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Quando si dice che la giustizia è uguale per tutti...
by ilnonsubire Wednesday, Dec. 04, 2002 at 10:15 AM mail:

L'obiettivo sembra quasi preciso: criminalizzare i manifestanti e assolvere le forze dell'ordine e i loro mandanti politici.Si respira sempre piu' area di regime.

17 marzo 2001, Napoli: scontri in piazza. Violenze pesantissime subite dai manifestanti vengono contestate ai poliziotti presente alla Caserma Raniero. Prove certe, schaicchianti. Decine e decine di testimonianze e riconoscimenti. Giusto un provvedimento di arresti domiciliari per una settimana. Nessun poliziotto, carabineire o responsabile di piazza indagato anche per le violenze palesi di piazza.

19-20-21 luglio 2001, Genova: per 3 giorni viene sospeso ogni diritto. Violenze pesantissime subite da tutti i manifestanti vengono contestate a poliziotti, carabinieri e guardia di finanza. Nessun provvedimento in corso.

20-21 luglio 2001, Genova: violenze, torture e pestaggi dentro la caserma di Bolzaneto. Centinaia i riconoscimenti e le testimonianze (tra cui anche alcune delle forze dell'ordine stesso). Nessun provvedimento in corso.

20 luglio 2001, Genova: omicidio di Carlo Giuliani. Richiesta archiviazione di Placanica per legittima difesa.. ipotizzata anche la volontarieta' del gesto, ma come atto dovuto. Nessun altro provvedimento a suo carico.

21 luglio 2001, Genova: irruzione alla scuola Diaz. Scena da stato cileno. Decine e decine di persone selvaggiamente pestate, montature su montature messe in atto, una scuola lasciata al sangue e ai segni della distruzione. Centinaia le immagini, le testimonianze e i riconoscimenti. Nessun provvedimento in corso.

15 novembre 2002: 42 persone sono state raggiunte da procedimento giudiziario della procura di Cosenza in base all'articolo 270 del Codice penale: associazione sovversiva e cospirazione mediante associazione. I capi di imputazione sono di cospirazione politica mediante associazione al fine di turbare l'esercizio di governo e propaganda sovversiva tesa a sovvertire violentemente l'ordine economico. Contestati anche reati di danneggiamenti durante il Global Forum di Napoli e il G8 di Genova.

4 Dicembre 2002: 23 indagati (alcuni in carcere, altri ai domicialiari) per gli scontri di Genova. Di tutto contro di loro: devastazione, resistenze, saccheggio....

... e tanti altri sono gli esempi locali, quotidiani ...

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...e allora?
by chicca Wednesday, Dec. 04, 2002 at 11:31 AM mail:

Viviamo in Italia, te lo sei scordato?
E' lo stesso paese della strage di piazza fontana,del "volo" di Pinelli,del treno Italicus,stazione di Bologna,ecc.
Ormai non mi sorprendo + di niente in questo schifo di paese,dove un minstro dell'interno che crea una struttura golpista come "Gladio", viene fatto presidente della Repubblica!!!!
Qui o si fa tabula rasa di certi politici,e strutture di potere,o non si arrivarà mai a niente!!!

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Solo una parola in mezzo a tante fregnacce
by Valerio Wednesday, Dec. 04, 2002 at 1:37 PM mail: valdieco@tiscalinet.it

Manifestare ormai diventa sempre più frequente nell'Italia del regime, ma le voci che smuovono i palazzi vengono azzittite e processate,ma chi darà giustizia alle persone massacrate e perseguitate da questo stato di polizia? dobbiamo aspettare il giudizio universale oppure il riciclo di potere per l'abbassamento di questo velo omertoso per attaccare i veri colpevoli? Non credo sia possibile sentirsi veramente italiani in questo momento ma vorrei che il mio paese tornasse ad essere democratico, e non sentire più demagoghi carismatici che si riempiono la bocca di democrazia e creano un monopolio nazionale. buona fortuna a tutti coloro che resisteranno all'omologazione.

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ha raggione chicca
by w chicca for ever !!! ; ) Wednesday, Dec. 04, 2002 at 3:36 PM mail:

ha raggione chicca...
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... e scusate se sono rimasto pure corto !

P2 (Loggia Propaganda Due)

- Che cos'è
- Lo statuto
- Elenco degli iscritti
- Le vicende in cui è implicata


Che cos'è
La data di fondazione della loggia massonica Propaganda Due si perde nel tempo, come spesso accade per simili consorterie. E' noto, comunque, che era un antico sodalizio che accoglieva gli elementi più importanti e prestigiosi, fin da quando, nel secolo scorso, la massoneria, aveva avuto un ruolo centrale nelle vicende italiane. Dopo la seconda guerra mondiale era stata riorganizzata anche la loggia P2, con l'aiuto della massoneria USA, trasferendovi i massoni più in vista o che dovevano restare "coperti". Nel Dicembre 1965 il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli presenta l'apprendista Licio Gelli al Gran Maestro Gamberini, il quale lo eleva immediatamente di grado nella gerarchia massonica e lo inserisce nella loggia P2. Nel 1969 Ascarelli e Gamberini affidano a Gelli un non meglio precisato incarico speciale nella loggia. Nel 1971 Gelli diviene segretario organizzativo e ha il totale controllo della loggia. Nel frattempo molti personaggi eccellenti, soprattutto militari e finanzieri si sono iscritti, tra questi il generale Allavena che porterà in dote le copie dei fascicoli delle schedature del SIFAR. Nel '69 capi massonici diranno che grazie a Gelli 400 alti ufficiali dell'esercito sono stati iniziati alla massoneria al fine di predisporre un "governo di colonnelli", sempre preferibile ad un governo comunista. Nel 1972 il nuovo segretario organizzativo cambia nome alla loggia in "Raggruppamento Gelli-P2" accentuandone le caratteristiche di segretezza evitando qualsiasi tipo di controllo. Nel 1973 la loggia segreta "Giustizia e Libertà" si fonde con la P2. Alla Gran Loggia di Napoli del Dicembre 1974, qualcosa di simile a un conclave massonico alcuni tentarono di sciogliere la P2 e di abrogarne i regolamenti particolari, ma senza successo, Gelli aveva acquisito troppo potere nel frattempo. Lino Salvini, maestro del Grande Oriente d'Italia, quindi, nonostante non vedesse di buon occhio tanto potere concentrato in quella loggia, il 12 Maggio 1975 decretò ufficialmente la ricostituzione della loggia P2 elevando Gelli al grado di maestro venerabile. La loggia P2 valicherà presto i confini nazionali e conterà affiliati in diversi paesi dove non si limiterà a fare proselitismo, ma parteciperà, nei modi che la caratterizzano alla vita politica, economica e finanziaria di tali paesi. In Argentina, per esempio favorirà il golpe militare, per poi perorare la causa del ritorno di Peron, così come risulterà implicata nello scoppio del conflitto delle isole Malvinas. La loggia P2 risulterà attiva in Uruguay, Brasile, Venezuela, negli Stati Uniti, in diversi paesi europei e non ultima in Romania, dove Gelli avrà importanti rapporti con il regime "socialista" di Ceausescu, nonostante l'anticomunismo viscerale di tutti gli aderenti alla P2. Evidentemente a Ceausescu non era rimasto niente di comunista e Gelli lo sapeva. Analizzare gli intrighi, la partecipazione a tentativi di colpo di stato o a colpi di stato riusciti, a stragi, attentati, omicidi, depistamenti, operazioni finanziarie sporche e' praticamente impossibile. Basti pensare che dopo il ritrovamento di una parte dei documenti relativi alle attività della loggia ad Arezzo il 17 Marzo 1981 e di altri a Montevideo in Uruguay e' stata costituita una commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina Anselmi, i cui atti sono raccolti in 76 volumi di dimensioni consistenti e che la documentazione raccolta occupa diverse scaffalature anch'esse di dimensioni consistenti. Semplicemente ci limiteremo a dare un parziale elenco delle vicende in cui la P2 e' implicata. Anche l'elenco degli iscritti che forniamo e' parziale, purtroppo però è l'unico conosciuto, si calcola comunque che gli iscritti alla loggia fossero 2500/3000 e non 963 come risulta dalle liste sequestrate ad Arezzo.

