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Blood Connection parte seconda, gli “affari di sangue” della famiglia Lucarelli.
by Altrainformazione Pesaro Tuesday June 08, 2004 at 01:45 AM mail: Altrainformazione@libro.it 

La selva oscura Il 3 febbraio 2002 il giudice Andreucci assolveva Lucarelli con queste motivazioni: “…L'ipotesi del sabotaggio risulta, all'esito delle indagini preliminari e dell'istruttoria integrativa, tutt'altro che destituita di fondamento. Anzi, diversamente dall’ipotesi colposa, basata come si è osservato, sull'enunciazione probabilistica di fatti non sostenuti da prova in senso materiale, l'ipotesi dolosa appare dotata di maggiore concretezza e ragionevolmente configurabile in base a dichiarazioni testimoniali che il giudice considera complessivamente credibili, anche alla luce delle conversazioni telefoniche intercettate, dichiarazioni, scritti e comportamenti del Guiducci e deduzioni logiche.

Tutto ciò, nonostante l'indagine su questa ipotesi alternativa sia stata indubbiamente meno approfondita di quella riguardante l'ipotesi colposa e le sue possibilità di ulteriore approfondimento siano state irrimediabilmente bloccate dal suicidio di Claudio Guiducci…
Il suicidio di Guiducci ha posto, è il caso di dirlo, una pietra tombale sulla possibilità di sviluppare ulteriormente e portare a termine le indagini sull'ipotesi dolosa. Egli era, infatti, o il solo protagonista dell'ipotetico sabotaggio o l'anello di collegamento con gli eventuali mandanti. Con la conseguenza che verosimilmente essa non potrà mai, né essere provata né essere smentita con sicurezza.
I motivi del suicidio potrebbero essere spiegati soltanto da Guiducci. La complessità dell'animo umano, delle pulsioni e dei sentimenti che muovono ad una scelta così radicale non possono essere facilmente né compiutamente esplorati…
Il suicidio assume obiettivamente il significato di una fuga di fronte all'atto istruttorio. Implicita confessione di colpevolezza, disperata protesta di innocenza? Di fronte a questi interrogativi il giudice non può che fermarsi, senza poter dare una risposta certa, né nel senso della colpevolezza, né in quello dell'innocenza.
Si deve tuttavia osservare che Guiducci, qualora fosse stato innocente, nulla avrebbe dovuto temere da un confronto con la Carletti o con qualunque altro interlocutore. Avrebbe potuto contrastare e contestare le accuse, difendersi evidenziando la calunnia dei suoi accusatori.
Egli era munito di un difensore amico ed era amico di un avvocato. Aveva a disposizione tutti i mezzi per potere affrontare serenamente il confronto, ben sapendo che esso non aveva un carattere ultimativo.
Il suicidio come disperata protesta di innocenza ha un senso razionale qualora la persona si trovi schiacciata da accuse a cui non riesce a rispondere, a controbattere, quando avverte ineluttabile una condanna ingiusta, non quando può ancora lottare.
E Guiducci nel caso dei prelievi ematici su di lui effettuati aveva reagito, come si è visto, da lottatore, non da succube.
A questo punto è però necessario fermarsi poiché neanche il giudice può sindacare la razionalità di una scelta suicidaria.
Il suicidio, comunque, può concorrere per un verso a rafforzare la credibilità dell'ipotesi del sabotaggio, per un altro contribuisce oggettivamente a rendere questa non verificabile ma anche non eliminabile. L'individuazione certa nel Canestrari del caso indice e fonte del contagio consente di escludere la fondatezza dell'ipotesi della sperimentazione selvaggia come causa dell'infezione dei pazienti deceduti.
In base alle risultanze delle indagini svolte deve, inoltre, affermarsi che non è stata acquisita la prova della esistenza di pratiche definite come sperimentazione selvaggia o comunque non consentita…
Tale eventuale pratica di sperimentazione ben potrebbe avere costituito l'ambito in cui si è realizzato materialmente l'ipotetico intervento di sabotaggio, teso a colpire il prof. Lucarelli su un punto sensibile e riservato…
Questa circostanza potrebbe spiegare la ragione per cui così rapidamente il prof. Lucarelli realizzò che si trattava di sabotaggio, individuandone anche esecutore e modalità (la famosa "manina"), senza peraltro potere, per comprensibili motivi, esternare compiutamente le ragioni della propria intuizione.
L'innesto del sabotaggio su pratiche dì sperimentazione abusiva costituisce tuttavia soltanto una ipotesi, ormai non più verificabile, poiché anche questa ricerca è stata chiusa d'autorità dalla morte del Guiducci.
Concludendo, l'affermazione della ragionevole configurabilità dell'ipotesi dell'intervento doloso non comporta affermazione dì responsabilità nei confronti del Guiducci né delle persone variamente indicate come a lui collegate. Essa comporta semplicemente ma ineluttabilmente sotto il profilo logico, l'esclusione della possibilità che l'ipotesi ricostruttiva della vicenda, enunciata nelle imputazioni possa essere considerata provata”.

