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Mercenari, Private Military Companies e Contractors
by Warnews Monday April 26, 2004 at 11:33 PM mail:  

Dall’organizzazione di colpi di Stato alla gestione pre e post-bellica in Iraq, mercenari e consulenti privati della sicurezza sono sempre più presenti ed attivi, in un panorama internazionale che fatica a riconoscerne l’esistenza ed a inquadrarne le attività.

Il 7 marzo 2004, le autorità di sicurezza dell’aeroporto di Harare, in Zimbabwe, hanno sequestrato
un Boeing 727. L’aereo trasportava, oltre a diverso materiale bellico, 65 mercenari di varia provenienza, che avrebbe dovuto raggiungere un altro commando già presente in Guinea Equatoriale, per prendere possesso del palazzo presidenziale di Malabo (la capitale del Paese) e spodestare il presidente guineano Theodore Obiang Nguema, sostituendogli il leader dell’opposizione in esilio. Responsabile dell’operazione Nick Dutoit, un sudafricano di 48 anni, trafficante di armi e di diamanti. Lo stesso giorno, le autorità dello Zimbabwe hanno arrestato Simon Mann, un ex membro delle forze speciali inglesi Sas, è uno dei massimi dirigenti della Executive Outcomes (Eo), la più importante società di mercenari conosciuta al mondo anche se non più attiva da anni, nonché fondatore assieme a Anthony Buckingham di Sandline International, società britannica sorta dalle ceneri di Eo, e famosa per il suo intervento nella guerra civile in Sierra Leone, a fianco delle truppe governative, nel 1997.
Il 31 marzo, nella città irachena di Fallujah, 4 operatori di sicurezza della società statunitense Blackwater Security Consulting (BSC) sono stati trucidati dalla folla mentre a bordo dei loro fuoristrada percorrevano il famigerato “triangolo sunnita”.
Questi due episodi ravvicinati hanno portato nuovamente alla ribalta una questione spesso sottovalutata o addirittura sconosciuta: la presenza privata nei conflitti contemporanei.
Da un lato, infatti, sebbene apparentemente appartenenti ad un passato che la maggior parte dell’opinione pubblica considera remoto, i mercenari sono invece una costante in molte delle recenti guerre, in Africa come nel resto del mondo. Dall’altro, essi, non rappresentano che un aspetto, benché importante e peculiare, di un fenomeno molto più complesso delle odierne relazioni internazionali: la privatizzazione della guerra e della sicurezza, che vede nel conflitto iracheno il suo massimo esempio. L’orribile massacro di Fallujah ha così attirato l'attenzione sulla componente privata presente in Iraq, dove i "consulenti di sicurezza" sostituiscono i militari regolari in molti dei loro compiti.

Mentre l’attenzione generale è attratta dai cosiddetti conflitti asimmetrici (come quello iracheno) e dal fallimento del sistema collettivo di tutela della pace e della sicurezza internazionale delle Nazioni Unite, dietro le quinte si assiste alla lenta ma incessante espansione dell’intervento privato nella gestione della sicurezza e dei conflitti a livello globale (del quale i mercenari tout court garantiscono il continuum, costituendone allo stesso tempo la genesi e le espressioni più estreme ed incontrollate!).

Questo intervento è sempre più ramificato e tentacolare e interessa quasi ogni aspetto collegato con le attività collegate alla sicurezza di Stati, multinazionali, Istituzioni Internazionali ed Organizzazioni non Governative. Lo studio dell’attività mercenaria, passata e presente, mette in evidenza non solo l’evoluzione di questo fenomeno, ma ne fa emergere i principali attori. Così, al fianco dei mercenari tradizionali, a livello internazionale operano società private e vere e proprie multinazionali della sicurezza, che sono destinate, nel giro di pochi anni a detenere un vero e proprio monopolio nella fornitura di alcuni servizi militari e di sicurezza, un tempo di esclusiva competenza degli Stati.

