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DONNE E LAVORO
by GIRL Power Wednesday, May. 05, 2004 at 8:22 PM mail:

Donna e Lavoro Alle soglie del 2000 si deve obiettivamente riconoscere che, pur in presenza di sostanziali miglioramenti, sono ancora grandi le difficoltà che la donna incontra sui posti di lavoro dove, troppo spesso, anche se in maniera talvolta occulta, subisce gravi discriminazioni dovute esclusivamente alla sua condizione di donna e di madre.

In effetti, dopo il riconoscimento pieno del "problema donna" nel Ventennio fascista per il quale si è legiferato (R.D.L. 25 Marzo 1923, N° 1207 - Disposizioni intese a reprimere la tratta delle donne e dei fanciulli; Legge 26 Aprile 1934 N° 653 - Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli; R.D. 7 Agosto 1936 N° 1720 - ...tabelle indicanti i lavori per i quali è vietata l'occupazione dei fanciulli e delle donne minorenni...; D.L. 8 Giugno 1938 - Determinazione delle attività per le quali è obbligatoria la visita medica alle donne ed ai fanciulli che vi sono occupati) con soluzioni, per l'epoca, certamente di avanguardia, come riconosciuto tempo fa anche dal Presidente della Camera Irene Pivetti, lo Stato democratico repubblicano ha lasciato trascorrere invano quasi un quarto di secolo prima che si arrivasse a normative nuove e qualificanti, fatta eccezione per l'Art. 37 della Costituzione(1948) che riconosce la piena parità del lavoro dell'uomo e della donna e per la legge 860 del 1950 (Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri). Per il resto e per lungo tempo, il problema donna e lavoro è stato infatti analizzato solo nei termini demagogici propri della Sinistra che ha sostenuto (e questo retaggio è ancora presente) contrapposizioni sessiste in nome e per conto di presunte e complete parità fisiologiche. Oggi sembra invece esserci un ritorno da parte delle donne alla propria identità fisiologica e psicologica, senza contrapposizione tra i sessi, alla ricerca di specificità da valorizzare e non da mortificare. La donna "socialnazionale" è cosciente che il suo ruolo anche nel mondo del lavoro, superati beceri luoghi comuni mascherati da necessità efficientistiche, è da "prima linea" nelle possibilità "manageriali", intellettuali e spesso anche operative, senza però scadere nella demagogia della differente strutturazione fisica: il lavoro delle donne va protetto, non mortificato con mansioni pesanti ed insalubri. Per quanto riguarda le molestie sessuali, la piaga è certamente ancora presente e va rimossa con la retta applicazione della legge per rendere inefficace il ricatto del "lavoro in cambio di sesso"; questo ricatto è infatti una tangente molto diffusa, sicuramente la causa più diffusa del problema. Riportiamo qui di seguito una sintesi delle leggi che tutelano il lavoro della donna, l'evoluzione dei contenuti, gli aspetti da migliorare. Il presente documento non vuole essere altro se non l'invito alla riflessione, la base di partenza per le prossime battaglie che ci debbono necessariamente vedere in prima linea, nella politica come nel mondo del lavoro. Legge n° 1204 del 1971 (Tutela delle lavoratrici madri): garantisce il mantenimento del posto di lavoro della donna dall'inizio del periodo di gestazione fino al compimento di un anno di età del bambino. E' consentita inoltre l'astensione dal lavoro in caso di malattia del figlio fino a che il piccolo non abbia superato i tre anni di vita, con facoltà di scelta tra la madre ed il padre. Il periodo di astensione dal lavoro va dai due mesi precedenti il parto presunto fino ai tre mesi dopo la nascita. Legge n° 903 del 1977 (Parità uomo-donna): sancisce il divieto di qualunque discriminazione basata sul sesso, sullo stato matrimoniale, sulla condizione familiare, sullo stato di gravidanza per qualsiasi livello di responsabilità, a cominciare dalla pubblicità della ricerca di personale presente sugli organi di stampa; a parità di mansioni e prestazioni deve essere garantita la stessa retribuzione. Sono escluse da questa legge le attività professionali che richiedano la specificità del sesso (moda, arte e spettacolo). Tale legge trova applicazione anche nel caso di madre adottiva, alla quale sono garantiti gli stessi diritti previsti dalla legge 1204/71. Legge n° 125 del 10 Aprile 1991 (Per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro): fissa le norme che consentono di fornire gli strumenti idonei a garantire alle donne "pari opportunità" effettive di accesso, di formazione e di carriera. In pratica vanno garantite, a "parità di condizioni", e cioè di abilità, di competenza, di livello scolastico e di preparazione professionale, "pari opportunità". Le disposizioni hanno dunque, come fine ultimo, quello di favorire l'occupazione femminile ed ottenere finalmente l'uguaglianza tra uomo e donna nel mondo del lavoro; la legge indica pertanto misure idonee, dette "azioni positive" per le donne, per riuscire a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità; istituisce presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale il Comitato Nazionale per le Pari Opportunità e, con finalità analoghe, all'interno di tutte le Pubbliche Amministrazioni. Questi Comitati devono occuparsi anche del problema "molestie sessuali", istituendo veri e propri osservatori per la prevenzione ed il monitoraggio del fenomeno puntando sulla sensibilizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici. L'obiettivo ultimo deve essere quello di considerare le molestie sessuali non come un'evenienza che rientra nell'ordine delle cose, bensì come un'offesa alla persona da cui è necessario tutelarsi e che bisogna reprimere. Girl Power comitato di LOTTA - con BERTINOTTI per VINCERE!!