La sentenza Minestrone
Il giudice Andreucci elabora una sentenza così contorta che persino la lingua italiana gli si rivolta contro. Assolve Lucarelli perché l’ipotesi del sabotaggio è, secondo lui, la più plausibile; ritiene credibile la filastrocca della Carletti, reputa di fatto il suicidio di Guiducci come il modo per sfuggire all’atto istruttorio e infine, riguardo alla sperimentazione selvaggia, la ipotizza come ambito su cui si sarebbe innescato il sabotaggio.
Per il giudice Andreucci, garantista tutto d’un pezzo, Lucarelli è innocente a prescindere. E pensare che Carlo Lucarelli il giallista, lo aveva presentato ai suoi lettori come uno che conterebbe anche le firme di un verbale, qualora gli sembrassero “stranamente” troppe…”

GIUSTIZIA!
La Corte d’appello utilizza poche pagine per riformare la sentenza Andreucci, liquida la credibilità della super teste Carletti e la teoria del sabotaggio con queste righe: “Erroneo risulta l’assunto del primo giudice circa la sussistenza di elementi idonei a far ritenere l’ipotesi dolosa ragionevolmente configurabile e sotto il profilo probatorio, dotata addirittura di maggiori elementi a sostegno e pertanto, in concreto, più probabile di quella colposa.
Anche a tralasciare le pur consistenti valutazioni critiche prospettabili alla credibilità della teste Carletti Paola, (Inattendibilità che il Guiducci già alle ore 5.40 fosse in possesso della provetta contenete il sangue del Canestrari, dato che il prelievo non iniziava prima delle ore 6. Inattendibilità che la provetta mostratale dal Guiducci presentasse un etichetta scritta a mano dallo stesso Guiducci atteso che le etichette venivano stampate al computer. Impossibilità che la provetta fosse del giorno precedente, dato che le provette dei prelievi, qualora non richieste dal laboratorio di analisi, venivano eliminate entro le ore 11 dello stesso giorno) .

La prova scientifica
Così continua la sentenza: “decisiva appare la constatazione che l’insorgenza del secondo focolaio infettivo verificatasi verso la metà del mese di dicembre ’97 e che ha contagiato altri quattro pazienti con l’identico ceppo virale del Canestrari, smentisce categoricamente ogni possibilità fattuale e logica della ipotizzata condotta dolosa di inquinamento delle bottiglie flebo con il sangue del Canestrari, costui infatti non era più ricoverato all’ospedale San Salvatore, sin dal 13/11/97 era stato ricoverato all’ospedale di Fano ove era deceduto il 07/12/97.
Né era possibile che in reparto di Ematologia fosse rimasta non utilizzata qualche flebo risalente all’ottobre precedente, epoca del primo focolaio infettivo, avendo la caposala Vergoni Tiziana chiarito che il reparto veniva rifornita ogni giorno dalla farmacia delle flebo occorrenti, che qualche rimanenza veniva consumata prima delle nuove, e che pertanto le eventuali rimanenze potevano permanere in reparto pochissimi giorni.
E’ così da escludere in punto di fatto, e con certezza, che nel dicembre del ’97 fosse disponibile nel reparto di Ematologia, o nel laboratorio di analisi o in qualsiasi altro luogo dell’ospedale San Salvatore di Pesaro, sangue del Canestrari da usare per l’inquinamento di ulteriori flebo. Ed è conseguentemente da escludere con pari certezza ogni possibilità di ritenere configurabile e attendibile la ipotesi dolosa.
Tale ipotesi è rimasta una mera congettura del prof. Lucarelli, personalmente rispettabile per essere stata fin dall’inizio sostenuta con fermezza e coerenza, ma processualmente insostenibile”.

