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In Iraq i Predator, i droni della pace
by controguerra Tuesday, Jan. 25, 2005 at 12:39 AM mail:

Metto in linea una ricerca di un compagno sui Predator aerei senza pilota o droni che vengono inviati in Iraq dal governo italiano anch'essi in missione umanitaria. predatores pacis. prodotti dalla finmeccanica azienda cara quant'altri mai al nostro ceto politico di centro destra e di centro sinistra. per una guerra d'aggressione neocoloniale un'arma veramente appropriata col nome giusto.

In Iraq i Predator, ...
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I PREDATOR I DRONI ALATI DELLA GUERRA "UMANITARIA"IN IRAQ

Chi non si ricorda Guerre Stellari, chi non si ricorda le battaglie coi droni?! E così si capisce la valenza didascalica delle grandi saghe contemporanee per l'infanzia e l'adolescenza. I droni si usano per davvero, vuoi droni cingolati che sputano fuoco a Falluja come in altri posti, vuoi droni volanti da cui spiare e sparare. Anche l'Italia manda i suoi droni volanti, i Predator fabbricati a Ronchi dei legionari dalla finmeccanica (modestamente non facciamo solo mine). La Finmeccanica quella dell'eni etc etc...

Diamo atto a Curzio della bella ricerca .
____________________________________
Che ci fanno i “Predator” Italiani in Iraq?
di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova

Qualche giorno fa, il Senatore dei Verdi Francesco Martone ha presentato una interrogazione su questo argomento. Nei prossimi giorni arriveranno in Iraq quattro Predator italiani che avranno il loro battesimo a Nassiriya.
Questi sono aerei droni, aerei senza pilota, telecomandati, che il Ministero della Difesa Italiana ha acquistato dagli USA per controllare il territorio del nostro Paese, e che in Iraq dovrebbero servire per il controllo del territorio di Dhi Qar, in vista delle elezioni. Ma, siccome si tratta di velivoli da guerra utilizzati dalle forze militari degli Stati Uniti nelle operazioni di bombardamento in Afghanistan e in Iraq, anche a Falluja, è lecito chiedersi quale sarà l’utilizzo vero che il contingente italiano, presente in Iraq in una…missione di pace, intende fare di questi velivoli da guerra. Seconda una inchiesta del Washington Post, questi Predator sono armati di missili speciali con forte potere di penetrazione, per colpire persone all’interno di edifici e di bunkers, e questo fa pensare che siano armamenti ad Uranio Depleto, arma di distruzione di massa, e non certamente mezzi per mantenere la pace in un territorio e per portare la democrazia!
Siamo di fronte ad un ulteriore esempio di una serie infinita di stravolgimenti del nostro dettato Costituzionale, e su questo tema della guerra tutte le forze politiche in generale fanno silenzio assoluto, forse perché gli interessi in gioco sono condivisi. Ormai si è fatto il callo alla guerra, ai conflitti coloniali, alle grasserie delle risorse dei popoli più deboli, all’imperialismo, alla distruzione del diritto internazionale e dei diritti umani, alla tortura: non più manifestazioni, basta con le bandiere della pace, basta con le mobilitazioni, tutti in silenzio a guardare le lotte di resistenza dei popoli aggrediti.
E intanto sulla testa degli Iracheni volano i Predator, a ricordare loro che sono arrivati angeli custodi a protezione della democrazia, della libertà e del benessere, e anche degli interessi dei proprietari dei Predator. Mai nome fu più indovinato e appropriato. Libere elezioni democratiche, con missili ad Uranio Impoverito che volano sulla testa dei votanti, missili sempre pronti a dare una scarica di …democrazia, che puntualmente non mancheranno di arrivare, se gli Iracheni non voteranno opportunamente!!
Domenica 23 gennaio 2005. Pagina 3 de “il manifesto”: Proteste dopo la morte di Cola: mezzi inadeguati. Governo in imbarazzo, pronti i Predator, aerei senza pilota. Forse i Mangusta, elicotteri d’attacco. Nuove macchine per la guerra italiana!
I Predator sono già sulla rampa di Nassiriya. “Saranno operativi tra pochi giorni”, dice il generale Giovanni Battista Borrini, attuale comandante del contingente italiano in Iraq, ingaggiato in una missione definita “di pace”, contro ogni evidenza.

