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http://italy.indymedia.org/news/2003/11/417307.php Nascondi i commenti.

Reclama Reddito! - Blitz Supermercato
by GlobalProject Friday, Nov. 07, 2003 at 6:41 PM mail: info@globalradio.it

Chiaccherata in diretta con Giulio Labrofrancia del Movimento dei Consumatori Veneto. "L'iniziativa di oggi all'interno del centro commerciale Panorama, mette in chiaro l'idea che il consumatore deve tornare alla trattativa.

Iniziative come questa sono possibili praticando insieme strategie di autodifesa organizzata nei confronti del libero mercato che impedisce anche ai governi di interferire sull'andamento dei prezzi anche dei beni di prima necessità".
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A siii
by che presa per il giro Friday, Nov. 07, 2003 at 8:50 PM mail:

Qualcuno saprebbe a dirmi che fine abbia fatto il slogan "Su su su i prezzi vanno su prendiamoci la roba e non paghiamo piú"?
La simulazione della radicalitá diventa ridicola.Tra qualche anno la gente ci guarderá e ridera di fronte a qualsiasi cosa che diciamo perché le parole e i gesti avranno cominciato a perdere loro senso da "iniziative" del genere.

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ma dove eri?
by spesa fatta Friday, Nov. 07, 2003 at 10:43 PM mail:

sarebbe troppo semplice mandarti a cagare..a cnhe se è questo che le tue parole ignoranti suscitano..
mi trovavao al supermacato con mia moglie ...sposati con figlia..e sinceramente l'iniziativa di questo gruppo di ragazzi ha fatto la differenza sulla nostra spesa..sai io non ho ancora visto nessuno e tanto meno te entrare in supermecato e permettere a chi volesse di fare autoriduzione sulla propria spesa...già è semplice dire " la radicalità...non si paga..." ma farlo mi sembra un'altro discorso...io oggi ho fatto una spesa e praticato l'autoriduzione..tu dov'eri?' che cosa hai fatto'
quando la smetterai di parlare ..fammi sapere l'appuntamento per apppropriarmi di cibo senza pagare...sai in due e figlia con uno stipendio non si vive...io ci sarò ...ma tu riusciarai a fare qualcosa..invece che parlare e basta..????

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dedicato a
by tommaso, max e ace Friday, Nov. 07, 2003 at 11:36 PM mail:

la generalizzazione dello sciopero fiom e cub di oggi, praticata con gli smontaggi di numerose agenzie interinali e la clamorosa spesa autoridotta di marghera , è la risposta migliore che diamo a chi ci voleva impauriti.
abbiamo dimostrato che si può.
coniugare radicalità conflitto e consenso.
innovare, rilanciare, le lotte ed i movimenti.

chi ci voleva impauriti ci trova più determinati di prima.
liberi subito i nostri fratelli.
le-i disobbedienti de marghera

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populisti da mezzo euro
by marcos Saturday, Nov. 08, 2003 at 11:19 AM mail:

Come si puo' facilmente constatare i disobbedienti sono al dessert...

Si affannano a ramazzare qualche centesimo di consenso
con iniziative populiste, spacciando per novita'
pratiche a dir poco consunte (anche se tutto sommato condivisibili).

Ma la cosa piu' penosa e' come commentano su questo NW le proprie notizie, creando questi personaggi da soap opera che reggono la sponda
con lacrimevoli storielle di figli affamati.

Roba da partito comunista sovietico anni '50.

Scioglietevi, siete detestati da tutti, create solo fastidio e siete un
peso per tutto il movimento.

Vogliamo essere liberi e libere di disobbedire - come sempre hanno fatto i libertari da piu' di un secolo - senza venire sussunti
dai vostri capetti unti e bisunti.

au revoire...


marcos

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per il finto padre di famiglia
by una Saturday, Nov. 08, 2003 at 11:26 AM mail:

E' evidente che ne' tu ne' i disobbedienti avete partecipato alle azioni "YO MANGO"
che si sono svolte a Firenze lo scorso anno...

li si faceva lo sconto 100%

Arrivate sempre tardi, male e appropriandovi delle idee altrui.