Il 10 Dicembre 1981 il Parlamento ha ufficialmente sciolto la P2. Si tratta però solo di un atto formale, in realtà Gelli, nonostante i molti anni di carcere a cui e' stato condannato, e' ancora a piede libero e ha a disposizione un'enorme patrimonio per continuare a tessere i suoi intrighi. Il "piano di rinascita democratica" sequestrato a Maria Grazia Gelli nel Luglio 1982, che rappresenta la "carta programmatica per l'Italia" della P2, e' divenuto il programma di Silvio Berlusconi, in gran parte attuato. Ma ciò che più preoccupa e' che non può essere un semplice decreto a sciogliere un simile agglomerato di "veri criminali". Finché esisteranno enormi gruppi finanziari, potentati economici, multinazionali che dominano i popoli, continueranno ad esistere cosche mafiose e massoniche come la P2. Del resto, come anche attraverso questo lavoro abbiamo cercato di spiegare la P2 travalica i confini nazionali anche formalmente, Gelli nella Primavera del 1975 ha fondato a Montecarlo l'OMPAM che nessuno si sogna di sciogliere. L'unica cosa che ci rimane da fare e' combattere simili accozzaglie di moderni fascisti con ogni mezzo necessario.

Lo Statuto

PREMESSA
1) L' aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema
2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.
3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nell'elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.
4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI
1) Nell'ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale)
b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata.
c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;
d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da proporre ai singoli dicasteri;
e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;
f) il Parlamento, la cui efficienza e' subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.
Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accessibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione e' la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e' stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.

PROCEDIMENTI
1) Nei confronti del mondo politico occorre:
a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione e' da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.
In un secondo tempo occorrerà:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;
d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e' fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell'UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale trimurti.
Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della libertà individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori all'altra ipotesi.

4) Governo Magistratura e Parlamento

a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (Per il PSI, ad esempio Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti - con i dovuti controlli - a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI - PSDI - PRI - Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà, e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione e' da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominatim. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente.
Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.
In secondo tempo occorrerà:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;
d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari della UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale trimorti.
Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della libertà individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quella illegittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiore all'altra ipotesi.

4) Governo, Magistratura e Parlamento

E' evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti divengono alternativi in varia misura a seconda delle circostanze. E' comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono - salvo che per la Magistratura - da escludere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa e ai sindacati, con la riserva di una più rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti e' facile estendere lo stesso modus operandi già previsto per i partiti politici.
Per la Magistratura e' da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass. Naz. Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate.
E' sufficiente stabilire un accordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, già operativo nell'interno del corpo anche al fine di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elementi di equilibrio della società e non già di eversione. Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al Governo di un uomo politico (o di un'equipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee "ripresa democratica", e' chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra descritti. In termini di tempo ciò significherebbe la possibilità di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari.

PROGRAMMI

Per programmi si intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni in forma di:
a) azioni di comportamento politico ed economico;
b) atti amministrativi (di Governo);
c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti - l'attuale tendenza di disfascimento delle istituzione e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di "registrare" - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.
A titolo di esempio, si considerano due fenomeni:
1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti;
2) l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell'area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonché dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione.
Ne e' conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficienze invece nei settori tecnici nonché la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell'ideologia dell'eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.
Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi.
Detti programmi possono essere esecutivi - occorrendo - con normativa d'urgenza (decreti legge).
a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.
a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono:
- la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;
- il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
- la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);
- la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale.
a2) Ordinamento del Governo
1 - legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Minister (Cost. art. 95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);
2 - legge sulla programmazione globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero dell'economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PPSS - Mediocredito Industria - Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d'incontro delle forze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d'incontro con il Parlamento e le Regioni;
3 - riforma dell'amministrazione (Cost. artt. 28 -97 - 98) fondato sulla teoria dell'atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabiltà politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;
4 - definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell'ambito delle leggi cornice.
a3) Ordinamento del Parlamento
1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);
2) modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall'altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica;
3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma
governativo.

b) Provvedimenti economico-sociali
b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);
b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30' effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;
b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno – Natale - Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;
b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività - anche per sorteggio - in tutti i periodi dell'anno, sia per annualizzare l'attività dell'industria turistica, sia per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attività produttive;
b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:
1 - revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;
2 - nettizzazione all'origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi costi delle relative partite di giro);
3 - inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;
4 - abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;
5 - alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento delle aziende produttive;
6 - reciprocità fra Stato e dichiarante nell'obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed
accertati;
b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e
sollecitare meglio l'autofinanziamento delle aziende produttive;
b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciprochi che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passività inutili dello stesso Stato;
b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali
dall'estero;
b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case - ospedali - scuole
- trasporti) da alimentare con:
1 - sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili - generi di lusso)
2 - proventi dagli inasprimenti ex b5)4;
3 - finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa;
4 - stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;
5 - diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a
L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.
Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000 miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la disponibilità dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto) Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall'intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all'edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che e' da considerare il volano della ripresa economica;
b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%;
b11) concedere incentivi prioritari ai settori:
I - turistico
II - trasporti marittimi
III - agricolo specializzato (primizie zootecnia)
IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare - geotermico - solare)
V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da
sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d'opera ed apportatori di valuta;
b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale e' che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti. Così e' evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda. Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio d'urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell'ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della legge sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave è l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese. E' inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo sulla formula viva "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINE

Nel presupposto dell'attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l'avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d'ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l'elencazione di problemi e relativi rimedi.
a) Provvedimenti istituzionali
a1) Ordinamento Giudiziario
I - unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il P.M.
e' distinto dai giudici);
II - responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del P.M. (modifica
costituzionale);
III - istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi di istruzione;
IV - riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);
V - riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;
VI - esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali;
a2) Ordinamento del Governo
I - modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio e' eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore;
II - modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualità di parlamentari;
III - revisione della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per modificarne la natura da competenza in cassa);
IV - revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamento del debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;
V - riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le province e ridefinire i i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari;
a3) Ordinamento del Parlamento
I - nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati
- ex funzionari e imprenditori pubblici - ex militari ecc.);
II - modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio);
III - stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali (modifica costituzionale);
IV - stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;
a4) Ordinamento di altri organi istituzionali
I - Corte Costituzionale: sancire l'incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto);
II - Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale);
III - Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici. Provvedimenti economico sociali.

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni);
b2) Nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;
b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello inglese) e stabilendo l'obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonché le retribuzioni dei giornalisti;
b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;
b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità; il controllo rigido sulle pensioni di invalidità; l'eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;
b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di:
I - introdurre l'obbligo di preavviso dopo aver spedito il concordato;
II - escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;
III - limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro;
b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese e sulla gestione (modello tedesco);
b8) nuova legislazione sull'assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle acque, rimboscamento, insediamenti umani);
b9) legislazione antimonopolio (modello USA);
b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);
b11) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);
b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.
c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.


Vicende in cui è implicata la loggia P2

- Strage del treno Italicus
- strage di Bologna
- strage di Ustica
- strage di Piazza Fontana
- strage del rapido 904
- omicidio Calvi
- omicidio Pecorelli
- omicidio Olof Palme
- omicidio Semerari
- colpo di stato militare in Argentina
- tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese
- tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti
- caso dei dossier illegali del SIFAR
- operazione Minareto
- falso rapimento Sindona
- tentativo di depistamento durante il rapimento Moro
- rapimento Bulgari
- rapimento Ortolani
- rapimento Amedeo
- rapimento Danesi
- rapimento Amati
- rapporti con la banda della Magliana
- rapporti con la banda dei marsigliesi
- inchiesta sul traffico di armi e droga del giudice Carlo Palermo
- riciclaggio narcodollari (caso Locascio)
- caso Cavalieri del Lavoro di Catania
- fuga di Herbert Kappler
- crack Sindona
- crack Banco Ambrosiano
- crack Finabank
- scandali finanziari legati allo IOR
- caso Rizzoli-Corriere della Sera
- caso SIPRA-Rizzoli
- scandalo dei Petroli
- caso M. Fo. Biali
- caso Eni-Petronim
- caso Kollbrunner
- cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer
- cospirazione politica di Raffaele Giudice
- cospirazione politica di Pietro Musumeci
- cospirazione politica e falsificazione documenti di Antonio La Bruna
- finanziamenti FIAT alla massoneria(la crisi terminale di questi tempi ... é quasi totalmente dovuta a che l'ex Giulio Andreotti,il "cesare"gobbo,non puó piú stanziare folli cessioni di capitali al gruppo di giovanni agnelli a fondo PERSO per di piú!Giulio é stato non per nulla 50 anni al GOVERNO:piú del doppio di quanto non ci sia rimasto il DUCE Benito Mussolini:se questo non é clientelismo politico,allora che cazzo sará mai?)........

http://italy.indymedia.org/news/2002/11/107607.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/11/115363.php
http://www.anzwers.org/free/usacrimes/scuola_americhe.htm
http://www.disinformazione.it
http://www.disinformazione.it/loggiaP2.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/124970.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/125047.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/124970.php
http://www.anzwers.org/free/usacrimes/scuola_americhe.htm
http://www.leftparty.org/

