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ARGENTINA: occupazione Zanon, fabbrica di ceramiche
by margherita, bossa, zoe y tro Thursday, Sep. 12, 2002 at 11:33 PM mail:

intervista a Andres

ZANON – Neuquen

Andres

Il prossimo mese sará 1 anno di occupazione. Il tutto é cominciato quando iniziarono a svuotare la fabbrica. Nell’ultimo mese prima di chiudere, l’impresa aveva cominciato a portare via i macchinari, a non pagari i buoni salario, non c’era piú la mensa, non c’era piú l’ambulanza.
A quel tempo abbiamo cominciato a renderci conto che l’impresa stava per chiudere. Abbiamo interrotto la produzione e abbbiamo deciso per l’occupazione.
Di seguito abbiamo reiniziato la produzione sotto controllo operaio e subito hanno cominciato a metterci i bastoni fra le ruote emettendo un ordine di interruzione dell’attivitá produttiva per inagibilitá dell’edificio, la scusa era l' insicurezza dell’impianto del gas.
Allora abbiamo cominciato lal lotta contro lo sgombero chiesto dalla Zanon. Abbiamo presentato un ricorso alla giustizia penale e un ordine di protezione alla corte di giustizia del Lavoro che si schieró con noi dicendo che era un conflitto lavorativo e non un problema di sicurezza e che era la Zanon in errore, condannandola per abuso di potere.
A questo punto, con questa sentenza a nostro favore, la Zanon é stata costretta a fare riprendere la produzione, con tutti gli operai, ed é stata obbligata a sbloccare il 40% dello stock per cominciare a pagare i salari arretrati degli ultimi 2 mesi. Hanno dovuto darci i materiali, e con la ripresa della produzione abbiamo cominciato a pagare il debito. A questo punto abbiamo cominciato a pensare al prossimo passo: lo stock a nostra disposizione sarebbe finito a breve e la Zanon non intendeva permettere alla fabbrica a produrre oltre. In questo momento abbiamo deciso di prendere in mano completamente la fabbrica. Da allora sono 6 mesi che gestiamo la produzione.

Domanda:
E le vendite come vanno ora?
Risposta:
Mica male. Stiamo vendendo circa il 20% della capacitá produttiva della nostra fabbrica. Ci stiamo vivendo in 170 famiglie con un salario di 800 pesos mensili, indistintamente per tutti, da quelli che lavorano alle vendite a chi lavora alle macchine. Da qualche mese siamo riusciti ad integrare alcuni disoccupati di vari movimenti piqueteros, che guadagnano esattamente come noi tutti.
Raggiunto questo obbiettivo, abbiamo cominciato a fissarci degli standard di vendita che di mese in mese vanno aumentando. Con un piano del genere, nel corso del tempo riusciremo ad integrare altri disoccupati.
Il nostro obbiettivo é la statalizzazione a controllo operaio e con un piano di investimento sociale. Abbiamo dimostrato quello che puó fare occupando una fabbrica. Siamo riusciti a fare una donazione ad un ospedale della zona, l’ospedale Centenario, fornendogli i nostri materiali gratuitamente per rifare il pavimento ed anche per i “comederos” della zona. Questo é quello che puó arrivare a fare un’impresa comunitaria che lavora per la comunitá. Questo é il nostro obiettivo, sappiamo che é lontano da raggiungere, perché per ottenere la statalizzazione c’é da fare un tragitto legale e un percorso di lotte molto lungo.
Quello che abbiamo fissato é un punto intermedio che é l’amministrazione operaia temporanea, che ci potrebbe dare la legalitá e quindi la possibilitá di commercializzare tranquillamente. Attualmente stiamo vendendo direttamente al pubblico, va bene, ma vorremmo poter avere qualche sicurezza in piú. Stiamo vendendo per coprire i costi, non ci interessa avere un profitto e quindi i prezzi sono accessibili.
In un primo momento la gente comprava per solidarietá, ora siamo “concorrenziali”.
Abbiamo un coordinamento di lotta regionale. Abbiamo giá ricevuto 4 ordini di sgombero!
D:
Quindi giorno e notte nella fabbrica?
R:
Sí, abbiamo formato varie commissioni: vendita, compera, produzione, sicurezza e stampa e diffusione; fondamentali sono la produzione, per continuare a far vivere la fabbrica, e la diffusione, per far conoscere il conflitto..... perché non si pensi che la lotta sia finita. Abbiamo sí ricominciato la produzione e stiamo ricevendo salari, ma il conflitto non é finito, la lotta é ancora lunga. In questo cammino abbiamo avuto contatti con altre realtá di fabbriche che utilizzano altre modalitá organizzative come la cooperativa. Ci siamo uniti nella lotta pur avendo diverse metodologie, perché quello che noi vogliamo é che il lavoratore argentino con qualsiasi mezzo possa mantenere il proprio posto di lavoro.
Ognuno ha i suoi obbiettivi, ma l’importante é che siamo solidali l’uno con l’altro.