Qualche mese fa, avevamo messo in rete dei documenti su questi Predator. Li alleghiamo a questa nostra attuale considerazione. Forse può risultare utile una loro rilettura. Curzio

Ecco come vanno a finire i soldi dei contribuenti! Un aereo senza pilota, della classe Predator, di proprietà dello Stato Italiano e del costo di 5 milioni di euro, vale a dire all’incirca 11 miliardi delle vecchie lire, precipita in un deserto degli Stati Uniti.
Abbiamo perso un nostro “Angelo Custode”!

13 febbraio 2004
Un aereo italiano della classe Predator, senza pilota, è precipitato nel deserto del sud California, dove è in corso un programma di addestramento di piloti e specialisti italiani dell’Aeronautica e della Marina Militare, in vista del prossimo impiego di questo particolare velivolo. Lo ha reso noto l’Aeronautica Militare Italiana.
Avevo già trattato della questione dei Predator proprio un anno fa, e perciò faccio richiamo a queste mie osservazioni riportando alla fine il testo elaborato in precedenza.
Ieri sera si è appreso dell’incidente che è avvenuto nei giorni scorsi, non sono stati procurati danni alle persone, ma l’aereo è andato distrutto, e in un sol botto sono evaporati 5 milioni di euro, che sono stati sottratti all’eventuale loro utilizzo in opportuni campi dei servizi sociali. Sono svaniti approssimativamente 11 miliardi delle vecchie lire, a ben intenderci, che potevano essere impiegati per acquistare materiale sanitario, rifornire qualche scuola di biblioteca, laboratori didattici, costruire un bel centro per la riabilitazione fisica degli anziani ammalati, sostenere l’impegno di tutti coloro che si battono per la giustizia sociale, ecc. Invece no! Si bruciano in un colpo solo tanti soldi in un incidente di addestramento di una macchina da guerra, di questo Predator, un tipo di velivolo utilizzato dagli Stati Uniti in tutte le ultime operazioni militari, dall’Afghanistan all’Iraq.
Come già ho indicato, l’Italia ha acquistato cinque di questi apparecchi, con l’opzione per un sesto, dalla statunitense General Atomics. L’operazione nel complesso ci è venuta a costare quasi trenta milioni di euro, 60 miliardi delle nostre vecchie lire!
Risulta necessario sottolineare questo fatto: l'appalto di contratto viene messo in attuazione nel 1999, durante il governo di centro-sinistra, e il contratto poi viene sottoscritto dal governo Berlusconi. Perciò si tratta di una decisione “bipartisan”, sempre per difenderci dal “terrorismo globale”, in supporto delle “guerre umanitarie”, in difesa dei “nostri valori di civiltà superiore” e “del nostro sistema democratico!”. Tanta democrazia sì, ma intanto ai cittadini non si rende conto di queste spese inutili e di questi sprechi compiuti da chi sempre e comunque sta dalla parte della guerra infinita per… portare e conservare la pace.
Parliamo brevemente dell’accaduto: si trattava di un volo di addestramento a doppio comando, con un pilota italiano e un istruttore statunitense, che manovravano da una postazione a terra il Predator, quasi come un giocattolo radiocomandato,… però un tantino costoso! Era il debutto negli USA del primo aereo italiano senza pilota.
L’Aeronautica Militare spiega che sulle cause dell’incidente è ancora prematuro avanzare ipotesi; le condizioni del tempo erano buone, ma durante l’atterraggio il Predator ha assunto un assetto inusuale, e si è ribaltato sulla pista. Il velivolo è andato praticamente distrutto, non ci sono stati feriti. Comunque, anche se a bordo non c’erano piloti, l’incidente viene considerato alla stregua di qualsiasi altro incidente di volo, e di conseguenza verrà nominata una commissione di inchiesta italiana, alla quale si affiancheranno però anche organismi statunitensi titolari dell’indagine.
Il primo dei cinque Predator acquistati dall’Italia, nell’ambito di un programma interforze per la vigilanza dello spazio aereo e marittimo nazionale, dovrebbe essere operativo tra un anno.
L’obiettivo della Difesa è avere un’arma in più nella lotta al “terrorismo globale”, ma da utilizzare anche, secondo dichiarazioni ufficiali, per contrastare l’immigrazione clandestina e in altre attività.
Insomma si tratta di un puro strumento spionistico per il controllo capillare dell’intero territorio, e di tutti coloro che ci vivono. Una struttura incombente sulle nostre teste, per garantirci… sicurezza e democrazia, un nostro moderno “angelo custode”!
In Parlamento è attualmente in discussione il disegno di legge finalizzato a colmare il vuoto normativo che attualmente impedisce a questi aeromobili di volare. Le norme del Codice della navigazione e quelle del Regolamento della navigazione aerea sono assolutamente inadeguate, in quanto non è consentito il volo ad aerei telecomandati sui cieli Italiani. Da qui la necessità di una legge su misura, che è stata predisposta dai tecnici dei Ministeri dei Trasporti e della Difesa.
A questo proposito, come voteranno i “Parlamentari Uniti sotto il ramoscello di Ulivo”, e tutto il centro e la sinistra?
Il provvedimento in questione, in attesa di una legge nazionale che disciplini l’utilizzo di questi velivoli a pilotaggio remoto, questi Droni, nell’ambito del traffico aereo generale, ha lo scopo di consentire alle Forze Armate di impiegare “da subito” i velivoli telecomandati “ per attività operative ed addestrative atte alla difesa e alla sicurezza nazionale”. Ne viene previsto l’uso nell’ambito di spazi aerei determinati e con delle limitazioni, che non varranno più nel caso “di operazioni connesse a situazioni di crisi o di conflitto armato”.
Per meglio capire la questione vi invito alla lettura del mio documento di un anno fa.