La lunga marcia
Ci sono voluti sette lunghi interminabili anni perché Fiorella Giuliani, Mario Paci, Franco Ferri, Luciana Antonelli, Saturno Frattini, Maria Vittoria Agostini, Aldo Rivelli, Paola Bronzetti, Pierina Forlani avessero giustizia. All’appello dei “dieci omicidi senza importanza” manca il nome dell’ultima vittima, Claudio Guiducci, ma anche per i carnefici di Claudio, l’epilogo giudiziario è ormai questione di ore…

Il Senatore e il professore
La lista dei personaggi pubblici legati a Lucarelli è praticamente sterminata, ma alcuni più di altri hanno avuto un ruolo, recitano una parte importante in questa vicenda. Primo fra tutti è il Senatore Mascioni che all’epoca dei fatti era Assessore alla Sanità della Regione Marche, è lui che alza lo “scudo protettivo” della politica attorno a Lucarelli, è Mascioni che avvalla l’extraterritorialità del reparto. Perché Mascioni ha così tanti riguardi per Lucarelli? Forse perché anche lui fa parte della “famiglia”. La stessa “famiglia” che ha contribuito alla sua elezione come Assessore Regionale prima e come Senatore poi.

Il folgorato sulla via di Gerusalemme
Altro personaggio chiave di questa storia è Jlia Gardi, all’epoca dei fatti chiamato a sostituire il direttore generale dimissionario Ricciarelli.
Gardi con la delibera del 27 gennaio ’99 modifica il contratto stipulato con l’assicurazione solo qualche mese prima, dal ex direttore generale Ricciarelli. Con la delibera di gennaio, Gardi ottiene dall’assicurazione l’approvazione dell’appendice N° 11.
Così recita l’appendice N° 11 “Ciò allo scopo di ottenere la rinuncia da parte della compagnia assicurativa, al diritto di rivalsa nei confronti del personale medico relativamente ai sinistri dagli stessi cagionati per colpa grave”.
Grazie all’approvazione dell’appendice N° 11 a fronte di un premio aggiuntivo pagato dall’azienda ospedaliera, l’assicurazione risarcirà le famiglie dei pazienti deceduti, sosterrà le spese legali dei dipendenti (Lucarelli e Fiorenzuolo) chiamati in giudizio e soprattutto rinuncerà al diritto di rivalsa qualora fossero condannati.
Nella stipula dell’Appendice, vi sono due “stranezze” per così dire. La prima riguarda il tipo di contratto, andando a verificare le polizze assicurative di altre aziende ospedaliere, L’unico contratto “modificato” che abbiamo trovato è quello pesarese.
La seconda stranezza riguarda l’operazione economica. Per quale ragione economica, l’assicurazione avrebbe accettato l’appendice n° 11 dato che siamo alla vigilia del rinvio a giudizio di Fiorenzuolo e Lucarelli ed è evidente che bisognerà risarcire le famiglie delle vittime e sostenere le relative spese processuali? (La nuova appendice costerà quasi immediatamente all’assicurazione più di due miliardi di vecchie lire). Perché l’assicurazione accetta una “appendice” così costosa?
La Giunta Regionale con nota del 17 settembre 2002, delegherà L’azienda ospedaliera S.Salvatore, (cioè Gardi), a stipulare il contratto assicurativo per tutte le aziende ospedaliere e sanitarie della regione e cioè le ASL n° 1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13 e le aziende ospedaliere Lancisi, Salesi, Umberto 1° e INRCA di Ancona. Il periodo di copertura assicurativa in questione è di tre anni prorogabile per altri tre. Quale assicurazione si aggiudicherà il contratto miliardario? L’assicurazione dell’appendice n…

