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migranti, cittadinanza, liberta' di movimento:   1 pagina successiva | Archivi delle feature una a una | Archivio settimana per settimana
Storie di ordinaria violenza 07/20/2005

Savignano: pestaggio in caserma

A pochi passi dalle orde di vacanzieri in preda a stress da spiaggia, si muove un mondo migrante, composto in buona parte da "irregolari" indesiderabili per lo stato, ma indispensabili al mercato. Si tratta di non persone, prive di diritti e inermi di fronte ad abusi e umiliazioni. Uno fra i tanti è Youssef , catturato dai Carabinieri durante una retata in un centro commerciale, malmenato all'interno della caserma e abbandonato nei pressi di un cavalcavia non senza minacce…

Continua in Categoria Migranti
cpt trapani 16/04/2003

Storie da un lager

Il Centro di permanenza temporanea di Trapani e' il primo ad essere aperto in Italia e viene inaugurato nel luglio del 1998 nei locali della Casa di Riposo per Anziani "Rosa Serraino Vulpitta" alla presenza del capo della polizia Masone e del sottosegretario agli interni Sinisi. Viene celebrato come "il fiore all'occhiello" del Ministero degli Interni.
Da subito pero' si verificano rivolte, tentativi di fuga, episodi di autolesionismo da parte degli immigrati trattenuti. Il clima e' di continua, altissima tensione.
Nella notte fra il 28 e il 29 dicembre del 1999, dopo l'ennesimo tentativo di fuga, uno degli immigrati appicca il fuoco ad alcuni materassi in una camerata. E' l'inferno. Nel rogo muoiono bruciati vivi tre giovani tunisini, altri tre moriranno in ospedale a causa delle ustioni riportate: Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nasim.
Nel mese di gennaio, viene presentato un esposto alla magistratura in cui si denunciano le condizioni di sicurezza inaccettabili e le carenze strutturali del centro: mancano le uscite di sicurezza, i corridoi sono troppo stretti per permettere il deflusso in caso di emergenza, gli estintori sono in numero insufficiente.
L'indagine che scaturisce dall'esposto porta nel luglio del 2000 al sequestro del centro da parte dell'autorita' giudiziaria; il prefetto di Trapani Cerenzia riceve un avviso di garanzia per omissione di atti d'ufficio ed omicidio colposo plurimo.
Il Ministero degli Interni si rivolge al Tribunale del riesame che, nel settembre dello stesso anno, dispone il dissequestro del centro, non entrando però nel merito dell'inchiesta sul rogo ma rilevando soltanto come i lavori di ristrutturazione fatti in seguito ne rendano accettabili le condizioni di sicurezza all'interno. La Procura di Trapani ricorre alla Corte di Cassazione, il "Serraino - Vulpitta" riapre ufficialmente il 15 novembre 2000.
L'inchiesta si conclude con il rinvio a giudizio dell'ormai ex prefetto di Trapani per omissione di atti d'ufficio, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose nei confronti degli agenti di polizia rimasti feriti nel rogo, omessa cautela per non aver predisposto le misure di sicurezza necessarie ed il piano antincendio. Attualmente il processo e' in corso.
Dal 2000 la gestione del Vulpitta e' affidata alla cooperativa "Insieme" di Castelvetrano. Direttore del centro, nominato con decreto dal prefetto Cerenzia, e' il cav. Giacomo Mancuso, gia' responsabile del centro di accoglienza Badia Grande della Caritas di Trapani.
Dopo il rogo il Ministero degli Interni ha fissato in 54 unita' il numero massimo di trattenuti al Vulpitta; tale limite pero' viene spesso ampiamente superato.
Il Vulpitta dopo le ristrutturazioni, assomiglia sempre piu' ad un carcere. La cosa che colpisce di piu' e' la presenza di sbarre dovunque.
Si accede al centro da via Tunisi. L'ingresso e' sorvegliato da un agente di polizia. Per entrare nell'edificio bisogna attraversare un campetto di calcio, circondato da una alta e spessa rete di protezione. Al piano terra ci sono gli uffici del personale della Questura, del direttore del centro ed un magazzino, al 1° piano c'e' il centro di identificazione, un corridoio e alcune stanze. Spesso e' vuoto, qualche volta ci sono gli immigrati appena sbarcati in qualche parte della provincia che non hanno trovato posto al piano di sopra, in attesa di essere fotosegnalati e smistati in altri centri; possono rimanere lì anche per giorni; in questo caso dormono a terra sopra delle coperte. Quando cio' si verifica, quasi sempre il cancello e la porta anti - incendio che danno sul corridoio vengono chiuse.
Al 2° piano c'e' il centro di trattenimento, diviso in due settori; il primo sottoposto alla vigilanza della polizia, il secondo a quella dei carabinieri, collegati fra loro da un ballatoio esterno, di solito nel settore dei carabinieri vengono trattenuti i tossicodipendenti e coloro che provengono dal carcere. I poliziotti, a differenza dei carabinieri, sono armati. Le celle danno tutte sul ballatoio, alle sbarre dei cancelli delle celle ci sono sempre appesi ad asciugare i vestiti che gli stessi immigrati lavano.
Gli unici spazi in cui i trattenuti possono stare, oltre alle celle, sono i corridoi interni, anche questi chiusi da un cancello. Le celle misurano circa cinque metri per cinque. Quando il centro e' sovraffollato vi vengono sistemate anche dieci brandine. C'e' anche una cella di isolamento per chi si agita troppo o per chi non vuole dormire con gli altri perche' ha paura. Le lenzuola sono di carta.
I trattenuti possono uscire all'esterno solamente nell'ora d'aria per giocare a calcio, a gruppi di otto, provenienti tutti dallo stesso settore per evitare pericolose "alleanze", scortati da un numero pari o addirittura superiore di agenti.
All'arrivo al Vulpitta viene consegnato loro un borsone con una camicia e un paio di pantaloni o una tuta, delle scarpe di tela tipo tennis, dei capi di biancheria intima. Ogni dieci giorni i trattenuti ricevono una scheda telefonica da 5 euro a testa e ogni settimana un pacchetto di sigarette. I rimpatri vengono effettuati il lunedi' e il giovedi'; nel mese di agosto anche il sabato; gli immigrati vengono prelevati dal centro e condotti con i mezzi della polizia al porto di Trapani per essere imbarcati sulla nave per Tunisi.
Esiste un progetto, gia' approvato dal Ministero degli interni, per la realizzazione a Trapani in contrada Milo di un altro CPT con una capienza di 200 posti e di un centro di identificazione per 500 immigrati, la cosiddetta "cittadella dell'accoglienza" (definizione del sottosegretario D'Ali').
( a cura del Coordinamento per la pace di Trapani)

