Trapani chiama!
Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre del 1999 Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nassim,non cercavano altro che la liberta', quella notte, loro e gli altri migranti rinchiusi nel lager di stato "Serraino Vulpitta", il centro di permanenza temporanea di Trapani.
La liberta' che cosi' inspiegabilmente gli era stata negata. Provarono a scappare dalle finestre, ma furono subito ripresi dagli agenti di guardia e rinchiusi tutti nella stessa cella sbarrata dall'esterno.
Uno di loro penso', allora, che solo il fumo di un materasso in fiamme avrebbe potuto costringere le guardie a riaprire i cancelli, consentendo cosi' la fuga. Ne morirono tre, nella stessa notte, consumati dalle fiamme di un incendio che i soccorsi colpevolmente non spensero in tempo.
Altri due sarebbero morti qualche giorno dopo al Centro Grandi Ustionati
dell'ospedale Civico di Palermo. L'ultimo, Nassim, avrebbe smesso di
respirare dopo due mesi e mezzo di agonia.
Il processo, che ne è seguito all'allora prefetto di Trapani Cerenzia, accusato
di omissione di atti d'ufficio, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose
nei confronti degli agenti di polizia rimasti feriti nel rogo, omessa cautela
per non aver predisposto le misure di sicurezza necessarie ed il piano antincendio, ne ha visto l'assoluzione in primo grado. Si attende l'appello.
A sei anni dalla strage del 28 dicembre del CPT Serraino Vulpitta tutte le realtà autogestite, le associazioni e i gruppi siciliani
tornano in piazza, dopo il campeggio antirazzista di questa estate e dopo le 19 denunce ad altrettanti antirazzisti,
scendono nuovamente in piazza a chiedere la chiusura del Vulpitta e di tutti i lager di stato, a reclamare la liberta' di movimento e per dare un forte monito perché finisca lo scandalo dei Centri di detenzione per uomini e donne innocenti che non hanno commesso alcun reato.
L'appello della Rete Antirazzista Siciliana
L'appello del Coordinamento per la pace di Trapani
Il dossier su Indymedia
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