Curzio di Soccorso Popolare di Padova


Fabbriche di armi; no alla produzione bellica!
(elaborazione a cura di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova, sulla base di informazioni ricevute dalla rete.)
6 Marzo 2003.

Finalmente, di notte, potremo dormire sonni più tranquilli!
E di giorno, visto che i nostri angeli custodi ci hanno abbandonato in massa per trasferirsi in Paradiso a gustare il caffè Lavazza, ci penseranno altri angeli custodi, uccellacci supersonici, i "Predator".
Tranquilli tutti! Non si tratta di mostri sfuggiti da "Jurassic Park", ma di costosissimi mostri tecnologici.
Questi "Predator", che dovrebbero tutelare dall'alto la nostra sicurezza, sono bellissimi regali che ci sono stati fatti dai nostri politici affaristi del centro-sinistra, che hanno fatto il consueto passamano con i loro colleghi della Casa delle Libertà: si tratta di "Predator bipartisan"!
E giustamente i Predator garantiranno la nostra libertà.
I "Predator" sono aerei telecomandati con potenzialità anche da bombardiere 'leggero', oltre che per ricognizione aerea.
Per tutto ciò, questi sistemi d'arma assolutamente non possono essere spacciati come aerei atti alla difesa del territorio nazionale!!

Ma dove si trova il nido dove si schiudono le uova di questi volatili telecomandati?
A Ronchi dei Legionari, vicino a Gorizia.
A Ronchi esiste la fabbrica bellica Meteor, che oggi fa parte del gruppo Finmeccanica, è una società controllata da Galileo Avionica.
Meteor si è sempre occupata, fin dagli anni Sessanta, della costruzione degli UAV, Unmanned Air Vehicles, velivoli telecomandati, altrimenti detti "Drones", aeroplani teleguidati; il modello della Meteor più noto e' il "Mirach".
La fabbrica produce anche altri sistemi d'arma.

Nel 1999, durante il governo di centro-sinistra, la Meteor ha vinto il contratto per la fornitura di velivoli telecomandati "Predator" al governo italiano, e si può trovare l'annuncio della firma del contratto sul sito di General Atomics, che e' il produttore Statunitense dei Predator.
http://www.ga.com/news/pr_meteor.html
Quindi Meteor produrrà aerei UAV "Predator" su licenza USA, comprati dal Governo Italiano come fornitura per l'Esercito, la Marina, l'Aviazione Italiana.
Meteor si occuperà dell'assemblaggio di 5 dei 6 "Predator"; inoltre fornirà lo specifico supporto tecnico e logistico per questi velivoli.

