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[KR] Ipotesi Europaradiso: Chi è Mr Appel?
by Arealocale Thursday, May. 19, 2005 at 1:41 AM mail:

tratto da arealocale.com

03/03/2005

Da alcuni giorni compaiono, sulle maggiori testate giornalistiche crotonesi e con titoli entusiastici e trionfanti, articoli che, in modo preciso e dettagliato, riportano una notizia che, se confermata, avrebbe una portata epocale.

Ci riferiamo al fatto che una società a capitale misto (svizzero, inglese ed israeliano), la “Europaradiso”, presieduta dall’imprenditore David Appel, avrebbe palesato l’intenzione di investire ben 5 miliardi di Euro (!) per la creazione di un complesso turistico “monumentale” da costruire tra Gabella e la Foce del Neto.

Il sindaco di Crotone sostiene che il mega-investimento in questione preveda opere infrastrutturali fruibili dall’intera cittadinanza, sovvenzionate dalla medesima società privata, quali una metropolitana leggera che collegherà Gabella a Viale Regina Margherita; egli ci rende, infine, partecipi del fatto che: “Stiamo lavorando in maniera discreta ma celere; presso gli Uffici dell’Urbanistica è stato presentato il progetto preliminare del mega complesso turistico.

Lo stesso Ufficio, una volta approvata la variante al Piano Regolatore che verrà discussa in Consiglio comunale, dovrà rilasciare le relative autorizzazioni necessarie perché i lavori di realizzazione dell’opera abbiano presto inizio”.

Dopo aver, così, letto vari articoli riguardanti l’argomento in questione, tratti da differenti giornali (che riportavano, peraltro, testualmente le parole del primo cittadino di Crotone e dei massimi dirigenti locali dei maggiori sindacati, all’uopo convocati) mi è venuto spontaneo riflettere, in modo profondo, su quella che appare come una opportunità che non può essere ignorata.



Ho provato ad immaginare le conseguenze che si avrebbero grazie alla massiccia venuta di turisti; è incontestabile che tutto il comprensorio ne trarrebbe giovamento. Analizzando dettagliatamente le poche notizie fornite in merito al progetto, però, sento l’obbligo di evidenziare i seguenti argomenti, i quali appaiono, a mio giudizio, quantomeno poco chiari.

Innanzitutto, non capisco il motivo per il quale il sindaco abbia deciso di lavorare in modo “discreto” e “celere”: un’opera colossale come quella in progetto prevede lunghissimi studi di fattibilità, in considerazione del fatto che Crotone si è dotata di un Piano Regolatore (promosso dallo stesso sindaco) che prevede vincoli all’edificabilità edilizia, a tutela dell’ambiente e dei beni archeologici: ecco il motivo per il quale il diritto amministrativo prevede le cosiddette “autorizzazioni” necessarie. Queste ultime si “concedono” solo se ve ne siano i presupposti.

E non è detto che in questo caso ci siano. Se, ad esempio, il Piano Regolatore prevedesse (è una mera ipotesi!) che la Foce del Neto sia tutelata da vincoli ambientali, e che quindi non vi sia consentito costruire edifici, cosa farà il sindaco? Ebbene si, farà la “variante” al Piano Regolatore! Ciò fa presumere che il Piano Regolatore, in questo momento, non consenta la realizzazione del progetto presentato all’Ufficio Urbanistica, in forza del fatto che già si parla, appunto, di “varianti”.

Ma come! Prima si decide di “tutelare” il territorio facendo un Piano Regolatore (ricordo ancora le insegne pubblicitarie con le quali il sindaco promosse l’evento), e poi, a seconda dei casi, se ne mutano le parti fondamentali (in modo celere e discreto) per accogliere, magari, un mega mostro in cemento?

