34 anni, Valter Ferrarato, che si guadagna da vivere facendo il muratore. Nel tempo libero fa il delegato della Fillea Cgil, settore edili, e soprattutto si dedica ai Carc. Ferrarato ricopre una carica di primo piano, quella di segretario provinciale. E accetta di parlare dei tragici fatti di questa nuova stagione del terrorismo. I Carc sono i Comitati d’appoggio alla Resistenza - per il comunismo. Un gruppo diffuso in tutta Italia, più o meno due o tremila militanti e simpatizzanti, con l’idea fissa di ricostruire il «nuovo partito comunista». Teorizzano lo scontro di classe e anche la lotta armata. Tra i grandi leader di riferimento, Mao Tse Tung e pochi altri. I Carc hanno costituito la cosiddetta Cp, commissione politica che ha il compito di elaborare, nella clandestinità, statuto e strategie del (nuovo) pc. I capi, Giuseppe Maj e Czeppel sono stati arrestati a Parigi su mandato della magistratura italiana. Accusa, terrorismo. I giudici francesi hanno respinto le varie istanze di scarcerazione e li tengono tuttora in prigione, sordi ad appelli, presidi, lettere e fax che arrivano in massa dall’Italia. Nel periodo più recente, e soprattutto dopo l’arresto dei presunti assassini di Biagi e D’Antona, capi i gregari delle Br-pcc, i pm di Bologna e Roma, con l’obiettivo di ricostruire la galassia delle formazioni che fiancheggiano le Br, hanno stretto la morsa anche contro i Carc. Settanta perquisizioni, decine di militanti controllati, schedati e denunciati (due negli ultimi giorni a Torino, sorpresi a disegnare sui muri la stella rossa a cinque punte), per associazione sovversiva e altri reati minori. I Carc hanno posizioni, diciamo così, molto dure. Soprattutto in questa fase della lotta al terrorismo, delicatissima e tutt’altro che conclusa. Dai documenti del Carc-Torino: «Onore al compagno Mario Galesi e solidarietà alla compagna Nadia Lioce». Ferrarato, che vuol dire? «Vuol dire che comunque noi siamo dalla parte di chi è caduto sul campo, dalla parte del proletariato. Le Br sono militariste, noi in questa fase possiamo in parte anche dissentire sulle loro linee strategiche ma è evidente che la classe operaia, gli sfruttati, se vogliono il potere, dovranno conquistarlo con la forza. Violenza contro violenza. Quindi ribadisco: onore al compagno Galesi». Questo è chiaro, ma D’Antona e Biagi? «L’ho detto, non li piangiamo. E non sono d’accordo con chi sostiene che il livello militare dello scontro proposto dalle Br-pcc costituisca un danno per l’intero movimento. Perché la violenza, la repressione, da parte del regime, della banda Berlusconi, era ed è già elevatissimo. Io non sono stato ancora personalmente perquisito ma i miei compagni sì. Se mi sfondano la porta all’alba, come hanno fatto con altri, pazienza. Nell’ultimo sciopero generale i nostri militanti sono stati tutti fermati e identificati dalla Digos di Torino. Perché? Non avevano fatto nulla, se non protestare assieme a migliaia di persone sui temi proposti dal sindacato». Già, il sindacato. Come si può conciliare la militanza nei Carc e avere la tessera della Cgil in tasca che, tanto per ricordarlo, ha avuto tra i suoi caduti l’operaio dell’Italsider di Genova, Guido Rossa, giustiziato dalle vecchie Br? «Non credo ci sia nessuna incompatibilità. Semmai, l’imbarazzo, dovrebbero averlo i nostri dirigenti, appiattiti come sono sulla linea del governo e dei padroni. Senta: nel giugno scorso sono stato intervistato da “Il Riformista”. Ho spiegato appunto qual era la nostra posizione sulle Br e sull’ingiusta incarcerazione di Maj e Czeppel. Pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo sono stato convocato da tre importanti dirigenti della Cgil di Torino. Mi hanno chiesto ragione delle mie dichiarazioni. Immagino che stiano per confezionarmi qualche misura disciplinare, magari anche l’espulsione. Ma io continuerò a battermi nelle strutture di base. I Carc non vanno sott’acqua». Ancora: «Giorni fa abbiamo fatto un presidio proprio sotto la sede regionale della Cgil dopo che un nostro militante indagato per terrorismo era stato immediatamente sospeso, cacciato, senza neanche aspettare l’esito dell’indagine. Era una manifestazione pacifica, di civile dissenso. Ebbene, siamo stati spintonati. Una nostra militante è stata malmenata. Ma noi, almeno spontaneamente, dalla Cgil non ce ne andremo. Mai».

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