Il finto padre di famiglia prima parla in terza persona di "questi ragazzi",
poi fa' la tirata da "esperto movimentista" filo disobbediente.

Ma fateci il piacere, scrivete su quella merda di global, almeno voi...

una

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dai, "una"
by racconta! Saturday, Nov. 08, 2003 at 2:15 PM mail:

raccontaci dell'iniziativa, dato che non se n'è saputo un cazzo, poi io ti racconto delle facce che facevano i clienti del super quando hanno capito che è un loro diritto chiedere prezzi più equi; perchè vedi a rubare sei buono quando hai vent'anni, ed è anche giusto, ma uno che ha lavorato tutta la vita ti pare che vada a rubare in supermercato?
poi per quanto riguarda la radicalità, andate a dirgliele a qualcun'altro, grazie

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CASPITA..
by CASPITA... Sunday, Nov. 09, 2003 at 9:51 PM mail:

BEN IL 10% DI SCONTO!!!!...(e pensare che i centri commerciali a volte fanno il 3x2..... sì, anche quelli che appartengon a ...... )
ora si che nessuno morirà di fame...grazie disobbedienti!

Però i vostri capetti con voi son onesti, vi pagano anche le """occupazioni"""
tanto, in ogni caso risparmian rispetto ad una propaganda politica tradizionale!

Mi raccomando i soldi che vi fan risparmiare i Vs capetti metteteli da parte!! (ps: magari investendo in azioni che finanzian la guerra, cari "disobbedienti pacifisti"
anche perchè una volta che avran il posto....vi faran "ciao ciao"

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per "racconta"
by una Monday, Nov. 10, 2003 at 1:41 PM mail:

http://italy.indymedia.org/news/2002/11/102605.php

Anni fa, gli adolescenti afro-americani dei ghetti portavano pantaloni larghi e cadenti come i loro fratelli in carcere, ai quali non era consentito usare cinture pur dovendo indossare abiti standard di taglie più grandi. Alcune ditte commercializzarono e codificarono questa moda attraverso i loro marchi cosicché oggi tutto il mondo estraneo a questi ghetti può adottare uno stile di abbigliamento spigliato, irriverente, fuori dagli schemi classici.
Alcuni mesi fa, un marchio locale organizzò la prima sfilata YOMANGO a Barcellona. Il 5 luglio del 2002, durante un fine settimana, un corteo di decine di persone attraversò il centro della città, una zona commerciale brulicante di gente in pieno periodo di saldi.
La sfilata ebbe luogo nel negozio Bershka, uno dei negozi d’abbigliamento più frequentati di Barcellona.
Alcuni indossatori attraversarono il confine del negozio e uscirono in strada indossando sopra ai loro vestiti delle sacche a forma di grandi bocche, che inghiottivano tutto quello che incontravano al loro passaggio e impugnando gigantesche forchette che usavano per spostare i vestiti tra gli scaffali, provocando caos nel negozio e divertimento e felicità tra le persone presenti. Una campagna di stampa dei media, imbeccata in parte da fonti di polizia fu contrastata dalla strategia di comunicazione YOMANGO: mentre i giornali denunciavano “atti vandalici causati da gruppi del movimento anti-globalizzazione e da alcuni alternativi di Barcellona” (sic), YOMANGO esibì pubblicamente, nella cornice di una importante istituzione locale, come parte del programma di un famoso festival culturale, il ridicolo risultato dell’espropriazione avvenuta durante la sfilata: un orribile vestito in svendita a 9 euro e 50 centesimi.
Capirai che crimine!