Appare, in questo contesto, più logico mutare il progetto preliminare (che, in quanto tale, può essere trasformato in modo da ottenere i requisiti - e quindi uniformarlo alla legge – che ne rendano possibile l’evoluzione) o individuare un sito alternativo che consenta la creazione del villaggio turistico in conformità con la legislazione, piuttosto che cambiare il Piano Regolatore (che mancava da decenni e che rappresenta uno strumento fondamentale a tutela del territorio).

In fondo, sono gli imprenditori che devono conformarsi alla legislazione, e non i politici al volere degli imprenditori.

O, forse, sbaglio? Non è quindi, a mio giudizio, ragionevole trasformare, per esempio, i terreni agricoli in siti edificabili a proprio piacimento ed in un brevissimo lasso di tempo: siffatti comportamenti avvantaggerebbero solo i proprietari terrieri, che avrebbero un enorme incremento del loro patrimonio, a scapito della collettività.

E non è solo una questione di tutela dell’ambiente. La Foce del Neto è un luogo magico e pieno di storia. La leggenda tramanda che gli esuli Troiani vi approdarono, dopo la distruzione di Troia. Il posto piacque talmente tanto alle donne Troiane che, di nascosto, bruciarono le navi affinché restassero per sempre lì.

L’etimologia del nome del fiume si rifà a questa tradizione. Ben venga, quindi, la costruzione del mega villaggio, ma con il rispetto di TUTTI i vincoli previsti in materia ambientale, archeologica e paesaggistica. Si preveda, poi, uno studio approfondito, e quindi non “sbrigativo”, e si renda partecipe tutta la cittadinanza dando informazioni limpide e dettagliate.

Un esempio sarà utile a chiarire cosa intendo dire: alcuni giorni or sono (e precisamente il 22.02.2005) il TG3 Regionale del Lazio ha riportato la notizia secondo cui il sindaco di Fondi (Lt) ha avviato la distruzione di alcuni edifici abusivi, in concerto con la Prefettura locale, lungo il litorale marittimo del luogo (peraltro meraviglioso) ed ha predisposto un referendum affinché la cittadinanza possa decidere l’aspetto del Lungomare.

Questa è un’idea geniale. I cittadini avranno la possibilità di scegliere, tra vari progetti, quello più adatto; piena partecipazione civile, quindi, volta al raggiungimento del benessere collettivo.

Nel caso crotonese, invece, le uniche persone coinvolte sono i dirigenti dei sindacati e della Confcommercio, che stimo senz’altro, ma che non mi rappresentano affatto, e credo, in verità, che rappresentino, nel contesto al quale ci stiamo riferendo, solo sé stessi. Si parla, poi, di investimenti per 5 miliardi di Euro e di 15.000 posti di lavoro previsti (quest’ultimo dato si è, peraltro, ridimensionato in maniera notevole nel giro di qualche giorno: ora i “virtuali” posti di lavoro sarebbero 4000).

Se così fosse, sarebbe proprio una svolta. Ma siamo sicuri che sarà così?



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In fondo, queste sono pure ipotesi, meri numeri scritti su un foglio, messi lì con l’evidente obiettivo di coinvolgere il crotonese medio… Una sorta di “specchietto per le allodole”, insomma, utilizzato “furbescamente” per distogliere l’attenzione del malcapitato di turno (in questo caso un’intera collettività) da ciò che andrebbe, invece, attentamente verificato. Ed io non sono molto attratto da siffatti stratagemmi… Forte del mio vecchio ed insostituibile compagno di vita, il mio splendido pc portatile “assemblato”, che mi consente di visitare la Rete in modo eccellente, ho così deciso di effettuare una ricerca sulla “Europaradiso”, utilizzando il motore di ricerca più efficiente, con la speranza di ottenere informazioni dettagliate circa la società che sostiene di avere a disposizione 5 miliardi di Euro da investire in costruzioni turistiche, da creare sulla nostra terra.

