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Allarme:il pazzo colpisce ancora!
by alto riSkio Saturday April 26, 2003 at 02:37 PM mail:  

C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI?La dinamica è simile agli attentati dell' Unabomber nord amerikano!

Allarme:il pazzo col...
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Treviso: bambina ferita gravemente dallo scoppio di un evidenziatore
La dinamica è simile agli attentati di Unabomber

25 aprile 2003

TREVISO - Una bambina dell'età di 8-9 anni, è rimasta ferita a San Biagio di Callalta dallo scoppio di un evidenziatore giallo. Non si conoscono al momento le cause della deflgrazione.

La piccola è stata subito trasferita dall'elicottero del Suem in ospedale a Treviso, dove le è stato amputato un braccio, e ha riportato anche gravi lesioni all'occhio destro. Lo hanno riferito i sanitari dell'ospedale Cà Foncello di Treviso.

Un altro bambino, dell'età di circa 10 anni, è stato medicato invece per piccole escoriazioni alle gambe. Si è salvata dalle conseguenze della deflagrazione la sorella più grande della bimba ferita, che si trovava qualche metro più distante.

L'incidente, secondo le prime testimonianze, è avvenuto poco prima di mezzogiorno sull'argine del fiume Piave, mentre la bimba partecipava
ad un pic-nic con la famiglia.

L'evidenziatore era stato raccolto vicino ad un pilone del lungo ponte che unisce le due sponde del Piave. Lo scoppio ha ridotto l' oggetto in mille pezzi e l' intera zona è stata transennata. Sono stati avvertiti i carabinieri del Ris di Parma.

Lo scoppio, piuttosto forte - ha riferito Igor Capiotto, titolare di un ristorante distante 300 metri dal luogo dell'incidente - è stato udito da diverse persone.

La dinamica del fatto sembrerebbe molto simile a quella degli attentati attribuiti a Unabomber, il misterioso bombarolo che da anni colpisce nel Nordest. Su questo punto, però, mancano ancora indicazioni da parte degli investigatori.

Se l'ipotesi di Unabomber fosse confermata come sembra, il piano sarebbe diabolico: l'attentatore avrebbe abbandonato un oggetto vistoso proprio per attirare l'attenzione di un bambino e quindi, come era successo già in passato, colpirlo per fargli del male. Sono tutte ipotesi al vaglio degli inquirenti che ora sono sul posto e cercano di raccogliere indizi significativi. Di Unabomber, fino ad oggi, dopo una scia di attentati non ci sono tracce utili, sulle sue funeste imprese
indagano le procure di Venezia, Treviso, Pordenone e Udine.

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Contro l'Impero
C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI
La foto ritrae Theodor John kaczynski l'inafferrabile ecoterrorista americano.Le vittime.Profilo psicologico
Bibliografia.


C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI

Il 3 Aprile 1996 in una sperduta capanna del Montana, vicino all’inospitale Baldy Mountain veniva arrestato Theodor John kaczynski. Dopo diciotto anni di inutili tentativi e di umilianti insuccessi gli agenti dell’ Fbi si dicevano convinti di aver messo fine alla lunga scia dei delitti dell’ecoterrorista Unabomber. Si chiudeva così quella che era stata la più lunga e sofferta caccia all’uomo in America. Centinaia di poliziotti, decine di ispettori, intere città mobilitate per catturare il pericolo numero uno del Paese. Dal 1978 al giorno della cattura Unabomber aveva compiuto sedici attentati dinamitardi, uccidendo tre persone e ferendone altri ventitrè, molte con gravi mutilazioni, seminando terrore in tutti gli Stati Uniti. Nell’organizzazione dei suoi delitti mai un errore, una leggerezza, un dettaglio che potesse tradirlo. La tecnica sempre identica: un pacco bomba, diventato negli anni sempre più elaborato e potente. Mai un’azione diretta, un rischio, uno scontro con le sue vittime. Un uomo solo, in guerra col mondo, animato da un odio profondo, incontenibile per la tecnologia. Un uomo ossessionato dal progresso, dal predominio delle macchine, dallo svuotamento del, ruolo dell’individuo. Un odio così inquietante e così devastante da trasformarlo in assassino. Ma allo stesso tempo un odio tale da metterlo fuori dagli stereotipi e dagli schemi tradizionali della delinquenza e del terrorismo. Gli obiettivi e le attenzioni di Unabomber si rivolsero principalmente verso alcune categorie : il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche in particolare, e il mondo delle compagnie aeree. Colpiti da questo orientamento gli investigatori dell’Fbi coniarono, per identificarlo, un nome in codice: Unabomb ( Un per università; a per airlaine, compagnia aerea; e quindi bomb ). E per i mass media divenne immediatamente l’imprendibile Unabomber, l’uomo che si prendeva gioco della più famosa polizia del mondo. In realtà, gli obiettivi e le vittime di Unabomber sono state negli anni diversi: Scienziati, ricercatori, informatici, alti funzionari. Legati tuttavia da un filo comune: l’impegno nello sviluppo delle nuove tecnologie e l’indifferenza per i problemi ecologici. Non a caso nel 1985 l’uccisione di un pacco bomba uccide Hugh Scratton, il proprietario di un negozio di computer; nel 1994 Thomas Mosser, dirigente di una agenzia pubblicitaria associata alla compagnia petrolifera Exxon Valdez responsabile della marea nera in Alaska (1989 ), muore aprendo un pacco speditogli a casa Infine , nel 1995, sempre un pacco inviato all’Associazione forestale della California toglie la vita al suo presidente Gilbert Murray. Negli anni criminologi e cacciatori di serial killer fecero le più diverse ipotesi sulle caratteristiche, il profilo e la provenienza di questo solitario terrorista. Vennero proposti improbabili identikit. Ma l’arresto di Theodore J. Kaczynski, l’uomo che l’Fbi indica come Unabomber, la diffusione della sua identità e della sua storia personale, andarono onestamente al di là della più fervida immaginazione. Teddy John era nato a Chicago il 22 maggio 1942 da una famiglia di immigrati polacchi. Né il padre né la madre ebbero la fortuna di frequentare il college. I loro sforzi, per reazione , si concentrarono sull’educazione dei figli : Theodore e il più giovane David . A sei anni un test di intelligenza disse che Teddy era un piccolo genio . A 16, dopo il diploma, era già ad Harvard. A 20 otteneva la laurea. A 25 il dottorato in Matematica alla University of Michigan a Ann Arbor. La sua tesi fu premiata con un riconoscimento nazionale. Nello stesso anno, 1967, otteneva una prestigiosissima posizione alla University of California a Berkley nel dipartimento di scienze matematiche, considerato in quel periodo il miglior istituto del Paese. Ma inspiegabilmente dopo due anni Theodore J. Kaczynski, astro nascente degli studi di matematica pura, con una lettera di appena tre righe rassegnava le sue dimissioni. Non una spiegazione, né un motivo plausibile. Si chiudeva così con un gesto tanto anonimo quanto imprevedibile, la carriera del giovane professor Kaczynski : E cominciava una nuova esistenza. Con un prestito ottenuto dalla madre Wanda e dal fratello David, Theodore , acquista un terreno, circa sei ettari. Da allora quel pezzo di verde, nei boschi del Montana, sarà la sua riserva. Per gli abitanti di Lincoln , Ted diventerà presto l’eremita dei boschi. Un eccentrico ma innocuo signore. Una capanna di pochi metri quadrati, costruita artigianalmente diventerà il suo unico rifugio. Senza luce, senz’acqua corrente, Kaczynski rifiuterà per il resto della sua vita ogni compromesso con il progresso. Anche durante i severi inverni del Montana, quando la temperatura scende per molti mesi sotto lo zero, resterà fedele al suo nuovo credo , il rifiuto delle nuove tecnologie. E’ qui in queste condizioni che , secondo l’Fbi, nasce L’Unabomber. Chiuso nel suo isolamento perfetto, organizzerà in uno stato di incontrollata follia i suoi attentati. E l’imprendibile Unabomber resterà un incubo per gli Stati Uniti fino al 1995 quando, oltre sedici anni di silenzio, cercherà di stabilire i primi contatti con l’esterno, commettendo i primi fatali errori. Lettere , messaggi, fino al giorno in cui, forse stanco della sua solitudine, lancerà un appello preciso: la pubblicazione di un saggio in cambio della promessa di interrompere la sua lunga serie di attentati. La richiesta fu avanzata , con una lettera, ai due maggiori quotidiani americani : il New York Times e la Washington Post. Alla fine del giugno ’95 alle redazioni di New York e di Washington arriva il testo dattiloscritto di Unabomber: sessantadue pagine, spazio uno, seguite da undici cartelle di note, il tutto firmato " FC" . Dopo molti ripensamenti ( e con l’avvallo dell’Fbi ) i direttori delle due testate decideranno, di comune accordo e dividendosi le spese, di pubblicare il manifesto di Unabomber. Così il 19 settembre 1995, in un inserto speciale di sette pagine sulla Washington Post appaiono i 232 paragrafi della Società industriale e il suo futuro. La speranza segreta dei vertici dell’Fbi era che qualcuno leggendo il Manifesto potesse riconoscere lo stile, cogliere qualche segnale, notare una somiglianza con altri saggi, insomma dare qualche suggerimento che potesse portare alla cattura di Unabomber. E così fu. L’aspetto drammatico è che capitò proprio al fratello minore di Kaczynski, David, di avere la spiacevole sensazione di riconoscere nel Manifesto lo stile e le idee di alcuni appunti lasciati da Theodore nella cantina della casa di famiglia. Così , dopo qualche ripensamento, decise di informare dei suoi dubbi un avvocato. In pochi giorni venne contattata l’Fbi che dopo alcune indagini decise di procedere all’arresto di Theodore John Kaczynski. La vicenda , in realtà ha dei contorni poco chiari. E a complicare le cose c’è anche una taglia da un milione di dollari promessa dalle autorità per la cattura del terrorista. Il Manifesto di Unabomber è un testo complesso, articolato, corredato persino di un diagramma. Un saggio che tradisce la formazione accademica dell’autore. Ma anche un saggio sul quale la critica e gli esperti si divideranno presto. Per molti il manifesto è spazzatura, niente più che idee vecchie e rielaborate, di nessuna utilità. Un testo noioso frutto della follia di un assassino. Per altri giornalisti e studiosi, soprattutto europei, il testo non può essere considerato soltanto questo. C’è dell’altro. In un caso e nell’altro poche parole, analisi rapide, frasi che non nascondono l’imbarazzo di commettere il pensiero di un terrorista. Eppure il Manifesto di Unabomber supera questo sbarramento. E su Internet si inaugurano immediatamente numerosi Forum per discuterne idee e limiti. In America, la casa editrice Jolly Roger Press di Berkeley giunge persino a stampare una sorta di edizione critica del saggio. Facendolo precedere da uno scrupoloso lavoro di verifiche e confronti con le versioni riprodotte integralmente sui siti Internet, ma in particolare con la prima versione pubblicata dalla Washington Post il 19 settembre 95, quindi il testo uscito sull’Oakland Tribune il 21 settembre e quello del 22 settembre sul San Francisco Chronicle. Nonostante il silenzio ufficiale di critici e criminologi lo studioso americano Kirkpatrik sale osservò che "i dibattiti televisivi, le lettere di lettori, i siti Internet " stavano "a dimostrare che sono in molti a comprendere e a condividere gli obiettivi di Unabomber , contro le tecnologie portatrici di destabilizzazione sociale, di disgregazione economica e di distruzione dell’ambiente". Mentre la rivista New York arriva a spiegare : " E Pluribus Unabomber: c’è un po’ di Unabomber in ciascuno di noi ". Unabomber non si limita a contestare il mondo in cui viviamo, ma lo rifiuta totalmente, senza appello. Ammette che è ormai impossibile riformare il sistema industrial-tecnologico e soprattutto che " la restrizione della libertà è un fenomeno inevitabile nella società industriale. Il messaggio di Unabomber è perentorio: le nuove tecnologie stanno distruggendo l’uomo. "La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana -scrive nel primo paragrafo- Esse hanno incrementato a dismisura l’aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi sviluppati ma ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche ( nel terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. " E aggiunge più avanti : " Il sistema per funzionare ha bisogno di scienziati, matematici, ingegneri. Quindi vengono esercitate pressioni sui bambini perché eccellano in questi campi. Ma non è naturale per un adolescente passare la maggior parte del tempo seduto a una scrivania a studiare". Una frase che stride con la giustificazione della violenza, dell’attentato che egli proclama. Probabilmente dietro la vicenda di Unabomber c’è anche il diagramma di un bambino vittima di un violenza intellettuale. Le critiche maggiori si rivolgono verso la casta dei baroni universitari, dei docenti e dei ricercatori al servizio delle grandi multinazionali. Stimati professionisti a libro paga dei dipartimenti della difesa. La critica non risparmia i coccolati scienziati impegnati negli studi di biotecnologia, autori di inquietanti manipolazioni genetiche. L’accusa al mondo accademico sancisce la definitiva rottura di Unabomber con un sistema che aveva già rifiutato molti anni prima. Durissime sono anche le osservazioni rivolte alla "sinistra moderna" americana di cui fa parte la grande maggioranza degli intellettuali universitari. Non c’è in questo atteggiamento di Unabomber uno schieramento con le ideologie di destra. Anzi, il suo è per quanto possibile un messaggio folle ma a-politico.La sinistra moderna, falsa e cinica, è una massa di uomini apparentemente motivati da nobili principi morali ma in realtà sedotti al potere. E proprio nel " processo del potere" risiede secondo Unabomber il cancro della società. Persi di vista gli obiettivi e i bisogni reali degli individui si concentrano sulla soddisfazione del proprio io, incuranti di tutto il resto, dei veri problemi del pianeta. Unabomber ritorna in maniera quasi ossessiva sulla perdita di potere dell’individuo. E’ un problema che lo tormenta. Spiega, argomenta, sottolinea Unabomber, nel magma che produce emergono ogni tanto bagliori di grande lucidità. Così quando parlano dei problemi che affliggono l’uomo contemporaneo si affida a un lungo elenco che non richiede commenti: " Noia, demoralizzazione, bassa auto-stima, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione. Ansia, sensi di colpa, frustrazione, ostilità, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini del sonno, disordini nell’alimentazione eccetera. "E’ un uomo triste quello che Unabomber descrive. Un uomo sconfitto e rassegnato a vivere in un mondo che lentamente lo uccide. Per assurdo Unabomber intravede la sua unica speranza di sopravvivenza nel rifiuto totale dell’attuale società. Risponde al vento di morte con altre morti, con le sue bombe spietate. Anch’egli sa che è una strada impraticabile. Sa nella sua lucida follia, che la forza del progresso è travolgente, inarrestabile. Che non ci sarà bomba capace di arrestarlo. Sa Unabomber di essere un terrorista uno sconfitto. Come dice l’irritante Vladimir al signor Verloca nel capolavoro di Joseph Conrad, L’Agente segreto – libro a cui Unabomber si è ispirato per i suoi attentati - : " L’atto dimostrativo deve dirigersi contro la cultura, contro la scienza. Ma non ogni scienza si presta allo scopo. L’attentato deve avere tutta l’assurdità rivoltante di una gratuita bestemmia. Poiché il vostro mezzo di espressione sono le bombe, veramente espressiva sarebbe una bomba lanciata nella matematica pura. Ma questo è impossibile.
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Sa cualcuno dei fatti della banbina ferita dei fascisti?


Sa cualcuno sa dei fatti della banbina ferita dei fascisti in Veneto,li bastardi di loro anno lasato un penarello bomba?

Due anni fa in Donostia anno fatto lo steso li fascisti spagnoli,anno lasciato un giocatolo bomba in un bar che girabano gente de la izquierda abertzale,cuando la banbina era en maquina ensieme a lei con la su nonna a exploso il giocatolo e morta la nonna e lei va molto grave!Saluti antifasisti,antiperialisti .........
di un vasco .
ZUREK FAXISTAK ZARETE TERRORISTAK !!!!
(voi facisti siete li terroristi)
ORA E SEMPRE RESISTENZA !!!!!!


E' da sette anni che,soprattutto nelle zone di confine tra le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia,che"Unabomber"colpisce con ordigni lasciati in ogni dove.

Tubetto esplosivo.