Per la Meteor si tratta di un affare di circa 12 milioni di Euro di guadagno.
Il contratto fra l'Amministrazione della Difesa e la General Atomics è stato firmato il 3 luglio 2002, e ora governa il centro-destra, e prevede la consegna del primo velivolo entro il 2003 per un totale di 5 macchine con un costo pari a 54 milioni di Euro.

Risulta necessario sottolineare questo fatto: l'appalto di contratto viene messo in attuazione nel 1999, durante il governo di centro-sinistra, e il contratto sottoscritto dal governo Berlusconi.
E adesso tanti personaggi responsabili della politica guerrafondaia del governo D'Alema, sicuramente spinti a questa politica da interessi e da smanie di guadagno, vanno alle marce della pace, alle fiaccolate, ai digiuni, facendo bella mostra di se stessi come campioni del pacifismo.
Sfruttano per la loro visibilità politica, per ricomporre la loro fazione politica in vista dei prossimi impegni elettorali, la tragicità della guerra e il sangue che i popoli versano.
Squallidume partitico! Dei futuri morti Iracheni e dei massacrati attuali Palestinesi proprio non ne parlano: asetticamente sventolano la bandiera arcobaleno, e così si lavano la coscienza, asserendo "Non si può fare di più" ( a meno che non ci siano le televisioni presenti, che allora il ceto politico, Disobbedienti movimentisti in testa, dà…l'assalto al Palazzo d'Inverno!).
Molti si dichiarano contro la guerra "senza se e senza ma", ma se l'ONU avvallasse il macello sentiremo dichiarazioni sulla necessità di abbattere con la bombe i dittatori del mondo, ed intanto, fatto oggettivo, hanno mandato, a spese del popolo Italiano, i nostri mercenari con la penna sull'elmetto a combattere sulle lande deserte Afgane in supporto di altri mercenari che dovranno andare a massacrare sulle lande deserte Irachene.
Paghiamo per l'invio indebito di truppe in tutto il mondo, vengono spesi 54 milioni di Euro
per questi 5 "Predator" e chiudono il Geriatrico a Padova, e strutture sanitarie in tante città italiane, le spese sanitarie familiari per degenze e cure mediche vanno alle stelle, le scuole fanno pena, muoiono i bambini schiacciati da strutture fatiscenti per una scossa di terremoto, pesante sì, ma non catastrofica, i servizi pubblici e anche quelli privati sono deficitari, le tariffe per la energia elettrica, per il gas, per lo smaltimento dei rifiuti, sono insopportabili per molte famiglie, la povertà comincia ad assumere aspetti preoccupanti, e vengono spesi quattrini per appoggiare una guerra per la "Libertà Duratura".
Ecco i frutti del …pacifismo bipartisan, di destra e di una certa cosiddetta sinistra!
Ci dicono che i requisiti di questa società in evoluzione sono la certezza delle basi materiali e una adeguata sicurezza, per garantire la stabilità dell'attuale ordine politico.
Si vogliono controllare popoli e paesi mediante l'intimidazione delle armi e usare il potere militare come strumento di pressione politica disgregante.
In tanti marciatori per la pace non è presente questo concetto, che la guerra è originata per la conservazione dell'attuale sistema economico di sfruttamento di risorse e di umanità; parlano di un altro mondo possibile, ma solo frutto di mediazioni e compromessi, come i bilanci partecipativi, lo sviluppo compatibile, la Tobin Tax, ma non parlano mai della necessità di licenziare i padroni e di chiudere le fabbriche di armi, di esautorare dal potere gli speculatori finanziari mondiali e i consigli di amministrazione delle società trasversali multi nazionali, e di consegnare il potere di autodecisione e di autodeterminazione direttamente ai popoli.

Diamo allora qualche informazione tecnologica per far capire meglio la questione Meteor, ed avere ulteriori strumenti di analisi.
La Meteor di Ronchi dei Legionari lavora sui programmi relativi agli UAV, velivoli senza pilota, usati per acquisizione di informazioni, del tipo aerei spia ( si ricordano gli U2 Statunitensi sui cieli dell'Unione Sovietica?), e per la produzione di simulatori per velivoli, elicotteri e sistemi radar.
Il mercato degli UAV viene stimato dai vertici della società giuliana, nel prossimo futuro, pari
a 4 miliardi di Euro, includendo gli UAV tattici, quelli civili e gli aerobersagli.
Il 40% di questo mercato sarà appannaggio USA, ma la fetta Europea dovrebbe essere considerevole. Ma quanto pacifisti sono gli Europei!!