Si tratta delle Società Private Militari e di Sicurezza, meglio conosciute come Private Military and Security Companies (comunemente definite PMC) e dei Military and Security Contractors (MSC, più generalmente chiamati Contractors), giganti economici statunitensi che assistono la grande macchina bellica di Washington fornendogli ogni tipo di servizio di supporto: logistica, Intelligence, manutenzione dell’arsenale bellico, etc... Questi soggetti, spesso collegati tra loro, sebbene con origini diverse, sfuggono ai numerosi tentativi di classificazione ed è difficile delimitare i confini delle loro attività, definendone le caratteristiche peculiari che li distinguono. Tuttavia, rappresentano ciò che potrebbe tranquillamente venire definita come una “rivoluzione nella gestione della sicurezza internazionale”.

In un mondo che fatica a rispondere alle molteplici sfide e minacce alla pace ed alla stabilità, mercenari, PMC e Contractors si candidano, ognuno a suo modo e con scopi spesso assai differenti, a gestire la sicurezza a livello internazionale.

[seguono parecchie pagine nella versione originale dell'articolo!!]

Conclusioni

Il settore della privatizzazione della sicurezza è un ambito delle relazioni internazionali in continuo progresso e trasformazione, che sarà senz’ombra di dubbio uno dei principali argomenti di interessi negli anni a venire.
Appare importante studiare ed analizzare i vari aspetti che lo caratterizzano (attività mercenaria, PMC e peacekeeping, regolamentazione internazionale, etc…), riuscendo a distinguerne le caratteristiche costanti e le linee evolutive. Da questo punto di vista è opportuno affrontare l’intero settore con un approccio globale, scevro da luoghi comuni o da preconcetti che sicuramente non ne aiutano la comprensione e la definizione.
La comunità internazionale deve tener conto del mutamento avvenuto nei modelli della sicurezza internazionale, soprattutto alla luce della natura delle minacce che deve affrontare, la maggior parte dei quali riguardano realtà interne agli Stati, e del crescente problema del terrorismo internazionale e riflettere questo nei meccanismi di risoluzione dei conflitti che pone in essere.

Considerando PMC e MSC, quello che appare mancare è una loro legittimazione formale, una regolarizzazione normativa delle loro attività e il controllo della loro forza militare.
In particolare, la probabilità che attori privati diventino uno strumento nella risoluzione dei conflitti, sembra oggi un’opportunità remota, ma cresce la percezione che in futuro ne venga previsto l’utilizzo, anche e soprattutto nel settore del mantenimento della pace.
Infine, non va sottovalutata la costante sostituzione dei “consulenti della sicurezza” ai militari regolari nella preparazione, nella gestione e, talvolta, nello svolgimento stesso dei conflitti.
Quello dell’Iraq è un esempio da prendere in considerazione con grande attenzione e senso critico, soprattutto per le implicazioni future di tale fenomeno.

A cura di Aldo Pigoli
Per gentile concessione di http://www.equilibri.net

Bibliografia:

"Il mestiere della Guerra"

di Gabriella Pagliani in collaborazione con Aldo Pigoli, Franco Angeli 2004.

Links correlati:

IPOA - http://www.ipoaonline.org/
Sandline International - http://www.sandline.com/
Halliburton - http://www.halliburton.com/
Blackwater Security Consulting (BSC) - http://blackwatersecurity.com/
Equilibri.net - http://www.equilibri.net/



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'Outsourced' or 'Mercenary," He's No Soldier"
by JAMES DAO Monday April 26, 2004 at 11:35 PM mail:  

The newspaper advertisements offered an enticing pitch: overseas travel, adventure, good pay. The ability to handle a machine gun was considered a plus. Sound like a Bechtel or Halliburton campaign to recruit workers for Iraq? Try the Cuyamel Fruit Company as it enlisted American fighters to depose a Honduran president in 1910.

Historians describe those recruits as soldiers of fortune, mercenaries. So today, with as many as 20,000 people from around the world working for private security firms in Iraq, the question arises: Are they any different from the mercenaries of old?