Gardi…land
Inoltre Gardi recupera 60 miliardi dalla Regione e inizia la ristrutturazione dell’ospedale di Pesaro. Il progetto di questa ristrutturazione è dell’architetto Gaudenzi anche lui un uomo del clan Lucarelli, chi avrà aiutato Gardi a recuperare i miliardi dalla Regione?
Chi sarà riuscito a sdoganare quei fondi che erano destinati alla costruzione del nuovo Ospedale e a trasformarli in fondi da spendere per la ristrutturazione del S.Salvatore?
Alcuni giorni dopo la sentenza di primo grado Lucarelli & Gardi volano a Roma e mettono a punto insieme con il ministro Sirchia, il progetto della Scuola Internazionale di Talassemia e la trasformazione dell’Ospedale pesarese in Irccs. Assieme alla ristrutturazione dell’Ospedale, il progetto prevede il recupero dell’area delle caserme, (l’affare da 600 di miliardi…). Chi è il responsabile amministrativo del progetto? Gardi. Chi il responsabile scientifico? Lucarelli. Da chi sarebbe stato composto il consiglio d’amministrazione della Fondazione che avrebbe gestito i fondi di tale carrozzone? Dai soliti noti…

Liberi X Poco…
La dottoressa Giuseppina Catalano entra in questa vicenda dalla porta di servizio, viene portata a Pesaro a dirigere il reparto di Oncologia dall’allora Assessore Mascioni, con la benedizione, di Lucarelli.
Durante l’inchiesta, si distingue per una lettera aperta ai giornali, anzi a un solo giornale invitando tutti al silenzio, soprattutto i giornalisti e politici che chiedono chiarezza su questa vicenda. Nella stessa lettera snocciola gli ottimi risultati raggiunti dall’ospedale durante la direzione Ricciarelli.
(Ricciarelli è il direttore generale del S.Salvatore, che apprese la notizia dell’epidemia scoppiata nel suo ospedale, dal giornale…)
La lettera è chiaramente indirizzata alle poche persone che vogliono la verità e già allora la Catalano parla di un agguato politico contro l’ospedale e i suoi dirigenti. Non solo, ma il metodo della distribuzione della lettera ai giornali, ricalca l’approccio di Lucarelli e dei suoi, che hanno individuato nel Messaggero e Corriere Adriatico i principali strumenti della campagna contro di loro.
Il 2 luglio ‘98, durante il Convegno sulle Sperimentazioni cliniche nella pratica ospedaliera, Giuseppina Catalano, consigliere comunale del PDS, è la protagonista di un durissimo attacco nei confronti del consigliere regionale dello stesso partito Cristina Cecchini, rea di aver parlato di sperimentazione in Consiglio Regionale affermando: “è un accusa infamante gratuita e fantastica”.
La Catalano nella sua introduzione ha avuto parole di fuoco anche sulle recenti dimissioni di Ricciarelli: “le sue dimissioni, sono maturate in un clima di terribili pressioni psicologiche, di chi ha cavalcato selvaggiamente i sentimenti di angoscia per i morti di epatite e quello di umana compassione per un suicidio che è stato correlato, prima di uno straccio d’indagine, al dramma delle epatiti, e santificato prima di qualunque accusa o assoluzione. Le dimissioni di Ricciarelli sono da imputare al clima di sguaiato pescaggio nel torbido con depistaggio della verità e autentici falsi ideologici”. Ai lavori era presente anche il primario di ematologia Guido Lucarelli.
Claudio Guiducci era stato sepolto da una decina di giorni e già si diffondevano dubbi sulla sua morte e si cominciavano ad insinuare altre ipotesi (omicidio).
Questa volta non vi sarà alcuna processione di testimoni, di confidenti dei carabinieri o di esperti di famiglia, per chiedere alla procura ulteriori accertamenti.
Questa volta, la lettera lasciata da Claudio che accusa Lucarelli, non può essere fatta sparire come era accaduto tempo addietro con la pianta organica della sala operatoria; quindi si comincia a tingere di giallo il seminterrato, lettera compresa.
Dopo questa ulteriore mano di giallo, riprenderanno gli attacchi ai “nemici storici” e ai loro nuovi compagni di viaggio, Cristina Cecchini e Claudio Mari.
Dalla stanza nel seminterrato dell’Ospedale, la “Spectre di via Giolitti” riemergerà, dando ulteriore prova della sua “geometrica potenza “.
Ma torniamo all’Oncologa, la Catalano, entusiasta del assoluzione del Professore della cui innocenza anche lei non aveva mai dubitato, assieme agli altri due, Lucarelli e Gardi, si lancia nell’affare Irccs e Scuola di Talassemia.
Questo affare, quello cioè dell’Ircss e della scuola e caserme, come abbiamo già detto in precedenza vale 600 miliardi circa.
L’operazione Irccs viene, in qualche modo, “congelata” dalla Regione Marche. Per forzare la mano alla Regione, Lucarelli riprenderà i viaggi del dolore, riportando a Pesaro dalla Palestina, alcuni bambini da trapiantare.
I bambini palestinesi vengono trasferiti a Pesaro, “ostaggi” di Lucarelli e del suo progetto, sbandierati in ogni dove, e appena la Regione boccia definitivamente la trasformazione ospedaliera, operati e rispediti a Ramallah o a Gaza.
I bambini che vivono sotto occupazione israeliana, si saranno potuti curare convenientemente? Chi li ha trapiantati, avrà rispettato la deontologia medica che regola tali protocolli? E soprattutto, stanno bene? sono ancora vivi?
Le risposte a queste domande stanno arrivando dalla Magistratura pesarese che ha aperto due inchieste per la morte di alcuni di questi bambini…
Nello stesso periodo, Lucarelli, fonda una Lista Civica (Liberi X Pesaro) con Gardi, Catalano e l’architetto Gaudenzi. Lo scopo di questa “operazione” è quello di tornare a stringere la città e soprattutto l’Ospedale tra le loro mani.
Il professore e i suoi amici, sanno bene che un Ospedale troppo a lungo “deLucarellizzato” comincerebbe a restituire alcuni dei tanti scheletri nascosti nell’armadio di Ematologia….