10 CONSIGLI PER UNO STILE YOMANGO:
PERCHE’ LA FELICITA NON E’ IN VENDITA.

1. YOMANGO [ da Mango, popolarissima ditta commerciale spagnola d’abbigliamento e l’ancor più popolare gesto di “mangar” (ital.: fregare; YOMANGO = io mango, io frego)] è un marchio il cui obbiettivo principale, come per tutti i marchi importanti, non è tanto la vendita, quanto l’”acquisizione” di massa di uno stile di vita.

2. Osa desiderare: YOMANGO è il tuo stile: rischioso, in continuo cambiamento. YOMANGO è tutto il contrario di una noiosa pratica militante di reazione: è la proliferazione articolata di gesti creativi: noi non “rubiamo”, ma “freghiamo”: pratichiamo della magia, liberiamo il desiderio, l’intelligenza e la libertà cristallizzata negli oggetti che si trovano in vendita. Se YOMANGO ha una politica è la politica della felicità, quella che privilegia il corpo. Siamo felici, sfrontatamente felici. YOMANGO: sentiti bellissima.


3. Perché la felicità non è in vendita. Lo stile YOMANGO, come tutte le novità del commercio capitalista, non è propriamente una “novità”. Non consiste nella semplice “appropriazione” legale o illegale delle cose, ma nell’articolare e dotare di capacità auto-organizzative la nota pratica dell’“espropriazione”, tramite obiettivi e strumenti, immaginazione, desiderio, intelligenza e una nuova grammatica. Il fondamento attuale del capitalismo è la produzione e ri-produzione sociale mediante lo sfruttamento dell’intelligenza e della creatività collettiva. Il mercato si nutre delle idee, delle forme di vita, degli svariati modi con cui le persone si esprimono attraverso le parole, i vestiti, i gesti, la sessualità…Il commercio si appropria dei nostri desideri, delle nostre aspettative, delle nostre esperienze e ce li restituisce in forma alienata: estranei a noi, trasformati in “merce” da acquistare. Acquistare la propria felicità liofilizzata. Lo stile YOMANGO intende “ri-appropriarsi”, legittimare ed estendere l’”espropriazione” di ciò che, in effetti, prima di essere trasformato in “merce”, appartiene a tutti noi. YOMANGO è proprio dentro ognuno di noi.

4. Dobbiamo inventare nuovi gesti che, nel loro ripetersi, aprano nuovi mondi in cui abitare. Il termine popolare “mangar”, in spagnolo, rimanda etimologicamente all’immagine di ottenere le cose “bajo manga” (ital.: sotto mano), “por debajo de la manga” (manga = ital.: manica). YOMANGO è la produzione di strumenti (abiti, accessori, utensili…) e gesti quotidiani (comportamenti, azioni…) per vivere YOMANGO. “Comprare” è un esercizio passivo, noioso, alienante, un atto socialmente predeterminato. “Fregare” è una pratica creativa ed eccitante. “Rubare” è considerato un crimine: però YOMANGO non attiene alla sfera della legalità o dell’illegalità, bensì, in ogni caso, aspira a un tipo di “legittimità” che ci appartiene: quella che nasce dal basso, dal quotidiano, dal desiderio di vivere creativamente in libertà. “Comprare” è un atto d’ubbidienza. YOMANGO è uno stile disubbidiente. YOMANGO è la mano che con un libero movimento, esplosivo e irriducibile, traccia nell’aria del centro commerciale una curva del desiderio, senza mediazioni: direttamente dallo scaffale alla borsa, senza bisogno di denaro né di tessere.
YOMANGO non è furto: la proprietà è un furto.

5. YOMANGO non propugna la proprietà privata con mezzi diversi. Non propone l’accumula-
zione. Consiste nel portare all’estremo la libera circolazione dei beni. Potlacht!:
ri-appropriati e fai circolare, soddisfa i desideri e i bisogni dei tuoi simili. Invita a cena
YOMANGO a casa tua. Regala e indossa con orgoglio abiti YOMANGO.
Ruba questa rivista!