Many experts respond with a qualified yes. The word mercenary, they argue, should be reserved for the more rapacious freebooters who travel from war to war, hunting for opportunities to foment unrest and profit from the chaos. Indeed, the United Nations defined mercenaries in 1989 as foreign fighters recruited to undermine or overthrow a government. By contrast, security firms in Iraq have been hired to defend construction workers, diplomats, convoys and pipelines, or to train Iraqi police officers and soldiers, these experts note.

"Use that word," said David Isenberg of the term mercenaries, "and you are indicating they are bloodthirsty, uncontrollable, lacking in honor."

"That's ridiculous in the case of Iraq," added Mr. Isenberg who studies the private military industry for the British American Security Information Council.

But whatever one calls them, today's international security firms like Vinnell, DynCorp and Blackwater USA have much in common with for-profit armies of the past. And as their numbers have exploded in recent years, they are raising many of the same concerns that have dogged soldiers of fortune throughout history.

Andrew F. Krepinevich Jr., executive director of the Center for Strategic and Budgetary Assessments in Washington, says that because private security firms operate outside the military command structure, they are not subject to the military's battlefield discipline or rules of engagement. So rules may vary from contractor to contractor, and it is not quite clear who will discipline those who break rules or commit atrocities.

Dr. Krepinevich, a retired Army lieutenant colonel, said private guard units are often well armed, but may not be under the same restraints as soldiers. "Consider people like that riding around in your neighborhood," he said. "That's what the Iraqis have to contend with.''

Thomas D. Schoonover, a history professor at the University of Louisiana at Lafayette and co-author of "The Banana Men: American Mercenaries and Entrepreneurs in Central America, 1880-1930'', said that the Cuyamel Fruit Company's mercenaries thrived on social disorder. "They didn't kill people wantonly,'' he said. "But they didn't like authority. They wanted to traipse through the woods with weapons on without having to submit to anyone's discipline.''

Throughout history, military experts and commanders have also worried that mercenaries could not be counted on to hold their place on the front lines when battles turned ugly or resources grew thin.

Before and during the Punic Wars, both Rome and Carthage had to fend off rebellions by mercenary forces that had not been paid. In medieval France, roving "free companies'' caused such havoc that lords would hire them to attack other fiefs simply to keep them at bay.

And in Renaissance Italy, Machiavelli described mercenaries as "disunited, ambitious, without discipline, faithless.'' He urged Italian rulers to form homegrown militias instead.

But Deborah Avant, an associate professor of political science and international affairs at George Washington University, said Machiavelli may have gotten it wrong. The condottieri (literally contractors), as the Italians called the mercenaries, did a reasonably good job of defending Italy's emerging city-states, she says. In many ways, they resemble today's military corporations, she argues, because they tended to be stable companies that fulfilled their contracts. "Nobody in those city-states wanted to fight,'' she said. "So it was easier to contract with these forces to provide protection.''

Peter W. Singer, a fellow at the Brookings Institution and author of "Corporate Warriors: The Rise of the Privatized Military Industry" (Cornell University Press, 2003), contends that the use of for-profit foreign fighters has been the norm, not the exception, since the dawn of warfare. Only with the emergence of powerful national armies in the last three centuries has the word "mercenary'' taken on such negative connotations.

"We have this idealized vision of war as being men in uniform fighting for the political cause of their nation-state," he said. "That is actually an anomaly. It describes only the last 300 years."

Now the pendulum may be swinging back. With the cold war over, the United States and other nations have reduced their forces. At the same time, small wars have increased the demand for military peacekeeping and training. To keep up, the United States and the United Nations have turned increasingly to private contractors.

A similar trend is under way within much of the American military. Private companies now perform many mundane tasks that soldiers did in the 20th century, from peeling potatoes to fixing aircraft engines. "From 1940 to 1973, the American military got used to having soldiers do everything,'' Dr. Krepinevich said. "Now we're outsourcing everything, partly because we think it's cheaper." For that reason, the use of contract fighters, freebooters, mercenaries - whatever you call them - is not likely to end any time soon.

"There is a task that needs to be done," Mr. Isenberg said, "and somebody's got to do it. You could try to do it within the active military. But they are already overstretched and under-resourced. So if you can do it with the private sector, why not? As long as they can get the job done."

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