VERSIONE STAMPABILE
CHIUDERE I CPT 14/02/2004
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Per un conato di liberta'

Non cercavano altro che la liberta', quella notte, Nassim e gli altri migranti rinchiusi nel lager di Trapani, il centro di permanenza temporanea "Serraino Vulpitta".
La liberta' che cosi' inspiegabilmente gli era stata negata.
Presero dei lenzuoli e si calarono dalle finestre. Inutilmente. Furono subito ripresi dagli agenti di guardia e rinchiusi tutti nella stessa cella, le due porte (una di legno e una con la grata) entrambe sbarrate dall'esterno.
Uno di loro penso', allora, che solo il fumo di un materasso in fiamme avrebbe potuto costringere le guardie a riaprire i cancelli, consentendo cosi' la fuga.
Ne morirono tre, nella notte tra il 28 e il 29 dicembre del 1999, consumati dalle fiamme di un incendio che i soccorsi non spensero in tempo.
A quattro anni da quella strage le realta' autogestite, le associazioni e i gruppi siciliani tornano in piazza a chiedere la chiusura del Vulpitta e di tutti i lager di stato, a ricordare Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nassim, a reclamare la liberta' di movimento per le persone e l'abbattimento delle frontiere.

Continua in imc sicilia

Aggiornamenti:
Processo: chiesti 2 anni per l'ex prefetto di Trapani

Audio
Trasmissione sui cpt su Radio Onda Rossa, sabato 27 dicembre ore 11.30

Report: 1 | 2

Mozione dell'assemblea nazionale del 27/28 dicembre a Trapani

Immagini: 1 | 2 | 3

LAMPEDUSA 10/24/2003
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La mattanza senza fine