Unabomber, buio sul tubetto esplosivo
CORDIGNANO Consegnate dai carabinieri del Ris di Parma le analisi tecniche, nessuna traccia che possa portare all’identificazione del colpevole. Negativi i test del Dna su 5 indagati, Nadia Ros era rimasta ferita mentre preparava il sugo per la cena. - da Il Gazzettino del 18/08/2001

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Le analisi dei carabinieri del Ris, il Raggruppamento investigazioni scientifiche di Parma, non hanno portato risultati utili per restringere il campo della ricerca di Unabomber , ossia della persona che ha confezionato il tubetto di salsa esplosiva che la sera del 6 novembre dell'anno scorso ha ferito a una mano Nadia Ros, trentottenne di Cordignano. La donna era in casa e stava preparando il sugo per lo spezzatino della cena quando il tubetto di salsa che stava aprendo è esploso: il botto fu assordante e il colpo le provocò l'amputazione del pollice sinistro. Il tubetto era stato comprato in un ipermercato di Portogruaro, al quale la donna ha annunciato di voler far causa per ottenere un risarcimento dei danni. Nello stesso ipermercato era stato acquistato anche l'uovo all'esplosivo di qualche giorno prima.
Su quell'uovo sono state trovate tracce biologiche, analizzate dai carabinieri della Scientifica (comandati dal tenente colonnello Luciano Garofano) e comparate con quelle di 5 sospettati, ma quei confronti hanno dato esito negativo. Il Dna non corrispondeva e gli indizi nei confronti dei 5 si sono affievoliti. La relazione sul tubetto trevigiano, dopo che il sostituto procuratore Luisa Napolitano aveva affidato l'incarico agli stessi esperti, è arrivata molto più tardi; un ritardo inspiegabile, stando almeno ai risultati, che sono stati assolutamente privi di rilievo per le indagini. Sul tubetto non è stato trovato nulla che potesse aiutare gli investigatori a privilegiare una delle tante piste che sono state aperte per stringere il cerchio intorno all'attentatore.

E così le indagini, in attesa di altri riscontri in corso e dei risultati delle inchieste aperte dalle Procure di Treviso, Venezia, Udine e Pordenone, sono in una situazione di stallo. Unabomber , tuttavia, potrebbe non poter dormire sonni tranquilli molto a lungo. Gli investigatori delle quattro province interessate alle inchieste si stanno infatti tenendo in costante contatto e si stanno scambiando dati, sia oggettivi (i risultati delle indagini) sia soggettivi (ossia sulla personalità del cosiddetto Unabomber ).

Non comprate nei supermercati e gli ipermercati italiani,
potrebbe risultare
gravemente nocivo
alla vostra salute !

non comprate per un giorno
frangia armata dei c.c.c.c.c. italiana
anarKo insurrezionalisti


http://www.criminal.it/criminali/unabomber/unabomber01.htm


NOI seguiamo ed uccidiamo chi affitta filmini porno nei blockBusters o fa la spesa negli ipermercati a stelle&strisce,beve cocacola mangia i mc donald in tutto il mondo:siete avvisati e mezzi ...schioppati ! hahaha (questa é la nostra pacifica forma di fare gli embargo commerciale agli u$a:siamo obbiettivi di coscienza noi,sai?)

Probabilmente il micidiale ordigno è stato piazzato nella notte di giovedì.

Una grande macchia rossa sull'asfalto, nel piazzale tra la chiesa e il cimitero, e risalendo a ritroso una lunga scia di sangue che corre davanti all'edificio religioso e porta, da un accesso laterale del camposanto, al luogo dell'esplosione di venerdì pomeriggio.

Come sempre è una via di sangue e di sofferenza quella che porta a Unabomber , lo psicopatico che sta terrorizzando il Nordest e la Marca. «E come sempre - confida un inquirente davanti al monumentale cimitero di San Giovanni - non voleva uccidere ma fare molto male. È uno di qua, vive tra Veneto e Friuli, e non sopporta di stare troppo lontano dalla luce dei riflettori». Già, tutta quella pubblicità sulla cellula islamica a Motta, tutti quei titoli per una bomba carta ai danni di un leader religioso islamico nella stessa città, devono averlo convinto che il luogo dal quale rilanciare la sfida era proprio il centro liventino.

Portare un messaggio di morte nel giorno dei Morti; ecco quel che deve aver fatto scattare ancora la molla della follia. Di molle e congegni, del resto, lui se ne intende: probabilmente proprio giovedì notte ha piazzato il micidiale ordigno che ha squarciato la mano di Anita Buosi e il residuo di serenità di tanti mottensi.

La signora ferita ha spiegato agli inquirenti che quel cero fuori posto giovedì non c'era, che lei lì davanti c'era passata e non l'aveva visto; venerdì pomeriggio invece l'ha notato, fuori posto (o forse appoggiato per terra), lo ha preso per rimetterlo in ordine, e poi è stato solo rumore e dolore. A terra sono rimasti pezzi di metallo e, come avevano raccontato i primi testimoni ai nostri cronisti, la batteria che alimentava il dannato congegno; chiodi, secondo quel che trapela, non ne sono stati trovati.

Ieri è stata giornata pesante per gli artificieri, che hanno "bonificato", come dicono loro, il cimitero: un incredibile lavoro di screening e raccolta di tutti i ceri collocati nel camposanto. Fuori, la gente annichilita: fin dalla prima mattinata una processione di persone e tra qualche curioso anche tanti anziani, giunti per portare un fiore ai defunti e respinti con garbo e fermezza all'accesso. «È come se avessero messo una bomba in chiesa», mormora uno di loro scuotendo la testa.

Il sindaco di Motta, Graziano Panighel, che in venti giorni si è trovato tre volte sbattuto in prima pagina e sui Tg nazionali assieme alla sua comunità, si sforza di apparire tranquillo: «La bomba carta e l'ordigno del cimitero non sono collegati, solo casualità. La gente deve stare tranquilla, l'incolumità dei nostri concittadini non è in discussione». Magari Anita Buosi la pensa diversamente, ma ieri con ammirevole spirito la 63enne signora ha mandato dall'ospedale di Padova un messaggio di pace al folle che ha messo il cero-bomba in cimitero, Unabomber o chiunque esso sia: «Mettiti una mano sulla coscienza, altri hanno sofferto per te, non farlo più». Anita Buosi a causa dell'esplosione ha perso il mignolo della mano sinistra, la falange di un dito della destra e solo tra qualche settimana i medici potranno valutare la funzionalità del pollice destro che le è stato riattaccato; non è detto che riacquisti la vista dall'occhio destro. Nel mare di angoscia e preoccupazione che l'ultima azione di Unabomber ha destato le sue parole sono una piccola scialuppa di salvataggio: «Se potessi glielo chiederei in ginocchio di non farlo più». --------------------------------------------------------------------------------camposanto: donna ferita gravemente,giá pronta per la sua FO$$A -----------------------------------------------------------Unabomber al camposanto: donna ferita
TREVISO Un misterioso criminale ha nascosto un ordigno esplosivo in un cero rosso al cimitero di Motta di Livenza. Lo scoppio le ha provocato la perdita dell’occhio destro, l’amputazione di tre dita e ustioni al volto e alle braccia. Di Giancarlo D'Agostino e Tiziano Graziottin - su Il Gazzettino del 03/11/2001
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Un anno.
Un anno senza più rimettersi in gioco, facendosi beffe di chi, da quasi un decennio, gli sta dando la caccia. Unabomber è tornato in azione, ieri pomeriggio. Con effetti ancora devastanti. Per colpire, questa volta, ha scelto il cimitero di Motta di Livenza (Treviso). Nel giorno dei Morti. L'ordigno, lo aveva nascosto in un cero finito casualmente nelle mani di una devota, e scoppiato all'istante. La donna, Anita Buosi, 63 anni del luogo, da ieri sera si trova ricoverata nel Centro di Chirurgia plastica di Padova, dopo che in un primo momento era stata trasportata con l'elicottero del Suem all'ospedale Ca' Foncello di Treviso per essere curata nella Rianimazione del Pronto soccorso. Lo scoppio le aveva provocato infatti la perdita dell'occhio destro, l'amputazione di due dita della mano sinistra e quella parziale del pollice della mano destra, oltre ad ustioni al volto e alle braccia. I medici si sono riservati la prognosi, anche se al Pronto soccorso Anita Buosi era perfettamente cosciente ed in grado di ricordare quanto le era appena accaduto.

«Mi trovavo in una cappella del cimitero per mettere un po' di ordine - così la donna ha lucidamente ricordato le fasi dello scoppio, immediatamente dopo essere stata trasportata al pronto soccorso con l'elicottero del Suem - ed ho visto in una nicchia un cero spento, più grosso degli altri, di colore rosso. Pensavo che qualcuno lo avesse dimenticato. L'ho preso e mi è scoppiato in mano». Le dichiarazioni sono state immediatamente registrate da carabinieri e Digos; per gli inquirenti, nessun dubbio: Unabomber era ritornato in azione, dopo un anno di silenzio. Da quando, era il 6 novembre, un tubetto di conserva acquistato in un centro commerciale di Portogruaro era esploso nelle mani di una giovane donna di Cordignano.La donna, una pensionata nubile tornata a Motta dopo gli anni di lavoro a Milano, ha pagato cara proprio la sua bontà d'animo e il suo spirito di servizio: da sempre cura le tombe dei frati del Santuario della Madonna (anche ieri mattina aveva partecipato alla Messa in basilica leggendo uno dei salmi) ma tiene in ordine anche quelle che vede disadorne. Ieri in una cappella vicina, di un'antica famiglia di Motta, ha visto il cero rosso e forse ha tentato di accenderlo. Un giallo da dove arrivi quel cero: di certo non faceva parte di quelli che la signora aveva ricevuto dai frati mercoledì, tutti bianchi. Il botto è stato talmente forte che si è sentito anche all'esterno del cimitero. «Erano circa le 16 - racconta colui che ha soccorso la signora Anita- quando ho udito uno scoppio tremendo. Ho intravisto una donna in una nuvola di fumo bianco, ho sentito le urla: "è una bomba, è una bomba, portatemi all'ospedale". Era all'interno di una tomba di famiglia, di quelle aperte, senza un cancello. Subito le sono corso appresso, era a pochi metri da me. Aveva le dita di una mano mozzate, si vedevano le punte per terra. Il sangue le usciva copioso dalle ferite. Era ferita anche al volto, vicino ad un occhio. Continua a gridare ed a gemere, è una bomba, portatemi all'ospedale. L'ho accompagnata fuori, aiutandola come potevo».

Anche tra le persone presenti in cimitero il pensiero è corso subito a Unabomber: i testimoni accorsi sul posto hanno notato una batteria per terra, ora in mano alla Polizia Scientifica, nonchè pezzi di metallo (qualcuno parla anche di chiodi) tutt'intorno. Già nella tarda serata di ieri è arrivato l'ordinanza del sindaco di Motta Graziano Panighel di chiusura del cimitero: l'area dovrà essere bonificata in quanto evidentemente non può essere esclusa la presenza di altri ceri od oggetti a rischio. Scosso lo stesso sindaco mottense: nel giro di tre settimane prima è arrivata la notizia che a Motta operava una cellula islamica legata a Bin Laden, poi è stata lanciata una bomba carta contro un esponente religioso della comunità musulmana locale, infine il terribile episodio di ieri.

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L’OMICIDIO RITUALE EBRAICO
Nel lontano 1893, la prestigiosa rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, pubblicò una serie di articoli sulla morale giudaica a cura del Padre Oreglia s.j.. Nel primo di essi, questi affermava: «NOI NON SCRIVIAMO NELL’INTENTO DI ACCENDERE [...] L’ANTI-SEMITISMO, ma di dare piuttosto agli italiani l’allarme, perché si mettano sulle difese contro chi ne osteggia la fede, ne corrompe il costume e ne succhia il sangue, al fine di ammiserirli, dominarli e renderli schiavi» (1). Già Dante Alighieri aveva cantato: «[...] uomini siate, e non pecore matte, sì che ‘l giudeo di voi tra voi non rida!» (2). Anche per me che scrivo su questo scottante argomento (dell’omicidio rituale) il fine non è certo quello di fomentare l’antisemitismo (condannato dalla Chiesa e quindi anche da me) ma solo quello di fare un po’ di luce su un tema tanto misterioso. «Proclamata la libertà dei culti, e concessa anche ai giudei la cittadinanza, questi seppero avvantaggiarsene per tal forma, che di nostri eguali, divennero ben tosto padroni. Infatti, chi oggi dirige la politica è LA BORSA, e questa è in mano ai giudei; chi governa è LA MASSONERIA, e anche questa è diretta dai giudei; chi volge e rivolge a suo senno l’opinione pubblica, è LA STAMPA, e questa è altresì in gran parte ispirata e sussidiata dai giudei» (3). «Ecco ci dirà taluno, la ragione dell’antipatia che a tutti ispirano i giudei [...]. Sì, questa è una delle cagioni - continua La Civiltà Cattolica - ma non è l’unica, né la principale. Avvenne un’altra più occulta, più misteriosa, e che in sé comprende tutte le altre [...]. LA CAGIONE cui alludiamo È UN ODIO CONTRO IL CRISTIANESIMO, IMPOSTO AI GIUDEI PER LEGGE, odio che giunge fino a giustificare a nostro danno ogni sorta di delitti» (4).

LA MORALE GIUDAICA È LA CAUSA PRINCIPALE DELL'ODIO DEI GIUDEI CONTRO I NON - GIUDEI
«La prima e principale cagione dell’avversione dei giudei contro i non giudei, e massime contro i cristiani, si ha da rintracciare, cosa incredibile a dire, nella loro stessa morale e religione; la quale NON È PIÙ LA MOSAICA, MA Sì LA TALMUDICA O RABBINICA, foggiata a capriccio dagli scribi e farisei, bugiardi interpreti della legge».(5) Vediamo allora che cosa dice il Talmud sui cristiani: «IL CRISTIANO è omicida, immondo, sterco, dato alla bestialità; il suo solo incontro contamina anzi NON È PROPRIAMENTE UOMO, MA BESTIA» (6). «Posto questo bel concetto che i giudei hanno di noi [...], sarà da stupire che essi facciano un dovere di cospirare perpetuamente contro di noi? Se ci reputano bestie in sembianza umana, e bestie da Dio destinate a servirli, è naturale che ci trattino, ove lo possano, da bestie» (7). Il precetto dell’amore del prossimo (comandato dalla legge naturale e da quella mosaica) non è - secondo il Talmud - un precetto universale, ma è ristretto ai soli giudei e ai loro amici. «Senonché Maimonide [...] trova modo di salvare capra e cavoli, dicendo «essere LECITO FAR DEL BENE ANCHE AI CRISTIANI, però QUANDO NE PUÒ VENIR VANTAGGIO AD ISRAELE, o quando questo può giovare alla sua tranquillità e a meglio celare l’inimicizia verso i cristiani» (8). Anche recentemente, in Israele, il rabbino Josef Ovadia si poneva la questione: «Se un ebreo può permettersi di infrangere il sabato per salvare la vita ad un gentile, ad un non-ebreo. In merito non ha avuto dubbi, in una conferenza ha sostenuto che un ebreo può contravvenire al sabato se può salvare la vita di un non ebreo. Anzi deve farlo, ANCHE SE LA LEGGE EBRAICA PRESCRIVE [...] CHE IL SABATO PUÒ VENIR VIOLATO SOLO PER SOCCORRERE UN ALTRO EBREO. Ovadia infatti sostiene che il mancato intervento di un ebreo nel salvare un non-ebreo il sabato, potrebbe ritorcersi contro la comunità ebraica, rinvigorendo le critiche contro il suo stile di vita. Pertanto, secondo Ovadia, IL SALVARE UN NON-EBREO, anche di sabato, INDIRETTAMENTE PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN ATTO LECITO come quello compiuto da chi salva un correligionario in quel giorno santo» (9). Il Sanhedrin afferma che «UN GIUDEO deve reputarsi QUASI EGUALE A DIO! Tutto il mondo è suo, tutto deve a lui servire, specialmente LE BESTIE CHE HAN FORMA DI UOMINI, CIOÈ I CRISTIANI» (10). «Ora, mirate le conseguenze che scaturiscono da questi bei principi, -riprende La Civiltà Cattolica- tutti i nostri beni appartengono ai giudei, poiché essi solo sono uomini, e perciò hanno diritto di possedere quindi il Talmud [...] dichiara lecita ai giudei L’USURA verso i cristiani (11), la frode (12), il furto (13), e la rapina» (14). Ed ancora: «Considerate I CRISTIANI -dice il Talmud- come BESTIE E ANIMALI FEROCI E TRATTATELI PER TALI. Non fate né bene né male ai gentili, ma mettete tutto il vostro ingegno e il vostro zelo per distruggere i cristiani» (15). Maimonide, uno dei loro massimi dottori, insegna loro che «OGNI GIUDEO, IL QUALE NON UCCIDE UN NON GIUDEO, VIOLA UN PRECETTO NEGATIVO» (16). «IL GIUDEO CHE UCCIDE UN CRISTIANO OFFRE A DIO UN SACRIFICIO ACCETTO» (17). La Civiltà Cattolica conclude così: «Dunque delle due l’una: o essi (i giudei, ndr) mandano al diavolo il loro Talmud con tutti i suoi commenti, che sono un insulto al buon senso ed un oltraggio alla stessa legge naturale, ovvero si rassegnino ad essere in uggia ed in abbominio a tutte le altre nazioni, massime cristiane» (18). A tale riguardo, vedasi anche H. DESPORTES (19), e A. MONNIOT (20), ed anche L. FERRARO (21).

