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PRESIDIO PER LA LIBERTA’ DI PAOLO DORIGO DAL CARCERE E DALLA TORTURA
by compagne e compagni di perugia Saturday, Mar. 19, 2005 at 5:43 PM mail:

LIBERTA’ PER PAOLO DORIGO! VERITA’ SULLE TORTURE CHE SUBISCE! LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI! PER TUTTI GLI OSTAGGI DELLA POLITICA IMPERIALISTA! PER UN MONDO SENZA CARCERE LIBERO ED EGUALE

PRESIDIO PER LA LIBE...
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Mercoledì 23 marzo ore 9.00, in via Mario Angeloni 45, davanti al Tribunale di Sorveglianza di Perugia:
PRESIDIO PER LA LIBERTA’ DI PAOLO DORIGO DAL CARCERE E DALLA TORTURA
Il 23 marzo il Tribunale di Sorveglianza di Perugia si pronuncerà in merito all’istanza di sospensione pena o arresti domiciliari a scopo terapeutico, presentata dai legali di Paolo Dorigo, per permettere al compagno prigioniero di effettuare, in una struttura non penitenziaria, quegli esami particolari che potranno finalmente far luce sulle torture e sugli esperimenti tecnologici di controllo mentale che da anni il prigioniero comunista subisce e denuncia.
L’udienza sarà a porte chiuse, ma Paolo sarà presente e non per mendicare la liberazione: ha rifiutato fermamente ogni offerta di grazia e benefici propostagli dallo stessa sistema giudiziario italiano a seguito dei reiterati ammonimenti europei, dato che il processo che lo ha condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere duro per un attentato dimostrativo alla base della morte USAFS di Aviano è stato dichiarato iniquo sia dalla Corte Europea per i Diritti Umani sia dal Consiglio dei Ministri d’Europa, che da anni invocano la revisione di tale processo o la scarcerazione del compagno prigioniero in assenza di prove a suo carico. Paolo sarà presente per conquistare un’altra vittoria contro i suoi torturatori e i suoi aguzzini, che da anni cercano di piegarne l’identità umana e politica per ridurla all’obbedienza, al silenzio, all’abiura, senza disdegnare il ricorso a torture fisiche e psicologiche d’ogni genere, ampiamente documentate e denunciate dal compagno stesso, non ultima il sequestro del suo computer nel gennaio 2005 mentre stava lavorando, tra l’altro, ad un progetto editoriale per quando fosse tornato ad essere un cittadino libero. Quest’ultima manovra, messa in piedi dalla Procura di Firenze nell’ambito di un’ennesima montatura giudiziaria contro Paolo Dorigo, vanifica di fatto il diritto acquisito dallo stesso, dopo anni di lotte e denunce, all’uso del computer come fattore di sostegno psicologico, strumento di studio, archiviazione e produzione di materiale d’interesse politico, storico, culturale, artistico. Con quel sequestro hanno cancellato un pezzo di storia e di vita di Paolo, la testimonianza di una lotta condotta con fierezza anche tra le quattro mura di un carcere, una lotta per il comunismo, per i diritti umani, per l’uguaglianza sociale, per la solidarietà tra i popoli, per il diritto a esistere. L’impugnazione del sequestro è stata rigettata nonostante la provata infondatezza dei motivi invocati a pretesto dello stesso, dimostrando che quest’ulteriore tortura, questo stillicidio, obbedisce ad “ordini superiori”, tesi all’annichilimento dell’intelligenza libera e creativa dei prigionieri in generale e in modo mirato di quelli rivoluzionari. L’evidenza del filo nero che lega la vicenda di Paolo ai recenti soprusi di Biella, Sulmona e tante altre carceri italiane, delinea un quadro che definire allarmante è a dir poco eufemistico: l’annientamento dell’intelligenza personale e politica e del pensiero critico. Quest’operazione viene attuata in maniera più o meno sfacciata nelle carceri, attraverso angherie, sopraffazioni, perquisizioni, sequestro di libri, computer ed altro materiale indispensabile per lo studio e lo sviluppo del pensiero creativo e ribelle e fuori dalle carceri attraverso i media ufficiali, l’egemonia del pensiero unico, cioè del non-pensiero (perché pensare rende liberi e pertanto costituisce reato. L’articolo 270 ed altri articoli di legge sui reati associativi sono stati creati apposta per “prevenirlo con la repressione”: un altro ossimori di questo capitalismo in crisi, come la “guerra umanitaria” di Clinton o “l’enduring freedom” di Bush), lo sciacallaggio fascista, tanto funzionale al produci-consuma-crepa e non pensare, quanto obbediente al vuoto e alla latitanza della sinistra storica. Come altro vogliamo chiamarla questa guerra subdola e penetrante se non tortura bianca? Lottare contro di essa è necessario, come necessario è superare i limiti di questa lotta, inserendola nel contesto di un’altra, più complessa e articolata, della quale è possibile delineare un’immagine solo se tutti i tasselli del puzzle sono al loro posto e ben visibili nella loro complementarietà (tortura bianca repressiva e preventiva – Stato di polizia – operazioni di polizia internazionale come aggressione imperialista ubiquitaria, preventiva e permanente) come visione d’insieme, perché unire le forze - e le lotte - è urgente oltre che necessario.