Con sommo stupore, ho potuto verificare, innanzitutto, che vi siano pochissimi siti che contengono la parola “Europaradiso”, e che tutti si riferiscono al futuro villaggio da costruire a Gabella (strano per una società che ha a disposizione cifre da capogiro; ciò, infatti, farebbe presumere una attività vertiginosa in molteplici altri affari, ed in posti diversi: di tutto ciò non vi è però traccia); in secondo luogo, la “Europaradiso”, che si presenta come una solida società con relazioni transnazionali, non ha un sito internet!! Vi è un dominio (http://www.europaradiso.com), ma il sito è in costruzione.

E’ ormai un’abitudine consolidata, per le attività imprenditoriali di qualsiasi genere, quella di presentare i propri servizi e le caratteristiche societarie (anche in più lingue) sul web. Si presume, quindi, che coloro che non abbiano ancora provveduto a siffatte strategie, siano in una fase precedente al cosiddetto “progresso tecnologico”; tale constatazione li esclude, inevitabilmente, da ciò che noi denominiamo “globalizzazione”: in breve, chi non è presente su internet, non esiste. Mi pare, in effetti, proprio strano che una società che disponga di mezzi economici praticamente illimitati, non abbia ancora provveduto a colmare tale gravissima lacuna. Quanto precede non depone a favore della più volte menzionata società.

Un’ultima considerazione è, infine, d’obbligo: essa verte su di una teoria di Economia politica (Macroeconomia, per la precisione) che può rivelarsi utile per esprimere l’ennesimo concetto, che consenta al lettore di avere ulteriori informazioni sulle quali fondare il proprio pensiero circa l’argomento di cui si scrive. Si tratta della teoria di Pigou, che tenteremo di rendere chiara e semplice e che si fonda sui seguenti 2 esempi:


A) 1° esempio di Pigou: una fabbrica di prodotti industriali che con i suoi residui inquina l’aria e le acque di un fiume non considera tali danni tra i suoi costi, ma questi danni rappresentano dei costi per la collettività: i “costi sociali” sono quindi maggiori dei “costi privati”, e l’investimento che consiste nella creazione di quella fabbrica genera una “diseconomia esterna”, cioè “esterna” alla fabbrica, ma “interna” al sistema economico (è la cosiddetta “esternalità negativa”);


B) 2° esempio di Pigou: la costruzione di una ferrovia in un’area poco sviluppata, che vada dall’interno alla costa, dà un profitto basso all’impresa che la costruisce, però incentiva la nascita di aziende industriali all’interno, rendendo possibile il trasposto dei prodotti fino alla costa. In questo caso, il vantaggio sociale è maggiore del vantaggio privato e tale investimento genera un’economia “esterna”, cioè esterna all’impresa che costruisce la ferrovia ma “interna” al sistema economico (“esternalità positiva”).
Secondo Pigou, in queste circostanze è necessario un intervento dello Stato, che nel 1° caso penalizzi l’impresa mediante un’imposta, addossandole così i costi sociali e nel 2° caso incentivi invece l’impresa con un “sussidio” che le riduca i costi di costruzione della ferrovia.

Avranno mai, i politici che ci hanno governato negli ultimi 50 anni, letto Pigou (preso, peraltro, come mero esempio. In realtà ci si riferisce alle scienze economiche e giuridiche nella loro interezza)? Se così non fosse, come si può pensare di amministrare in modo efficiente un territorio, come ad esempio quello crotonese, se non si conoscono gli strumenti adeguati per la realizzazione di obiettivi che garantiscano la migliore qualità di vita possibile? Solo il tempo potrà colmare la curiosità di vedere cosa accadrà nella provincia di Crotone. E, viste le premesse, non c’è da stare tranquilli. I nostri figli potrebbero trovarsi a dover vivere in un contesto sociale di gran lunga peggiore di quello attuale. Ecco il motivo per il quale è opportuno stare molto attenti, affinché non si compia l’ennesimo misfatto.