6. Il mercato ci offre un’alternativa fasulla, un’ingannevole libertà di scelta tra un modo
o un altro di spendere i nostri soldi, i nostri desideri o le nostre illusioni, c’indirizza
verso una marca piuttosto che un’altra, quasi sempre a beneficio dello stesso imprenditore.
YOMANGO sbaraglia la libera concorrenza affermando: la reale alternativa è DENARO
contro YOMANGO. Il resto è commercio. Il resto è lavorare consumando. YOMANGO
non è lavoro da sfruttare: è una forma curiosa di gratuità messa in atto attraverso il
seguente paradosso: denaro gratis.

7. Così come il mercato cristallizza il desiderio e la creatività in “merce” commerciabile, allo
stesso modo mercifica, regola e controlla il desiderio di comunità, di esperienze
condivise, in questi centri e grandi aree commerciali asettiche che si propongono come
nuovi spazi pubblici, ma che in realtà sono delle contraddizioni mal concepite: spazi pub-
blici privatizzati. In questi luoghi, la potenza collettiva viene regolata inducendo la circo-
lazione, i movimenti, i comportamenti, in base a strani rituali supercodificati.
La guardia di sicurezza del centro commerciale è la nuova incarnazione del vecchio prete o
del poliziotto di quartiere, figura rassicurante e vicina alla gente che garantisce l’assenza di
conflitti, basata su di un tacito consenso.
Un formicaio umano che spazia fondamentalmente dallo svago alla cultura (catene
di librerie, di cinema, ristoranti, fast-food). Che persegue l’uniformità e l’asetticità ,
un’abbondanza che rappresenta l’altra faccia della penuria (hostess, camerieri, baby-sitter
e parco giochi). YOMANGO libera anche dall’esperienza collettiva di queste nuove
fabbriche.
Propone di uscire dai recinti che delimitano i percorsi stabiliti per opporsi alla routine.
E’ una nuova esperienza sovversiva degli spazi commerciali di aggregazione. E’ sentire la
libertà di ricreare, al loro interno, altri usi, altri mondi possibili. Può anche essere, volendo,
lo sciopero, il boicottaggio del nuovo precariato sociale (integra il tuo mediocre stipendio
prendendo quello che puoi, porta via la roba dal negozio, mangia e dai da mangiare gratis,
fa finta di non vedere quando nel tuo negozio entrano gli YOMANGO; promuovi nel tuo
negozio una giornata YOMANGO).

8. YOMANGO ti accompagna in ciascuno dei tuoi gesti quotidiani, è con te nei momenti migliori, quelli che non ti costano nulla in termini di denaro. Durante la sfilata YOMANGO a Barcellona si verificarono dei furti in massa, eppure YOMANGO si limitò a rendere visibile una situazione: il taccheggio è una delle pratiche quotidiane della gente. Se ci furono numerosi furti da Bershka, non furono certo da parte degli attivisti o degli alternativi, come pubblicato dai mass-media e dalla polizia: furono adolescenti beccati con la taglia 36 e le loro mamme invogliate dalla carta di credito a comprare abiti alla moda a buon prezzo…o meglio, che li prelevavano dal negozio, come in questo caso, senza soldi né carte di credito. YOMANGO vuole organizzare e rendere sistematiche queste pratiche quotidiane. A Barcellona il marchio YOMANGO ha organizzato i caratteristici laboratori di disubbidienza civile adattati allo stile di vita YOMANGO, così come dei laboratori per la creazione di strumenti di fantasia e attrezzi vari, incontri e dibattiti, cene, feste e banchetti comuni.

9. YOMANGO è un marchio che puoi esportare dove vuoi. Lo stile YOMANGO è un processo aperto. Crea utensili, prototipi e dinamiche che fluiscono e proliferano, che aspettano la ri-appropriazione e la libera circolazione. Un marchio che appartiene al mondo intero. Che viene e va dall’esperienza comune. E ricorda: YOMANGO lo trovi solo nel tuo centro commerciale.

10. YOMANGO. Lo vuoi? E’ già tuo.

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