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x chicca ilnonsubire Valerio & W chicca for ever! :VINCEREMO
by VINCEREMO Wednesday, Dec. 04, 2002 at 3:54 PM mail:

x chicca ilnonsubire...
vinceremmo_uniti.jpg, image/jpeg, 449x732

Mio nonno era partigiano e ne sono fiero!Durante la 2^ Guerra mondiale combatté da uomo per la libertá,i fascisti lo catturarono lo torturarono a morte!Lasció una giovane moglie vedova ed un figlioletto,mio padre,orfano.Mio padre mai ha potuto conoscere il suo babbo:quelli della decima hanno perquisito e distrutto ogni cosa gli fosse appartenuta,nella sua umile casa di montagna.Cari amici chicca ilnonsubire Valerio & W chicca for ever!:per favore un pó di rispetto per quella bandiera e dite meno baggianate!Viviamo in un momento serio,abbiamo bisogno di lavorare tuttu assieme!Eccovi un'altra
bandiera :rispettatela per favore che se lo merita propio!
VINCEREMO!CHE COSA?I NEO-inLIBERALI, I FASCISTI E GLI USA TRA GLI ALTRI ...
.... prima peró dobbiamo dedicarci TUTTI alla lotta contro il sistema,poi si vedrá ...Accetto le 'discussioni' in famiglia,peró facciamole dopo la VITTORIA !O cosí facendo non vinceremo MAI !Daccordo? Hasta Siempre!
O Patria O MUERTE!

vinceremo
Impianti nucleari, prossimo bersaglio?
Combatteremo il capitalismo dell'alta finanza sinarchico maSSonica sionistica fascista e nazista assieme ad Osama Bin Laden e l'estrema destra radical rivoluzionaria nord amerikana anche in Italia ...

PROTEGGETE se ci riuscite luridi borghesi le vostre centrali nucleari. E guardatevi da furti e sabotaggi. A lanciare l’appello, a infiammare un clima già incandescente è l’appello lanciato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) di Vienna. In un vertice d’emergenza interamente dedicato alla minaccia del terrorismo nucleare, concluso con un messaggio chiaro a tutti i governi: allargate il fronte della vigilanza. L’allarme fa eco alle parole di Bush, secondo cui Osama Bin Laden starebbe per mettere le mani su armi di distruzione di massa, inclusa l’arma nucleare. Parole che hanno richiamato alla memoria quanto detto da un esperto inglese, Gavin Cameron, lo scorso 11 settembre: il quarto aereo dirottato, quello caduto in Pennsylvania, aveva come obbiettivo Three Mile Island, la centrale nucleare dello Stato. Nel frattempo si rafforzano le contromisure adottate dagli Stati impegnati nell’azione militare in Afghanistan: gli Stati Uniti hanno chiuso lo spazio aereo agli aerei privati sopra 83 siti nucleari in previsione di attacchi terroristici. Otto Stati hanno chiesto la protezione dell’esercito. Massima allerta anche in Francia, che ha istallato missili terra aria a protezione della centrale di Le Hague, e in Gran Bretagna, dove caccia militari pattugliano i cieli sopra la centrale di Sellafeld.


vinceremo



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con tutto il rispetto
by Il Talpo Wednesday, Dec. 04, 2002 at 3:58 PM mail:

Con tutto il rispetto per l'ideale comunista, con tutto il rispetto per Marx (sono convinto che sia il più grande filosofo contemporaneo...e non lo dico tanto per dire, avrei buone argomentazioni a riguardo)
Con tutto il rispetto si diceva: QUELLA FALCE SULLA NOSTRA BANDIERA NON E' CHE UN AUGURIO DI MISERIA.


Saluti

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megio poveri che miseramente opressi
by vinceremo Wednesday, Dec. 04, 2002 at 4:15 PM mail:

non essere meschino:vinceremo
http://www.marxismo.net/idm/idm1/introduzione.htm
http://web.tiscali.it/libros/Manzela/m11.html
http://consiglio.regione.sardegna.it/ACRS/Attivit%C3%A0-Ass/Rivista/n.10/Lilliu.htm

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un occhio a destra e uno a sinistra
by el cid Wednesday, Dec. 04, 2002 at 4:16 PM mail:

Ciao e scusate ma fate girare sta roba

Un emendamento alla Finanziaria propone
la detassazione e la segretezza sui finanziatori
Comma 5, al Senato risuscita
il finanziamento occulto ai partiti
di CURZIO MALTESE



ROMA - Le celebrazioni dei ladroni di Tangentopoli come "eroi" e "vittime" da
parte di un
nuovo ceto politico avido di ripercorrere le gesta di Poggiolini & co. non sono
rimaste
senza conseguenze pratiche. Nelle pieghe della Finanziaria sta per scivolare un
emendamento
che regala ai partiti un'altra pioggia di miliardi, consente l'azzeramento
delle tasse e
ripristina in Italia, unica democrazia dell'Occidente, il finanziamento
occulto. Il
provvedimento, che rischia di essere approvato in commissione al Senato fra
oggi e luned?
?firmato dal senatore mastelliano Fabris ma sarebbe frutto di un largo accordo
bipartisan
(quello che non si trova per la Fiat). Il tutto naturalmente senza dare troppa,
anzi alcuna
pubblicit?alla piccola rivoluzione.

Uno dei sei commi prevede il ritorno del finanziamento occulto ai partiti,
cancellato negli
anni Settanta dopo lo scandalo dei petroli, primo di una lunga serie. Se passa
l'emendamento, da domani sar?possibile per chiunque finanziare il partito di
riferimento
senza dover comparire in un elenco pubblico, come da legge. L'elargizione -
detta il comma
5 - pu?avvenire attraverso un notaio, che ?tenuto alla riservatezza con
tutti, persino
con il partito che riceve i soldi: il quale cos?pu?non conoscere, per legge,
l'identit?nbsp;
dei suoi generosi finanziatori. Il tocco di classe sta nella spiegazione,
davvero comica:
"tutela della privacy". Un argomento che non mancher?di sconvolgere i
legislatori europei
e degli Stati Uniti, dove la trasparenza dei finanziatori ?un cardine della
democrazia.




- Pubblicit?-




Un altro passaggio del provvedimento garantisce ai partiti la totale
detassazione di ogni
attivit? non soltanto le feste di partito ma anche l'affitto o la vendita di
immobili e
qualsiasi tipo di transazione economica. I comma 3 e 4 scendono nel dettaglio:
viene
sollevata dall'imposizione fiscale anche "la somministrazione di alimenti e
bevande
effettuata, anche se dietro pagamento, direttamente da bar o esercizi
similari". Dalle
feste di partito agli esercizi commerciali di circoli e sedi: tutti detassati.

In definitiva, per i partiti viene creato un mini paradiso fiscale in patria,
senza bisogno
di passare per le Mauritius. A completare il quadro deprimente ?il comma
finale che in
poche righe sancisce l'impunit?dei tesorieri di partito, i quali non dovranno
pi?nbsp;
rispondere di fronte agli eventuali creditori. I tesorieri di partito sono
liberi dunque di
lanciarsi nella "finanza creativa", come direbbe il ministro Tremonti. Ai
partiti viene
consegnato un lasciapassare su tutta la linea. Non devono spiegare dove
prendono i soldi,
non pagano le tasse e gli amministratori non hanno l'obbligo di rispondere ai
creditori.
Manca soltanto l'immunit?parlamentare totale di fronte a qualsiasi tipo di
reato. Ma per
questo esiste gi?una proposta di legge depositata in Parlamento, stavolta
dalla
maggioranza, e in attesa di venir ripresa appena si sar?trovato un compromesso
nella
maggioranza fra i le colombe di Berlusconi e i falchi di An.

La riformina rappresenterebbe, se fosse approvata, un trionfo del conflitto
d'interessi e
sancirebbe la totale rivincita della partitocrazia a un decennio dalle
inchieste. La misura
sembrava gi?colma questa estate, quando il Parlamento, a larga maggioranza,
aveva
approvato una sorta di miracolosa decuplicazione del finanziamento pubblico,
con relativa
pioggia di soldi sulle varie sigle, 70 miliardi all'anno a Forza Italia, 40 ai
Ds, 34 alla
Margherita, una trentina ad An e cos?via. Un colpo di mano, visto che in
teoria il
finanziamento pubblico ai partiti sarebbe stato abrogato dal referendum del
'93. Allora i
"miracolati" si erano difesi dicendo che il finanziamento pubblico, referendum
o no,
rimaneva l'unica forma per garantire trasparenza al sistema dei partiti. Una
foglia di fico
che ha retto fino a oggi.

