Fosse Ardeatine, 60 anni dopo, Roma non dimentica
Il 24 marzo 1944 in un’azione di guerra a Roma
in via Rasella, un gruppo di partigiani dei Gap uccideva 33 soldati del battaglione
Bozen e ne feriva 38 facendo scoppiare una carica esplosiva e attaccando la
colonna nemica con armi automatiche e il lancio di bombe da mortaio leggere.
Accuratamente preparata, l’azione colpiva uno dei battaglioni specializzati
in azioni di rappresaglia e faceva seguito a una serie di massacri perpetrati
nei mesi precedenti dai tedeschi nelle zone intorno alla capitale ai danni di
persone innocenti, spesso donne, vecchi e bambini: 18 vittime a Canale Monterano,
32 a Saturnia, 14 a Blera, 40 a San Martino, 14 a Velletri ecc.
In seguito all’azione partigiana Hitler comunicò che Roma doveva
essere interamente distrutta e tutta la popolazione deportata, ma subito dopo
rettificò che per la vendetta sarebbe stato sufficiente radere al suolo
l’intero quartiere nel quale si era svolta l’azione. Infine Kesselring
e il comandante della piazza di Roma, Kurt Maeltzer, stabilirono le modalità
della rappresaglia: dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso. L'eccidio
avvenne immediatamente e fu affidato al colonnello Herbert Kappler, coadiuvato
dal capitano Priebke: il giorno dopo l’azione partigiana, 335
uomini furono uccisi alle fosse
Ardeatine, ciascuno con un colpo alla nuca. La maggior parte delle vittime
venne prelevata dal carcere di Regina Coeli e dal comando di via Tasso, cinquanta
furono scelte e consegnate dal questore fascista Caruso.
60 anni dopo nonostante c'è chi chiede la grazia per il boia Priebke,
accanto alle iniziative istituzionali del comune di roma e/o della provincia,
ci sarà un corteo itinerante per le vie del pigneto organizzato dal csoa ex-snia.
Appuntamento alle ore 17 all'isola pedonale del Pigneto
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