Gli UAV compresi nei programmi di realizzazione e di ricerca di Meteor possono essere divisi in tre categorie: "Predator", "Falco" e "Nibbio".

• Del "Predator" abbiamo discusso in precedenza.

• Il "Falco" è un UAV di categoria MAE (Medium Altitude Endurance, Volo di Durata ad Altezza Media) con apertura alare di 7,20 m, di cui è prevista una versione navale. All'interno vi è il payload (una sorta di centrale comando) che comprende i visori termici, telecamere a colori e designatori laser.

• Il "Nibbio" ha superato il numero di 100 esemplari prodotti; nel 2004 sarà prodotta una versione sperimentale modificata in diverse configurazioni che comprenderanno un data link, sistema informatico di collegamento di dati, e sensori elettro-ottici.

Il settore simulatori di volo è quello che maggiormente ha fatto incrementare il portafoglio ordini della Meteor per il 2001; in particolare si parla del simulatore per la società EFA, di cui Meteor ha una quota azionaria del 25%, con responsabilità di progettazione e produzione della postazione istruttore, posizione briefing/debriefing,( che impartisce istruzioni sul volo aereo o le destruttura),
generatore di lezioni e generatore di scenari e dei programmi informatici del tipo "data base" per il Digital Radar Land Mass System, per un valore di circa 130 milioni di euro.
Sonoprevisti 18 Full Mission Simulators.

Anche per la società Agusta, METEOR dovrebbe fornire i database terrestre e marittimo,
oltre al simulatore del radar di bordo per il prossimo simulatore di missione dell'EH-101.

Sempre in campo radaristico costruisce il Radar Environment Simulator, proposto quale sistema di simulazione per i radar di difesa aerea RAT 31DL, che Alenia Marconi System sta vendendo in numerose nazioni NATO, ultime la Turchia e la Grecia.

Su questa materia è in fase organizzativa un prossimo convegno che avrà luogo a Udine, in occasione della concomitante fiera.

Localmente ha riservato la sua attenzione sull'argomento, qualche mese fa, il quotidiano di Trieste "Il piccolo".
Nel dicembre 2002, su tutta questa vicenda dei "Predator" alla Meteor e' uscito un articolo sul settimanale Panorama, nel dicembre 2002
http://www.panorama.it/italia/cronaca/articolo/ix1-A020001016779


Decisamente è opportuno riportare il contenuto dell'intero articolo.

"L'aereo spia atterra in Italia. E non decolla"
di Michele Lella
13/12/ 2002

Il primo "Predator", destinato alle forze armate italiane, è alloggiato nell'hangar della
Meteor a Ronchi dei Legionari.
Silenziosi, sofisticati e senza pilota: gli Usa li impiegano nella caccia ai terroristi.
L'Italia li ha comprati, ma per usarli dovrà cambiare la legge.

Un joystick nella mano destra e uno nella mano sinistra. E davanti, tre, quattro monitor circondati da una miriade di spie e pulsanti luminosi. Un colpetto con il polso destro e l'aereo s'inclina dolcemente abbassando l'ala. Un po' di pressione con la mano sinistra e su uno degli schermi compare l'immagine di un hangar, sempre più grande.
Fin qui tutto normale, la tecnologia ci ha abituati a velivoli sempre più sofisticati. Ma il fatto
insolito è che la cabina di pilotaggio si trova a terra, magari a centinaia di miglia dal velivolo; e l'aereo in questione è un "Predator", uno di quei velivoli senza pilota che abbiamo imparato a conoscere nel conflitto in Afganistan, ove si sono rivelati preziosi per l'esercito americano.