16/04/2005


A quanto pare il progetto “Europaradiso” rischia il collasso; la fase di stallo del procedimento amministrativo, utile ai fini della costruzione del medesimo, è sopravvenuta in forza del “vuoto di potere” creatosi dall’imminente nuova vita politica che compete al primo cittadino di Crotone, che lascerà la città per una carica politica regionale. Mr. Appel, quindi, perde, di fatto, il suo principale sponsor.

Come andrà a finire questa storia? Non è dato sapere. Stando a quanto riportato dai cronisti dei quotidiani locali, i tempi per la costruzione dei primi edifici del mega-villaggio si allungherebbero di molto.

Meglio così. In questi ultimi giorni, poi, preso dalla curiosità di avere informazioni circa l’imprenditore israeliano artefice dell’iniziativa imprenditoriale di cui si scrive, ho fatto ulteriori ricerche, utilizzando la rete.

Mi accingo ad elencare, e commentare, alcuni documenti che, credo, faranno luce sul personaggio Appel, reperibili al seguente url: http://www.haaretz.com/hasen/pages/ShArt.jhtml?itemNo=386304, il quale riporta, dettagliatamente, l’accusa di corruzione di pubblici ufficiali (violazione dell’art. 291 del codice penale israeliano 5737/1977) inflitta a David Appel dai pubblici ministeri Rahel Shiber ed Ella Rubinek il 21 gennaio 2004.


David Appel (foto a sinistra) è stato incriminato per la corruzione di Ehud Olmert (al centro) e di Ariel Sharon (a destra).

Tralasciando i fatti riferiti a Sharon, da tale accusa si desume che Appel aveva intenzione, sin dal 1998, di creare un mega-villaggio nell’isola di Patroclo, in Grecia (diversamente da quanto sostenuto dall’imprenditore al giornale “Il crotonese”, versione online del 07.03.2005, dove afferma testualmente:”Non avevamo nessun progetto da realizzare in Grecia”. Ciò non corrisponde al vero). Appel era in contatto in Grecia con Norman Skolnik, israeliano residente in Grecia, il quale tentò di promuovere il progetto direttamente al governo greco.

Nella sezione generale del documento, lettera A, n° 5, poi, si legge testualmente: “Il successo del progetto dell’isola di Patroclo, la quale è classificata come sito archeologico, implicava, tra le altre cose, emendamenti legislativi in Grecia ed un cambio delle procedure di destinazione d’uso, progettazione e costruzione. Appel immaginò che il contatto con figure politiche greche l’avrebbe aiutato ad ottenere queste cose e lavorò con Skolnik per codesto scopo”.

La dettagliata accusa dei magistrati israeliani inizia, a questo punto, a descrivere tutti i rapporti intrecciati dall’imprenditore con politici greci, i quali vennero invitati in Israele col pretesto di una visita ufficiale di Stato; ma il vero obiettivo era impressionare questi ultimi affinché si proseguisse l’iter burocratico necessario per la realizzazione del progetto di Appel sull’isola di Patroclo, la quale, ribadiamo, aveva, ed ha tuttora, vincoli archeologici e paesaggistici che non consentivano la creazione del villaggio proposto dall’imprenditore israeliano.

L’invito venne accettato, ed il 28 luglio 1999 Appel accolse, a cena e a casa propria, il sindaco di Atene. Verso la fine di ottobre dello stesso anno, poi, quando le negoziazioni per la realizzazione del progetto fallirono, Skolnik, in sintonia con Appel, iniziò la ricerca di un sito alternativo in Grecia; ne individuò uno a sud-est di Atene, ma incontrò anche qui enormi difficoltà nella realizzazione del progetto. Contemporaneamente, l’imprenditore Appel avviò la ricerca di località alternative in Spagna.

Ora, perché Mr. Appel ha mentito ai crotonesi, sostenendo che la scelta di Crotone, per la realizzazione del mega-villaggio, non fosse un ripiego? Perché ha nascosto il vero, rilasciando un’intervista che negava il fatto che abbia tentato di creare il progetto in Grecia, fallendo nel suo intento? Ritengo che la lealtà e la sincerità siano virtù dalle quali non si possa prescindere. Atteggiamenti ipocriti non meritano considerazione.