LA MORALE GIUDAICA E IL MISTERO DEL SANGUE

«Vi è un rito religioso del giudeo disperso, d’un carattere eccezionale, che esce, con un rilievo terribile, dalla categoria dei riti ordinari, e che ha acquistato nella storia una celebrità sinistra; vogliamo parlare dell’OMICIDIO RITUALE o del SACRIFICIO UMANO [...]. In ricordo di Cristo crocifisso, per dare al crimine del Calvario, fino alla fine dei tempi, con un memoriale orribile, una sorta di prolungamento indefinito, il giudeo ha santificato, ogni volta che lo ha potuto, ogni anniversario del Deicidio, mediante l’immolazione di un cristiano. TRATTARE DELLA QUESTIONE GIUDAICA E TACERE SULL’OMICIDIO RITUALE, SIGNIFICHEREBBE OMETTERE CIÒ CHE VI È DI PIÙ IMPORTANTE NEL PROBLEMA [...]. In nessun posto la luce della storia è più necessaria, poiché in nessun posto la menzogna ha fatto di più, per creare la notte» (22). Cerchiamo allora di far luce dove si è voluto far notte. «Da quattro capi noi dedurremo le nostre prove; dalle deposizioni giuridiche fatte innanzi ai tribunali da giudei convinti e confessi di omicidi e infanticidi commessi a scopo di religione; dalle rivelazioni di Rabbini convertiti alla nostra fede; da documenti storici e finalmente dalla testimonianza tradizionale» (23).

EBREI CONFESSI IN TRIBUNALE DI OMICIDIO RITUALE

La Civiltà Cattolica tra i molti processi fatti agli ebrei per assassinio rituale in Francia, Italia, Spagna, Inghilterra, Germania, Baviera, Ungheria, Lituania e Polonia, senza parlare poi dei Paesi orientali, ricorda soprattutto quelli di Trento (sec. XV) e quello di Damasco (sec. XIX). «Orbene - afferma la prestigiosa rivista dei gesuiti - se raffrontisi i due processi, nel primo dei quali sono otto e nel secondo sedici i rei convinti e confessi, oltre al buon numero di testimoni tutti giudei, vedrassi con maraviglia come, malgrado la distanza di quattro secoli che li divide, le confessioni e le testimonianze disposte in essi, quanto al rito e all’uso del sangue cristiano, si corrispondano a capello...
1) Dai due processi comparati insieme, risulta con evidenza che L’ASSASSINIO DI UN CRISTIANO non solamente è riputato lecito, ma È COMANDATO ai giudei DALLA LEGGE TALMUDICA-RABBINICA...
2) LO SCOPO DEL DETTO ASSASSINIO non è solamente far onta a Cristo e danno al cristianesimo, [...] ma SOPRATTUTTO ADEMPIERE UN DOVERE RELIGIOSO, qual'è celebrare degnamente le due feste del Purim e della Pasqua, facendo uso in esse di sangue cristiano...
3) Nelle feste del Purim, per avviso dei rabbini, [...] si può far uso del sangue di qualsivoglia cristiano, ma per le feste di Pasqua vuol essere il sangue di un fanciullo cristiano che non abbia oltrepassato i sette anni di età...
4) Le azzimelle, giudaicamente ammanierate con quel saporetto di sangue cristiano, regalansi nelle feste del Purim ai non-giudei, massime a quei cristiani che fossero (così per modo di dire) conoscenti ed amici; ma nelle feste pasquali mangiansi per ben sette giorni dai soli giudei.
5) Questo è IL SEGRETO DEL SOLO PADRE DI FAMIGLIA, cui spetta introdurre nella pasta degli azzimi, all’insaputa della moglie e dei figlioli, un po’ di sangue cristiano fresco o coagulato e ridotto in polvere.
6) Egli deve altresì nella cena pasquale versare qualche goccia di sangue nel vino che mesce alla famiglia e benedirne anche la mensa!
7) Il sangue è migliore e il sacrificio del fanciullo è più accetto a Dio [...], quando si fa nei giorni prossimi alla Pasqua.
8) PERCHÉ IL SANGUE DI UN BAMBINO cristiano sia acconcio al rito e PROFICUO ALLA SALUTE DELL’ANIMA GIUDAICA, CONVIENE CHE IL BIMBO MUOIA TRA I TORMENTI [...].
9) L’USO RITUALE E IL MISTERO DEL SANGUE sol si trova scritto NEI CODICI orientali, mentre negli OCCIDENTALI VENNE SOPPRESSO per tema dei governi cristiani e SOSTITUITO DALLA PRATICA E TRADIZIONE ORALE» (24). Queste sono le conclusioni tratte dalle confessioni dei rabbini e degli altri ebrei esaminati nei due processi di Trento e di Damasco. Chi volesse accertarsene può leggere per esteso il resoconto dei processi di Trento e di Damasco pubblicati dal La Civiltà Cattolica, serie II , voll. VIII-IX-X, nella Cronaca sotto la rubrica Roma (1881-1882). Per il processo di Damasco, si veda anche: ACHILLE LAURENT, Relation historique des affaires de Syrie, depuis 1840 jusqu'en 1842. Ormai quasi introvabile. Ed anche: ACELDAMA, Processo celebre contro gli ebrei di Damasco, Premiato stab. Tipografico G. Dessì, Cagliari-Sassari, 1896.

LE RIVELAZIONI DEI RABBINI CONVERTITI AL CATTOLICESIMO

Si trova conferma delle conclusioni tratte dalle confessioni rese durante i processi anche nelle rivelazioni fatte dai rabbini convertiti alla nostra fede. La Civiltà Cattolica cita soprattutto l’autorità di tre rabbini convertitisi: Paolo Medici, Giovanni da Feltre e Teofilo, monaco moldavo. «Paolo Medici nella sua opera intitolata RITI E COSTUMI DEGLI EBREI (25), confermò le frequenti uccisioni di fanciulli cristiani; Giovanni da Feltre dichiarò solennemente innanzi al podestà di Milano l’uso che i giudei facevano del sangue cristiano (26); e Teofilo ne spiega il mistero nelle sue rivelazioni scritte in lingua moldava e rese di pubblica ragione nel 1803, poscia ridotte in greco e pubblicate nel 1834 a Napoli di Romania da Giovanni de Giorgio, e finalmente tradotte in italiano dal Prof. N.F.S. e pubblicate a Prato nel 1883 sotto il seguente titolo: IL SANGUE CRISTIANO NEI RITI EBRAICI DELLA MODERNA SINAGOGA [...] L’ex rabbino moldavo, [...] confessa il rito sanguinario e l’uso che egli stesso, prima della sua conversione, aveva fatto del sangue cristiano [...]. «Cotesto segreto del sangue, egli dice, non è conosciuto da tutti gli ebrei, ma dai soli Kakam (dottori) o rabbini, e dagli scribi e farisei, che perciò si chiamano conservatori del mistero del sangue» [...]; questi SOLO A VOCE LO COMUNICANO AI PADRI DI FAMIGLIA, i quali lo tramandano a quel figliuolo che conoscono più capace del segreto, atterrendolo con orrende minacce dallo svelarlo altrui. E qui conta come a lui stesso lo rivelasse il padre suo: «Quando io pervenni all’età di 13 anni, mio padre presomi da parte, da solo a solo, dopo avermi istruito e sempre più inculcato l’odio contro i cristiani, come cosa da Dio comandata, fino ad ammazzarli e raccoglierne il sangue [...]. Figlio mio, mi disse, [...] ti ho fatto il più intimo mio confidente ed un altro me stesso; e messami una corona in capo, mi dié la spiegazione del mistero e soggiunse esser quello cosa sacrosanta, rivelata da Dio, e comandata agli ebrei; e che quindi io ero stato messo a parte del segreto più importante della religione ebraica». Seguono poscia gli scongiuri e le minacce, di maledizione a lui fatte, ove avesse violato il segreto, nonché il precetto di non comunicarlo neppure alla madre, né alla sorella, né ai fratelli né alla sua futura moglie, ma soltanto a quello dei suoi figliuoli che gli paresse più zelante, il più savio per custodire il segreto [...]. Gli ebrei, dice Teofilo, sono più contenti quando possono ammazzare i bambini perché sono innocenti e vergini, e quindi perfetta figura di Gesù Cristo; li ammazzano a Pasqua, acciocché possano meglio rappresentare la passione di Gesù Cristo» (27).

I MOTIVI DI CREDIBILITÀ DI TEOFILO MOLDAVO

«Sarebbe del tutto irragionevole non prestar fede alle rivelazioni dell’ex rabbino moldavo, in primo luogo perché chi le ha scritte è un testimone che conosce a menadito quanto ci rivela; infatti Teofilo fu lui stesso rabbino ed imparò fin da tredici anni tali misteri. Secondo, depone contro se stesso, avendo confessato di aver lui stesso fatto uso frequente di sangue cristiano. In terzo luogo, non ignorava che con tali rivelazioni si esponeva al rischio di venir ucciso e tuttavia volle farlo lo stesso per debito di coscienza e per carità verso i cristiani. In quarto luogo, perché le sue rivelazioni concordano quanto alla sostanza colle confessioni fatte ai giudici dai giudei nei succitati processi» (28).

LA STORIA

«Non ci troviamo d’innanzi ad uno od un altro scrittore, bensì davanti a tutto un popolo di storici, di analisti e di scrittori di tempo, di luogo e di nazione differenti; cotalché sarebbe cosa assurda il supporre che tutti si sieno insieme indettati a falsare i fatti a danno dei giudei [...]. Tali sono tra gli altri i Bollandisti, il Baronio, il Rhorbacker [...]» (29).

ELENCO CRONOLOGICO DEGLI ASSASSINII PIÙ CONOSCIUTI COMMESSI DAI GIUDEI

- Anno 1071. A Blois (30), un bambino crocefisso poi buttato nel fiume. Il Conte Teobaldo fa bruciare gli ebrei colpevoli. - 1114. A Norwich in Inghilterra (31), Guglielmo, fanciullo di dodici anni, è attirato in una casa ebrea, e colà crocifisso in mezzo a mille oltraggi il dì di Pasqua, e perché meglio rappresentasse Gesù Cristo sulla Croce, vennegli ferito al fianco. - 1160. A Glocester (32), gli ebrei crocifiggono un bambino. - 1179. A Parigi (33), il fanciullo Riccardo viene immolato nel Castello di Pontoise il Giovedì Santo; ed è onorato come Santo a Parigi. - 1181. A Parigi (34), San Rodberto, fanciullo, viene ucciso dagli ebrei verso le feste di Pasqua. - 1182. I giudei a Pontoise crocifiggono un giovanetto dodicenne, per cui vengono espulsi dalla Francia. A Saragozza (35), accade lo stesso a Domenico del Val. - 1236. Presso Hagenau (36), tre fanciulli di sette anni sono immolati dagli ebrei in odio a Gesù Cristo. - 1244. A Londra (37), un fanciullo cristiano viene martirizzato dagli ebrei; e si venera nella Chiesa di S. Paolo. - 1250. In Aragona (38), un fanciullo di sette anni viene crocefisso circa nel tempo della Pasqua ebraica. - 1255. A Lincoln (39), Ugo fanciullo rapito dagli ebrei viene nutrito fino al giorno del sacrifizio. Molti ebrei convengono da varie parti dell’Inghilterra, e lo crocifiggono, rinnovando in lui tutte le scene della Passione di N. S. come ci narrano Mathieu Paris e Capgrave. Weever ci fa sapere ancora che i giudei delle principali città d’Inghilterra rapivano fanciulli maschi per circonciderli, poscia in onta a Cristo coronavanli di spine, flagellavanli e crocifiggevanli (40). - 1257. A Londra (41), un fanciullo cristiano immolato da’ giudei. - 1260. A Wessemburg (42), un fanciullo ucciso dagli ebrei. - 1261. A Pfortzeim Bade (43), una bambina settenne strozzata poi dissanguata ed annegata. - 1283. A Magonza (44), un bambino venduto dalla sua balia agli ebrei e da questi UCCISO. - 1285. A Monaco (45), un fanciullo viene dissanguato. Il suo sangue serve di rimedio agli ebrei. Il popolo brucia la casa dove gli ebrei si erano rifugiati. - 1286. A Oberwesel sul Reno (46), Wernher quattordicenne martirizzato per tre giorni con ripetute incisioni. - 1287. A Berna (47), Rodolfo giovanetto ucciso nella Pasqua dagli ebrei. - 1292. A Colmar (48), un fanciullo ucciso come sopra. - 1293. A Crems (49), un fanciullo immolato dagli ebrei, due degli uccisori sono puniti, gli altri si salvano a forza d’oro. - 1294. A Berna (50), un altro fanciullo svenato dai giudei. - 1302. A Remken, lo stesso (51). - 1303. A Weissensee di Turingia (52), Corrado Scolaro, figliuolo di un soldato, dissanguato con incisioni alle vene. - 1345. A Monaco (53), il Beato Enrico crudelmente ucciso. - 1401. A Diessenhofen di Wurtemberg (54), un fanciullo di quattro anni comprato per tre fiorini e dissanguato dagli ebrei. Qui notisi che nel processo fattosi per cotesto assassinio, l’ebreo accusato confessò «che ogni sette anni tutti gli ebrei hanno bisogno di sangue cristiano. Un altro rivelò che il cristiano assassinato doveva essere minore di tredici anni. Un terzo disse che si servivano di quel sangue nella Pasqua; che ne facevano seccare una parte per ridurla in polvere; e che se ne servivano pei loro riti religiosi (55): È cosa notevole che le stesse confessioni e rivelazioni siano state fatte dagli ebrei a distanza di molti secoli ed in paesi lontanissimi: a Trento, in Moldavia, in Svizzera nei secoli XIV e XVIII; secondo che già si vide più sopra. - 1407. Quivi pure un altro fanciullo ucciso; donde una sommossa popolare e lo scacciamento degli ebrei (56). - 1410. In Turingia (57), sono cacciati gli ebrei per delitti contro fanciulli cristiani. - 1429. A Rovensbourg (58), Luigi Von Bruck, giovanetto cristiano, viene sacrificato dai giudei mentre li serviva a tavola tra la Pasqua e la Pentecoste: il suo corpo viene trovato ed onorato dai cristiani. - 1454. In Castiglia (59), un fanciullo è fatto a pezzi ed il suo cuore cotto per cibo. Per questo ed altri simili delitti gli ebrei vengono poi cacciati dalla Spagna nel 1459. - 1457. A Torino (60), un giudeo è colto nell’istante medesimo, in cui sta per iscannare un fanciullo. -1462. Presso Inspruk (61), il Beato fanciullo Andrea nato a Rinn, viene immolato il 9 luglio dagli ebrei che ne raccolgono il sangue. - 1475. A Trento, il celebre martirio del B. Simoncino, di cui esistono i processi originali; dai quali apparisce che gli ebrei di Trento, rei dell’assassinio rituale del B. Simoncino, ne rivelarono molte altre dozzine da loro e dai loro correligionari commessi allo stesso scopo rituale nel Tirolo, nella Lombardia, nel Veneto ed altrove in Italia, Germania, Polonia, ecc. ecc. - 1480. A Treviso (62), si commette un delitto simile al precedente di Trento. - 1480. Assassinio del B. Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco. - 1480. A Motta di Venezia (63), un fanciullo viene immolato il Venerdì Santo. - 1486. A Ratisbona (64), sei fanciulli vittime degli ebrei. - 1490. A Guardia presso Toledo (65), un fanciullo crocefisso. - 1494. A Tyrman in Ungheria (66), un fanciullo rapito e dissanguato. - 1503. A Waltkirch in Alsazia (67), un fanciullo di quattro anni, venduto da suo padre agli ebrei per dieci fiorini, col patto che gli fosse restituito vivo dopo averne cavato sangue. Gli ebrei lo uccisero dissanguandolo. - 1505. A Budweys (68), fatto simile. - 1520. A Tyrnau ed a Biring (69), due fanciulli dissanguati. Perciò furono allora cacciati gli ebrei dall’Ungheria. - 1540. A Suppenfeld in Baviera (70), Michele di quattro anni torturato per tre giorni. - 1547. A Rave in Polonia (71), il figlio di un sarto sacrificato da due ebrei. - 1569. A Witow in Polonia (72), Giovanni di due anni venduto per due marchi all'ebreo Giacomo di Leizyka, è da lui crudelmente ucciso. Altri fatti simili accaduti a Bielko ed altrove. - 1574. A Punia in Lituania (73), Elisabetta di sette anni assassinata dall’ebreo Gioachino Smerlowiez il martedì prima della domenica delle Palme, il suo sangue vien raccolto in un vaso. - 1590. A Szydlow (74), un fanciullo scomparso, trovossone il cadavere dissanguato con incisioni e punture. - 1595. A Gostin (75), un fanciullo venduto agli ebrei per essere dissanguato. - 1597. Presso Sryalow (76), un fanciullo ucciso. Col suo sangue gli ebrei aspergono la nuova Sinagoga per consacrarla. - 1650. A Caaden (77), un fanciullo di cinque anni e mezzo chiamato Mattia Tillich vi è assassinato l’11 marzo. Questo storico annovera altri fatti simili accaduti a Steyermarck, Karnten, Crain, ecc. - 1655. A Tunguch in Germania (78), un fanciullo assassinato. - 1669. A Metz (79), un fanciullo di tre anni rubato dal giudeo Raffaele Levi, è crudelmente assassinato. Il suo cadavere fu trovato orribilmente mutilato. Il reo venne arso vivo per sentenza del Parlamento di Metz il 16 giugno 1670. - 1778. Di parecchi fanciulli uccisi dagli ebrei nel decimottavo secolo fa menzione il Journal historique et litteraire del 5 gennaio 1778 a pag. 88 e del 15 ottobre del medesimo anno, a pag. 258. - 1803. Possiamo a buona ragione porre qui in primo luogo questa data 1803, poiché in quest’anno uscì la prima volta alla luce il libretto di Teofito o Neofito. Esso vale storicamente più di molte altre autorità per dimostrare che gli ebrei sempre usarono, usano e debbono usare (se pure sono ebrei osservanti) il sangue cristiano nei loro riti. - 1810. Negli atti del Processo di Damasco (80), esiste una lettera di John Barcker ex-Console inglese in Aleppo dove si parla di una povera cristiana scomparsa da Aleppo. Tutti accusavano un ebreo, Raffaele d’Ancona, di averla scannata per raccoglierne il sangue. - 1827. A Varsavia (81), scompare un bambino cristiano nell’occasione della Pasqua ebrea. - 1831. A Pietroburgo (82), un fanciullo assassinato dagli ebrei per iscopo rituale. Così sentenziarono quattro giudici. - 1839. A Damasco (83), si scopre alla dogana una bottiglia di sangue portata da un ebreo, il quale offre diecimila piastre perché si sopisca la cosa. - 1840. A Damasco il celebre processo sopra l’assassinio del Padre Tommaso da Calangiano Cappuccino e del suo servo cristiano uccisi dagli ebrei per scopo rituale. Gli ebrei furono convinti e condannati, benché poi graziati per danari. Quegli ebrei assassini erano quasi tutti italiani e livornesi. Il processo originale è negli Archivi di Parigi, e venne poi stampato dal Laurent nel vol. II des Affaires de Syrie. - 1843. A Rodi, Corfù ed altrove (84) assassinio ebreo di bambini cristiani. - 1881. Ad Alessandria d’Egitto l’assassinio del giovane greco Fornarachi, di cui si occuparono tutti i giornali del 1881-1882. Il cadavere fu trovato dissanguato, tutto punzecchiato, e simile a statua di cera. - 1882. A Tisza Eszlar in Ungheria, una giovinetta di 14 anni è scannata nella Sinagoga dal sacrificatore ebreo. Più recentemente ancora nel 1891 fu trovato presso l'ebreo Buschoff in Xanten della Prussia Renana il cadavere del fanciullo cattolico Giovanni Hegmann senza una goccia di sangue. Il Buschoff venne processato, ma poi assolto, tant'è a dì nostri la potenza dell’oro ebraico! Abbiam letto gli atti di quel processo, tradotti dalla Verona fedele, e sfidiamo chiunque li leggerà a non vedervi per entro il fine prestabilito di salvare ad ogni patto il reo. È un processo che si può definire: Monumento eterno o d’insipienza giuridica o di corruzione giudaica»! (85).