E ora il "Predator" parla anche italiano. Primo paese della Nato, dopo gli Stati Uniti, l'Italia ne ha acquistati cinque esemplari che saranno pronti a partire da marzo 2003, con consegne previste fino al 2004.
Il primo, a dire il vero, è già arrivato e si trova a Ronchi dei Legionari, negli stabilimenti
della Meteor, una società del gruppo Finmeccanica, che si occuperà di metterlo in pista, oltre che di allestire la stazione di controllo terrestre.
Non che l'Italia si prepari a imponenti operazioni belliche, ma la scelta del "Predator" è il risultato di una serie di valutazioni economiche e logistiche molto sensate. L'obiettivo è infatti quello di impiegare gli Uav (Unmanned aerial vehicle, velivoli senza pilota, ndr) in operazioni altrimenti molto costose oppure rischiose per la vita dell'equipaggio.
Qualche esempio? Un efficace pattugliamento anti clandestini nel canale d'Otranto,
l'osservazione e il rilevamento di dati in zone colpite da catastrofi naturali (basti pensare al terremoto in Molise o alle eruzioni dell'Etna).
Il "Predator", che consuma come un Piper, può stare in volo fino a 24 ore senza doversi rifornire e invia video e foto in tempo reale alla base terrestre, ha tutte le carte in regola per assolvere a questi compiti.

Se non fosse che, almeno per il momento, non è autorizzato a volare.
Già, perché le leggi (internazionali, beninteso, non solo quelle italiane) proibiscono lo spazio aereo civile ai velivoli telecomandati, limitandone l'impiego ai poligoni militari o alle zone di guerra. Insomma, i "Predator" dell'Aeronautica militare dovranno aspettare che le norme cambino per poter entrare in azione.
«La situazione» spiega a Panorama Renzo Lunardi, presidente della Meteor, «è simile per molti versi a quella che si venne a creare quando furono costruiti i primi aeroplani ultraleggeri: non esistevano prima e quindi non potevano volare perché non c'erano regole. Tuttavia, gli Uav sono un fenomeno in rapida espansione e bisognerà tenerne conto: entro 10 anni potrebbero essere impiegati in campo civile anche da molte società di lavoro aereo».
Per sbloccare la situazione, magari in tempi rapidi onde non far rimanere i "Predator" italiani negli hangar troppo a lungo, è già all'opera un gruppo di lavoro congiunto (Aeronautica militare e autorità civili) che cercherà di sviluppare le regole necessarie a far convivere in cielo aerei senza pilota e aviogetti civili in tutta sicurezza.
«Ma», chiarisce Lunardi, «per arrivare a tanto ci vorrà del tempo, direi tra i tre e i cinque anni».

Nel frattempo, l'impiego dei nostri Uav, che saranno dislocati presso la base di Amendola, in Puglia e verranno collaudati inizialmente presso il poligono militare di Perdasdefogu, in Sardegna, sarà esclusivamente militare. Al progetto, che ben si inquadra nell'ottica interforze della Nato, non è interessata solo l'Aeronautica militare, bensì l'intero sistema di difesa.

Perché il punto di forza del "Predator" rimane proprio l'economicità di uso.
Per pattugliare efficacemente l'intero canale d'Otranto ne basterebbero tre e il risparmio, dicono alla Meteor, potrebbe essere superiore al 40 per cento, rispetto all'impiego di velivoli tradizionali come gli ormai anziani Breguet Atlantic in dotazione alle nostre forze armate, o all'acquisto di aerei Awacs (quei bestioni sormontati da una gigantesca antenna circolare schierati da alcuni paesi della Nato) di ultima generazione.
Dallo stato maggiore dell'Aeronautica per ora non si sbilanciano sulla data di debutto dei "Predator" tricolori: «Sono stati sviluppati e saranno impiegati per esigenze militari; ciò accadrà verosimilmente anche in ambito Nato», fanno sapere. Ma quando?
«L'arrivo in Italia, presso il 32° stormo dell'Aeronautica militare ad Amendola, del primo esemplare avverrà entro l'estate del prossimo anno», chiariscono dall'Arma azzurra. «E un eventuale impiego bellico al fianco delle altre forze del Patto Atlantico è evidentemente subordinato al raggiungimento della capacità operativa del sistema e degli equipaggi, che ne hanno il controllo a distanza; ma ciò avverrà non prima del 2004».
Insomma, se ci sarà una nuova "Desert Storm" nei primi mesi del prossimo anno, non ci
saranno i nostri Uav in prima linea.