Ora i partiti, incassati i soldi del finanziamento, calano una cortina fumogena
sulla loro
vita interna, osano laddove la classe dirigente di Tangentopoli non era
arrivata. Rispetto
ai Cirino Pomicino e ai De Lorenzo, questi possono contare sul servilismo dei
media, che
allora sarebbero insorti contro la partitocrazia e ora probabilmente
osserveranno la
consegna del silenzio. O addirittura, come va di moda nei salotti televisivi,
si lanceranno
nella sfrontata difesa dell'abuso di potere. Senza contare che la nuova classe
di rampanti
gode i vantaggi del sistematico annientamento della magistratura. In assenza di
controlli,
la nuova partitocrazia avanza, lottizza selvaggiamente la Rai e gli enti
pubblici con la
scusa di un moderno spoils system, si garantisce privilegi inimmaginabili in
qualsiasi
altro Paese e perfino nell'Italia del Caf.





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In difesa del marxismo
by vinceremo Wednesday, Dec. 04, 2002 at 4:19 PM mail:

Il marxismo e il problema delle nazionalità oppresse


Lo Stato nazionale moderno è stato creato dalla borghesia nascente, che nella lotta per un mercato il più ampio e aperto possibile ha travolto le barriere del feudalesimo, ha unificato le nazioni e istituito nuove frontiere per difendere il proprio mercato contro i prodotti delle altre borghesie. Questo processo, che ha messo fine alla divisione della società feudale e creato un ampio spazio per la crescita delle forze produttive, ha giocato all’origine un ruolo progressista, ponendo le basi di uno sviluppo economico senza precedenti. In Francia fu la Rivoluzione del 1789 a mettere fine al vecchio Stato monarchico e a creare le basi (con la vendita delle proprietà terriere feudali e la liberalizzazione del commercio) dello sviluppo economico capitalista. Invece in paesi come Spagna, Italia e Portogallo non ci sono state delle rivoluzioni borghesi classiche. Le loro borghesie hanno cercato sempre dei compromessi con l’aristocrazia e il risultato è stato uno sviluppo economico e sociale pieno di contraddizioni e una situazione di arretratezza rispetto alle nazioni dove la vecchia società era stata spazzata via. Comunque, negli ultimi due secoli il potere del mercato capitalista ha cambiato la faccia della Terra:


Sfruttando il mercato mondiale la borghesia ha reso cosmopolita la produzione e il consumo di tutti i paesi. Con gran dispiacere dei reazionri, ha tolto all’industria la base nazionale. Le antichissime industrie nazionali sono state e vengono, di giorno in giorno, annichilite. Esse vengono soppiantate da nuove industrie, la cui introduzione è una questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili - industrie che non lavorano più materie prime indigene, bensì materie prime provenienti dalle regioni più remote, e i cui prodotti non si consumano soltanto nel paese, ma in tutte le parti del mondo. Al posto dei vecchi bisogni, a soddisfare i quali bastavano i prodotti nazionali, subentrano bisogni nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. In luogo dell’antico isolamento locale e nazionale, per cui ogni paese bastava a se stesso, subentra un traffico universale, una universale dipendenza delle nazioni l’una dall’altra. E come nella produzione materiale, così anche nella spirituale. I prodotti spirituali delle singole nazioni diventano patrimonio comune. La unilateralità e la ristrettezza nazionale diventano sempre più impossibili, e dalle lomte letterature nazionali e locali esce una letteratura mondiale.

Col rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina nella civiltà anche le nazioni più barbare. I bassi prezzi delle sue merci sono l’artiglierie pesante con cui essa abbatte tutte le muraglie cinesi (...). La borghesia sopprime sempre più il frazionamento dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Essa ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione e concentrato la proprietà in poche mani. Ne è risultata come conseguenza necessaria la centralizzazione politica.

(K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito comunista, 1848, Editori Riuniti, 1996, pp. 9 e sgg.)


Nella seconda metà del secolo scorso si sono unificate Italia e Germania. Gli Stati Uniti d’America si unificarono dopo una guerra civile, ponendo le basi della maggiore potenza mondiale. Perfino il Giappone avviò la sua particolare "rivoluzione borghese", promossa dalla burocrazia statale, che non voleva soccombere di fronte ai paesi capitalisti più forti, che fu portata a compimento (riforma agraria, eliminazione dei privilegi feudali e restrizioni commerciali) solo con l’occupazione USA dopo la seconda guerra mondiale.

Gli Stati nazionali si formarono a costo di lotte sanguinose, guerre civili e criminali "pulizie etniche". Di solito la borghesia dominante imponeva un rigido centralismo al paese, una burocrazia statale sotto il suo diretto controllo, un esercito nazionale con il conseguente servizio di leva, una lingua e una cultura dominanti. In pochi casi lo Stato nazionale coincideva con una sola nazionalità; molto più spesso raggruppava più etnie, culture, lingue. Lo Stato, attraverso l’amministrazione, la scuola e anche la polizia e la magistratura, provava ovunque a centralizzare, ad assimilare le diverse nazionalità e a sostituirle nell’immaginario collettivo con un’idea di nazione che andava oltre i particolarismi locali, al servizio della quale furono creati nuovi miti.


La lingua è il principale elemento di unione tra gli uomini e quindi di collegamento nell’attività economica. Diviene lingua nazionale con il prevalere della circolazione delle merci che unisce una nazione. Su questa base si crea lo Stato nazionale, che è il terreno più adatto, più vantaggioso e più normale per lo sviluppo dei rapporti capitalistici. In Europa occidentale, se lasciamo da parte la lotta per l’indipendenza dei Paesi Bassi e il destino dell’Inghilterra insulare, l’epoca della formazione delle nazioni borghesi si è iniziata con la grande rivoluzione francese e si è sostanzialmente conclusa dopo un secolo circa, con la costituzione dell’Impero tedesco. Ma nel momento in cui in Europa lo Stato nazionale non poteva più essere la cornice adatta per lo sviluppo delle forze produttive e diveniva Stato imperialista, in Oriente — in Persia, nei Balcani, in Cina, in India — si era solo all’inizio dell’epoca delle rivoluzioni democratiche nazionali, stimolate dalla rivoluzione russa del 1905. La guerra balcanica del 1912 segnò la fine del processo di formazione degli Stati nazionali nel sud-est europeo. La successiva guerra imperialista, incidentalmente, portò a termine in Europa l’opera incompleta delle rivoluzioni nazionali, determinando lo smembramento dell’Austria-Ungheria, la creazione di una Polonia indipendente e di Stati limitrofi staccatisi dall’impero degli zar.

Se negli Stati nazionalmente omogenei la rivoluzione borghese sviluppava poderose tendenze centripete, sotto il segno di una lotta contro il particolarismo come in Francia oppure contro il frazionamento nazionale come in Italia e in Germania, negli Stati eterogenei come la Turchia, la Russia, l’Austria-Ungheria, la rivoluzione borghese in ritardo scatenava invece le forze centrifughe. Benché in termini meccanici questi processi sembrino contrapposti, la loro funzione storica è la stessa nella misura in cui, in entrambi i casi, si tratta di servirsi dell’unità nazionale come in un serbatoio economico essenziale: per questo bisognava realizzare l’unità della Germania e bisognava, invece, smembrare l’Austria-Ungheria.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco edizioni, pp. 572-3


Nel periodo di ascesa del capitalismo poteva sembrare che almeno nelle nazioni più industrializzate si era riusciti a creare delle nazioni stabili; ma oggi possiamo vedere chiaramente come il problema delle nazionalità non è stato risolto. Nazioni con una tradizione secolare, come la Gran Bretagna, la Francia, la Spagna, soffrono spinte centrifughe e movimenti nazionalisti che rivendicano ampia autonomia e in alcuni casi l’indipendenza. Finché una società migliora nel suo insieme, difficilmente crescono le tendenze separatiste; ma poiché il capitalismo si sviluppa attraverso contraddizioni, creando costantemente disuguaglianze, assistiamo alle aspirazioni nazionaliste di quelle popolazioni che si considerano più ricche e/o sviluppate del resto del loro Stato, visto come una palla al piede; ma abbiamo anche il separatismo delle zone più arretrate, che si considerano sfruttate; in Italia un esempio del primo caso è la Lega Nord. Un esempio del secondo è stato il separatismo sardo o siciliano.

Ma i problemi non finiscono qui. Ci sono parecchi popoli come i curdi che, "arrivando tardi", si sono trovati divisi tra diversi Stati, senza la possibilità di crearsene uno proprio. Così come di tante popolazioni divise da frontiere artificiali in Asia e soprattutto in Africa, il continente coloniale per eccellenza, dove i governi europei hanno creato Stati artificiali, disegnati con la riga a tavolino, che oggi, dopo decenni di formale indipendenza, sono teatro di guerre civili, massacri etnici e instabilità permanente.