D:
Come vi organizzate?
R:
Ci organizziamo in assemblea, 2 alla settimana sono fisse e se c’é qualcos’altro da discutere ne fissiamo delle altre. Decidiamo tutto in assemblea, tutti i passi che facciamo li discutiamo fra noi: l’incorporazione dei compagni, gli obbiettivi di lotta.

D:
Che impressione hai avuto del congresso delle fabbriche occupate?

R:
Molto positivo. La cosa piú importante che é uscita dal congresso, al di lá degli obbiettivi che ogni fabbrica si pone, é la necessitá di darsi una unitá nella lotta: se toccano uno, toccano tutti.
Altra cosa importante é il fondo nazionale per lo sciopero, perché ci sono molti lavoratori di molte altre fabbriche che vorrebbero entrare in lotta, occupare le fabbriche e che si confrontano con difficoltá economiche enormi, e non hanno nessun tipo di protezione. E l’ultimo punto fermo é il fatto che qualsiasi fabbrica che chiude, debba essere occupata e rimessa in produzione.
C’é stato il consenso sui punti votati, siamo riusciti a lavorare in maniera orizzontale....molto positivo.
Adesso peró c’é da concretizzare il piano di lotta che abbiamo deciso.

D:
Che tipo di relazioni avete con l’MTD?

R:
É fondamentale. Il rapporto con l’MTD é cominciato prima di occupare la fabbrica e lottando con loro giorno dopo giorno ci siamo resi conto delle difficoltá che vivono. E nonostante questo ci hanno sempre appoggiati, senza che noi potessimo assicurargli nulla per il futuro. Quando ci furono i tentativi di sgombero i compagni erano sempre con noi, il minimo che abbiamo potuto fare e garantirgli i posti di lavoro ora che ne abbiamo avuto la possibilitá. La fabbrica ha visto aumentare gli operai da 600 a 870, vogliamo aumentare la produzione semplicemente per migliorare ancora questi risultati, per allargare il piano di lotta. E vogliamo allargarlo non solo all’MTD e ai ceramisti, ma anche ai medici, ai docenti, agli studenti lavorando per la costruzione di scuole e di ospedali.
In questo cammino i compagni dell’MTD sono stati un appoggio fondamentale, insieme a quello ottenuto dai compagni dell’universitá nel lavoro di produzione. Noi siamo operai, organizzati alla nostra maniera, l’apporto della gente della facoltá é utile. E poi chiunque si rapporti disinteressatamente alla nostra lotta é una forza in piú.

D:
E con i sindacati e i partiti politici?

R:
Nella commissione di coordinamento dove ho lavorato io ci sono sia i partiti che i sindacati, ma quelli combattivi. Si parla democraticamente e collettivamente e cerchiamo di lavorare sui punti di affinitá, sulle convergenze evitando sterili polemiche.
Peró con la grande centrale sindacale non abbiamo rapporti, sono dei traditori.
Tuttavia alcuni settori della stessa burocrazia sindacale si sono distaccati e hanno cominciato a lottare con noi, entrando nel coordinamento

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