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[Milano] Gay Pride, 10 mila in corteo: «Basta con i diritti negati»
by dal corriere Sunday, Jun. 06, 2004 at 11:44 AM mail:

Traffico bloccato in centro. «Vogliamo pari dignità». Slogan e preghiere, la sfilata degli Hare Krishna.

Di scandaloso praticamente niente, di politico davvero tanto. Ieri pomeriggio a Milano il corteo del Gay Pride sotto lo slogan «Famiglie di fatto, di fatto famiglie» per rivendicare il riconoscimento legislativo per unioni affettive e sessuali che ancora vengono discriminate s’è fatto notare non tanto per l’esuberanza carnevalesca delle poche drag queens tutte lustrini e piume, o addirittura in topless siliconato, presenti - che peraltro riuscivano ad attirare tutti i flash dei fotografi - ma, piuttosto, per la consapevolezza allegra e composta di chi fa parte della comunità omosessuale e chiede di poter avere gli stessi diritti di chi è etero. Settemila per la questura, oltre ventimila per gli organizzatori, gli sfilanti da Porta Venezia a Piazza Castello, a colpo d’occhio diecimila, tra palloncini colorati e coriandoli e con un concerto finale (ben più frequentato, da curiosi però, più che da veri sostenitori della causa gay-lesbo). La manifestazione era aperta da uno striscione con i colori della bandiera della pace seguito dalle bandiere di alcuni dei Paesi europei dove i gay, le lesbiche i trans e i bisex hanno già ottenuto quello che in Italia è ancora da venire: Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Portogallo, Belgio, Olanda. Tantissimi quelli che dai marciapiedi osservavano la manifestazione criticandola o approvandola. Mica come per gli Hare Krishna, che mezz’ora prima avevano fatto lo stesso percorso scandendo preghiere senza però attirare l’attenzione.
Innumerevoli politici in prima linea che hanno sposato la causa: Franco Grillini dei Ds, Alessandro Cecchi Paone, che ha deciso di rivelare la propria bisessualità proprio alla vigilia delle elezioni europee che lo vedono candidato per Forza Italia, Antonio Panzeri, che alle Europee si propone con la lista Uniti nell’Ulivo, Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi. Pure presente Mercedes Bresso, che è il presidente della provincia di Torino e che si chiedeva perché «il sindaco di Milano ha negato il patrocinio alla manifestazione».
E sotto le finestre di Palazzo Marino è partito un coro: «Albertini, dove sei?», mentre Gianni Geraci del gruppo Omosessuali Cristiani raccontava «com’è impegnativo testimoniare la fede da omosessuali all’interno della Chiesa». È toccato a Paolo Ferigo presidente dell’Arcigay di Milano e portavoce del Gay Pride 2004 fare il «comizio»: «È tempo che vengano riconosciuti socialmente e legalmente i nostri legami affettivi. Siamo stufi di aspettare. Vogliamo pari dignità all’interno della società». Nessuna tensione, neanche al passaggio in Piazza Duomo inizialmente negata agli organizzatori. Così minima ed estemporanea da non poter essere considerata una contestazione la presenza di un piccolo gruppo di ecuadoriani della Chiesa cristiana pentecostale che al passaggio del corteo in piazza San Babila hanno distribuito volantini per raccontare di un ragazzo suicida dopo il cambiamento di sesso.

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