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EX ENPAS, SALERNO: FAMIGLIE BARRICATE!!
by retenocera Sunday, Sep. 01, 2002 at 4:48 PM mail: retenocera@inwind.it

La demolizione continua, resistono in pochi. I volontari: «Non abusivi ma indigenti»

Prosegue la lotta della 19 famiglie asserragliate nel palazzone dell'ex Enpas a Salerno. Ieri, spinti della disperazione, gli occupanti hanno bloccato i lavori di messa in sicurezza che la ditta Tecom sta eseguendo per conto della Cosmo di Verona, l'azienda che ha acquistato all'asta l'intero stabile per sei 3,5 milioni di euro.
Un "ostruzionismo" che però non sortisce gli effetti desiderati perché l'edificio ora appare come bombardato, con interi appartamenti sventrati e le demolizioni che avanzano. E' stata completata anche la recinzione che impedisce a chiunque di entrare. Per circa vent'anni il colosso di cemento è stato occupato da sessanta famiglie, ora sono rimasti solo coloro che effettivamente non hanno dove andare e che presidiano una struttura che assomiglia piuttosto ad uno scheletro. Come una storia nella storia, viene alla luce anche una vicenda di «volontariato estremo»: tre ragazzi pur avendo una casa ed una famiglia, hanno scelto di vivere in un vano fatiscente dell'ex Enpas, per condividere la precarietà della vita di tutti i giorni con gli occupanti. Per 24 mesi hanno dormito lì, come accampati, senza riscaldamento e senza agi, a sfidare i rigori dell'inverno.
Mauro, Dino e Simona (rispettivamente di 28, 27 e 27 anni) hanno così dato vita alla propria «obiezione di coscienza».
«Desideriamo ora far capire che chi vive qui dentro, almeno coloro che sono rimasti, non sono degli scrocconi. La situazione è di reale, disperato disagio», dicono.
In due anni - spiegano - non hanno mai voluto pubblicizzare la loro iniziativa. «Ci decidiamo a farlo perché siamo stati messi alla porta, il nostro giaciglio è stato distrutto, le mura abbattute. Delle nostra "Realidad" non è rimasto più nulla».
Realidad è il nome che i tre giovani hanno dato alla piccola comunità creata all'interno dell'ex Enpas. «Abbiamo vissuto un'esperienza di forte condivisione. La porta di casa era sempre aperta. Nessuno aveva paura dell'altro, né si temeva alcun furto. Spesso ci ospitavano a pranzo e abbiamo sperimentato cosa significa la precarietà del pane quotidiano». Mauro ricorda le tante iniziative organizzate: «L'animazione, il doposcuola, i laboratori di pittura, la libera realizzazione di murales con i bambini; la "giornata della dignità", con la gente armata di pale e secchi per rimuovere valanghe di rifiuti e siringhe, per aiutarli a sentirsi meno abitanti del degrado».


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