Il "Predator", che viene prodotto dal 1996 dalla californiana General Atomics, e che in totale ha collezionato ormai più di 22 mila ore di volo, costa relativamente poco: circa 4 milioni di dollari per il velivolo «nudo», cioè senza tutti quei complessi dispositivi tecnologici, come lo speciale radar ad apertura sintetica che gli consente di vedere anche attraverso le nubi o il fumo. «Full optional», invece, questo «uccello» dall'aspetto solo in apparenza sgraziato, interamente costruito in materiali compositi e pesante quasi una tonnellata, può decuplicare facilmente il suo prezzo.
«Ma il risparmio», insistono alla Meteor, «va calcolato sull'insieme delle voci, a cominciare proprio dall'addestramento dei piloti e dei rischi che essi dovrebbero affrontare».

Di sicuro, invece, i "Predator" italiani non saranno armati di missili anticarro (i temibili Hellfire), come quelli che vengono impiegati di recente dalla Cia per operazioni «coperte» contro i terroristi di Al Qaeda.
L'intelligence statunitense ne ha già in linea una dozzina e ogni mese gliene vengono consegnati altri due, prontamente dislocati nelle zone calde del pianeta, dallo Yemen alla Somalia, dall'Afganistan all'Iraq, dove colpiscono in modo silenzioso e letale presunti membri dell'organizzazione terroristica che fa capo a Osama Bin Laden.

Ma che cosa consente di fare in concreto un aereo come il "Predator"? La missione tipo è quella di pattugliamento: decollato da un qualsiasi aeroporto, lo Uav sale fino a 7.500 metri e raggiunge il suo obiettivo. A quel punto inizia a orbitare a bassa velocità, (la massima è di appena 130 chilometri l'ora), mentre dalla postazione a terra un operatore ne controlla la telecamera ad alta definizione montata proprio sotto il muso.
E poco importa se sia giorno o notte, nuvoloso o sereno, perché gli accorgimenti non mancano davvero: esiste infatti una seconda videocamera agli infrarossi per vedere nel buio oltre al già citato radar ad apertura sintetica che può scattare foto anche attraverso una fitta coltre di nebbia o fumo.

Quando i "Predator" italiani arriveranno ad Amendola (viaggiano in un contenitore che gli americani chiamano «coffin», cassa da morto), di certo impiegheranno una nutrita squadra di specialisti.
Per far volare un "Predator" 24/ 7, cioè 24 ore su 24, sette giorni su sette, occorre infatti un team di 55 persone, tra piloti, sistemisti, operatori radar e tecnici aeronautici, divisi su più turni di servizio.

Alla Meteor, nel frattempo, mordono il freno. Oltre a occuparsi dei cinque "Predator" dell'Aeronautica militare (il valore totale della commessa è pari a circa 50 milioni di euro, mentre la «fetta» dell'azienda triestina è di circa il 25 per cento), a Ronchi dei Legionari si studiano e si producono anche velivoli teleguidati tutti italiani.
È il caso del Falco, un «mini-predator», il cui primo volo avverrà tra qualche mese e sul quale si punta molto, soprattutto per venderlo anche a forze armate straniere.
«Peserà circa 300 chilogrammi», racconta Lunardi, «e potrà portarne altri 70 come carico pagante volando fino a 14 ore entro un raggio di 150 chilometri dalla stazione base».
I possibili impieghi del Falco? «Dal controllo e la prevenzione degli incendi estivi alle missioni di soccorso e ricerca in mare, fino alla raccolta di dati geografici e ambientali».
Compiti più militari, invece, per un altro ricognitore senza pilota che esce dalle linee di produzione della Meteor, il Nibbio, una specie di siluro con le ali, che può essere lanciato da terra, da una nave appoggio o da un altro aereo e raggiungere in pochi secondi la quota massima di 12.500 metri alla velocità di un aereo a reazione, per poi tornare alla base e «atterrare» dolcemente appeso a un paracadute.

Da tutto questo articolo possiamo tutti insieme trarre delle conclusioni oggettive, non fare solo ragionamenti basati su supposizioni senza fondamenti comprovati.

