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Dalla parte dei bambini, in ricordo di Dario e Maxi
by traduzione mavi Thursday, Jun. 26, 2003 at 1:11 AM mail:

LOS CHICOS DE SANTILLÁN POR DIEGO ROSEMBERG

LOS CHICOS DE SANTILLÁN
POR DIEGO ROSEMBERG

La vecchia radiografia di un femore serve da modello. Ha ricamata una faccia che fonde due immagini mitiche. Da un lato la capigliatura e la barba di Gesù, dall'altra lo sguardo perduto e pieno di speranza del Che.
La fede e la lotta senza esitazioni in questo ritratto del piquetero Dario
Santillan che Emanuel Alarcon fissa con grosse pennellate e pittura di
terracotta di fronte alla portineria del Movimiento de Trabajadores
Desocupados di Lanús."Lo disegno perché è scomparso con Maxi Kosteki, un altro compagno" spiega
l'artista, di appena sette anni.

Emanuel dipinge cercando un equilibrio, sistemato sopra un cassone di bevande che a sua volta è poggiato su un tavolo zoppo.
E' uno dei trenta partecipanti del laboratorio di disegno che ogni sabato si tiene al MTD.
Questa volta, l'attività consiste nel realizzare un murales.
Qualche bambino disegna fiori colorati e altri, divertenti scarabocchi.
Ma il Polaquito - così è soprannominato Emanuel per le sue guance colorate- ha scelto l'immagine di uno dei due piqueteros assassinati il 26 giugno dell'anno passato al Puente Puerrydon.
"So tutto, perchè ero al ponte quel giorno. Tiravano gas lacrimogeni e pallottole di piombo. Avevo perso mia madre, poi l'ho ritrovata. Sono entrato in un posto e mi sono
salvato", racconta tra mezze parole e sorrisi vergognosi (timidi).

-
Di fianco al POlaquito, Veronica LOpez - unghie azzurre e occhi vivaci- dipinge un sole splendente. Curiosa, chiede di dire la sua, e si inserisce nella conversazione.
"Dario era buonissimo. puliva le pentole del pranzo e le portava al ponte. Ci cucinava, e l'odore del riso arrivava fortissimo. Era sempre lui che proteggeva la gente sul ponte, diceva dove mettersi perchè non succedesse niente. Io sono stata alla veglia" aggiunge orgogliosa, e poi sospira: "Mi piacevano i suoi occhi celesti e la barba: lo hanno ucciso perchè stava aiutando Maxi. A mia nonna, che anche voleva aiutarlo, disse di allontanarsi".


Ansioso di dimostrare che anche lui lo sa, il Polaquito la interrompe per completare la storia: "Quello che lo ha ucciso è stato Fanchiotti, un poliziotto pelato. Gli hanno tirato un colpo alle spalle". Adesso che è entrato in confidenza, racconta i fatti con la cadenza di una lezione scolastica. Ma al bambino, che frequenta la seconda, non è molto di gradimento la scuola: " quello che preferisco è il campionato di palline durante la ricreazione". E quello che meno ti piace? "Inglese. perchè devo impararlo se non sono yanqui? Io voglio andare al ponte e scacciare gli yanquis, che si sono presi tutta la ricchezza. Per fortuna Kirchner sta scacciando tutti. I politici, Menem , Duhalde, gli affaristi".

Il 26 di ogni mese, quando il MTD di Lanus raggiunge il ponte Pueyrredon in omaggio a Santillan e Kosteki, Emanuel litiga con sua madre perchè vuole saltare la scuola. Protesta se si perde un piquete. " A me piace andare a lottare per la giustizia sociale e per le idee. Quando vado, mi piace disegnare nei cartelli e vedere le opere delle marionette. Cantiamo anche..." racconta il Polaquito, che comincia a saltellare. E come se fosse su un
palco intona: "A Dario e Maxi li vendicheremo, con la lotta, la lotta popolare".

Miquel Ange Roman, dieci anni, lo trafigge con lo sguardo e dice con una certa invidia "a me piacerebbe andare ai cortei, ma non mi ci portano"



Da un'altra parte, Adela scrive concentrata su un banco "Dario presente". Per farsi vedere, si mette in bracco a Julia Masvernat, una delle coordinatrici del laboratorio. Le mette la sua mano, sporca di colore rosso, metà sui capelli, metà sul golfino."Una volta sono stata ad un corteo a La Plata per chiedere buoni pasto. Mi è sembrato molto bello, cantavamo, saltavamo, ballavamo. Il 26 andrò al ponte perche voglio ricordare due compagni che erano belle persone, che stavano con le lotte. I piqueteros, sono persone che lottano per lavoro, progetti, per dare un futuro ai bambini" così dice Adela, 13 anni e un sorriso innocente.

Per la prima volta , si inserisce nella conversazione una persona adulta. E' la zia di Adela, che le chiede: "E per cosa altro?" . La bimba aggrotta le ciglia, accarezza il mento, ma nonostante tutto finisce con lo scrollare le spalle. "Per i nostri diritti, non abbiamo forse il diritto a cercare una soluzione, ad andare a scuola, e tutto il resto?" dice la signora con tono didattico.


Il Polaquito, figlio di uno dei fondadori del MTD, non le presta molta attenzione. Fa una pausa nella conversazione per dare l'ultima pennellata. E' troppo liquida, e l'immagine di Santillan gocciola di una pittura color sangue. L'errore dà un insperato realismo al murales. "Così va bene?" domanda il bambino cercando approvazione.
Quando la ottiene, salta giù e arriva al pavimento. Mentre contempla la sua opera, continua a parlare del piquetero assassinato. "Con Dario eravamo andati al compleanno di Lucas. Aveva comprato la Seven Up e un succo. Eravamo andati a Roca Negra, una fabbrica dve si facevano metalli per barche e ora c'è una fattoria. Ci ha fatto vedere i conigli. Abbiamo visto anche topolini e galline. Un'altra volta, Dario è venuto a casa di mio papà e ha cucinato l'arrosto".



L'odore di panna indica che il riso al latte della merenda è pronto.
Tutti entrano al refettorio. C'è il tetto di lamiera, il pavimento di cemento, e le pareti costruite con i blocchi che ha fabbricato Santillan nel laboratorio che aveva al MTD di Lanus. In ogni angolo, l'iconografia del piquetero assassinato si moltiplica, come fosse un santuario.
Un disegno qui, una poesia là, una bandiera sopra, un cartello sotto. In mezzo, bambini che disegnano su un tavolo stretto e lungo.
Mentre aspetta la sua tazza, il Polaquito maneggia con le dita la plastica, e ne incolla due pezzetti in un foglio bianco . Sono gli occhi di un pupazzo che avrà capelli di lana celeste. Quando termina il collage, Emanuel torna alle sue radiografie. Adesso le trasforma in un mezzo con cui si solleva da una parete all'altra.
A metà del suo tragitto, si scontra con un uomo che ha la faccia del Che Guevara . "Sai chi è il Che?" chiede un adulto. "Si, lui ha fatto in altri paesi quello che noi facciamo nel nostro" spiega con aria di sufficienza Emanuel, che quando sarà grande vuole essere un rivoluzionario

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