OBIEZIONI ALLA TESI DELL’OMICIDIO RITUALE

Ci sono vari libri assai recenti che cercano di ridicolizzare e confutare l’accusa di omicidio rituale, liquidandola come leggenda o pura superstizione, come, ad esempio, J. MAIER - P. SCHAFER: Piccola Enciclopedia dell’Ebraismo, Marietti, Casale Monferrato 1985, alle voci: sangue, omicidio rituale, profanazione delle ostie. Anche nel Dizionario comparato delle religioni monoteiste: Ebraismo Cristianesimo, Islam, Piemme, Casale Monferrato 1991, alla voce sangue si legge: «Benché LA FAVOLA dell’assassinio rituale sia stata spesso confutata dalla Chiesa, essa è servita più volte come pretesto per pogrom e persecuzioni» (86). A noi risulta invece l’esatto contrario, come dalla decretale Etsi Judæos di Innocenzo III, con i suoi richiami a «pratiche nefande, contra fidem catholicam detestabilia et inaudita». Oltre al libro di PAUL JOHNSON, Storia degli Ebrei, Longanesi, Milano 1987 (87), ve n’è uno in particolare che tratta con una certa serietà ed in dettaglio il problema del sacrificio rituale riguardo al martirio di San Simonino di Trento, e che pone obiezioni all’apparenza più serie, non avendo la pretesa, come gli altri, di liquidare in due righe l’accusa, ridicolizzandola come se fosse una favola. Intendo parlare di A.ESPOSlTO-D. QUAGLIONI; I processi contro gli ebrei di Trento, Cedam, Padova 1990. Sul quale mi dovrò soffermare a lungo e al quale dovrò rispondere. «Occasione del processo - vi si trova scritto - fu la scomparsa, alla vigilia della Pasqua del 1475 [...] del fanciullo Simone, poi ritrovato cadavere, con numerosi segni di ferite, nel fossato che, partendo dalla pubblica via [...], attraversava lo scantinato della casa del maggior esponente della comunità ebraica, ov’era anche la sinagoga. A denunciare al podestà il ritrovamento del cadavere furono proprio gli ebrei che nonostante ciò ed in base alla pubblica voce che li voleva colpevoli del ratto e dell’assassinio furono rinchiusi in carcere. L’inquisitio fu avviata in un CLIMA FORTEMENTE VIZIATO DALLE DICERIE POPOLARI. L’omicidio rituale imputato agli ebrei trentini non era affatto qualcosa di eccezionale, ma rientrava nella prassi normale di una setta dedita a riti stregoneschi e satanici. Procedendo [...] soprattutto in forza delle confessioni degli inquisiti, TUTTE ESTORTE CON LA TORTURA (88) [...] il giudice decise la condanna degli ebrei di Trento [...]. Un mese dopo, il 23 luglio, allarmato da quanto accadeva a Trento, a causa di numerose proteste circa il rispetto della legalità [...] lo stesso papa Sisto IV nominò un commissario con l’incarico di riferire sui fatti e sul processo medesimo [...]. Il legato pontificio, Battista de’ Giudici, [...] giunto a Trento [...] si trovò di fronte sia al FANATISMO POPOLARE [...] sia all’ostilità del Vescovo e delle autorità civili [...]. Convintosi dell’innocenza degli ebrei e della colpevolezza di un facinoroso, troppo frettolosamente discolpato, [...] il commissario abbandonò Trento e fissò la sede del proprio tribunale a Rovereto, oppidum della diocesi tridentina appartenente però al più sicuro territorio della Repubblica Veneta [...]. Prima ancora di esporre le sue rimostranze sulla condotta del commissario, (il Vescovo di Trento, ndr) [...] aveva confidato al fidato Zovenzoni [...] di ritener che la cattiva salute del commissario, fosse un mero pretesto e che quegli si fosse stabilito in Rovereto a bella posta, essendo colà un podestà aperto fautore degli ebrei. Questi (il commissario Battista de’ Giudei, ndr) dal canto suo, cita a comparire davanti al proprio tribunale il podestà di Trento, mentre questi, con lo stesso Hinderbach (il vescovo di Trento) rispose dichiarando nulli i monitoria del commissario e ACCUSANDOLO DI CORRUZIONE E DI CONDOTTA CONTRARIA ALLE ISTRUZIONI DEL PONTEFICE [...]. Ogni successiva azione di Trento è [...] rivolta a ritorcere contro il commissario le accuse che questi, intanto, veniva formulando contro l’operato dei giudei tridentini [...] facendolo comparire come FACILE PREDA DEL DENARO DEGLI EBREI. Il commissario infatti [...] aveva inoltrato a Trento l’istanza dell’ebreo Jacob de Ripa, che è [...] detto [...] providum et diseretum virum [...]. Il podestà di Trento era chiamato a rispondere presso un tribunale [...] in Rovereto, e con lui il Vescovo (di Trento, ndr) ed il Capitolo. Il 12 di ottobre il segretario del Vescovo di Trento [...] protesta solennemente in Rovereto, [...] essere nullius valoris l’istanza prodotta da Jacob de Ripa, poiché il commissario ha taciuto essere l’istante un ebreo, e gli scelleratissimi et perfidi judei semper fuerunt atque sunt persecutores et insidiatores fidei et religionis Christianæ [...]. Di fronte alla palese discordanza tra le sentenze trentine e le risultanze dell’inchiesta del suo commissario, IL PONTEFICE (Sisto IV, ndr) DOVETTE NOMINARE UNA COMMISSIONE DI CARDINALI, incaricata di esaminare la questione [...]. Il Vescovo (di Trento, ndr) promosse a Roma un vero movimento di curia a proprio favore, entro il quale si distinse in modo particolare l’umanista Platina. IL COMMISSARIO apostolico CADDE ovviamente (non si riesce a capire perché, ndr) IN DISGRAZIA: allontanato [...] da Roma, prima a Benevento e poi in Linguadoca [...]. La commissione sistina aveva concluso i suoi lavori (nel 1478, ndr) [...] affermando la correttezza formale del procedimento che si sarebbe svolto rite et recte. Come si sa un secolo più tardi la Santa Sede autorizzò il culto locale di Simone (San Simonino), culto che ufficialmente fu abrogato dopo il Concilio Vaticano II nel 1965 (tornerò su questo punto alla fine dell’opuscolo, ndr) (89). Per quanto riguarda le decisioni della commissione cardinalizia si può aggiungere: «Il giudice rotale accoglieva in pieno le accuse della parte tridentina, principale delle quali l'essersi il commissario sostituito indebitamente al giudice naturale, istruendo un nuovo processo, laddove i suoi compiti avrebbero dovuto esaurirsi nell'osservare e nel riferire, con particolare riguardo all’accertamento del martirio e dei miracoli [...] Battista de’ Giudici era ritenuto colpevole di aver ecceduto nel mandato non osservandone le disposizioni basilari e [...], di aver agito scopertamente a favore degli ebrei [...]. L’operato del commissario era in tal modo [...] dichiarato nullius momenti [...] et multiplieiter irritum mentre il podestà di Trento era liberato dall’accusa di aver agito in violazione della legalità [...]. La Bolla pontificia fu emanata il 20 giugno 1478 [...] in essa [...] si affermava che i processi tridentini si erano svolti rite et recte, ossia nel rispetto della legalità» (90).

RISPOSTE

Secondo il libro in questione sostenere la tesi dell'omicidio rituale «NON È DA UOMINI SANI DI MENTE» (91). Le obiezioni contenute in questo libro vorrebbero dimostrare «il ridicolo e l’assurdo della leggenda dell’omicidio rituale» (92). «Ma, anche solo ad esaminare con occhio distaccato tali obiezioni, viene spontaneo rilevare come il Papa, che pur in un primo momento si era mostrato assai scettico sul modo di condurre il processo da parte del Vescovo di Trento, tanto da inviargli un suo delegato, il commissario de’ Giudici o.p. per esaminarne l’operato, abbia poi nominato una commissione cardinalizia per vedere da che parte stesse la verità, e come tale commissione cardinalizia abbia allontanato il legato romano ed abbia dato ragione al Vescovo di Trento. Ma vediamo ora di dare delle risposte più dettagliate alle varie obiezioni mosse alla tesi dell’omicidio rituale. Un’obiezione soggiacente al libro in questione è che LA PASSIONE RELIGIOSA, il fanatismo cattolico medievale è IL FLAGELLO DELLA STORIA. Essa infatti o acceca o corrompe lo storico che la scrive. La risposta è facile, le testimonianze di tutti gli storici del mondo non costituiscono più - se si accetta il principio di tale obiezione - un titolo valido e bisogna allora dubitare di tutto ciò che gli storici scrivono. Ma allora la certezza storica non sussiste più, non vi è più un solo fatto in tutta la storia umana che possa scappare al naufragio. Infatti «se la passione religiosa rovina la storia, anche le altre passioni la rovinano [...]. Ora non esiste uomo al mondo [...] che non sia colto da una o l’altra di queste tre grandi passioni, vale a dire: la passione politica, quella di scuola e quella religiosa [...]. Ma politica, scuola, religione è tutto il campo della storia [...]. Siete ben sicuri, per esempio, che la battaglia di Farsalo è stata vinta da Giulio Cesare o anche che è realmente esistita una battaglia di Farsalo? [...]. Chi può dirci che degli uomini passionali non si siano fabbricata una battaglia di Farsalo secondo la propria convenienza [...]. La morte di Giulio Cesare, ci diranno i nostri scettici, è una pura invenzione di Antonio e di Ottavio. Vi erano tali e tanti vantaggi per loro a raccontarcela in tale modo! Cesare invece è caduto colto da apoplessia ai piedi della statua di Pompeo [...]. La passione in realtà può ingannare un individuo [...] ma la passione non può ingannare tutti gli uomini, né fare che tutti gli uomini si ingannino su un fatto di ordine pubblico; poiché in un campo così vasto la passione degli uni incontra sempre la passione contradditoria degli altri [...]. È ciò che permette che vi sia una verità storica in questo mondo» (93). L’omicidio rituale si presenta inoltre sotto la copertura e la garanzia di poteri politici di ogni paese: Filippo Augusto e San Luigi IX in Francia, S. Enrico e Massimiliano in Germania, S. Ferdinando in Spagna, Enrico III in Inghilterra, Gregorio XIII e Sisto IV a Roma. è lecito allora mettere in dubbio la credibilità di tali uomini? Ecco una seconda obiezione che si trova nel libro di ESPOSITO-QUAGLIONI, di cui stiamo trattando. Rispondo dunque che innanzi tutto vi sono tre Santi tra questi uomini; ora noi cattolici siamo tenuti a credere alla probità di coloro che la Chiesa infallibilmente mette sugli altari come modello di virtù da imitare per andare in Cielo. Se costoro avessero mentito non sarebbero dei Santi ma dei Calunniatori, quindi dei peccatori e dei modelli di vizio, e sulla strada che conduce all’inferno (absit!). Se però il nostro lettore non avesse la fede, tale argomento non varrebbe e, perciò, scendo al livello di ragione naturale. Il problema dell’esistenza dell’omicidio rituale si fonda sull’AUTORITÀ (io credo che Giulio Cesare o Napoleone siano esistiti anche se non li ho mai visti perché vi è un’autorità che me lo dice, e se tale autorità ha la scienza e l’onestà, posso credere all’esistenza di questi personaggi in virtù di un’evidenza estrinseca che è l’autorità di chi me lo insegna). Ora vi sono autorità giuridiche e autorità scientifiche. Ma prima e più in alto di esse vi è per noi cattolici un’autorità divinamente assistita che è l’Autorità della Chiesa di Roma e del Papa (per chi non avesse la fede

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C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI ?
by alto riSkio Saturday April 26, 2003 at 02:37 PM mail:  

C’E’ UN ...
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Fermiamolo a questo pazzo furioso ed omicida,ormai stragista patentato


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ti faccio notare
by massimo Saturday April 26, 2003 at 02:44 PM mail:  

A parte quello che scrivi in cui non voglio entrare, ti faccio notare che se scrivi piu' di 15 righe nessuno ti legge. La prossima volta metti tutto in fumetti e chissa'...

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guarda un po'
by obeso Saturday April 26, 2003 at 03:09 PM mail:  

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Manifiesto di unabomber
by detective Saturday April 26, 2003 at 03:14 PM mail:  

LA SOCIEDAD INDUSTRIAL Y SU FUTURO
Manifiesto de "Unabomber"
Por FC


INTRODUCCIÓN

1. La Revolución Industrial y sus consecuencias han sido un desastre para la raza humana. Ha aumentado enormemente la expectativa de vida de aquellos de nosotros que vivimos en paises «avanzados», pero ha desestabilizado la sociedad, ha hecho la vida imposible, ha sometido a los seres humanos a indignidades, ha conducido a extender el sufrimiento psicológico (en el tercer mundo también el sufrimiento físico) y ha infligido un daño severo en el mundo natural. El continuo desarrollo de la tecnología empeorará la situación. Ciertamente someterá a los seres humanos a grandes indignidades e infligirá gran daño en el mundo natural, probablemente conducirá a un gran colapso social y al sufrimiento psicológico, y puede que conduzca al incremento del sufrimiento físico incluso en paises «avanzados».