In breve, mi ritengo offeso, in quanto crotonese, per un siffatto comportamento, il quale rivela una scarsa considerazione, da parte dell’imprenditore israeliano, nei confronti di un’intera collettività. Mi chiedo, a questo punto: cosa farà l’imprenditore israeliano dei terreni di cui ha già opzionato l’acquisto, nel caso in cui il suo progetto venisse definitivamente bocciato?

Non credete che l’acquisto di tali terreni sia stato un po’ avventato? D’accordo, l’impresa è rischio. Ma, in questo caso, non vi pare un po’ troppo?

Un’ultima considerazione è, poi, d’obbligo e concerne la “rivoluzionaria” idea con la quale Appel conta di gestire il villaggio: da “Il crotonese” (versione online del 07.03.2005) apprendiamo, testualmente, che: “L’idea è proporre alla gente un biglietto aereo gratuito, e anche l’albergo sarà gratuito o parzialmente gratuito, per raggiungere il luogo delle vacanze. Allo stesso tempo offriremo così tanti servizi che daranno un enorme vantaggio ai turisti e creeranno un’attività economica tale che finanzierà addirittura tutto il progetto”; l’imprenditore, poi, precisa, in un altro articolo della medesima edizione del quotidiano menzionato, che: “E’nostra intenzione coinvolgere tutti i cittadini crotonesi e utilizzare le realtà economiche e commerciali già esistenti”.

Mi chiedo: se il progetto prevede la creazione di servizi nel villaggio, con lo scopo di avere profitti (e, addirittura, coprire l’intero investimento…di 5 miliardi di euro, a suo dire), visto che hotel e viaggio sarebbero gratuiti, come faranno a coinvolgere anche i commercianti locali, i quali rappresentano, di fatto, la concorrenza? Alla luce di quanto precede, si configurano, infine, le seguenti 2 possibilità:

1. il mega-villaggio si farà; in questo caso gli interessi di un ristretto numero di soggetti avranno il sopravvento su quelli della collettività. La legislazione in materia edilizia, ed i vincoli connessi ad essa, verrebbero calpestati in nome di una libertà imprenditoriale che è, in realtà, la peggiore espressione di una politica economica che, anziché promuovere molti imprenditori locali, consentendo loro di attrarre i turisti, preferisce creare una sorta di monopolio che non porterebbe alcun vantaggio ai commercianti ed imprenditori crotonesi, in quanto, per ammortizzare gli ingenti costi, il profitto totale sarebbe, inevitabilmente, ad esclusivo appannaggio dei proprietari ed ideatori del fantasioso mega-albergo.

2. il mega-villaggio non si farà; in questo caso i proclami entusiastici del sindaco si rivelerebbero pura propaganda elettorale. Se così fosse, sarebbe la dimostrazione del fatto che, da noi, la politica consta di futili ragionamenti e le idee si portano avanti senza alcuno studio preventivo ed approfondito: una politica fondata sulla assoluta superficialità, quindi, e senza alcun piano (politico, amministrativo ed economico) di lungo periodo.

Occorrerà attendere ancora un po’ per vedere quale delle 2 ipotesi prenderà il sopravvento sull’altra; in ogni caso, sarà una sconfitta per quanti, come me, si sentono orgogliosi di appartenere a questa magnifica terra e provano una profonda sofferenza nel vederla nelle condizioni in cui versa; ma la cosa ancora più triste è constatare l’ormai endemica rassegnazione dei crotonesi, i quali assistono, intontiti, ignari ed impotenti, a quanto accade, tentando di cavalcare una speranza che è ormai l’unica cosa alla quale potersi aggrappare, ma che consiste, a ben vedere, in pura e semplice incoscienza.


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