I portavoce della lotta per gli interessi nazionali sono le borghesie di ciascuno Stato, che abilmente camuffano i loro interessi dietro parole d’ordine "sacrosante", come "i superiori interessi della nazione", la "superiorità della nostra civiltà", "la difesa della patria in pericolo". La borghesia della nazione dominante usa lo Stato e la repressione (della lingua, della cultura ecc.) per mantenere il proprio dominio. Quella della nazione oppressa fa un appello al popolo, che soffrendo la repressione da parte dello Stato è scontento e disposto a lottare; così si costituiscono i movimenti nazionalisti.

Il movimento operaio, che entrò nell’arena della Storia alla metà del secolo scorso, lasciò invece un’impronta profondamente internazionalista. L’appello "proletari di tutti i paesi unitevi", che concludeva il Manifesto Comunista del 1848, non è una frase casuale, ma la conclusione corretta dell’analisi delle tendenze economiche, sociali e politiche del capitalismo. Il mercato mondiale, unificando tutte le nazioni almeno a livello economico, poneva tutti i salariati di fronte alle stesse condizioni di sfruttamento. Il capitale, spostandosi da un paese all’altro, avrebbe facilmente impedito qualsiasi resistenza efficace se non ci fosse stata un’autentica solidarietà tra tutti gli sfruttati.

Fin dalle sue origini il movimento operaio si è posto il problema delle nazionalità oppresse e ha provato a dargli una risposta. Il marxismo legò sempre questo problema a quello più generale dell’oppressione di classe e considerò pertanto che la lotta contro l’oppressione nazionale era legata e condizionata agli interessi generali della classe operaia dei diversi paesi e alla lotta per la rivoluzione socialista. Lo scopo di Marx ed Engels nel difendere i diritti delle nazionalità oppresse era facilitare una genuina unità dei lavoratori in tutto il mondo, cioè aiutare a costruire un forte movimento rivoluzionario socialista.

Lenin approfondì la posizione di Marx ed Engels. Il bolscevismo doveva risolvere un problema enorme: l’impero zarista contava più di cento nazionalità diverse e lo Stato sapeva usare le une contro le altre. Come scrive Trotskij:


Lenin aveva compreso tempestivamente l’inevitabilità in Russia di movimenti nazionali centrifughi e per anni aveva lottato ostinatamente, in ispecie contro Rosa Luxembourg, per il famoso paragrafo 9 del vecchio programma del partito che proclamava il diritto delle nazioni all’autodecisione cioè anche a una completa separazione. Con ciò, il partito bolscevico non si impegnava affatto a fare propaganda separatista. Si impegnava solo a opporsi intransigentemente a qualsiasi forma di oppressione nazionale e quindi anche al mantenimento con la forza di questa o quella nazionalità entro i confini di un solo Stato. Solo per questa via il proletariato russo poté gradualmente conquistare la fiducia delle nazionalità oppresse. Ma questo non era che un aspetto della questione.

La politica del bolscevismo sul piano nazionale aveva anche un altro aspetto, che in apparenza era in contrasto con il primo, ma in realtà lo completava. Sul piano del partito e delle organizzazioni operaie in genere, il bolscevismo applicava criteri rigorosamente centralistici, lottando implacabilmente contro ogni contagio nazionalistico che potesse mettere gli operai gli uni contro gli altri o dividerli. Negando fermamente allo Stato borghese il diritto di imporre a una minoranza nazionale una cittadinanza coatta o anche una lingua ufficiale, il bolscevismo riteneva al tempo stesso che fosse suo sacro dovere fondere in un tutto unico, il più saldamente possibile, sulla base di una disciplina di classe volontaria, i lavoratori delle diverse nazionalità. Così respingeva puramente e semplicemente la concezione nazional-federativa della struttura del partito.

Una organizzazione rivoluzionaria non è il prototipo dello Stato futuro, è solo uno strumento per crearlo. Lo strumento dev’essere adatto alla fabbricazione del prodotto, non deve identificarsi con il prodotto stesso. Solo un’organizzazione centralistica può assicurare il successo della lotta rivoluzionaria, anche quando si tratta di distruggere un’oppressione nazionale centralizzata.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco Edizioni, p. 573


Di fatto, il marxismo difende il diritto all’autodeterminazione delle nazionalità oppresse non per stimolare la creazione di nuove frontiere, ma al contrario per unire, volontariamente, su basi uguali la classe lavoratrice delle diverse nazionalità nella lotta contro la borghesia.

La posizione di Lenin al riguardo era molto chiara come ci spiega Trotskij:


Lenin aveva compreso con notevole acutezza la forza rivoluzionaria implicita nello sviluppo delle nazionalità oppresse sia della Russia zarista sia del mondo intero. Ai suoi occhi non meritava che disprezzo quel "pacifismo" ipocrita che "condanna" in egual misura la guerra di asservimento del Giappone contro la Cina e la guerra di emancipazione della Cina contro il Giappone. Secondo Lenin, una guerra nazionale di emancipazione, contrariamente a una guerra imperialista di oppressione, non era che una forma di rivoluzione nazionale, che a sua volta si inseriva come anello indispensabile nella lotta liberatrice della classe operaia di tutto il mondo. Da una tale valutazione delle rivoluzioni e delle guerre nazionali non deriva però in alcun modo il riconoscimento di una funzione rivoluzionaria della borghesia dei paesi coloniali e semicoloniali. Al contrario, la borghesia dei paesi arretrati, dal momento in cui si mette i denti di latte, si sviluppa proprio come un’agenzia del capitale straniero e, benché nutra, nei confronti di quest’ultimo un sentimento di invidiosa ostilità, in tutte le circostanze decisive si trova e si troverà unita al capitale straniero, nello stesso campo. Quella cinese dei compradores è la forma classica di borghesia nazionale come il Kuomintang è il classico partito dei compradores. Le sfere superiori della piccola borghesia, tra cui gli intellettuali, possono partecipare attivamente, a volte rumorosamente, alla lotta nazionale, ma non sono in grado di avere una funzione indipendente. Solo la classe operaia, messasi alla testa della nazione, può condurre sino in fondo una rivoluzione nazionale e agraria.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco Edizioni, p. 573.


Il movimento operaio non nega l’esistenza dell’oppressione nazionale. Tanto meno lascia alla borghesia delle nazionalità oppresse la direzione della lotta per i diritti nazionali calpestati. Difende fino in fondo il diritto a esprimersi nella propria lingua, a conservare la propria cultura e infine a non restare dentro di uno Stato, se non lo vogliono veramente. Ma allo stesso tempo il movimento operaio critica la posizione nazionalista che vede nell’indipendenza la soluzione ai problemi del popolo oppresso. Il movimento operaio - partendo dell’oppressione di classe della quale è responsabile anche la borghesia della nazionalità oppressa a danno dei propri connazionali - difende la lotta per la rivoluzione sociale come l’unico modo di risolvere i problemi fondamentali dei lavoratori. Anzi, il movimento operaio spiega che in una società basata sulla democrazia operaia sarà possibile estirpare qualsiasi tipo di oppressione nazionale e che ciò potrebbe creare le condizioni per renderà la richiesta di indipendenza superata dai fatti. Così facendo il movimento operaio ha ben presente che la sua proposta non sarà credibile se non risulta evidente che non si vuole in nessun modo perpetuare la situazione di oppressione e che a riprova di ciò saranno le diverse minoranze nazionali ha decidere in ogni momento che tipo di legami mantenere con lo Stato.

Trotskij, fa il paragone tra i destini della Russia zarista e del’impero austriaco:


Le recenti sorti di due Stati multinazionali, la Russia e l’Austria-Ungheria, hanno messo in luce la contrapposizione tra bolscevismo e austro-marxismo. Per circa quindici anni Lenin sostenne, con una lotta implacabile contro lo sciovinismo grande russo di tutte le gradazioni, il diritto di tutte le nazionalità oppresse di distaccarsi dall’Impero degli zar. I bolscevichi erano accusati di tendere allo smembramento della Russia, mentre un’audace concezione rivoluzionaria della questione nazionale assicurò al partito bolscevico la fiducia indistruttibile dei piccoli e arretrati popoli oppressi della Russia. Nell’aprile 1917 Lenin diceva: "Se gli Ucraini vedono che abbiamo una repubblica dei soviet, non si distaccheranno; ma se abbiamo una repubblica di Miljukov, si distaccheranno". Anche questa volta aveva ragione. La storia fornì una incomparabile verifica di due politiche nella questione nazionale. Mentre l’Austria-Ungheria, il cui proletariato era stato educato nello spirito di vili tergiversazioni, andava in frantumi sotto una scossa terribile, e l’iniziativa del crollo spettava ai settori nazionali della socialdemocrazia, sulle rovine della Russia zarista nasceva un nuovo Stato composto da nazionalità saldamente tenute insieme, sul piano economico e politico, dal partito bolscevico. Quali che siano le vicende ulteriori dell’Unione Sovietica — che è ben lungi dall’essere giunta in porto — la politica nazionale di Lenin entrerà per sempre a far parte del patrimonio dell’umanità.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco Edizioni, p. 588