2. El sistema tecnológico-industrial puede sobrevivir o puede fracasar. Si sobrevive, PUEDE conseguir eventualmente un nivel bajo de sufrimiento físico y psicológico, pero sólo después de pasar a través de un periodo de ajuste largo y muy penoso y sólo con el coste permanente de reducir al ser humano y a otros muchos organismos vivos a productos de ingeniería y meros engranajes de la maquinaria social. Además, si el sistema sobrevive, las consecuencias serán inevitables: no hay modo de reformar o modificar el sistema así como prevenirlo de privar a la gente de libertad y autonomía.

3. Si el sistema fracasa las consecuencias aún serán muy penosas. Pero cuanto más crezca el sistema más desastrosos serán los resultados de su fracaso, así que, si va a fracasar, será mejor que lo haga antes que después.

4. Por eso nosotros abogamos por una revolución contra el sistema industrial. Esta revolución puede o no usar la violencia: puede ser súbita o puede ser un proceso relativamente gradual abarcando pocas décadas. No podemos predecir nada de eso. Pero sí delineamos de una forma general las medidas que aquellos que odian el sistema industrial deberían tomar para preparar el camino para una revolución contra esta forma de sociedad. No debe ser una revolución POLíTICA. Su objeto no será derribar gobiernos, sino las bases económicas y tecnológicas de la sociedad actual.

5. En este artículo prestamos atención sólo a algunos de los acontecimientos negativos que han engordado demasiado con el sistema tecnológico-industrial. Además, mencionamos tales acontecimientos sólo brevemente o los ignoramos en su totalidad. Esto no quiere decir que observemos estos otros acontecimientos como triviales. Por razones prácticas, tenemos que limitar nuestras discusiones a áreas que no han recibido suficiente atención del público o en las cuales tenemos algo nuevo que decir. Por ejemplo, desde que están bien reveladas las tendencias ambientales y desérticas, hemos escrito muy poco sobre la degradación del medio o la destrucción de la naturaleza.salvaje, incluso aunque consideremos esto de gran importancia.

LA PSICOLOGíA DEL IZQUIERDISMO MODERNO

6. Casi todo el mundo estará de acuerdo en que vivimos en una sociedad profundamente molesta. Una de las manifestaciones más extendidas de la locura de nuestro mundo es el izquierdismo, así que una discusión sobre la psicología del izquierdismo nos puede servir de introducción al debate de los problemas de la sociedad moderna en general.

7. Pero, ¿qué es el izquierdismo? Durante la primera mitad del siglo XX pudo ser prácticamente identificado con el socialismo. Hoy el movimiento está fragmentado y no está claro a quién se le puede llamar propiamente izquierdista. Cuando en este artículo hablamos de izquierdistas pensamos principalmente en socialistas, colectivistas, «políticamente correctos», feministas, activistas por los homosexuales y los discapacitados, activistas por los derechos de los animales. Pero no todos los que están asociados en uno de estos movimientos es un izquierdista. A lo que intentamos llegar es que no es tanto un movimiento o una ideología como un tipo psicológico, o, mejor dicho, una colección de tipos relacionados. Así, lo que queremos decir con «izquierdista» aparecerá con más claridad en el curso de la discusión de la psicología izquierdista. (También, ver párrafos 227-230).

8. Incluso así, nuestra concepción quedará menos clara de lo que desearíamos, pero no parece haber ningún remedio para esto. Todo lo que intentamos hacer es indicar de una manera tosca y aproximada las dos tendencias psicológicas que creemos son las principales fuerzas conductoras del izquierdismo moderno. Con esto no pretendemos estar diciendo TODA la verdad. Además, nuestra discusión sólo se ciñe al izquierdismo moderno. Dejamos abierta la pregunta de con qué extensión puede ser aplicada al izquierdismo del siglo XIX y principios del XX.

9. Las dos tendencias psicológicas que sirven de base al izquierdismo moderno las llamamos «sentimientos de inferioridad» y «sobresocialización». Los sentimientos de inferioridad son característi-cos de todo izquierdismo, mientras que la sobresocialización es sólo característica de un determinado segmento del izquierdismo moderno, pero este segmento es altamente influyente.

SENTIMIENTOS DE INFERIORIDAD

10. Por «sentimientos de inferioridad» no sólo nos referimos a los sentimientos de inferioridad en el sentido estricto, sino a todo el espectro de rasgos relacionados: baja autoestima, sentimientos de impotencia, tendencias depresivas, derrotismo, culpa, autoaborrecimiento, etc. Argumentamos que algunos izquierdistas modernos tienden a tales sentimientos (más o menos reprimidos) y que éstos son decisivos en determinar la dirección del izquierdismo moderno..

11. Cuando alguien interpreta como despectivo casi todo lo que se dice de él (o acerca de grupos con quienes se identifica), concluimos que tiene sentimientos de inferioridad o baja autoestima. Esta tendencia está pronunciada entre los defensores de los derechos de las minorías, tanto si pertenecen como si no a la minoría cuyos derechos defienden. Son hipersensibles sobre las palabras usadas para designar a éstas. Los términos «negro», «oriental», «discapacitado», «pollito» para un africano, un asiático, una persona imposibilitada o una mujer originariamente no tenían una connotación despectiva. «Broad» y «pollito» eran simplemente los equivalentes femeninos para «tío», «caballerete» o «mozo». Las connotaciones negativas han sido agregadas a estos términos por los propios activistas. Algunos defensores de los derechos de los animales han ido tan lejos como para rechazar la palabra «mascota» e insistir en su reemplazamiento por «animal de compañía». Antropólogos izquierdistas llegan demasiado lejos al no querer decir nada acerca de personas primitivas que pueda ser interpretado como negativo: quieren reemplazar la palabra «primitivo» por «iletrado». Parecen casi paranoicos sobre cualquier cosa que les sugiera que alguna cultura primitiva es inferior a la nuestra. (No queremos decir que las culturas primitivas SON inferiores a la nuestra. Solamente apuntamos la hipersensibilidad de estos antropólogos).

12. Aquellos que son más delicados sobre la terminología «políticamente correcta» no son los negros medios habitantes del gueto, inmigrantes asiáticos, mujeres maltratadas o personas imposibilitadas, sino una minoría de activistas, muchos de los cuales no pertenecen a ningún grupo «oprimido», sino que provienen de estratos sociales privilegiados. La corrección política tiene su mayor arraigo entre los profesores de universidad, los cuales tienen empleo seguro con salarios confortables y, la mayoría de ellos, son varones blancos heterosexuales de familias de clase media.

13. Muchos izquierdistas tienen una intensa identificación con los problemas de grupos que tienen una imagen de débiles (mujeres), derrotados (indios americanos), repelentes (homosexuales), o por lo que sea inferiores. Nunca admitirán en su fuero interno que tienen tales sentimientos, pero es precisamente por su visión de estos grupos como inferiores por lo que se identifican con sus problemas. (No sugerimos que las mujeres, los indios, etc., SON inferiores; sólo estamos haciendo un apunte sobre la psicología izquierdista).

14. Las feministas están ansiosamente desesperadas por demostrar que las mujeres son tan fuertes y tan capaces como los hombres. Ellas están claramente machacadas por el miedo de que las mujeres puedan NO ser tan fuertes y capaces como los hombres.

15. Los izquierdistas odian todo lo que tenga una imagen de ser fuerte, bueno y exitoso. Ellos odian América, odian la civilización occidental,.odian a los varones blancos, odian la racionalidad. Las razones que dan para odiar occidente, etc. claramente no coinciden con sus motivos reales. DICEN que odian occidente porque es guerrero, imperialista, sexista, etnocéntrico, pero cuando las mismas faltas aparecen en países socialistas o culturas primitivas, encuentran excusas para ellos o, como mucho, lo admiten REFUNFUÑANDO, mientras que señalan (y muchas veces exagerando en exceso) estas faltas cuando aparecen en civilizaciones occidentales. Así, está claro que estas faltas no son los motivos reales para odiar América y occidente: odian América y occidente porque son fuertes y exitosos.

16. Palabras como «autoconfianza», «seguridad en uno mismo», «iniciativa», «empresa», «optimismo», etc. juegan un papel muy pequeño en el vocabulario liberal e izquierdista. El izquierdismo es antiindividualista, es procolectivista. Quieren a la sociedad para resolver las necesidades de todo el mundo por ellos, para cuidar de ellos. No es la clase de personas que tienen un sentido interior de confianza en sus propias habilidades para resolver sus propios problemas y satisfacer sus propias necesidades. El izquierdista es antagonista al concepto de competición porque, interiormente, se siente como un perdedor.

17. Las formas de arte que apelan a los intelectuales del izquierdismo moderno tienden a enfocarse en la sordidez, la derrota y la desesperación o, por otro lado, toman un tono orgiástico, renunciando al control racional, como si no hubiera esperanza de lograr nada a través del cálculo racional y todo lo que ha quedado fuera el sumergirse en la sensación del momento.

18. Los filósofos izquierdistas modernos tienden a rechazar la razón, la ciencia, la realidad objetiva e insisten en que todo es culturalmente relativo. Es cierto que uno puede hacer preguntas serias sobre los fundamentos del saber científico y sobre todo cómo el concepto de realidad objetiva puede ser definido. Pero es obvio que estos filósofos no son simplemente lógicos de cabeza fría que sistemáticamente analizan los fundamentos del conocimiento. Están profundamente envueltos emocionalmente en su ataque a la verdad y a la realidad. Atacan estos conceptos por sus necesidades psicológicas. Por una cosa, su ataque es una salida para la hostilidad, y al ser exitoso, satisface el impulso por el poder. Más importante, los izquierdistas odian la ciencia y la racionalidad porque clasifican ciertas creencias como verdaderas (es decir, éxito, superior) y otras creencias como falsas (es decir, fracaso, inferior). Los sentimientos izquierdistas de inferioridad corren tan profundamente que no pueden tolerar ningún clasificación de algo como exitoso o superior y otra cosa como fracasada o inferior. Esto también subraya el rechazo de muchos de enfermedad mental y de la utilidad de las pruebas de inteligencia. Son antagonistas de las explicaciones genéticas de las habilidades o conductas humanas porque estas explicaciones tienden a hacer aparecer a algunas personas como superiores o inferiores a otras. Prefieren dar a la sociedad el mérito o la culpa para una habilidad o carencia individual. Así, si una persona es «inferior» no es su culpa, sino de la sociedad, porque no ha sido educada correctamente.

19. El izquierdista no es típicamente la clase de persona de la que sus sentimientos de inferioridad hacen de ella un bravucón, un egoísta, un valentón, un promotor de sí mismo, un competidor cruel. Esta clase de persona no ha perdido totalmente su confianza. Tiene un déficit en su sentido de poder y en su valor, pero aún se puede concebir teniendo la capacidad para ser fuerte, y sus esfuerzos por fortalecerse producen su comportamiento desagradable. Alegamos que TODOS, o casi todos, los fanfarrones y los competidores despiadados sufren sentimientos de inferioridad. Pero el izquierdista está demasiado lejos para eso. Sus sentimientos de inferioridad están tan arraigados que no puede concebirse como un individuo fuerte y valioso. De ahí el colectivismo del izquierdista: sólo puede sentirse fuerte como miembro de una organización grande o un movimiento de masas con el cual identificarse.

20. Atención a la tendencia masoquista de las tácticas izquierdistas. Protestan tumbándose ante los vehículos, provocan intencionadamente a la policía o a los racistas para que los maltraten, etc. Estas tácticas a menudo pueden ser efectivas, pero muchos las usan, no como medios para un fin, sino porque PREFIEREN tácticas masoquistas. El odio por uno mismo es la característica izquierdista.

21. Pueden pretender que su activismo está motivado por la compasión o por principios morales, y los principios morales juegan un papel para los izquierdistas del tipo sobresocializado, pero la compasión y los principios morales no pueden ser los principales motivos para su activismo. La hostilidad es un componente demasiado distinguido del comportamiento izquierdista, de igual manera que el impulso por el poder. Además, muchos de los comportamientos izquierdistas no están racionalmente calculados para servir de beneficio a la gente a quienes claman estar intentando ayudar. Por ejemplo, si uno cree que las acciones afirmativas son buenas para la gente negra, ¿tiene sentido el demandar acciones afirmativas en términos hostiles o dogmáticos? Obviamente será más productivo tomar una aproximación diplomática y conciliadora que por lo menos haga concesiones verbales y simbólicas a las personas blancas que piensan que las acciones afirmativas los discriminan. Pero los activistas izquierdistas no tomarán semejantes aproximaciones porque no satisfarán sus necesidades emocionales. Ayudar a la gente negra no es su verdadera finalidad. En vez, los problemas raciales sirven para ellos como una excusa para expresar su propia hostilidad y frustración por su necesidad de poder. Haciendo.esto ellos realmente hacen daño a la gente negra, porque la actitud hostil de los activistas hacia la mayoría blanca tiende a intensificar el odio racial.

22. Si nuestra sociedad no tuviera ningún problema social, tendrían que INVENTAR problemas con objeto de proporcionarse una excusa para organizar un alboroto.

23. Enfatizamos que lo precedente no pretende ser una descripción exacta de todo el mundo que pueda considerarse un izquierdista. Es sólo una indicación tosca de una tendencia general.

SOBRESOCIALIZACIÓN

24. Los psicólogos usan el término «socialización» para designar el proceso por el cual los niños son entrenados para pensar y actuar como demanda la sociedad. Se dice que una persona está bien socializada si cree y obedece el código moral de su sociedad y encaja bien como parte del funcionamiento de ésta. Puede parecer con poco sentido decir que muchos izquierdista están sobresocializados, desde que el izquierdista es percibido como un rebelde. Sin embargo, la posición puede ser defendida: muchos no son tan rebeldes como parecen.

25. El código moral de nuestra sociedad es tan exigente que nadie puede pensar, sentir y actuar de una forma completamente moral. Por ejemplo, se supone que no podemos odiar a nadie, sin embargo casi todo el mundo odia a alguien alguna vez, bien se lo admita a sí mismo o no. Alguna gente está tan altamente socializada que intenta pensar, sentir y actuar moralmente, imponiéndose una severa carga. Con objeto de eludir sentimientos de culpa, continuamente tienen que engañarse sobre sus propios motivos y encontrar explicaciones morales para sentimientos y acciones que en realidad no tienen un origen moral. Usamos el término sobresocializado para describir a tales personas. Durante el periodo Victoriano mucha gente sobresocializada sufrió serios problemas psicológicos como resultado de reprimir o del intento de represión de sus sentimientos sexuales. Freud aparentemente basa sus teorías en gente de este tipo. Hoy en día el foco de la socialización se ha trasladado del sexo a la agresión.

26. La sobresocialización puede conducir a una baja autoestima, a sentimientos de impotencia, al derrotismo, a la culpa, etc. Uno de los más importantes recursos por los cuales nuestra sociedad socializa a los niños es haciéndolos sentir avergonzados del comportamiento o del habla que es contraria a las expectativas de la sociedad. Si esto es excesivo o si un chico en particular es especialmente sensible a tales sentimientos, acaba por sentirse avergonzado de Sí MISMO. Además el pensamiento y el comportamiento de la persona sobresocializada están más restringidos por las expectativas de la sociedad de lo que lo están los de aquellas personas levemente socializadas. La mayoría de la.gente ajusta en una cantidad significativa de comportamiento travieso. Mienten, cometen robos despreciables, violan las normas de tráfico, holgazanean en el trabajo, odian a alguien, dicen cosas rencorosas o usan trucos para ponerse por delante de otro sujeto. La persona sobresocializada no puede hacer estas cosas, o si las hace le generan un sentimiento de vergüenza y autoaborrecimiento. La persona sobresocializada incluso no puede experimentar, sin culpabilidad, pensamientos o sentimientos que son contrarios a la moralidad aceptada; no puede tener ideas «impuras». Y la socialización no es sólo un problema de moralidad; estamos socializados para confirmar mucha normas de comportamiento que no están bajo el encabezamiento de la moralidad. Así la persona sobresocializada está retenida con una correa psicológica y pasa su vida corriendo por los railes que la sociedad ha tendido para él. En mucha gente sobresocializada esto resulta en un sentido de coacción e impotencia que puede ser una severa pena. Sugerimos que la sobresocialización está entre las crueldades más serias que los seres humanos se infligen unos a otros.

27. Deducimos que un segmento muy importante e influyente de la izquierda moderna está sobresocializado y que su sobresocialización es de gran importancia en la determinación de la dirección del izquierdismo moderno. Los izquierdistas del tipo sobresocializado tienden a ser intelectuales o miembros de la clase media alta. Nótese que los intelectuales universitarios, sin incluir necesariamente a los especialistas en ingeniería o la ciencia «hard», constituyen el segmento más altamente socializado de nuestra sociedad y el ala más izquierdista.