Ippocrate e la fabbrika
Qualche tempo fa il New England Journal of Medicine ha scritto polemicamente in un editoriale: “La medicina è in vendita?”. L’articolo si riferiva a quei settori della medicina dove la corruzione è più diffusa, soprattutto in quei campi in cui la complicità con gli interessi industriali è particolarmente forte". Dice proprio così, "corruzione", senza paura di usare questa parola per indicare le connivenze con interessi forti e poco trasparenti. Dice l’editorialista: "Il problema non è tanto che alcune persone guadagnino miliardi grazie al sostegno delle industrie: se uno ci paga le tasse, diventa una scelta di coscienza. Il problema è quando le società di medici che nascono per rispondere a interessi industriali particolari, scrivono le linee guida per quel determinato campo medico, pur essendo alle prese con finanziamenti sempre più interessati. E' una situazione di conflitto di interesse non più accettabile".
L’articolo del New England Journal of Medicine ci fa capire come, sempre di più, la classe medica sia al centro di interessi economici e industriali e come ciò, abbia di fatto spostato l’attenzione dalla cura ai pazienti, dall’umanità di cui la malattia ha bisogno, al business, alla produzione, al mercato e al conseguente sviluppo della ricerca ad ogni costo.
Ed è in questa filosofia “neoliberista” che affondano le radici della “blood connection” pesarese, è la logica “fordista” della catena di montaggio del trapianto, il brodo di coltura ideologico, responsabile, infine, delle morti per quella infezione.
Dove Franco Ferri e tutti gli altri, entrano, quando vi entrano, nelle percentuali d’insuccesso della “statistica taroccata”. Nemmeno la strage è riuscita a rallentare la produzione della fabbrika della salute di Muraglia.
"La vita è breve, l'arte è complessa; l'esperienza ingannevole, il giudizio difficile". Da quando quasi 2500 anni fa, il padre della medicina empirica scriveva questo pragmatico aforisma, la scienza medica ha fatto passi in avanti che il povero Ippocrate non poteva certo immaginare.
E non solo dal punto di vista delle conoscenze e della tecnologia. Anche l'antico giuramento che porta il suo nome si scontra oggi con la “modernità” di una scienza costretta ad abbandonare la sua pretesa incorruttibilità, per contaminarsi e sottomettersi a gli altri attori della società e dell’economia globale.


Altrainformazione Pesaro 8 giugno 2004

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