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In difesa del marxismo
by vinceremo Wednesday, Dec. 04, 2002 at 4:19 PM mail:

Il marxismo e il problema delle nazionalità oppresse


Lo Stato nazionale moderno è stato creato dalla borghesia nascente, che nella lotta per un mercato il più ampio e aperto possibile ha travolto le barriere del feudalesimo, ha unificato le nazioni e istituito nuove frontiere per difendere il proprio mercato contro i prodotti delle altre borghesie. Questo processo, che ha messo fine alla divisione della società feudale e creato un ampio spazio per la crescita delle forze produttive, ha giocato all’origine un ruolo progressista, ponendo le basi di uno sviluppo economico senza precedenti. In Francia fu la Rivoluzione del 1789 a mettere fine al vecchio Stato monarchico e a creare le basi (con la vendita delle proprietà terriere feudali e la liberalizzazione del commercio) dello sviluppo economico capitalista. Invece in paesi come Spagna, Italia e Portogallo non ci sono state delle rivoluzioni borghesi classiche. Le loro borghesie hanno cercato sempre dei compromessi con l’aristocrazia e il risultato è stato uno sviluppo economico e sociale pieno di contraddizioni e una situazione di arretratezza rispetto alle nazioni dove la vecchia società era stata spazzata via. Comunque, negli ultimi due secoli il potere del mercato capitalista ha cambiato la faccia della Terra:


Sfruttando il mercato mondiale la borghesia ha reso cosmopolita la produzione e il consumo di tutti i paesi. Con gran dispiacere dei reazionri, ha tolto all’industria la base nazionale. Le antichissime industrie nazionali sono state e vengono, di giorno in giorno, annichilite. Esse vengono soppiantate da nuove industrie, la cui introduzione è una questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili - industrie che non lavorano più materie prime indigene, bensì materie prime provenienti dalle regioni più remote, e i cui prodotti non si consumano soltanto nel paese, ma in tutte le parti del mondo. Al posto dei vecchi bisogni, a soddisfare i quali bastavano i prodotti nazionali, subentrano bisogni nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. In luogo dell’antico isolamento locale e nazionale, per cui ogni paese bastava a se stesso, subentra un traffico universale, una universale dipendenza delle nazioni l’una dall’altra. E come nella produzione materiale, così anche nella spirituale. I prodotti spirituali delle singole nazioni diventano patrimonio comune. La unilateralità e la ristrettezza nazionale diventano sempre più impossibili, e dalle lomte letterature nazionali e locali esce una letteratura mondiale.

Col rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina nella civiltà anche le nazioni più barbare. I bassi prezzi delle sue merci sono l’artiglierie pesante con cui essa abbatte tutte le muraglie cinesi (...). La borghesia sopprime sempre più il frazionamento dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Essa ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione e concentrato la proprietà in poche mani. Ne è risultata come conseguenza necessaria la centralizzazione politica.

(K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito comunista, 1848, Editori Riuniti, 1996, pp. 9 e sgg.)


Nella seconda metà del secolo scorso si sono unificate Italia e Germania. Gli Stati Uniti d’America si unificarono dopo una guerra civile, ponendo le basi della maggiore potenza mondiale. Perfino il Giappone avviò la sua particolare "rivoluzione borghese", promossa dalla burocrazia statale, che non voleva soccombere di fronte ai paesi capitalisti più forti, che fu portata a compimento (riforma agraria, eliminazione dei privilegi feudali e restrizioni commerciali) solo con l’occupazione USA dopo la seconda guerra mondiale.

Gli Stati nazionali si formarono a costo di lotte sanguinose, guerre civili e criminali "pulizie etniche". Di solito la borghesia dominante imponeva un rigido centralismo al paese, una burocrazia statale sotto il suo diretto controllo, un esercito nazionale con il conseguente servizio di leva, una lingua e una cultura dominanti. In pochi casi lo Stato nazionale coincideva con una sola nazionalità; molto più spesso raggruppava più etnie, culture, lingue. Lo Stato, attraverso l’amministrazione, la scuola e anche la polizia e la magistratura, provava ovunque a centralizzare, ad assimilare le diverse nazionalità e a sostituirle nell’immaginario collettivo con un’idea di nazione che andava oltre i particolarismi locali, al servizio della quale furono creati nuovi miti.


La lingua è il principale elemento di unione tra gli uomini e quindi di collegamento nell’attività economica. Diviene lingua nazionale con il prevalere della circolazione delle merci che unisce una nazione. Su questa base si crea lo Stato nazionale, che è il terreno più adatto, più vantaggioso e più normale per lo sviluppo dei rapporti capitalistici. In Europa occidentale, se lasciamo da parte la lotta per l’indipendenza dei Paesi Bassi e il destino dell’Inghilterra insulare, l’epoca della formazione delle nazioni borghesi si è iniziata con la grande rivoluzione francese e si è sostanzialmente conclusa dopo un secolo circa, con la costituzione dell’Impero tedesco. Ma nel momento in cui in Europa lo Stato nazionale non poteva più essere la cornice adatta per lo sviluppo delle forze produttive e diveniva Stato imperialista, in Oriente — in Persia, nei Balcani, in Cina, in India — si era solo all’inizio dell’epoca delle rivoluzioni democratiche nazionali, stimolate dalla rivoluzione russa del 1905. La guerra balcanica del 1912 segnò la fine del processo di formazione degli Stati nazionali nel sud-est europeo. La successiva guerra imperialista, incidentalmente, portò a termine in Europa l’opera incompleta delle rivoluzioni nazionali, determinando lo smembramento dell’Austria-Ungheria, la creazione di una Polonia indipendente e di Stati limitrofi staccatisi dall’impero degli zar.

Se negli Stati nazionalmente omogenei la rivoluzione borghese sviluppava poderose tendenze centripete, sotto il segno di una lotta contro il particolarismo come in Francia oppure contro il frazionamento nazionale come in Italia e in Germania, negli Stati eterogenei come la Turchia, la Russia, l’Austria-Ungheria, la rivoluzione borghese in ritardo scatenava invece le forze centrifughe. Benché in termini meccanici questi processi sembrino contrapposti, la loro funzione storica è la stessa nella misura in cui, in entrambi i casi, si tratta di servirsi dell’unità nazionale come in un serbatoio economico essenziale: per questo bisognava realizzare l’unità della Germania e bisognava, invece, smembrare l’Austria-Ungheria.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco edizioni, pp. 572-3


Nel periodo di ascesa del capitalismo poteva sembrare che almeno nelle nazioni più industrializzate si era riusciti a creare delle nazioni stabili; ma oggi possiamo vedere chiaramente come il problema delle nazionalità non è stato risolto. Nazioni con una tradizione secolare, come la Gran Bretagna, la Francia, la Spagna, soffrono spinte centrifughe e movimenti nazionalisti che rivendicano ampia autonomia e in alcuni casi l’indipendenza. Finché una società migliora nel suo insieme, difficilmente crescono le tendenze separatiste; ma poiché il capitalismo si sviluppa attraverso contraddizioni, creando costantemente disuguaglianze, assistiamo alle aspirazioni nazionaliste di quelle popolazioni che si considerano più ricche e/o sviluppate del resto del loro Stato, visto come una palla al piede; ma abbiamo anche il separatismo delle zone più arretrate, che si considerano sfruttate; in Italia un esempio del primo caso è la Lega Nord. Un esempio del secondo è stato il separatismo sardo o siciliano.

Ma i problemi non finiscono qui. Ci sono parecchi popoli come i curdi che, "arrivando tardi", si sono trovati divisi tra diversi Stati, senza la possibilità di crearsene uno proprio. Così come di tante popolazioni divise da frontiere artificiali in Asia e soprattutto in Africa, il continente coloniale per eccellenza, dove i governi europei hanno creato Stati artificiali, disegnati con la riga a tavolino, che oggi, dopo decenni di formale indipendenza, sono teatro di guerre civili, massacri etnici e instabilità permanente.

I portavoce della lotta per gli interessi nazionali sono le borghesie di ciascuno Stato, che abilmente camuffano i loro interessi dietro parole d’ordine "sacrosante", come "i superiori interessi della nazione", la "superiorità della nostra civiltà", "la difesa della patria in pericolo". La borghesia della nazione dominante usa lo Stato e la repressione (della lingua, della cultura ecc.) per mantenere il proprio dominio. Quella della nazione oppressa fa un appello al popolo, che soffrendo la repressione da parte dello Stato è scontento e disposto a lottare; così si costituiscono i movimenti nazionalisti.