28. El izquierdista del tipo sobresocializado trata de huir de su correa psicológica y reafirmar su autonomía rebelándose. Pero normalmente no es suficientemente fuerte como para rebelarse contra los valores más básicos de la sociedad. Generalmente hablando, las finalidades de los izquierdistas de hoy NO están en conflicto con la moral establecida. Antes bien, la izquierda toma un principio de la moral establecida, lo adopta a su manera y entonces acusa a la corriente mayoritaria de la sociedad de violar ese principio. Ejemplos: igualdad racial, igualdad de los sexos, ayudar a la gente pobre, paz como opuesto a la guerra, generalmente pacifistas, libertad de expresión, amabilidad a los animales. Aún más fundamental, la obligación de la persona de servir a la sociedad y la obligación de la sociedad de hacerse cargo de la persona. Todos estos han sido valores profundamente arraigados de nuestra sociedad (o al menos por mucho tiempo de su clase media y alta). Hay bastantes personas de la clase media y alta que se resisten a algunos de estos valores, pero normalmente su resistencia está más o menos encubierta. Tal resistencia aparece en los medios de masas sólo con una extensión muy limitada. El principal impulso de la propaganda en nuestra sociedad es en favor de los valores declarados. La principal.razón de que estos valores hayan resultado, por así decirlo, como los valores oficiales de nuestra sociedad es que le son útiles al sistema industrial. La violencia se desaprueba porque transtorna el funcionamiento del sistema. El racismo se desaprueba porque los conflictos étnicos también lo transtornan, y la discriminación malgasta el talento de los miembros de un grupo minoritario que pueden ser útiles para el sistema. La pobreza debe ser «curada» porque la clase baja causa problemas al sistema y el contacto con ésta abate la moral de las otras clases. Las mujeres son animadas a tener carreras porque su talento es valioso para el sistema y, aún más importante, por medio de trabajos regulares las mujeres están mejor integradas en el sistema y se atan directamente a él antes que a sus familias. Esto ayuda a debilitar la solidaridad familiar. (Los líderes del sistema dicen que quieren fortalecer la familia, pero lo que realmente quieren decir es que procuran que la familia sirva como herramienta eficaz para socializar a los hijos de acuerdo con sus necesidades. Razonamos en los párrafos 51, 52 que el sistema no puede permitir a la familia o a otro grupo social de pequeña escala ser fuerte y autónomo). Estos valores son explícitamente o implícitamente expresados o presupuestos en mucho del material presentado por los medios de comunicación de corriente de opinión mayoritaria y por el sistema educativo. Los izquierdistas especialmente del tipo sobresocializado, normalmente no se rebelan contra estos principios, sino que justifican su hostilidad a la sociedad afirmando (con algún grado de verdad) que esta no está viviendo conforme a ellos.

29. He aquí una ilustración de la manera en como el izquierdista sobresocializado enseña su apego real a las actitudes convencionales de nuestra sociedad mientras pretende estar en rebelión contra ellas. Muchos promueven acciones afirmativas, para mover a la gente negra dentro de los trabajos prestigiosos, para mejorar la educación en los colegios negros e invertir más dinero en tales colegios; la forma de vida de la «clase baja» negra la conservan como una desgracia social. Quieren integrar al hombre negro dentro del sistema, hacer de él un ejecutivo de negocios, un juez, un científico, simplemente como la gente blanca de clase medio alta. Responderán que la última cosa que quieren es hacer del hombre negro una copia del hombre blanco; en vez, quieren preservar la cultura afroamericana. ¿Pero en qué consiste esta preservación? Puede consistir simplemente en comer el estilo de comida negra, escuchar música negra, vestir ropa al estilo negro e ir a una iglesia o mezquita negras. En otras palabras, sólo pueden expresarse en los problemas superficiales. En todos los aspectos ESENCIALES más izquierdistas del tipo sobresocializado quieren armonizar al hombre negro respecto a los ideales de clase media del hombre blanco. Quieren hacer al padre negro «responsable», quieren que las bandas negras se vuelvan no violentas, etc. Pero estos son exactamente los valores del sistema tecnológico-industrial. El sistema no puede preocuparse menos de la clase de música que un hombre escucha, qué clase de ropa lleva o en qué religión cree, mientras estudie en el colegio, tenga un trabajo respetable, ascienda la escala social, sea un padre «responsable», sea no violento y así sucesivamente. En efecto, porque muchos pueden negarlo, el izquierdista sobresocializado quiere integrar al hombre negro en el sistema y hacer que adopte sus valores.

30. Ciertamente no postulamos que los izquierdistas, incluso del tipo sobresocializado, NUNCA se rebelen contra los valores fundamentales de nuestra sociedad. Claramente algunas veces lo hacen. Algunos izquierdistas sobresocializados han ido demasiado lejos hasta rebelarse contra uno de los principios más importantes de la sociedad moderna atrayendo la violencia física. Por su propia cuenta, la violencia es para ellos una forma de «liberación». En otras palabras, cometiendo violencia atraviesan las restricciones psicológicas que han sido experimentadas en su interior. Porque están sobresocializados estas restricciones han sido más limitantes para ellos que para otros; por lo tanto necesitan liberarse de ellas. Pero normalmente justifican su rebelión en términos de valores de la corriente de opinión principal. Si se comprometen en la violencia postulan el estar luchando contra el racismo o algo parecido.

31. Comprendemos que se pueden poner de realce muchas objeciones al pequeño esbozo precedente. La situación real es compleja, y algo como una descripción completa ocuparía varios volúmenes, incluso si los datos necesarios estuvieran disponibles. Afirmamos sólo haber indicado muy aproximadamente las dos tendencias más importantes en la psicología del izquierdismo moderno.

32. Los problemas del izquierdismo son indicativos de los problemas de nuestra sociedad como conjunto. Baja autoestima, tendencias depresivas y derrotismo no están restringidos a la izquierda. Aunque son especialmente notables en ésta, están extendidos en nuestra sociedad. Y la sociedad de hoy trata de socializarnos a un mayor alcance que cualquier sociedad previa. Incluso los expertos nos dicen cómo comer, cómo hacer el amor, cómo educar a nuestros hijos y así sucesivamente.

EL PROCESO DE PODER

33. Los seres humanos tienen una necesidad (probablemente basada en la biología) por algo que llamaremos el «proceso de poder». Esto está estrechamente relacionado a la necesidad de poder (la cual está ampliamente reconocida) pero no es exactamente la misma cosa. El proceso de poder tiene cuatro elementos. Los tres más claramente delineados los llamamos finalidad, esfuerzo y logro de la finalidad. (Todo el mundo necesita tener finalidades cuyo logro requiera esfuerzo, y necesita triunfar logrando al menos alguna de sus finalidades). El cuarto elemento es más difícil de definir y puede que no sea necesario para todos. Lo llamamos autonomía y lo discutiremos más tarde (párrafos 42-44).

34. Consideremos el caso hipotético de un hombre que pueda tener todo lo que quiera simplemente deseándolo. Tal hombre tiene poder, pero desarrollará problemas psicológicos serios. Al principio tendrá mucha diversión, pero conforme siga estará agudamente aburrido y desmoralizado. Eventualmente puede convertirse en clínicamente deprimido. La historia nos enseña a esos aristócratas ociosos, que tienden a convertirse en decadentes. Esto no es cierto en aristócratas luchadores que tenían que esforzarse para mantener su poder. Pero los aristócratas ociosos y seguros, que no tenían necesidad de esforzarse, normalmente se convertían en aburridos, hedonistas y desmoralizados, incluso aunque tuvieran poder. Esto muestra que el poder no es suficiente. Uno debe tener finalidades hacia las que ejercitarlo.

35. Todos tenemos finalidades; si no hay nada más, obtener las necesidades de vida: comida, agua y cualquier vestido y refugio que sean necesarios por el clima. Pero los aristócratas ociosos obtienen estas cosas sin esfuerzo. La consecuencia de ello es su aburrimiento y desmoralización.

36. El no lograr finalidades importantes conlleva la muerte, si estas son necesidades físicas, y la frustración, si son compatibles con la supervivencia. Consecutivas derrotas al intentar alcanzarlas a lo largo de la vida resulta en derrotismo, baja autoestima o depresión.

37. Así, con objeto de eludir problemas psicológicos serios, el ser humano necesita finalidades cuyo logro requiera esfuerzo, y debe tener un éxito razonable consiguiéndolas.

ACTIVIDADES SUSTITUTORIAS

38. Pero no todo aristócrata ocioso se convertía en aburrido y desmoralizado. Por ejemplo, el emperador Hirohito, en vez de hundirse en un hedonismo decadente, se volvió un apasionado de la biología marina, un campo en el que se distinguió. Cuando la gente no tiene que esforzarse en satisfacer sus necesidades físicas a menudo crean finalidades artificiales para ellos mismos. En muchos casos persiguen estas finalidades con la misma energía y compromiso emocional que hubieran puesto de otro modo en buscar sus necesidades físicas. Así, los aristócratas del Imperio Romano tenían sus pretensiones literarias, muchos aristócratas europeos hace pocos siglos invertían mucho tiempo y energía en cazar, siendo que no necesitaban la carne, otros aristócratas rivalizaban por la posición social a través de elaborados despliegues de riqueza, y unos pocos aristócratas, como Hirohito, han girado hacia la ciencia.

39. Usamos el término «actividad sustitutoria» para designar una.actividad que persigue directamente una finalidad artificial que la gente ensalza para ellos mismos meramente con objeto de tener alguna finalidad por la que trabajar, o, dejadnos decir, meramente por la razón de la satisfacción que consiguen al perseguir dicha finalidad. He aquí una regla fácil para la identificación de actividades sustitutorias. Dada una persona que dedica mucho tiempo y energía a la persecución de la finalidad X, pregúntate esto: ¿si tuviera que dedicar la mayoría de su tiempo y energía a satisfacer sus necesidades biológicas, y este esfuerzo le requiriera usar sus posibilidades físicas y mentales de un modo variado e interesante, se sentiría privado seriamente por no alcanzar la finalidad X? Si la respuesta es no, entonces la persecución de la finalidad X es una actividad sustitutoria. Los estudios de Hirohito de biología marina constituyen claramente una actividad sustitutoria, ya que es bastante seguro que si Hirohito tuviera que invertir su tiempo trabajando en tareas interesantes no científicas con objeto de obtener las necesidades de vida, no se hubiera sentido privado por no saber todo acerca de la anatomía y los ciclos de vida de los animales marinos. Por otro lado, la persecución del sexo y del amor (por ejemplo) no es una actividad sustitutoria, porque mucha gente, incluso si su existencia fuera de otro modo satisfactoria, se sentirían privados si pasaran sus vidas sin tener nunca una relación con un miembro del sexo opuesto. (Pero perseguir una cantidad excesiva de sexo, más de lo que uno necesita realmente, puede ser una actividad sustitutoria).

40. En la sociedad industrial moderna sólo es necesario un mínimo esfuerzo para satisfacer las necesidades físicas propias. Es suficiente el atravesar un programa de entrenamiento para adquirir alguna pequeña escala técnica, después llegar al trabajo puntal y ejercer un esfuerzo muy modesto para mantenerlo. Los únicos requisitos son una cantidad moderada de inteligencia y, la mayor parte de todo, simple OBEDIENCIA. Si uno tiene esto, la sociedad se ocupa de ti desde la cuna hasta la sepultura. (Sí, hay una clase baja que no puede garanti-zarse las necesidades físicas, pero aquí estamos hablando de la corriente principal de la sociedad). Así, no es sorprendente que la sociedad moderna esté llena de actividades sustitutorias. Esto incluye el trabajo científico, las proezas atléticas, el trabajo humanitario, la creación artística y literaria, el ascender el escalón corporativo, la adquisición de dinero y bienes materiales más allá del punto que dejan de dar satisfacciones físicas adicionales y el activismo social cuando las cuestiones a las que se dirige no son importantes para el activista personalmente, como en el caso de activistas blancos que trabajan por los derechos de las minorías que no son blancas. Estas no son siempre actividades sustitutorias puras, desde que para mucha gente pueden ser motivadas en parte por otras necesidades que la necesidad de tener alguna finalidad que perseguir. El trabajo científico puede estar en parte.motivado por un impulso de prestigio, la creación artística por una necesidad de expresar sentimientos, el activismo social militante por la hostilidad. Pero para mucha gente que las persigue estas actividades son a la larga parte de actividades sustitutorias. Por ejemplo, la mayoría de los científicos estarán de acuerdo probablemente en que la autorrealización que adquieren de sus trabajos es más importante que el dinero y el prestigio que ganan.

41. Para alguna, si no para mucha gente, las actividades sustitutorias son menos satisfactorias que el perseguir finalidades reales (éstas son finalidades que la gente querría alcanzar incluso si la necesidad del proceso de poder estuviera ya realizada). Una muestra de esto es el hecho de que, en muchos o en la mayor parte de los casos, la gente que está profundamente comprometida en actividades sustitutorias no está nunca satisfecha. Así el que hace dinero se esfuerza constantemente por obtener más y más riqueza. El científico tan pronto como ha resuelto un problema se mueve al siguiente. El corredor de larga distancia se impulsa a correr más lejos y más rápido. Mucha gente que persigue actividades sustitutorias dirá que consigue más satisfacción de estas actividades del que consiguen de los negocios «mundanos» de satisfacer sus necesidades biológicas, pero esto es porque en nuestra sociedad el esfuerzo necesario para satisfacer las necesidades biológicas ha sido reducido a la trivialidad. Más importante, en nuestra sociedad la gente no satisface sus necesidades biológicas AUTóNOMAMENTE ya que funcionamos como parte de una inmensa máquina social. En contraste, la gente tiene generalmente bastante autonomía persiguiendo sus actividades sustitutorias.

AUTONOMÍA

42. La autonomía como parte del proceso de poder puede que no sea necesaria para todas las personas. Pero mucha gente necesita un grado mayor o menor de autonomía al trabajar por sus finalidades. Su esfuerzo debe ser tomado por su propia iniciativa y debe estar bajo su propia dirección y control. Sin embargo mucha gente no tiene que ejercer esta iniciativa, dirección y control como personas individuales. Normalmente basta con actuar como miembro de un grupo PEQUEÑO. Así si media docena de personas discuten una finalidad y hacen un esfuerzo exitoso unidas para alcanzarla, su necesidad por el proceso de poder estará cumplida. Pero si trabajan bajo órdenes rígidas que no les dejan espacio para decisiones autónomas e iniciativa, entonces su necesidad por el proceso de poder no estará cumplida. Lo mismo ocurre cuando las decisiones están tomadas en bases colectivas, si el grupo que toma las decisiones es tan grande que el papel de cada persona es insignificante. Se puede argumentar que la mayoría de la gente no quiere tomar sus propias decisiones y quieren jefes para pensar por ellos. Hay un elemento de verdad en esto. La gente quiere.tomar sus propias decisiones en pequeños asuntos, pero tomar decisiones en problemas difíciles y fundamentales requiere encararse con conflictos psicológicos, y la mayoría de la gente los odia. Por consiguiente tienden a apoyarse en otros para tomar decisiones difíciles. La mayoría de la gente son seguidores naturales, no jefes, pero quieren tener acceso directo y personal a sus jefes y participar en cierta extensión en la toma de decisiones difíciles. Pero no se sigue que les guste que les impongan decisiones sin tener oportunidad de influir en ellas. Al menos a ese nivel necesitan autonomía.

43. Es cierto que algunas personas parecen tener poca necesidad de autonomía. Su impulso por el poder es débil o lo satisfacen identificán-dose con alguna organización poderosa a la cual pertenecen. Y enton-ces hay irreflexivos, tipos de animal que parecen estar satisfechos con un sentido puramente físico de poder (el buen soldado de combate, que obtiene su sentido de poder desarrollando habilidades de lucha que está bastante contento de usar en obediencia ciega a sus superiores).