A che servono questi "Predator"? Dicono per impieghi civili, rilevamento di dati geologici dall'alto, pattugliamento del Canale d'Otranto e delle coste italiane per impedire l'arrivo di clandestini (su quanto queste operazioni contro i disperati del mondo siano di natura "civile" ci sarebbe tanto da discutere); sinceramente non si scorge il senso di un apparecchio assolutamente costoso per questo genere di operazioni.
Gli UAV sono nati per compiere operazioni militari di tipo aeronautico, senza correre il rischio di
perdere i piloti (e qui si potrebbe fare tutto il discorso sulle strategie inumane di guerra, sulla necessità di non perdere vite dei piloti aggressori, naturalmente …sorvolando sui massacri causati sulle popolazioni civili bombardate e aggredite dall'alto di cieli).

Inoltre, dopo le recenti guerre, sono diventati molto "di moda". Lo stesso Pentagono ne aveva sottovalutato inizialmente l'uso: infatti i "Predator" erano usati dalla Cia e non dall'Air Force.
Ma ora è proprio opportuno avere questo genere di aerei, armarli e lanciarli in missioni militari senza correre il rischio di perdere i piloti. Lo spazio aereo nemico può essere nudo di difese aeree del paese aggredito, ma può sempre capitare che qualche missile terra-aria vada ad… incocciare proprio giusto sul bersaglio di qualche aereo guidato da spavaldi Rambo statunitensi o alleati ipersicuri della loro immunità. Cocciolone insegna!
Comunque, ad onor del vero, da ricordare che un "aereo fantasma" Statunitense, con piloti a bordo, era stato abbattuto dalla contraerea iugoslava!

L'Italia si e' prontamente allineata al gruppo degli alleati già da qualche anno, in particolare dopo la "figuraccia" durante la guerra nel Kosovo, dove USA, Regno Unito, Germania, Francia usarono i loro "Drones", aerei telecomandati, e l'Italia non ha potuto farlo perché le stazioni di base dei Mirach 26, sempre della società friulana Meteor, non si interfacciavano con la rete C3I (Command Control Communication Intelligence) della Nato.

Quindi il loro utilizzo principale sono le missioni militari, come viene affermato fra l'altro dalla stessa aeronautica militare, nell'articolo di Panorama.

Nonostante quel che dicono i produttori e i militari, non e' che questi UAV siano poi cosi' affidabili; cascano spesso, si rompono, sbagliano mira, vengono usati male, ecc., e si calcola che circa un terzo dei "Drones" finora costruiti siano andati persi.
Insomma è lecito sfatare il mito delle armi "intelligenti" e "chirurgiche".

Risulta sicuro che la legislazione Italiana ne vieta l'uso nell'ambito civile, e sappiamo che i tempi di promulgazione di una legge che ne permetta l'uso saranno di necessità lunghi, anche se la lobby dell'industria bellica ne favorirà una corsia preferenziale. Possiamo allora trarne una chiara conseguenza che conferma come l'uso dei "Predator" sia previsto non sul territorio nazionale, (dove potrebbero avere un discutibile, improbabile, e dispendioso uso civile), ma in missioni all'estero, per scopi militari di aggressione bellica, o di spionaggio aereo, tutto questo vietato dalla Costituzione del nostro Paese.

Viene presentata l'obiezione che i "Predator" comprati dall'Italia non sono armati. L'Italia ha acquistato la versione "A" che non può essere armata, mentre i "Predator" che appartengono alla
la versione "B", sono armati con una decina di missili Hellfire , con alcune caratteristiche tecnologiche ancora segrete, forse con l'apparato di penetrazione costituito da lega ad Uranio impoverito, e in futuro anche con bombe "intelligenti".
Però non è detto che qualche governo italiano guerrafondaio non voglia dotarsi dei "Predator", di tipo "B", e quindi i cittadini sono invitati a controllare questa situazione, ma lo stesso uso di ricognizione militare su obiettivi del nemico da parte dei nostri attuali "Predator" è da condannare e da impedire.
Interverranno a questo proposito le forze politiche del pacifismo iridato contro la guerra?


Alcuni siti di informazione sul "Predator":

http://www.fas.org/irp/program/collect/predator.htm
http://www.dissidentvoice.org/Articles/Herold_Predator.htm
http://www.cdi.org/terrorism/predator.cfm
http://www.strategypage.com/dls/articles/20021227.asp
http://www.airforce-technology.com/projects/predator/








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