Il movimento operaio, che entrò nell’arena della Storia alla metà del secolo scorso, lasciò invece un’impronta profondamente internazionalista. L’appello "proletari di tutti i paesi unitevi", che concludeva il Manifesto Comunista del 1848, non è una frase casuale, ma la conclusione corretta dell’analisi delle tendenze economiche, sociali e politiche del capitalismo. Il mercato mondiale, unificando tutte le nazioni almeno a livello economico, poneva tutti i salariati di fronte alle stesse condizioni di sfruttamento. Il capitale, spostandosi da un paese all’altro, avrebbe facilmente impedito qualsiasi resistenza efficace se non ci fosse stata un’autentica solidarietà tra tutti gli sfruttati.

Fin dalle sue origini il movimento operaio si è posto il problema delle nazionalità oppresse e ha provato a dargli una risposta. Il marxismo legò sempre questo problema a quello più generale dell’oppressione di classe e considerò pertanto che la lotta contro l’oppressione nazionale era legata e condizionata agli interessi generali della classe operaia dei diversi paesi e alla lotta per la rivoluzione socialista. Lo scopo di Marx ed Engels nel difendere i diritti delle nazionalità oppresse era facilitare una genuina unità dei lavoratori in tutto il mondo, cioè aiutare a costruire un forte movimento rivoluzionario socialista.

Lenin approfondì la posizione di Marx ed Engels. Il bolscevismo doveva risolvere un problema enorme: l’impero zarista contava più di cento nazionalità diverse e lo Stato sapeva usare le une contro le altre. Come scrive Trotskij:


Lenin aveva compreso tempestivamente l’inevitabilità in Russia di movimenti nazionali centrifughi e per anni aveva lottato ostinatamente, in ispecie contro Rosa Luxembourg, per il famoso paragrafo 9 del vecchio programma del partito che proclamava il diritto delle nazioni all’autodecisione cioè anche a una completa separazione. Con ciò, il partito bolscevico non si impegnava affatto a fare propaganda separatista. Si impegnava solo a opporsi intransigentemente a qualsiasi forma di oppressione nazionale e quindi anche al mantenimento con la forza di questa o quella nazionalità entro i confini di un solo Stato. Solo per questa via il proletariato russo poté gradualmente conquistare la fiducia delle nazionalità oppresse. Ma questo non era che un aspetto della questione.

La politica del bolscevismo sul piano nazionale aveva anche un altro aspetto, che in apparenza era in contrasto con il primo, ma in realtà lo completava. Sul piano del partito e delle organizzazioni operaie in genere, il bolscevismo applicava criteri rigorosamente centralistici, lottando implacabilmente contro ogni contagio nazionalistico che potesse mettere gli operai gli uni contro gli altri o dividerli. Negando fermamente allo Stato borghese il diritto di imporre a una minoranza nazionale una cittadinanza coatta o anche una lingua ufficiale, il bolscevismo riteneva al tempo stesso che fosse suo sacro dovere fondere in un tutto unico, il più saldamente possibile, sulla base di una disciplina di classe volontaria, i lavoratori delle diverse nazionalità. Così respingeva puramente e semplicemente la concezione nazional-federativa della struttura del partito.

Una organizzazione rivoluzionaria non è il prototipo dello Stato futuro, è solo uno strumento per crearlo. Lo strumento dev’essere adatto alla fabbricazione del prodotto, non deve identificarsi con il prodotto stesso. Solo un’organizzazione centralistica può assicurare il successo della lotta rivoluzionaria, anche quando si tratta di distruggere un’oppressione nazionale centralizzata.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco Edizioni, p. 573


Di fatto, il marxismo difende il diritto all’autodeterminazione delle nazionalità oppresse non per stimolare la creazione di nuove frontiere, ma al contrario per unire, volontariamente, su basi uguali la classe lavoratrice delle diverse nazionalità nella lotta contro la borghesia.

La posizione di Lenin al riguardo era molto chiara come ci spiega Trotskij:


Lenin aveva compreso con notevole acutezza la forza rivoluzionaria implicita nello sviluppo delle nazionalità oppresse sia della Russia zarista sia del mondo intero. Ai suoi occhi non meritava che disprezzo quel "pacifismo" ipocrita che "condanna" in egual misura la guerra di asservimento del Giappone contro la Cina e la guerra di emancipazione della Cina contro il Giappone. Secondo Lenin, una guerra nazionale di emancipazione, contrariamente a una guerra imperialista di oppressione, non era che una forma di rivoluzione nazionale, che a sua volta si inseriva come anello indispensabile nella lotta liberatrice della classe operaia di tutto il mondo. Da una tale valutazione delle rivoluzioni e delle guerre nazionali non deriva però in alcun modo il riconoscimento di una funzione rivoluzionaria della borghesia dei paesi coloniali e semicoloniali. Al contrario, la borghesia dei paesi arretrati, dal momento in cui si mette i denti di latte, si sviluppa proprio come un’agenzia del capitale straniero e, benché nutra, nei confronti di quest’ultimo un sentimento di invidiosa ostilità, in tutte le circostanze decisive si trova e si troverà unita al capitale straniero, nello stesso campo. Quella cinese dei compradores è la forma classica di borghesia nazionale come il Kuomintang è il classico partito dei compradores. Le sfere superiori della piccola borghesia, tra cui gli intellettuali, possono partecipare attivamente, a volte rumorosamente, alla lotta nazionale, ma non sono in grado di avere una funzione indipendente. Solo la classe operaia, messasi alla testa della nazione, può condurre sino in fondo una rivoluzione nazionale e agraria.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco Edizioni, p. 573.


Il movimento operaio non nega l’esistenza dell’oppressione nazionale. Tanto meno lascia alla borghesia delle nazionalità oppresse la direzione della lotta per i diritti nazionali calpestati. Difende fino in fondo il diritto a esprimersi nella propria lingua, a conservare la propria cultura e infine a non restare dentro di uno Stato, se non lo vogliono veramente. Ma allo stesso tempo il movimento operaio critica la posizione nazionalista che vede nell’indipendenza la soluzione ai problemi del popolo oppresso. Il movimento operaio - partendo dell’oppressione di classe della quale è responsabile anche la borghesia della nazionalità oppressa a danno dei propri connazionali - difende la lotta per la rivoluzione sociale come l’unico modo di risolvere i problemi fondamentali dei lavoratori. Anzi, il movimento operaio spiega che in una società basata sulla democrazia operaia sarà possibile estirpare qualsiasi tipo di oppressione nazionale e che ciò potrebbe creare le condizioni per renderà la richiesta di indipendenza superata dai fatti. Così facendo il movimento operaio ha ben presente che la sua proposta non sarà credibile se non risulta evidente che non si vuole in nessun modo perpetuare la situazione di oppressione e che a riprova di ciò saranno le diverse minoranze nazionali ha decidere in ogni momento che tipo di legami mantenere con lo Stato.

Trotskij, fa il paragone tra i destini della Russia zarista e del’impero austriaco:


Le recenti sorti di due Stati multinazionali, la Russia e l’Austria-Ungheria, hanno messo in luce la contrapposizione tra bolscevismo e austro-marxismo. Per circa quindici anni Lenin sostenne, con una lotta implacabile contro lo sciovinismo grande russo di tutte le gradazioni, il diritto di tutte le nazionalità oppresse di distaccarsi dall’Impero degli zar. I bolscevichi erano accusati di tendere allo smembramento della Russia, mentre un’audace concezione rivoluzionaria della questione nazionale assicurò al partito bolscevico la fiducia indistruttibile dei piccoli e arretrati popoli oppressi della Russia. Nell’aprile 1917 Lenin diceva: "Se gli Ucraini vedono che abbiamo una repubblica dei soviet, non si distaccheranno; ma se abbiamo una repubblica di Miljukov, si distaccheranno". Anche questa volta aveva ragione. La storia fornì una incomparabile verifica di due politiche nella questione nazionale. Mentre l’Austria-Ungheria, il cui proletariato era stato educato nello spirito di vili tergiversazioni, andava in frantumi sotto una scossa terribile, e l’iniziativa del crollo spettava ai settori nazionali della socialdemocrazia, sulle rovine della Russia zarista nasceva un nuovo Stato composto da nazionalità saldamente tenute insieme, sul piano economico e politico, dal partito bolscevico. Quali che siano le vicende ulteriori dell’Unione Sovietica — che è ben lungi dall’essere giunta in porto — la politica nazionale di Lenin entrerà per sempre a far parte del patrimonio dell’umanità.