44. Pero la mayoría de la gente pasa a través del proceso de poder-teniendo una finalidad, haciendo un esfuerzo AUTóNOMO y alcanzándola adquiere esa autoestima, autoconfianza y un sentido de poder. Cuando uno no tiene oportunidades adecuadas para pasar a través del proceso de poder, las consecuencias son (dependiendo de la persona y de la manera en que el proceso de poder se ha desorganizado) aburrimiento, desmoralización, baja autoestima, sentimientos de inferioridad, derrotismo, depresión, ansiedad, culpabilidad, frustración, hostilidad, abuso del cónyuge y de niños, hedonismo insaciable, conducta sexual anormal, desórdenes del sueño, desórdenes alimenticios, etc. Algunos de los síntomas enumerados son similares a aquellos que muestran los animales en cautividad. Para explicar como surgen estos síntomas de la privación respecto al proceso de poder: el sentido común del entendimiento de la naturaleza humana le dice a uno que la falta de finalidades cuyo logro requieren esfuerzo conduce al aburrimiento y este, continuado largamente, a menudo lleva a la frustración y a la depresión. El fracaso a la hora de obtener finalidades conduce a la frustración y a bajar la autoestima. La frustración lleva al enfado, y este a la agresión, a menudo en la forma de abuso del cónyuge o de niños. Se ha demostrado que la frustración continuada comúnmente dirige a la depresión, y esta tiende a causar ansiedad, culpabilidad, desórdenes del sueño, desórdenes alimenticios y malos sentimientos sobre uno mismo. Aquellos que tienden a la depresión buscan el placer como un antídoto; en consecuencia recurriendo al hedonismo insaciable y al sexo excesivo, con perversiones queriendo significar conseguir diversiones nuevas. El aburrimiento también tiende a causar excesiva búsqueda del placer ya que, a falta de otras, la gente usa con frecuencia éste como una finalidad. Ver diagrama. Lo precedente es una simplificación, la realidad.es más compleja y por supuesto la privación con respecto al proceso de poder no es la ÚNICA causa de los síntomas descritos. Por cierto, cuando mencionamos la depresión no queremos decir necesariamente la que es lo suficientemente severa como para ser tratada por un psiquiatra. A menudo están comprometidas formas de depresión suaves. Y cuando hablamos de finalidades no queremos decir necesariamente que estas sean de periodo largo y muy pensadas. A través de la larga historia de la humanidad para mucha o la mayor parte de la gente, las finalidades precarias de la existencia (simplemente proporcionarse a uno y a su familia la comida del día a día) ha sido por completo suficiente.

DIAGRAMA ORIGEN DE LOS PROBLEMAS SOCIALES

45. Cualquiera de los síntomas precedentes pueden ocurrir en cualquier sociedad, pero en la sociedad industrial moderna están presentes en una escala masiva. No somos los primeros en mencionar que hoy el mundo parece estar volviéndose loco. Esta clase de cosas no son normales en sociedades humanas. Hay buenas razones para creer que el hombre primitivo sufría menos tensión y frustración y estaba más satisfecho con su forma de vida de lo que está el hombre moderno. Es cierto que en las sociedades primitivas no todo era un camino de rosas. El abuso a las mujeres era común entre los aborígenes australianos, la transexualidad era bastante común entre algunas tribus de los indios americanos. Pero parece que HABLANDO EN GENERAL la clase de problemas que hemos nombrado en el párrafo precedente eran mucho menos comunes entre las personas primitivas de lo que lo son en la sociedad moderna.

46. Atribuimos los problemas sociales y psicológicos de la sociedad moderna al hecho de que esta requiere gente que viva bajo condiciones radicalmente diferentes de aquellas bajo las cuales la raza humana se desarrolló y a maneras de comportarse que entran en conflicto con los patrones de comportamiento que desarrollaba mientras vivía bajo las condiciones iniciales. Queda claro por lo que ya hemos escrito que consideramos la falta de oportunidad de experimentar propiamente el proceso de poder como la más importante de las condiciones anormales a la que la sociedad moderna somete a la gente. Pero no es la única. Antes de proceder con el colapso del proceso de poder como el origen de los problemas sociales discutiremos algunos de los otros orígenes.

47. Entre las condiciones anormales presentes en la sociedad industrial moderna están la excesiva densidad de población, el aislamiento del hombre de la naturaleza, la excesiva rapidez del cambio social y el colapso de las comunidades naturales de pequeña escala tales como la familia prolongada, el pueblo o la tribu..

48. Es bien sabido que el hacinamiento incrementa la tensión y la agresión. El grado de hacinamiento que existe hoy y el aislamiento del hombre de la naturaleza son consecuencias del proceso tecnológico. Todas las sociedades preindustriales eran predominantemente rurales. La Revolución Industrial incrementó bastante las medidas de las ciudades y la proporción de los habitantes que en ellas vivían y la tecnología agrícola moderna ha hecho posible para la tierra soportar una densidad de población mayor de la que nunca hubo antes. (Además, la tecnología ha agravado los efectos del hacinamiento porque pone poderes desorganizadores incrementados en las manos de la gente. Por ejemplo, una variedad de aparato que haga ruido: un segador potente, radios, motocicletas, etc. Si el uso de estos aparatos no está restringido, la gente que quiere paz y silencio está frustrada por el ruido. Si el uso está restringido, la gente que usa los aparatos está defraudada por las regulaciones. Pero si estas máquinas no hubieran sido inventadas nunca hubiera habido conflicto y frustración generado por ellas).

49. Para las sociedades primitivas el mundo natural (que normalmente cambiaba sólo despacio) proporcionaba un armazón estable y por eso una sensación de seguridad. En el mundo moderno es la sociedad humana la que domina la naturaleza al contrario que antes, y la sociedad moderna se transforma muy rápidamente debido al cambio tecnológico. Así que no hay un armazón estable.

50. ¡Los conservadores son unos mentecatos! Se quejan de la decadencia de los valores tradicionales y sin embargo soportan con entusiasmo el progreso tecnológico y el crecimiento económico. Aparentemente nunca se les ha ocurrido que no puedes hacer cambios rápidos y drásticos en la tecnología y en la economía de la sociedad sin causar cambios rápidos en todos los otros aspectos de esta, y que esos cambios rápidos inevitablemente rompen los valores tradicionales.

51. La descomposición de los valores tradicionales a cierto alcance implica la descomposición de los huesos que sujetan juntos los grupos sociales de pequeña escala. La desintegración de estos grupos está también promovida por el hecho de que las condiciones modernas muchas veces requieren o seducen a las personas a moverse a una ubicación nueva, separándolas de sus comunidades. Más allá de eso, una sociedad tecnológica TIENE QUE debilitar los lazos familiares y las comunidades locales si quiere funcionar eficazmente. En la sociedad moderna la fidelidad personal debe ser primero al sistema y sólo secundariamente a una comunidad de pequeña escala, porque si la fidelidad interna a las comunidades de pequeña escala fuera más fuerte que la fidelidad al sistema, estas comunidades perseguirían su propio provecho a expensas del sistema.

52. Supongamos que un funcionario público o un ejecutivo de una.corporación nombra a su primo, a su mejor amigo o a su correligionario para una posición antes que nombrar a una persona mejor cualificada para el trabajo. Ha permitido que la fidelidad personal reemplace su fidelidad por el sistema, y eso es «nepotismo» o «discriminación», pecados terribles en la sociedad moderna. Será que las sociedades industriales han hecho un trabajo pobre de subordinación de la fidelidad personal o local a la fidelidad al sistema, ya que son normalmente muy ineficientes. (Mira América Latina). Así una sociedad industrial avanzada sólo puede tolerar esas comunidades de pequeña escala que estén castradas, domesticadas y convertidas en herramientas del sistema. Una excepción parcial se puede hacer con unos pocos grupos cerrados y pasivos, tales como los *Amish, los cuales tienen pocas consecuencias en la sociedad lejana. Aparte de estos, hoy en día existen en América algunas otras comunidades de pequeña escala genuinas. Por ejemplo, pandillas de jóvenes y «cultos». Todo el mundo los considera peligrosos, y lo son, porque los miembros de estos grupos primeramen-te son leales los unos a los otros antes que al sistema, por tanto éste no los puede controlar. O consideremos a los gitanos. Estos comúnmente escapan con el robo y el fraude porque sus lealtades son tales que siempre pueden conseguir otros gitanos para dar testimonio que «pruebe» su inocencia. Obviamente el sistema estaría en un serio problema si demasiada gente perteneciera a tales grupos. Algunos de los pensadores chinos de principios del siglo XX que estaban interesa-dos en la modernización de China reconocieron la necesidad de acabar con los grupos sociales de pequeña escala tales como la familia: «(Según Sun Yat-sen) La gente china necesitaba una nueva oleada de patriotismo, la cual dejaría transferir la lealtad de la familia al Estado... (Según Li Huang) los apegos tradicionales, particularmente a la familia, tenían que ser abandonados, si el nacionalismo debía desarrollarse en China.» (Chester C. Tan, «Pensamiento Político Chino en el Siglo Veinte», página 125, página 297).

53. El hacinamiento, el cambio rápido y la descomposición de las comunidades han sido ampliamente reconocidos como orígenes de los problemas sociales, pero no creemos que sean suficiente para relacionar la amplitud de los problemas que hoy vemos.

54. Unas pocas ciudades preindustriales eran muy grandes y hacinadas, sin embargo sus habitantes no parecían sufrir problemas psicológicos en la misma extensión que el hombre moderno. Hoy todavía hay en América áreas rurales que no están hacinadas, y encontramos allí los mismos problemas que en las áreas urbanas, aunque tienden a ser menos agudos en las áreas rurales. Así el hacinamiento no parece ser el factor decisivo.

55. En la edad de crecimiento de la frontera Americana durante el siglo XIX, la movilidad de la población probablemente se rompió, familias.prolongadas y grupos sociales de pequeña escala, hasta al menos la misma amplitud que lo están hoy. De hecho, algunas familias nucleares eligen vivir aisladas, sin tener vecinos en varias millas, sin pertenecer a ninguna comunidad; sin embargo, no parecen haber desarrollado como resultado ningún problema.

56. Además, el cambio en la frontera americana fue muy rápido y profundo. Un hombre pudo nacer y crecer en una barraca de madera, fuera del alcance de la ley y el orden y alimentarse largamente con carne salvaje; y cuando llegase a viejo podía estar trabajando metódicamente y viviendo en una comunidad ordenada con ejecución efectiva de las leyes. Éste fue el profundo cambio que típicamente ocurrió en la vida de una persona moderna, sin embargo, no parece haber conducido a problemas psicológicos. De hecho, en el siglo XIX la sociedad americana tenía un tono optimista y de autoconfianza, completamente diferente que en la sociedad actual. Sí, sabemos que la América del siglo XIX tenía sus problemas, y serios, pero la necesidad de ser breves nos obliga a expresarnos en términos simples.

57. Argumentamos que la diferencia es que el hombre moderno tiene la sensación (largamente justificada) de que el cambio se le IMPONE, mientras que el hombre de la frontera del siglo XIX tenía la sensación (también largamente justificada) de que creó el cambio por sí mismo, por su propia elección. Así el pionero arraigado en un pedazo de tierra bajo su propia elección y convirtiéndolo en granja por su propio esfuerzo. En aquellos días un condado entero podía tener sólo unos cuantos cientos de habitantes y estaba mucho más aislado y tenía más entidad autónoma que un condado moderno. Por tanto el pionero dedicado a la granja participaba como miembro de un grupo relativamente pequeño en la creación de una comunidad nueva y moderna. Uno puede preguntar con acierto si la creación de esta comunidad fue una mejora, pero en todo caso satisfacía la necesidad de los pioneros por el proceso de poder.

58. Sería posible dar otros ejemplos de sociedades en las que haya habido cambios rápidos y/o falta de lazos estrechos entre comunidades sin la clase de conducta masiva aberrante que vemos en la sociedad industrial actual. Afirmamos que la causa más importante de los problemas sociales y psicológicos en la sociedad moderna es el hecho de que la gente no tiene suficientes oportunidades de atravesar el proceso de poder de una forma normal. No queremos decir que la sociedad moderna es la única en la que el proceso de poder ha sido desorganizado. Probablemente muchas si no todas las sociedades civilizadas han interferido en el proceso de poder con una mayor o menor extensión. Pero en la sociedad industrial moderna el problema se ha hecho particularmente agudo. El izquierdismo al menos en su forma reciente (de mitad hasta finales del siglo XX), es en parte un.síntoma de la privación con respecto al proceso de poder.

COLAPSO DEL PROCESO DE PODER EN LA SOCIEDAD MODERNA

59. Dividimos los impulsos humanos en tres grupos: (1) aquellos impulsos que pueden ser satisfechos con un esfuerzo mínimo; (2) aquellos que pueden ser satisfechos pero sólo con el coste de un esfuerzo serio; (3) aquellos que no pueden ser satisfechos adecuadamente, sin importar cuanto esfuerzo hagamos. Cuantos más impulsos haya en el tercer grupo habrá más frustración, cólera, eventualmente derrotismo, depresión, etc.

60. En la sociedad industrial moderna los impulsos humanos naturales tienden a ser desplazados al primer y al tercer grupo, y el segundo grupo tiende a consistir cada vez más en impulsos creados artificialmente.

61. En las sociedades primitivas, las necesidades físicas generalmente pertenecen al grupo 2: pueden ser obtenidas, pero sólo con el coste de un esfuerzo serio. Pero la sociedad moderna cuida el garantizar las necesidades físicas de todo el mundo a cambio de un mínimo esfuerzo, por tanto las necesidades físicas son desplazadas al grupo 1. Dejamos aparte a la clase baja, estamos hablando de la tendencia principal. (Puede haber desacuerdo sobre si el esfuerzo necesario para mantener un trabajo es «mínimo»; pero normalmente, en trabajos de grado medio o bajo, todo el esfuerzo que se requiere es meramente la obediencia. Te sientas o te levantas donde te ha sido dicho que lo hagas y haces lo que se te ha encargado de la manera que se te manda. Raramente tienes que esforzarte seriamente, y en cualquier caso escasamente tienes autonomía en el trabajo, así que la necesidad por el proceso de poder no está bien cumplida).

62. Las necesidades sociales, tales como el sexo, el amor y la posición social, a menudo permanecen en el grupo 2 en la sociedad moderna, dependiendo de la situación de la persona. Algunos científicos sociales, educadores, profesionales de la «salud mental», están haciendo lo imposible para desplazar los impulsos sociales al grupo 1 intentando hacer ver que todo el mundo tiene una vida social satisfactoria. Pero, excepto para las personas que tienen un impulso particularmente fuerte por la posición social, el esfuerzo requerido para complacer los impulsos sociales es insuficiente para satisfacer adecuadamente la necesidad por el proceso de poder.

63. Así se han creado ciertas necesidades artificiales a fin de que correspondan al grupo 2, por tanto sirven para la necesidad del proceso de poder. Se han desarrollado técnicas de publicidad y mercado para que mucha gente sienta que necesita cosas que sus abuelos nunca desearon o incluso soñaron. Requiere un serio esfuerzo el ganar suficiente dinero para satisfacer estas necesidades artificiales, por tanto corresponden al grupo 2. (Ver párrafos 80-82). El hombre moderno.debe satisfacer su necesidad por el proceso de poder en gran parte a través de la persecución de necesidades artificiales creadas por la industria publicitaria y de mercado y a través de actividades sustitutorias. ¿Es el impulso por la adquisición ilimitada de bienes materiales una creación artificial de la industria de la publicidad y de mercado? Ciertamente no hay un impulso innato en el hombre por la adquisición de bienes materiales. Ha habido muchas culturas en las que la gente ha deseado pequeñas riquezas materiales más allá de lo que era necesario para satisfacer sus necesidades físicas básicas (aborígenes australianos, campesinos mejicanos de cultura tradicional, algunas culturas africanas). Por otro lado también ha habido muchas culturas preindustriales en las que la adquisición material ha tenido un importante papel. Por lo tanto no podemos pretender que la cultura de la adquisición, naciente hoy en día, es exclusivamente una creación de la industria de la publicidad y de mercado. Pero es claro que ésta ha tenido una parte importante en la creación de esta cultura. Las grandes corporaciones que gastan millones en publicidad no estarían invirtiendo esa cantidad de dinero sin pruebas sólidas de que la reembolsarán incrementando las ventas. Un miembro de FC conoció un par de años atrás a un director de ventas que fue lo suficientemente sincero como para decirle, «Nuestro trabajo es hacer que la gente compre cosas que no quiere ni necesita». Luego describió como un novato sin experiencia podía presentar las realidades de un producto, y no hacer ninguna venta en absoluto, mientras que un vendedor profesional entrenado y con experiencia hubiera hecho muchas ventas a la misma gente. Esto demuestra que ésta es manipulada para comprar cosas que realmente no quiere.

64. Parece ser que para alguna gente, puede que para la mayoría, estas formas artificiales del proceso de poder son insuficientes. Un tema que aparece repetidamente en los escritos de las críticas sociales de la segunda mitad del siglo XX es la sensación de la falta de objetivos que aflige a bastantes en la sociedad moderna. (Esta falta de objetivos es frecuentemente llamada «anomic» o «vacío de la clase media»). Sugerimos que la llamada «crisis de identidad» es actualmente una búsqueda del sentido de propósito, frecuentemente comprometido a una actividad sustitutoria conveniente. Puede que el *existencialismo sea en gran parte una respuesta a la falta de objetivos de la vida moderna. El problema de la falta de objetivos parece haberse convertido en menos serio durante los últimos 15 años aproximadamente, porque ahora la gente siente menos seguridad física y emocional que antes y la necesidad de seguridad les proporciona una finalidad. Pero la falta de objetivos ha sido sustituida por la frustración sobre la dificultad de obtener seguridad. Enfatizamos el problema de la falta de objetivos porque los liberales y los izquierdistas desearían resolver nuestros problemas sociales por medio de garantizar la seguridad de todos a través de la sociedad; pero si eso pudiera hacerse sólo traería de nuevo el problema de la falta de objetivos. El problema real no es si la sociedad proporciona bien o pobremente la seguridad a las personas, la molestia es que la gente depende del sistema para su seguridad antes que tenerla en sus propias manos. Esto, dicho sea de paso, es parte de la razón de porque algunos se exaltan sobre el derecho a portar armas, la posesión de un arma pone ese aspecto de su seguridad en sus propias manos. En la sociedad moderna está muy extendida la búsqueda de la «realización», pero pensamos que para la mayoría una actividad cuya principal finalidad es la realización (esto es, una actividad sustitutoria) no trae una realización completamente satisfactoria. En otras palabras, no satisface completamente la necesidad por el proceso de poder. (Ver párrafo 41). Esa necesidad puede ser completamente satisfecha sólo por medio de actividades que tienen alguna finalidad externa, tales como necesidades físicas, sexo, amor, posición social, venganza, etc.