Un'enorme tomba di senza nome e senza diritti.
Questo e' diventato il Canale di Sicilia: l'emblema della negazione della dignita' di esseri umani per migliaia e migliaia di uomini e donne.
Nei giorni in cui inizia il processo per il naufragio del natale 1996 in cui morirono 283 migranti, un'altra tragedia insanguina le acque del Mediterraneo. Il 17 ottobre scorso 13 somali hanno perso la vita tentando di raggiungere le coste di Lampedusa.
Due giorni dopo, a poche miglia dalla costa tunisina, ancora migranti persi per sempre in mare. E per i sopravvissuti, neanche la garanzia di diritti fondamentali. Alcuni degli uomini e delle donne tratti in salvo sono stati portati, come sempre, nel "centro di accoglienza" (o meglio, nel centro di detenzione) dell'isola a sud della Sicilia.
Non si sa ancora se gli sara' concesso l'asilo politico . Gli altri sono stati ricoverati negli ospedali di Palermo: ridotti allo stremo dopo giorni di navigazione in condizioni al limite, costretti a buttare in mare i corpi dei loro compagni che non ce l'hanno fatta o a usarli per proteggersi dal freddo. Zahra, somala, e altri tre suoi compagni di viaggio sono tutt'ora in coma. Nella serata del 22 ottobre un altro barcone con 150 persone approda sulle coste siciliane.
E davanti alla mattanza mediterranea, alla Camera dei deputati si consuma l'ennesimo ballo delle celebrita'. Parole d'ordine: agenzia europea delle frontiere, controllo dei flussi, patti bilaterali coi Paesi di origine dei migranti. Pochi, vaghi e superficiali accenni a uno sviluppo sostenibile.

Alcuni dati sull'immigrazione

Aggiornamenti:
Dimessi cinque somali dall'ospedale di Palermo
Un'altra tragedia in mare | Profughi iracheni
Ricoverati off limits

NO BORDER CAMP COLONIA 09/08/2003
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Campeggio noborder attaccato e distrutto dalla polizia

In Germania a Colonia dal 31 luglio e' in corso il campeggio antirazzista noborder per "la libertà di movimento globale e all'attacco della logica capitalista e dell'esclusione razzista!"
Nel corso delle giornate e fino al 10 agosto sono in programma azioni e workshops

Reports e aggiornamenti [ 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 ]

Qui tutti i materiali tradotti e report a cura di border0.

Il 9 agosto il campeggio e' stato circondato da pesanti forze di polizia.
Il gruppo stampa riporta che e' stata interrotta temporaneamente la fornitura d'acqua (le temperature sono intorno ai 40 gradi).
Le persone sono state cacciate, inseguite e trattenute in custodia nel campo. Ci sono dei feriti, e la manifestazione antirazzista di oggi e' stata annullata. Sono state erette barricate, un elicottero sta presidiando la zona e ovunque telecamere di sorveglianza.
ore 19: al momento pare che la polizia abbia ordinato lo sgombero del campo con relativa identificazione di tutti quelli che ne escono, a seguito di questo procedimento alcuni attivisti sono stati arrestati.
Attualmente 600 attivisti si rifiutano di uscire perche' all'interno del campeggio sono presenti anche alcuni sans_papiers che, se identificati, rischierebbero la deportazione forzata nel loro paese d'origine.

la giornata di sabato 1 [en] | 2 [en] | cronologia [ Foto 1 | 2 ]
oggi 1 | 2: trecento persone del campo sono state portate nella piazza di raccolta dei prigionieri a Colonia - Bruehl. Sono le persone che si sono rifiutate di farsi identificare e filmare/fotografare, e hanno subito per l'intera giornata un assedio da circa 2.500 poliziotti nel campeggio. La polizia è entrata nel campeggio rovistando ovunque, la struttura risulta devastata e per sfregio alcuni poliziotti hanno pisciato nelle tende. Ora il campeggio è definitivamente chiuso.

Questo e' il piu' grave episodio di repressione in un campo no-border nella sua lunga storia. La polizia continua a dichiarare che il 70% dei partecipanti al campo risultano essere criminali.
E intanto ieri una centinaio di nazisti hanno potuto manifestare senza problemi contro il campo, mentre l'intera area era sotto assedio dalle forze del'ordine.

Tutt* liber* gli/le attivist* fermati la notte di sabato.

In tutta la Germania si sono svolte manifestazioni di solidarieta'.
[ solidarieta' dalla rete migranti | solidarieta' dalla crew di border=0]

Appello per le testimonianze

[ NoBorderNetwork | border=0 | campeggio colonia | webjournal | nadir | IndymediaGermania | indymedia austria [de] [en] | indymedia dispatch | videoclip da kanalB ]


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