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Donne immigrate: doppia disperazione
by GIRL Power Wednesday, May. 05, 2004 at 8:24 PM mail:

Donne immigrate: doppia disperazione

Il nostro paese è considerato da parte delle popolazioni povere del terzo e quarto mondo la terra promessa ove trovare lavoro e denaro, costituendo per questo l'unica presunta via di uscita dalla loro disperazione quotidiana. Le immagini false e luccicanti che vengono fuori da televisioni che certo non possono essere identificate con le disperazioni di casa nostra non fanno che creare aspettative illusorie e fuori da ogni angolo della realtà. L'esempio più clamoroso è quello dell'esodo di massa degli albanesi che, per rincorrerre libertà e speranza di una normale sopravvivenza nella "facile Italia", dove si vincono milioni alla televisione dopo semplici telefonate, bastava soltanto attraversare qualche decina di Km di mare. Il Paradiso ! Non esistono, nella Storia, esempi di migrazioni di massa verso l'Inferno.
Il buon senso o, più semplicemente il senso comune della Storia, ha insegnato per millenni a stabilire rapporti commerciali nei più sperduti angoli del mondo (e noi Italiani con altri popoli navigatori siamo stati maestri in questo), ma il frutto della propria attività rimaneva quasi sempre nella terra d'origine. Per cui si fuggiva dagli invasori molto temuti ("Mamma li Turchi !"), da restrizioni forti di libertà, da invasori che imponevano modelli di vita diversi da quelli delle proprie tradizioni culturali, religiose e politiche. Più che altro si fuggiva dall'Inferno, non si fuggiva verso il Paradiso. La tragedia che invece si sta consumando a cavallo del terzo millennio è di carattere diverso.
La comunicazione di massa lancia messaggi falsi, di un mondo spesso ovattato che, se può far parte dell'immaginario collettivo, non fa parte però della realtà. E cosi l'Inferno da cui fuggire è solo una realtà di confronto con un Paradiso che non esiste. Alimentare la credibilità di questo falso Paradiso, oltre ad essere spesso frutto di demagogia ciarlatana ed ignorante, è certamente criminale. Imporre ai disperati che emigrano in cerca spesso dell'illusorio e facilmente raggiungibile benessere, verso modelli di sviluppo e di civiltà che non appartengono alla loro cultura e tradizione, non fa altro che renderli schiavi di concezioni di vita che non capiscono e che quindi finiscono con il contrastare, alimentando spesso tensioni sociali con la comunità locale, ma anche all'interno della loro stessa comunità.
E per tornare agli Albanesi, quanto abbiamo appena sostenuto è tutto realmente e tragicamente avvenuto e continua ad avvenire a dispetto di ogni forma di tolleranza che si sollecita a tutti. Ed è emblematico che si ricorra alla terminologia della "tolleranza", che vuol semplicemente dire "sopportazione" e che non è quindi propriamente il concetto di fratellanza tanto caro alle demagogie buoniste delle sinistre e degli ambienti cattolici da salotto. Il rispetto e non la tolleranza verso gli altri uomini pone tutti sullo stesso livello di dignità. Il rispetto si può attuare con forme di aiuto diretto, nelle terre dove l'emigrazione è una piaga sociale di devastante portata, che disgrega famiglie, che disgrega tribù, che disgrega popoli interi. E' su questa disgregazione che bisogna intervenire. Per questo ammiriamo con tutte le nostre forze quegli uomini e quelle donne che prestano i loro servizi missionari presso gli inferni di cui abbiamo parlato.
E' li che bisogna intervenire per operare, senza la mortificazione di un modello di vita e di società da imporre. Per questo rifiutiamo la logica dei dibattiti nei salotti di "quei poveri immigrati". Ma questo argomento sarà oggetto di un intervento specifico, mentre qui rimane a margine dell'argomento che ci siamo posti di analizzare. Torniamo cosi' all'argomento al centro di questo intervento ed alla realtà stessa delle cose. E lo facciamo andando ad analizzare l'emarginazione in seno all'emarginazione, andando cioè a guardar dentro la moltiplicazione della disperazione. Vengono dai paesi più disparati, viene promesso loro un lavoro dignitoso e sicuro subito, non appena messo piede nel "Bel Paese".
La realtà viene molto presto a galla, con il ricatto, talvolta anche quello di più infimo livello di rifarsi sui loro bambini, le giovani - talvolta giovanissime - donne sono obbligate alla prostituzione, ovvero allo sfruttamento più infame, più disumano, dove la dignità può annullarsi nell'inferno reale.
Le poverette senza più vie d'uscita subiscono ogni forma di violenza e solo le più tenaci, e con un pizzico di fortuna, riescono a scegliere la strada del riscatto denunciando i loro aguzzini, spesso loro connazionali e talvolta i loro stessi parenti. Si arriva dunque all'annullamento di ogni legame affettivo, la barbarie predomina quando la propria cultura e le proprie tradizioni vengono messe a tacere in fondo alle coscienze.
Cosi' si costruiscono i nuovi ricchi, quelli che nascono dalla disperazione degli sfruttati, quelli che intingono il loro benessere negli affetti distrutti di intere comunità. Nel contempo la nostra gente, gli "Italiani", sono obbligati a subire il prodotto di queste tragedie, la prostituzione imperversante nelle nostre strade, nei nostri quartieri, con il rischio reale di malattie di ogni tipo, con la certezza dell'impunità dei nuovi tiranni, dei nuovi schiavisti che certo dalla "tolleranza" buonista imperversante nei mass-media hanno da trarre solo i vantaggi dello sfruttamento di queste povere donne. Ma pare che anche questa patina di tolleranza massmediale stia finendo nel peggiore dei modi. I cittadini, quelli che subiscono sulla propria pelle il degrado e la disgregazione delle loro comunità, hanno deciso di scendere in piazza per proteggersi da soli, contro ogni logica buonista obbedendo solamente al fatto di aver, loro si', l'Inferno nei loro quartieri e financo nelle loro case.
E se dall'inferno non si può fuggire, fanno sloggiare l'inferno a randellate, come avviene ad Ostia, a Torino, a Genova, a Milano. Questa forma di "giustizia fai da te" non è certo il valore più alto che una comunità di uomini possa esprimere, ma è certo il prodotto di un degrado su cui non si vuole intervenire, magari a monte stesso del problema, perchè la tolleranza è il "verbo nuovo della convivenza".
Non si accorgono questi nuovi paladini della tolleranza che, in nome e per colpa di essa, si commettono i delitti piu abietti e più riprovevoli proprio verso coloro che sono più deboli ed indifesi. Se si vuole veramente far valere la propria coscienza di uomini, si caccino via i malfattori, gli schiavisti, gli sfruttatori e magari anche i "tolleranti" e si renda ai disperati l'opportunità di scegliersi autonomamente come costruire la loro vita.
Se un ritorno in Patria non è probabilmente il Paradiso, è certo però che nella gran parte dei casi è meglio dell'inferno reale in cui sono precipitati e da cui non riescono ad uscire. La nostra comunità deve intervenire concretamente, nell'emarginazione più profonda, quella doppia, quella delle donne e dei bambini che vivono ai margini dei margini, ma che sono anche quelli capaci di mantenere affetti, sensibilità, tenacia ed amor proprio, ovvero quei valori su cui costruire l'impalcatura del riscatto loro e della loro comunità, scaricando la zavorra dell'abiezione e del degrado umano, per consentire l'emersione dal fondo della barbarie.