65. Además, donde las finalidades son perseguidas enteramente por ganar dinero, ascender en la posición social o funcionar como parte del sistema de cualquier otro modo, muchos no están en una posición de perseguir sus finalidades AUTóNOMAMENTE. La mayoría de los trabajadores son los empleados de alguien y, como señalamos en el párrafo 61, deben emplear sus días haciendo lo que les dicen de la manera que les es dicho. Incluso el que tiene un negocio propio tiene una autonomía limitada. Una queja crónica de los pequeños comerciantes y empresarios es que sus manos están atadas por las excesivas regulaciones del gobierno. Algunas de estas regulaciones son indudablemente innecesarias, pero la mayor parte son esenciales y partes inevitables de nuestra extremadamente compleja sociedad. Una gran porción de los pequeños negocios de hoy operan con el *sistema de franquicia. En el Wall Street Journal se narraba hace unos años que muchas de las compañías adjudicatarias de franquicias pedían a los solicitantes de estas pasar una prueba de personalidad que está ideada para EXCLUIR a aquellos que tienen creatividad e iniciativa, porque tales personas no son suficientemente dóciles como para seguir obedientemente con el sistema de franquicia. Esto excluye de pequeños negocios a muchos que más necesidad tienen de autonomía.

66. Hoy en día la gente vive más por la eficacia de lo que el sistema hace POR ellos o PARA ellos que por la eficacia de lo que hacen por ellos mismos. Y lo que hacen por ellos mismos lo es cada vez más por los cauces establecidos por el sistema. Las oportunidades tienden a ser aquéllas que el sistema proporciona y éstas deben ser explotadas de acuerdo con las reglas y regulaciones, y se han de seguir las técnicas prescritas por los expertos, si ha de encontrarse una oportunidad de éxito. Los esfuerzos de los conservadores por disminuir la cantidad de las regulaciones del gobierno son de escaso beneficio para el hombre medio. Por un lado, sólo una fracción de estas pueden ser eliminadas porque la mayoría son necesarias. Por otro lado, la mayoría de las regulaciones afectan a los hombres de negocios antes que a la persona media, por lo que el principal efecto es el de quitar poder al gobierno para dárselo a las corporaciones privadas. Lo que esto significa para el hombre medio es que la interferencia del gobierno en su vida es reemplazada por la interferencia de las grandes corporaciones, lo que puede ser permitido, por ejemplo, para verter más productos químicos que penetran en su suministro de agua y le producen cáncer. Los conservadores toman al hombre medio por un mamón, explotando su resentimiento por el Gran Gobierno para promover el poder de la Gran Empresa.

67. Así el proceso de poder se colapsa en nuestra sociedad a causa de una deficiencia de finalidades reales y de autonomía en la persecución de dichas finalidades. Pero es también colapsado por aquellos impulsos humanos que pertenecen al grupo 3: los impulsos que uno no puede satisfacer adecuadamente, sin importar cuanto esfuerzo haga. Uno de estos impulsos es la necesidad de seguridad. Nuestra vida depende de decisiones hechas por otras personas; no tenemos control sobre estas decisiones e incluso normalmente no sabemos las personas que las toman. («Vivimos en un mundo en el que relativamente poca gente -puede que 500 o 1000- toma las decisiones importantes» -Philip B. Heymann del colegio de leyes de Harvard, citado por Anthony Lewis, New York Times , 21 de Abril, 1995). Nuestras vidas dependen de si el modelo de seguridad está debidamente mantenido en una central nuclear; o de cuanto pesticida está permitido que penetre en nuestros alimentos o de cuanta polución en nuestro aire; en cómo es de hábil (o de incompetente) nuestro médico; si perdemos o conseguimos un trabajo puede depender de las decisiones hechas por los economistas gubernamentales o de los ejecutivos de una corporación; y así sucesivamente. La mayor parte de las personas no están en una posición de asegurarse contra estas amenazas más allá de un alcance muy limitado. Las personas que buscan seguridad están por eso frustradas, lo que las conduce a un sentimiento de impotencia.

68. Se puede objetar que el hombre primitivo estaba físicamente menos seguro que el hombre moderno, como se puede ver por su corta expectativa de vida; por tanto el hombre moderno está más seguro de lo que es normal en seres humanos. Pero la seguridad psicológica no corresponde estrechamente con la seguridad física. Lo que nos hace SENTIRNOS seguros no es tanto la seguridad objetiva como la sensación de confianza en nuestra habilidad de hacernos cargo de nosotros mismos. El hombre primitivo amenazado por un animal fiero o por el.hambre, podía luchar para defenderse o viajar para buscas alimento. No tenía la certeza de tener éxito en estos esfuerzos, pero por término medio no estaba indefenso contra las cosas que le amenazaban. Por otro lado la persona moderna está indefensa ante muchas de las cosas que le amenazan; accidentes nucleares, agentes cancerígenos en la comida, polución ambiental, guerra, aumento de los impuestos, invasión de su vida privada por grandes organizaciones, fenómenos sociales o económicos a lo ancho del país que pueden desorganizar su modo de vida.

69. Es cierto que el hombre primitivo era impotente ante algunas de las cosas que le amenazaban; la enfermedad por ejemplo. Pero podían aceptar el riesgo de la enfermedad estoicamente. Es parte de la naturaleza de las cosas, no es culpa de uno, a no ser que sea la culpa de algo imaginario, un demonio impersonal. Pero los temores de la persona moderna tienden a estar HECHOS POR EL HOMBRE. Ya no son el resultado del azar, son IMPOSICIONES de otras personas, en cuyas decisiones, como individuo, es incapaz de influir. Consecuente-mente se siente frustrado, humillado y furioso.

70. De este modo el hombre primitivo tiene su seguridad en la mayor parte en sus propias manos (tanto como persona como parte de un grupo PEQUEÑO). Mientras que la seguridad del hombre moderno está en manos de personas u organizaciones demasiado remotas o grandes como para influir personalmente sobre ellas. Así el impulso del hombre moderno por la seguridad tiende a pertenecer a los grupos 1 y 3; en algunas áreas (comida, refugio, etc.) su seguridad está confiada al coste de un esfuerzo trivial, mientras que en otras áreas no puede conseguir seguridad. (Lo precedente simplifica enormemente la situación real, pero indica toscamente y de manera general como la condición del hombre moderno difiere de la del hombre primitivo).

71. La gente tiene muchos impulsos transitorios que son necesariamente frustrados en la vida moderna, así que corresponden al grupo 3. Uno puede enfadarse, pero la sociedad moderna no puede permitir el enfrentamiento físico. Incluso en muchas situaciones no permite la agresión verbal. Yendo a algún sitio uno puede tener prisa, o puede estar de humor para viajar despacio, pero generalmente no hay elección y ha de moverse con el tráfico y obedecer las señales. Uno puede querer hacer su trabajo de un modo diferente, pero normalmente sólo se puede trabajar de acuerdo a las reglas impuestas por su jefe. De otras muchas maneras también, el hombre moderno está subordinado a la red de reglas y regulaciones (explícitas o implícitas) que frustran muchos de estos impulsos y de esta manera interfieren con el proceso de poder. La mayoría de estas regulaciones no pueden ser eliminadas, porque son necesarias para el funcionamiento de la sociedad industrial.

72. La sociedad moderna es en ciertos aspectos extremadamente permisiva. En cuestiones que son irrelevantes para el funcionamiento del sistema podemos generalmente hacer lo que queramos. Podemos creer en cualquier religión que nos guste (en tanto que no fomente comportamientos que sean peligrosos para el sistema). Podemos acostarnos con quien queramos (en tanto que practiquemos «sexo seguro»). Podemos hacer todo lo que queramos en tanto que sea TRIVIAL. Pero en todas cuestiones IMPORTANTES el sistema tiende a incrementar las regulaciones sobre nuestro comportamiento.

73. El comportamiento no sólo está regulado a través de reglas explícitas y no sólo por el gobierno. El control está frecuentemente ejercido a través de coerción indirecta o de presión o manipulación psicológica, y por otras organizaciones a parte del gobierno, o por el sistema como conjunto. Muchas grandes organizaciones usan alguna forma de propaganda para manipular la actitud o el comportamiento del público. Cuando alguien acepta el propósito para el que la propaganda está siendo usada en un caso determinado, generalmente la llama «educación» o le aplica algún eufemismo similar. Pero la propaganda es propaganda independientemente para el propósito que sea usada. Ésta no está limitada únicamente a los «clientes» y a los anuncios, e incluso algunas veces no es conscientemente intencionada por la gente que la hace. Por ejemplo, el contenido de la programación de entretenimiento es una forma poderosa de propaganda. Un ejemplo de coerción indirecta: no hay ninguna ley que diga que tengamos que ir a trabajar todos los días y seguir las órdenes de nuestro jefe. Legalmente no hay nada para evitar que vayamos a vivir a la naturaleza como la gente primitiva o de en

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alcuni articoli
by copia e rilinka Saturday April 26, 2003 at 03:20 PM mail:  

UN CRIMINALE IMPRENDIBILE.
E' da sette anni che, soprattutto nelle zone di confine tra le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, che "Unabomber" colpisce con ordigni lasciati in ogni dove. Tubi esplosi o inesplosi sono stati trovati ovunque. Per il momento gli episodi accertati sono 23 dal 1993 ad oggi, e tutti nelle province di Prodenone (11 casi), Venezia (7 casi) e Udine
(5 casi).
http://www.criminal.it/criminali/unabomber/dossier_unabomber.htm

tubetto esplosivo
Unabomber, buio sul tubetto esplosivo
camposanto: donna ferita gravemente,giá pronta per la sua FO$$A
NOI seguiamo ed uccidiamo chi affitta filmini porno nei blockBusters o fa la spesa negli ipermercati a stellestrisce in tutto il mondo:siete avvisati e mezzi ...schioppati ! hahaha

LA BOMBA IN CIMITERO:salti e cadi nella FOSSA
>> Una batteria la "firma" di Unabomber
LA BOMBA IN CIMITERO Gli artificieri hanno bonificato l’area raccogliendo tutti i lumini. Confermato il ritrovamento . Una lunga scia di sangue dal luogo dell’esplosione a quello dove è stata condotta Anita Buosi in attesa dei soccorsi. Di Annalisa Fregonese - su Il Gazzettino del 04/11/2001


il micidiale ordigno
Una grande macchia rossa sull'asfalto, nel piazzale tra la chiesa e il cimitero, e risalendo a ritroso una lunga scia di sangue che corre davanti all'edificio religioso e porta, da un accesso laterale del camposanto, al luogo dell'esplosione di venerdì pomeriggio.


Questi alcuni dei titoli con relativi brani publicati in http://www.indymedia.it qui: http://italy.indymedia.org/news/2002/12/136535.php sono spaventosi !!!





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Idee contro corrente
by pinguino Saturday April 26, 2003 at 03:23 PM mail:  

Theodore Kaczynski, ovvero Unabomber, il più estremo dei luddisti contemporanei. Una voce in controcanto, di folle raziocinio, racconta una tecnofobia pronta al terrorismo e all'omicidio.

Abbi pazienza
a me di questi tempi NON manca.
peró sappi una cosa:adoro IItalia.Poi saprai dei plichi esplosivi che hanno mandato in questi giorni gli anarco insurrezionalisti spagnoli dei ccccc:ebbene hanno imparato dai miei manifesti !!!
Ed in spagna l'eta ha messo una bomba,anche a buenos aires porprio oggi,in argentina ...
abbi pazzienza(e pazzia pure):se hai fretta tutto ti uscirá MALE:io NON HO MAI AVUTA FRETTA,se no
SAI QUANTE VOLTE NELLA MIA CARRIERA DINAMITARDA E BOMBAROLA SAREI DOVUTO SALTARE IN ARIA?

STAMMI BENE PORCO IL TUO DIO
tuo
UNABOMBER

P.S.: dio é morto,
satana protegge gli insurrezionalisi .

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Idee contro corrente
by satrapo Saturday April 26, 2003 at 03:23 PM mail:  

Theodore Kaczynski, ovvero Unabomber, il più estremo dei luddisti contemporanei. Una voce in controcanto, di folle raziocinio, racconta una tecnofobia pronta al terrorismo e all'omicidio.

Abbi pazienza
a me di questi tempi NON manca.
peró sappi una cosa:adoro IItalia.Poi saprai dei plichi esplosivi che hanno mandato in questi giorni gli anarco insurrezionalisti spagnoli dei ccccc:ebbene hanno imparato dai miei manifesti !!!
Ed in spagna l'eta ha messo una bomba,anche a buenos aires porprio oggi,in argentina ...
abbi pazzienza(e pazzia pure):se hai fretta tutto ti uscirá MALE:io NON HO MAI AVUTA FRETTA,se no
SAI QUANTE VOLTE NELLA MIA CARRIERA DINAMITARDA E BOMBAROLA SAREI DOVUTO SALTARE IN ARIA?

STAMMI BENE PORCO IL TUO DIO
tuo
UNABOMBER

P.S.: dio é morto,
satana protegge gli insurrezionalisi .

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i soliti noti
by fareluce Saturday April 26, 2003 at 09:14 PM mail:  

Non capisco come qualcuno possa pensare ai fatti in veneto e Friuli come atti legati a persone nichiliste, eco-terroriste e via dicendo. Lo stesso Unabomber negli Stati U. , non ha mai colpito a casaccio e i suoi obiettivi erano strutture o dirigenti di multinazionali compromesse con la distruzione dell'ambiente.
Dietrologia o no, chi ha seguito in passato la vicenda dei finti rapinatori della "Uno bianca" , legati ai servizi e a strutture militari della NATO , ricorderà l'unica , ma eloquente dichiarazione di un poliziotto della banda, Fabio Savi, che disse : "non posso parlare , posso solo dire che siamo tanti". Credo, dalle dinamiche dei fatti, che siamo anche in veneto, nello stesso solco e che il "gioco" durerà ancora per alcuni anni. Ma se fate attenzione di "omicidi" strani , addebitati spesso a "poveracci" di turno, con palesi depistaggi, ce ne sono un po ovunque. Una volta la controinformazione funzionava ora lasciamo molto a desiderare.

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aiutatemi a capire
by booooh Thursday May 01, 2003 at 07:07 PM mail:  

di che si parla,grazie

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si parla di satanismo? clericale
by forse Thursday May 01, 2003 at 07:22 PM mail:  

o no?
Per me c'é tanto di marcio li dietro ....

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basta
by molotow Thursday May 08, 2003 at 11:33 PM mail:  

Basta di bombe

- bombe
+ bottiglie incendiarie

un pó di rispetto alla mia memoria
per cortesia

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mo' so' tutto
by illuminante Thursday May 08, 2003 at 11:52 PM mail:  

Io una cosa l'ho capita e cioè il titolo: il pazzo colpisce ancora.
Erano un po' di mesi che non si faceva vedere su indymedia. Stasera s'è scatenato.

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la butto la'
by apprendista stregone Friday May 09, 2003 at 01:27 AM mail:  

credo ke si parli di un uomo ke ha il quoziente intellettivo
di tutti noi messi insieme, e ke colpiva alcuni personaggi
ke dannneggiavano l'ambiente. mi fermo qui...non voglio
essere arrestato.

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salviamo vite innocenti
by si salvi chi puó? Friday May 09, 2003 at 05:04 PM mail:  

Basta ciancicare balle,

salviamo vite innocenti:
la vite dell'uva i cui tralci pacciani metteva nelle vulve delle sue vittime !!!


Ha ha ha

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povera Orlandi
by padre di emanuela Friday May 09, 2003 at 10:28 PM mail:  

Mia figlia suonava la chitarra,e mangiava nutella!
Lasciatela in pace,e pregate affinche quei porci della magliana mangino pece!

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orlandi non fu la unica
by testimone auditivo Monday May 12, 2003 at 05:31 PM mail:  

come la tua figliola ne sono state stuprate a centinaia:
allora che cazzo vuoi?

sei mica bello,sai, rompicoglioni!

mavvaffanculo tu e quel papa che se la mangió viva ...


ha ha ha

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