Italia al buio, incubo nucleare
Dopo il blackout che ha oscurato l'Italia, si torna a parlare di politiche energetiche:
si invoca la costruzione di nuove centrali elettriche e il ritorno dell'energia nucleare, come se
le centrali attualmente installate non fossero sufficienti. E' lo
stesso gestore della rete, il GTRN, a smentire le parole di Ciampi, Marzano e
compagnia. Dall'ultimo rapporto, infatti, risulta che un terzo delle centrali
italiane sono inattive,
in conseguenza di una privatizzazione
energetica che mina l'efficienza della rete italiana, come gia' e' avvenuto negli
USA. Nessuno le ripara, perche' ai nuovi gestori converra' costruirne di nuove, piu' inquinanti ma piu' redditizie. E
che nessuno
vuole, a parte le lobby internazionali.
Si torna a parlare di nucleare. Lunardi non si e' fatto attendere, il presidente della regione veneto nemmeno; e anche menti piu' illuminate e non berlusconiane ripetono gli stessi slogan: servono centrali, i nostri consumi non possono fermarsi. Ma la lobby delle centrali potrebbe non aspettare l'abrogazione del referendum post-Chernobyl: se non possiamo
costruirle a casa, potremmo farlo dietro l'angolo, grazie alle
proposte di legge del governo. D'altronde, oltre alla privatizzazione, questa
e' l'altra ricetta
proveniente dagli amati USA. Ma i problemi posti dal nucleare (le scorie, ma non solo) non sono risolti, ancor meno in un regime energetico che tende alla
privatizzazione. Vista l'attuale gestione
delle scorie radioattive, non sembra il caso di produrne di nuove.
Regna un pesante silenzio sulle alternative: una produzione minore
o piu' razionale e le energie rinnovabili: non solo possono
fornire kW/h senza consumare l'ambiente, ma consentirebbero una
gestione decentrata dell'energia che sa troppo di autogestione, a casa nostra come in Chiapas.
Tutti a dire che costano troppo e rendono poco. Ma
quanto si e' investito per migliorarne l'efficienza?
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