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Dilaga la rivolta degli studenti
by da liberazione Friday, Oct. 14, 2005 at 2:11 AM mail:

liberazione 13 ottobre 2005

Dilaga la rivolta
degli studenti
Checchino Antonini
Duecentocinquantamila i ragazzi e le ragazze scesi in piazza ieri in una trentina di città per la "giornata del desiderio studentesco". Così annunciano soddisfatti gli organizzatori, l'Uds, il sindacato studentesco ispirato dalla Cgil, la rete Sempre ribelli promossa dai giovani comunisti e i loro colleghi giovani ds, tutti uniti per la cancellazione della Moratti, anzi delle Moratti. L'intero pacchetto di controriforme con cui il governo Berlusconi ha tentato di cancellare la scuola, l'università e la ricerca pubbliche. Dove, invece, si resiste. Da Roma sembra consolidarsi l'ondata di occupazioni di facoltà per contestare il ddl che cancella il ruolo dei ricercatori condannando alla precarietà chi già da anni garantisce buona parte della didattica. I precari negli atenei sono almeno 5mila su un totale di 11mila tra docenti e ricercatori. Le facoltà espugnate ieri da studenti e precari sono le due di Psicologia, Filosofia e Scienze politiche della Sapienza, più Scienze di Tor Vergata. Ovunque l'occupazione viene decisa da assemblee partecipatissime da centinaia di studenti con le idee molto chiare sull'attuale modello di università: non solo si contesta il ddl - passato col voto di fiducia del Senato e che il 24 ottobre verrà discusso alla Camera - ma vengono messi all'ordine del giorno i disastri della Berlinguer-Zecchino, la riforma dell'epoca dell'Ulivo su cui Moratti ha potuto apportare ulteriori peggioramenti.

«Dopo una giornata così dalla ministra ci aspettiamo una sola ragionevole risposta: il ritiro del decreto e la sua lettera di dimissioni», fa sapere Michele De Palma, coordinatore nazionale dei Giovani comunisti osservando l'invasione di liceali e i blocchi della didattica in quasi tutte le università. «C'è in giro una domanda di partecipazione: assemblee, cortei e occupazioni sono un cantiere nazionale per un cambiamento reale e, nei prossimi giorni, potrebbero aumentare e radicalizzarsi le manifestazioni». Primo banco di prova, il corteo di stamattina alla Sapienza guidato dalle dieci facoltà occupate (alle 11 dalla Minerva). «Bloccheremo tutta l'università con la parola d'ordine "Né Zecchino, né Moratti"», dice Elisa Coccia, studentessa di psicologia e consigliera d'amministrazione della Sapienza al termine dell'ennesima giornata di assemblee.

Tornando ai liceali: hanno sfilato chiedendo l'innalzamento a 18 anni dell'obbligo scolastico e un'autoriforma della scuola invece di una controriforma imposta, a fatica e con memorabile arroganza, da Letizia Moratti. I loro colleghi della Campania hanno chiesto anche 150 milioni per finanziare la legge regionale per il diritto allo studio mentre i giovani comunisti torinesi si sono momentaneamente staccati dal corteo in Via S. Francesco d'Assisi per andare a piazzare un gigantesco post-it giallo sul portone di Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte. C'era scritto "Voglio che siano cancellati i buoni-scuola". Così hanno voluto caratterizzare la loro "giornata del desiderio" segnalando un problema - la pioggia di soldi pubblici alle private - che Bresso s'era impegnata a risolvere e che, comunque, non è solo piemontese. «Questa dimostrazione è stata fatta davanti a una giunta "amica" perché gli amici si vedono nel momento del bisogno», spiega Roberto Pietrobon, coordinatore dei Gc piemontesi.

Roma, Firenze, Torino, Milano, Napoli, Palermo: il grosso dei 250mila è passato di qui ma anche città più piccole - Sorrento, Andria, L'Aquila, Sapri Cremona solo per citare - sono state segnate dal passaggio delle "farfalle rosse". Molti studenti, infatti, stanno adottando il simbolo del collettivo di Siena autore della recente contestazione di Ruini. Il senso è quello di allargare la vertenza scuola con la rivendicazione di una istruzione più laica e di una vita meno precaria. Durante i cortei non sono mancate azioni come l'occupazione temporanea di un albergo a Milano che sfrutta il lavoro degli stagisti, di una scuola dismessa a Bari e altre azioni di riappropriazione dei saperi. «E' solo l'inizio - assicura Federico Tomasello, responsabile studenti dei Gc - saremo a fianco dei ricercatori precari il 24, quando la camera voterà il vergognoso ddl Moratti e, soprattutto noi che siamo piccoli e invisibili, faremo tremare la terra sotto i piedi dei potenti il prossimo 17 novembre, giornata mondiale sulla formazione lanciata da Porto Alegre».

A Torino, Bologna (dove il rettore è stato relegato in fondo in fondo) e in molte altre città, gli universitari - studenti, docenti e ricercatori - si sono mescolati ai cortei dei medi segnando un intreccio che, nelle passate stagioni, non era facile mettere in pratica. Oggi il vertice della Crui, la conferenza dei rettori, potrebbe registrare dimissioni di massa in polemica col ddl e stimolare un'ulteriore scintilla per l'ondata di occupazioni. Anche l'Udu, l'Unione degli universitari, ha promosso una settimana di mobilitazione - dal 17 al 23 - con iniziative in 20 città città universitarie per denunciare l'assenza in Finanziaria di interventi per il potenziamento del diritto allo studio. Sono stati individuati sette "diritti capitali" (casa, trasporti, salute, mensa, borse di studio, divertimento e accesso ai saperi) e altrettante città di riferimento (L'Aquila, Siena, Napoli, Cagliari, Palermo, Pavia, Lecce) che un giorno dopo l'altro ospiteranno le mobilitazioni più significative.

Sulla brutta giornata della ministra interviene anche Enrico Panini, leader della Cgil scuola solidale tanto con i liceali quanto con i ricercatori: «La mobilitazione degli studenti medi rappresenta un fatto straordinario. Che sia un così alto numero di giovani a denunciare la grande disuguaglianza che si produrrebbe con l'introduzione della separazione fra chi studierà nei futuri licei e chi frequenterà l'istruzione professionale significa che l'insidia della privatizzazione della scuola viene respinta con decisione». Scontata l'adesione dei Cobas a manifestazioni che chiedono così radicalmente la cancellazione del pacchetto Moratti. Piuttosto Piero Bernocchi, portavoce storico del sindacato autorganizzato, si dice «sorpreso dalla sorpresa» con cui molti esponenti del centrosinistra hanno reagito al colpo di mano di Letizia Moratti al senato mentre nella Margherita e tra i ds, specie nelle regioni dove sono al governo, c'è una voglia strisciante di conservare le controriforme, magari con qualche aggiustamento. E allora anche i Cobas ripetono la domanda dei 250mila studenti: «Perché l'Unione non si impegna fin da ora ad abrogare tutto?». Già, perché?

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già perchè? gianni Friday, Oct. 14, 2005 at 2:37 AM
e perchè quel coglione di Bernocchi cinzia Friday, Oct. 14, 2005 at 2:34 AM
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