Lev Trotskij, Storia della Rivoluzione Russa, Sugarco Edizioni, p. 588

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perdonatemi
by vinceremo Wednesday, Dec. 04, 2002 at 4:21 PM mail:

non volevo postare 2 volte lo stesso post peró ho dei problemi di connessione.
sappiatemi perdonare per favore

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la svolta
by camillo Wednesday, Dec. 04, 2002 at 9:55 PM mail:

attenzione! i veri frutti di genova cominciano a maturare. il primo raccolto è sempre un poco scarso: non c'è da temere, i frutti migliorano rapidamente. il movimento è, da genova, oggetto di un attacco poliziesco di dimensioni sudamericane. il primo obiettivo è quello di spaccarlo, di isolare le formazioni e i soggetti portatori delle istanze socio/economiche e ideali di segno più radicale. attenzione! se questo primo obiettivo verrà colto, a breve ne pagheranno il prezzo anche coloro che si sentono al riparo dalle possibili inquisizioni a venire: in argentina, anni '70, dopo la gioventù peronista di sinistra cominciarono a desaparecir i democratici, i liberali e pure i concorrenti personali del militare di turno. attenzione! sul fronte di questo attacco si saldano tutti i reparti dello stato maggiore della grande borghesia, si attivano tutti i corpi dello stato: a metà novembre parlavamo della "accondiscendente" procura di cosenza! oggi potremmo dire della "accondiscen-
dente" procura di genova. possiamo essere così imbecilli da pensare agli ultimi 20 gg (per stare stretti..!) come a un grumo temporale di coincidenze? attenzione! ho l'impressione che il tempo stringa. possiamo discutere di quale organizzazione diamo - da ora! - alla nostra autodifesa? possiamo mutualmente richiederci di dare vita a un forum legale di difesa (anche preventiva)? possiamo cominciare ad organizzare raccolte di fondi finalizzate al soccorso legale? possiamo cominciare ad impegnare quel minimo di controllo democratico che resta in piedi in questa merda di paese per denunciare internazionalmente la svolta autoritaria e il suo carattere definitivo? possiamo cominciare ad attivare tutti coloro che in europa guardano con sincera simpatia alla nostra esperienza di movimento affinchè si preparino a dare battaglia? forse qualcuno potrà pensare che io sia un allarmista: sono pronto a prendermi della cassandra, purchè si cominci a ragionare di queste cose. siamo cresciuti tanto perchè il potere possa ignorarci; siamo ancora troppo deboli per reggere l'ondata repressiva che è già montata.

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Sempre la solita vecchia storia................
by sQUATTERS AROUND THE WORLD Thursday, Dec. 05, 2002 at 2:03 PM mail:

volevo fare solo fare un commento di tipo liberista.......... ma forse sarebbe meglio di tipo libertario.
Ormai sono quasi 3 anni che non vivo piu' in Italia, ma non preoccupatevi anche nel resto del mondo c'e' gente che ogni giorno subisce angherie di ogni tipo, esiste una lotta quotidiana che coinvolge tutti i non sottomessi a questo sistema, dalle piu'piccole cose: il supermercato dove vai a " comprare" alla casa dove vivi, dal trasporto che devi utilizzare ogni giorno per muoverti alle varie forme che puoi usare per esprimerti e nella strada e gli spazi di cui ti riappropri quotidianamente che si traduce in una lotta contro la mercificazione del nostro esistente
La soliderieta' internazionale e' l' unico mezzo che puo' veramente spazzare via questa societa' del denaro e dei potenti che gli girano intorno: la lotta quotidiana al sopruso e la riappropriazione delle nostre esistenze e' la unica pratica che abbiamo..............
FIGHT THEM, LET'S START THE REVOLUTION
W GLI APOLIDI
LIBERI TUTTI, FUOCO ALLE PRIGIONI

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TUTTI CON VOI
by PENNATNT02 Thursday, Dec. 05, 2002 at 2:58 PM mail:

FORZA E CORAGGIO, TUTTO IL MOVIMENTO STA AL VOSTRO FIANCO
LA STORIA CE LO HA INSEGNATO
NIENTE FERMA IL BISOGNO DI CAMBIARE
NIENTE FERMA L'AVANZARE DELLA PRIMAVERA DOPO L'INVERNO
SENTIRVI CANTARE TUTTI ASSIEME AI CORTE E UN URLO DI SPERANZA CHE ILLUMINA E RAFFORZA MENTI OPPRESSE

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riflessione
by uno che gira Saturday, Dec. 07, 2002 at 1:45 PM mail:

avete mai pensato che alla stragrande maggioranza della gente non frega un beneamato cazzo del vostro comunismo? altrimenti non avreste quella MISERRIMA percentuale alle elezioni... se vi piace tanto il comunismo, andatevene tutti in cina! oh, dimenticavo... ormai si sono adattati al capitalismo anche loro... chissà perchè...

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x uno che gira (gira meglio se puoi!)
by GIACOMINO Saturday, Dec. 07, 2002 at 4:53 PM mail:

x uno che gira (gira...
resistenza_b.jpg, image/jpeg, 711x971

Caro brigadiere robi,

tu dici:
<< ... perchè...anzi mi rivolgo ai camerati perchè non facciamo un movimento anti-rossi??? propongo lanciafiamme in dotazione...>>!

Ci avete giá provato in passato come ben ti rammenta il nostro amico carlo! con lanciafiamme fucili e tutte ste merde che sapete usare invece di ascoltare le opinioni altrui CIVILMENTE !!!

MA ASCOLTA BENE QUESTO:
VI ABBIAMO GIÁ STRAVINTO,
VI STIAMO SUPERANDO IN NUMERO E QUALITÁ
E VI VINCEREMMO
UNA
DIECI
CENTO
MILLE VOLTE !!!!

Siamo il futuro dell'Umanitá,
siamo in ogni persona delle MASSE insorgenti contro il neo-colonialismo
imperante in tutto il mondo
ed abbiamo giá in tasca la NOSTRA vittoria,
la VITTORIA dell'UOMO sulla sudditanza imposta dalla cieca ed ignorante
reazionaria violenza che vi CARATTERIZZA !!!

L'esecuzione di Mussolini

Il precipitare della situazione militare, con il crollo del fronte appenninico e la liberazione di Bologna, inducevano Mussolini ad un tentativo estremo di compromesso.
Il pomeriggio del 25 aprile, nella sede arcivescovile e alla presenza del cardinale Schuster, egli si incontrava con i rappresentanti del ClnAl, Giustino Arpesani, Luigi Cadorna, Riccardo Lombardi, Achille Marazza e Sandro Pertini.
Le proposte del ClnAl erano precise e ultimative: resa incondizionata entro due ore; concentrazione di tutte le forze fasciste nel triangolo Milano-Como-Lecco e la loro consegna al Corpo Volontari della Libertà con formale deposizione delle armi. Secondo le testimonianze dei presenti, Mussolini sembrava sul punto di accettare la proposta, quando entrava nello studio Graziani, annunciando l'imminente resa dei tedeschi. La notizia interrompeva il colloquio: Mussolini, attonito, minacciava di denunciare per radio il tradimento tedesco e contemporaneamente si impegnava a dare una risposta entro un’ora al ClnAl.
I momenti successivi erano un intrecciarsi di consultazioni febbrili: mentre l’insurrezione divampava in tutta l'Italia del Nord, il fascismo viveva il panico della fine, isolato sia dai controllo degli eventi, sia da ogni contatto con la realtà.
La sera del 25 Mussolini prendeva la decisione della fuga, forse con il proposito di raggiungere la Svizzera, o forse una zona ancora controllata dalla Wehrmacht.
Prevedendo di essere prima o poi catturato dagli Alleati, lasciava Milano per Como, portandosi dietro una quantità di documenti che presumbilmente gli sarebbero serviti per la difesa in un futuro processo.
Da Como il viaggio proseguiva a rilento, tra timori di attacchi partigiani e dubbi sui percorso e sulla destinazione, finché nel pomeriggio del 27 aprile la colonna, composta da gerarchi fascisti e da soldati tedeschi, veniva fermata a un posto di blocco partigiano a Musso, poco prima di Dongo, sulla via per Svizzera. Mussolini,riconosciuto,venne condotto in una vicina casa colonica con l’amante Claretta Petacci.
Il mattino successivo venivano consegnati al rappresentante del ClnAl, Walter Audisio, il quale, secondo quanto avrebbe raccontato più tardi, giustiziava personalmente il Duce con una raffica di mitra. Lo stesso 28 aprile venivano fucilati a Dongo alti dirigenti fascisti e uomini vicino al Duce, tra cui Pavolini, Mezzasoma, Zerbino, Marcello Petacci.
Il 29 aprile i cadaveri di Mussolini, della Petacci e dei fucilati di Dongo vennero trasportati a Milano ed esposti alla pubblica vista in piazzale Loreto. Appesi per i piedi al tetto di un distributore di benzina, i cadaveri penzolarono per tutta la giornata, di fronte a una folla esacerbata e tumultuante.
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