Paolo Dorigo sta scontando da 11 anni e mezzo la sua militanza comunista, d’irriducibile nemico della borghesia imperialista italiana, del suo stato, dei suoi aguzzini. E’ questo che vogliono fargli pagare:
"il carattere sovversivo della sua identità, che appare fragile e pericolosamente fondata sulla sovversione sociale"…, come conclusero a novembre i periti medico e psichiatrico incaricati dal tribunale di eseguire tutti gli esami particolari tesi a chiarire la condizione sanitaria di Paolo. Questo è il verdetto, proclamato sulla base di esami che non sono stati mai eseguiti e di altri che sono stati sottratti, anche mediante sequestro, dalla cartella clinica di Paolo. Cosa c’è sotto lo si può solo immaginare sulla base delle denuncie del diretto interessato, qualora il 23 marzo il Tribunale di Sorveglianza di Perugia si pronunciasse in senso negativo rispetto all’istanza presentata dalla difesa di Paolo.
Per questo raccogliamo e rilanciamo l’appello del Soccorso Rosso Proletario per un presidio davanti al Tribunale di Sorveglianza di Perugia il 23 marzo alle ore 9, in via Mario Angeloni 45, per la libertà di Paolo Dorigo, militante comunista prigioniero, marxista – leninista – maoista, sequestrato dallo stato, per la verità sulle torture che denuncia di subire.
Per questo invitiamo tutti/e le/i compagni/e a partecipare all’iniziativa – concerto – benefit al C.S.A. Ex-mattatoio il 19 marzo alle 23,00 in via della Valtiera 27/A, Ponte S. Giovanni – Perugia (uscita della E45 su Ponte San Giovanni – Torgiano). I contributi raccolti durante la sottoscrizione saranno devoluti interamente a Paolo, stornati delle spese sostenute per l’iniziativa.
LIBERTA’ PER PAOLO DORIGO!
VERITA’ SULLE TORTURE CHE SUBISCE!
LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI!
PER TUTTI GLI OSTAGGI DELLA POLITICA IMPERIALISTA!
PER UN MONDO SENZA CARCERE
LIBERO ED EGUALE
Il nemico non ha confini: guerra globale contro il capitale!
Le compagne ed i compagni di Perugia
del Comitato per la liberazione di Paolo Dorigo
Per chi non avesse ancora cognizione della lotta di Paolo, alleghiamo a questo volantino, uno stralcio del testo dell’ultimo appello di Soccorso Rosso Proletario:
Chi è Paolo Dorigo:
Paolo Dorigo è da 12 anni in carcere per aver lanciato una molotov contro la base della morte di Aviano, quella da cui sono partiti bombardieri e rifornimenti per le truppe che hanno massacrato i popoli jugoslavo e irakeno nelle ultime guerre di aggressione imperialista.
Paolo Dorigo è stato condannato da un processo che la corte del Consiglio dei ministri d'Europa ha definito illegale e lesivo dei suoi diritti umani, intimando al governo italiano di provvedere a un giusto processo o scarcerarlo.
Paolo Dorigo in tutti questi anni ha continuato a lottare con coraggio e intelligenza per resistere alle pratiche di annientamento perpetrati in carcere contro di lui e gli altri prigionieri che mantengono una integrità rivoluzionaria, da ultimo documentando esperimenti di tortura e controllo mentale a distanza e sfidando lo stato a chiarire con esami obiettivi inconfutabili la verità delle sue denunce.
Per ottenerli ha tenuto uno sciopero della fame per 70 giorni, per passare poi al rifiuto del vitto del carcere, per impedire la sua deportazione al centro clinico penitenziario di Torino, proprio dove Paolo denuncia sia avvenuto l'intervento chirurgico di impianto nel suo corpo di apparati spia e dove sarebbe comodo farne sparire ogni traccia, magari dopo averlo assassinato.
Tutto è ancora da dimostrare, ma sembra che nessuno voglia farlo oltre allo stesso Dorigo!
Hanno tentato di annientarlo fisicamente e psicologicamente, con pestaggi, trasferimenti a ripetizione, vessazioni di ogni genere. Hanno tentato di farlo passare per pazzo, ricoverandolo nel centro psichiatrico penale di Livorno. Hanno cercato di farlo recedere dalla sua posizione di fermezza rivoluzionaria, offrendogli la grazia.
Paolo Dorigo con lucidità e determinazione ha respinto ogni offerta e fatto fallire ogni piano contro di lui. Ha vinto la sua battaglia giudiziaria contro l'illegalità del processo che lo ha condannato. Nessuna perizia nega la sua salute mentale. Nessuna offerta di grazia è stata accettata. I processi contro di lui si sono trasformati in atti accusa contro il sistema carcerario che gli stessi tribunali hanno recepito. Quegli esami oggettivi che chiarirebbero facilmente l'infondatezza delle sue denunce non sono mai stati effettuati.
Dal chiuso della cella in cui lo hanno sepolto, nonostante le condizioni di detenzione durissime, Paolo Dorigo ha continuato a essere un militante comunista, un combattente contro l'imperialismo, un irriducibile e pericoloso nemico della borghesia imperialista italiana e ha portato colpi durissimi contro il suo sistema di annientamento e tortura dei prigionieri.
Ed è proprio questo che vogliono fargli pagare non aver smesso di lottare un solo minuto per il comunismo, quello che non gli perdonano è, come scrisse a novembre nella sua perizia il medico legale incaricato dal Tribunale: "il carattere sovversivo della sua identità. che appare fragile e pericolosamente fondata sulla sovversione sociale".





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