GIRL POWER -con Bertinotti si vince

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spuntate giusto in tempo!
by dove siete state finora? Wednesday, May. 05, 2004 at 8:30 PM mail:

donna,
vota anche tu Berty Notty alle Europee
Berty Notty all'assalto del pianeta donna!

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bravo Bertinotto, il movimento l'hai fatto tu
by pollo Wednesday, May. 05, 2004 at 8:37 PM mail:

pallosetti questi comunicati scritti da maschi che vorrbbero parlare delle donne; il tono asettico, i fatti circoscritti in compartimenti stagni, donna e lavoro, donna e famiglia, donna e donne,......
E' l'approccio tipicamente maschile di suddividere ogni cosa in cantucci controllabili.
Peccato che Berty non vi faccia del lavoro svolto fin qui dalle donne, specialmente nel movimento, dove si potrebbero studiare certi meccanismi di potere (anche sul lavoro) molto da vicino.

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manca una parola
by idem Wednesday, May. 05, 2004 at 8:38 PM mail:

- Peccato che Berty non vi faccia parlare del lavoro svolto fin qui dalle donne -

saltata una parola

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IL NOSTRO MANIFESTO
by GIRL POWER Wednesday, May. 05, 2004 at 8:39 PM mail:

IL NOSTRO MANIFESTO...
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A PRESTO un nuovo sito in costruzione

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che è, la morte?
by furalles Wednesday, May. 05, 2004 at 10:23 PM mail:

se se, il manifesto,
e mi raccomando, chiedete a Berty cosa rispondere ai post che sono seguiti al vostro.

LA POLITICA DELLE DONNE IN MANO ALLE DONNE, GRAZIE.

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