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MESTRE 13 NOVEMBRE: IN PIAZZA CONTRO LO STATO DI GUERRA
by nestor Monday, Nov. 15, 2004 at 5:09 PM mail:  

..."Clima davvero di stato d’assedio a Venezia e a Mestre, dove si sono svolte le diverse manifestazioni contro l’assemblea parlamentare della NATO al Lido di Venezia".....

MESTRE 13 NOVEMBRE: IN PIAZZA CONTRO LO STATO DI GUERRA

Clima davvero di stato d’assedio a Venezia e a Mestre, dove si sono svolte le diverse manifestazioni contro l’assemblea parlamentare della NATO al Lido di Venezia.

Tale clima ha raggiunto il suo culmine nella giornata di sabato 13 novembre durante la quale, in mattinata, a Venezia si è svolto un corteo studentesco, quindi al Lido una dimostrazione su barche organizzata da Rifondazione Comunista, una catena umana “monumento vivente al Disertore” promossa dal Social Forum, nonché una come al solito spettacolare manifestazione messa in atto da alcune centinaia di Disobbedienti, seguita in serata dal parziale blocco attorno al teatro La Fenice dove era in programma una rappresentazione per gli “ospiti” della NATO difesi dai manganelli democratici.

In terraferma invece, a Mestre città-dormitorio e città-fabbrica, nel pomeriggio si è svolta la manifestazione antimilitarista indetta dal Coordinamento Anarchico Veneto, con le adesioni –tra le altre-  dell’Assemblea Antimilitarista-Antiautoritaria, della FAI, della FdCA e dell’USI, e alla quale ha partecipato anche un gruppo di compagni anarchici sloveni.


Fin dall’inizio tale manifestazione è stata segnata pesantemente dalla spropositata e provocatoria presenza delle forze del disordine con circa 800 tra poliziotti e carabinieri, dopo che il giorno precedente era stato alimentato in città un allucinato allarmismo attraverso gli articoli-velina della stampa locale che dopo aver fatto “salire la tensione” sabato stesso annunciava titoli come “Corteo anarchico, Mestre trema” (La Nuova Venezia) a causa della “imprevedibilità” degli anarchici (sic!) e della paventata calata di Black Bloc.

L’atteggiamento provocatorio della polizia è stato subito avvertito fin dal concentramento con esibizione di scudi, manganelli, blindati, un elicottero, telecamere, cani “antisommossa”, agenti in borghese nero-travestiti da manifestanti, fermi, avvertimenti intimidatori agli organizzatori e insulti contro i compagni che stavano giungendo in via Piave.

Nonostante questo, alle 15:30, il corteo composto da circa 6/700 compagni soprattutto anarchici, ma anche –pur in assenza di spezzoni definiti-  pacifisti, antirazzisti, comunisti rivoluzionari, è partito dietro il furgone con l’impianto d’amplificazione e lo striscione d’apertura NESSUNO E’ NATO PER SERVIRE.

Percorse poche decine di metri, davanti la stazione ferroviaria, si sono subito registrate le prime deliberate provocazioni da parte di drappelli di celerini che cercavano di imporre la loro opprimente pressione ai lati del corteo, nonostante che questo non evidenziasse particolari intenzioni bellicose e procedesse a tempo di musica. E’ d’obbligo far notare che parecchie persone unitesi al corteo l’hanno dopo poco abbandonato, perché intimidite dall’atteggiamento terroristico della polizia.

I compagni sono stati più volte costretti a bloccare frontalmente l’avanzata di colonne di celerini, i quali tentavano continuamente di affiancare il corteo. Contro la violenta e sadica esaltazione delle forze della repressione è stato necessario creare ripetutamente dei cordoni di compagni allo scopo di fermare i tentativi di infilare il corteo dai lati.

Poche centinaia di metri dopo, sul cavalcavia della Vempa, altre provocazioni, spinte, candelotti pronti all’uso, manganellate e minacce di cariche.
Persino il giornalista de Il Gazzettino si è accorto, riportandolo nella cronaca del giorno seguente, del particolare atteggiamento di un poliziotto che sembrava intenzionato a voler far scoppiare ad ogni costo incidenti; purtroppo non ve ne era uno solo.

Comunque i compagni del servizio di “autotutela” e tanti altri in modo spontaneo sono riusciti ad arginare tale prepotenza ed il corteo ha sostato davanti alla Camera del Lavoro per appendere uno striscione rosso-nero con sopra scritto SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA e permettere ad un compagno di fare un intervento al microfono.

Altra sosta quindi davanti ad un liceo in autogestione in Corso del Popolo: i giovani punx anarchici appendono uno striscione con la scritta “fuori l’autorità dalla scuola”, manifestanti e occupanti si salutano a pugno chiuso, mentre parte qualche slogan anti-Moratti.


Attorno comunque, il centro ha un aspetto spettrale: negozi serrati dopo che le forze dell’ordine (?) avevano “consigliato” ai bottegai la chiusura, banche presidiate da divise, pochissime persone in giro, tutte dissuase e allontanate con argomentazioni terroristiche dai poliziotti. Inizia anche a piovere.


Arriviamo nel pieno centro cittadino, davanti a piazza Ferretto, in circa 400 “irriducibili”. La manifestazione si conclude, sotto la pioggia, con gli interventi di un compagno del Coordinamento Anarchico Veneto che ringrazia i compagni e le compagne che hanno sfidato lo stato d’assedio, quindi parlano Gianfranco Careri dell’USI, un rappresentante degli artisti contro la guerra, un’insegnante pacifista indignata per la blindatura della città e per le minacce da lei ricevute da parte della polizia ed un compagno della FAI di Trieste.


Non è fuori luogo ipotizzare che, ad eccezione di perbenisti e benpensanti incalliti, parte della cittadinanza abbia ben compreso da quale parte proveniva il pericolo della violenza, e che la manifestazione voleva essere l’occasione per comunicare i contenuti concreti del nostro antimilitarismo: opposizione non solo alla guerra esterna, ma anche alla guerra interna, cioè alla repressione delle lotte sociali, alla militarizzazione del territorio e della società, all’economia di guerra.

Da sottolineare il fatto che le intimidazioni, le provocazioni e gli insulti della polizia (che aveva bloccato l’accesso ad alcune strade) contro i manifestanti sono proseguite anche a manifestazione terminata, mentre i compagni si stavano dirigendo verso la stazione ferroviaria. Non solo. Durante la notte la polizia si è presentata alla sede nella il Coordinamento Anarchico Veneto tiene le proprie assemblee: qui stava dormendo una compagna alla quale la polizia ha richiesto i documenti.

Nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di terminare la manifestazione, in tale situazione soltanto l’esserci riusciti è senz’altro un rilevante risultato politico che dimostra come l’anarchismo sociale organizzato anche in Veneto ha un passato, un presente e un futuro. Tutto ciò è confermato pure dalla buona riuscita del Convegno SOTTO IL SEGNO DELLA NATO, tenutosi il giorno precedente a Venezia, presso la Scuola dei Calegheri, che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone interessate ai diversi interventi previsti e divertiti dall’intervento teatrale LA GUERRA SPIEGATA AI POVERI, tratto da un testo di Ennio Flaiano.

L’indomani -domenica 14 novembre- più di un giornale scriverà che Mestre ha vissuto una giornata storica senza precedenti.
Alla faccia di chi sostiene che l’anarchismo è fuori dalla storia.

 Alcuni compagni del Coordinamento Anarchico Veneto

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