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Monselice rioccupata
by dal manifesto Monday September 15, 2003 at 12:08 PM mail:  

Disobbedienti in piazza dopo il violento sgombero di lunedì. Occupato un ex cinema.


Ariprendersi gli spazi e la democrazia, alla manifestazione di ieri a Monselice, 17.000 abitanti nella Bassa padovana, c'era anche Giorgio Brasola, 37 anni, restauratore (e intenditore) di mobili. Ferito martedì scorso durante le violente cariche della polizia dopo lo sgombero, e la conseguente protesta in municipio, della Casa delle associazioni di Monselice in viale Piave, l'attivista del Laboratorio No War e di Ya Basta ha partecipato con altre migliaia di persone al corteo che ha percorso le vie della cittadina e si è concluso con l'occupazione del vecchio cinema Astoria, nel cuore pulsante del paese. Un gesto simbolico che ha reso concreto l'appello lanciato dalle associazioni sgomberate e dai Disobbedienti all'indomani dei pestaggi e della caccia all'uomo scatenati nelle vie del mercato dalle forze dell'ordine incitate dal sindaco forzista Fabio Conte. «Intanto stasera ci mettiamo una catena, poi vediamo», dice davanti al cinema invaso dai manifestanti Francesco Miazzi del comitato popolare Lasciateci respirare, cacciati anche loro all'alba di martedì dallo stabile di proprietà comunale occupato da un anno (e abbandonato da tre). Le saracinesche sono quasi tutte abbassate e il centro storico è blindato: «In realtà - dice ancora Miazzi - metà dei negozi sono chiusi, e non per la manifestazione. In centro storico il piccolo commercio sta morendo perché hanno costruito il solito enorme centro commerciale fuori dal paese». Mentre parla, le solite esagerate casse dei Disobbedienti invadono di musica la piazza e Luca Casarini si alterna al microfono con i portavoce delle associazioni di Monselice. Ce l'hanno con Giancarlo Galan, presidente della Regione, che ha definito i disobbedienti «squadracce». Il corteo si è sparso per i vicoli del centro, aspettando il concerto degli Assalti Frontali. Sono venuti da tutto il Triveneto, dalla Lombardia e dalle Marche, da Roma e da Pisa, da Bologna e Ravenna, per rivendicare spazi di libertà, di cultura, di movimento. Ci sono anche i Beati costruttori di pace con don Albino Bizzotto, gli immancabili Verdi Beppe Caccia e Luana Zanella, c'è l'ex-sindaco della Margherita Antonio Bettin e quello ulivista del vicino centro di Baone, Francesco Corso, qualche rappresentante locale di Rifondazione. I Ds hanno ritirato l'adesione, rinunciando a sostenere la manifestazione. La gente guarda ai lati delle strade, c'è diffidenza nei più anziani, simpatia tra i giovani. La Casa delle associazioni era diventata un punto di riferimento: «Sono qui - dice un giovane del paese - perché è un fatto di principio; il laboratorio è stato occupato perché era uno spazio abbandonato. Volevano farci prima un centro per la sclerosi multipla, poi una scuola e alla fine il mercato ortofrutticolo. Hanno speso 600 milioni anni fa, hanno fatto a bene ad occuparlo e renderlo vivo». «In realtà - interviene Miazzi - questa questione è diventata il terreno di battaglia giocato nella destra su quello che loro chiamano il ripristino della legalità. Fanno a gara per dimostrare chi è più duro perché sono divisi al loro interno».

In effetti la giunta di Monselice non gode di ottima salute. Le liste civiche confluite per la stragrande maggioranza in Forza Italia non hanno garantito nessun equilibrio e la stessa Alleanza nazionale è divisa tra due consiglieri di maggioranza, vicini ad Alemanno, e uno di minoranza, che fa parte della componente di Filippo Ascierto, tristemente noto per essere un maresciallo dei carabinieri in aspettativa e per essere stato a Genova nella caserma di San Giuliano «quel» 20 luglio. La componente di Ascierto ha la maggioranza anche nel circolo territoriale di An e ha già minacciato di non sostenere la candidatura del sindaco Fabio Conte alle prossime amministrative di primavera. Se questo non bastasse, ad aggravare la faccenda c'è anche la Lega, il cui consigliere Santino Bozza ha l'officina davanti alla Casa delle associazioni. Inoltre è arrivato il nuovo questore, Giuseppe Caruso, vicino a un altro esponente di Alleanza nazionale, Maurizio Saia, che non va per nulla d'accordo con Ascierto. In questo quadro il sindaco Fabio Conte, che ieri ha avuto «l'onore» di veder attaccata sulla porta del municipio una sua gigantografia vestito da Hitler/Chaplin ne «Il grande dittatore», non ha forse capito dove il suo spirito legalitario lo stava portando.


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