Iraq. Salvo poche eccezioni, prevale il silenzio sulla denuncia di ''Rainews24''. Ma arrivano conferme dagli Stati Uniti sull'uso di armi proibite. Un'interpellanza in Senato
[articolo tratto da aprileonline.info
15/11/2005]
Il fosforo non fa audience
di Marzia Bonacci
Nei palinsesti televisivi è durato il tempo
di qualche telegiornale.
Sulla stampa ha avuto la prima pagina per poche giornate. Lo scandalo
sollevato dal reportage di "RaiNews24" in relazione all'uso di fosforo
bianco, che sarebbe stato impiegato dalle truppe americane durante
l'assedio della città irachena di Falluja nel novembre 2004, non
ha
meritato l’attenzione mediatica italiana. Soltanto il programma di
Raitre "Primo Piano", venerdì in tarda serata, ha deciso di
mandare in
onda il documentario realizzato da Sigfrido Ranucci in Iraq per
l’emittente satellitare.
La
trasmissione, la cui conduzione data la gravità del tema
è stata
affidata al direttore Antonio Di Bella, dopo la messa in onda del
filmato e delle testimonianze girate a Falluja da Ranucci, ha accolto
gli interventi di Massimo Teodori e Vittorio Zucconi. Sorvolando sulle
discutibili dichiarazioni del primo, merita un'attenta osservazione
quanto è stato detto dall'inviato di "Repubblica" a Washington.
Zucconi
ha infatti citato la rivista ufficiale dell'artiglieria americana, la
"Field Artillery", come fonte in merito all'uso del "White Phosphorus",
"Willy Pete" come viene chiamato nel linguaggio militare. Nel
documento, risalente al marzo-aprile di quest'anno, viene menzionata
l'utilizzazione di munizioni al fosforo bianco compiuta a Falluja
durante l'operazione americana "Al Fajr", con cui le truppe di Bush
tentarono di espugnare la città dalle milizie ribelli irachene.
Gli
attacchi con il "Willy Pete", soprannominati volgarmente "shake and
bake" ("scuoti e cuoci"), secondo una espressione che negli Usa serve a
designare i polli da infilare al forno, si sarebbero resi necessari di
fronte al fallimento delle armi tradizionali. Il documento risulta
attendibile proprio perché redatto da tre militari che
parteciparono
alla battaglia di Falluja: il capitano James Cobb, il tenente Cristoper
Court e il sergente Higt. I tre relatori esprimono nel memorandum anche
il rammarico per lo spreco del fosforo migliore come fumogeno, quando
sarebbe stato meglio conservarlo per l'impiego nelle missioni letali.
In verità, un'altra rivista militare americana, "Infantry
Magazine", ha
già pubblicato un rapporto sull'uso di proiettili al fosforo
bianco,
che sarebbero stati sparati nell'aprile 2003 contro la Guardia
repubblicana di Saddam Hussein nei dintorni della città curda di
Erbil.
Ma "Field Artillery" e "Infantry Magazine" non sono le uniche fonti
di informazione che si sono espresse in merito alla polemica.
Dall'agosto 2003 i giornali americani ed inglesi "The Independent",
"Sydney Morning Herald", "San Diego Union Tribune" e “Daily Mirror”
hanno riportato la notizia dell'impiego delle armi chimiche nella
guerra combattuta in Iraq, citando come fonti militari impiegati
nell'operazione "Iraq Freedom". Di fronte a queste accuse, il governo
americano, attraverso il Pentagono e il Dipartimento di Stato, si
è
difeso facendo sapere di aver utilizzato il fosforo bianco soltanto
secondo l’uso previsto, cioè come fumogeno o tracciante per
illuminare
le zone nemiche e non come arma proibita. Dal 10 ottobre 1980, infatti,
l’utilizzo del fosforo bianco nelle zone dove è ipotizzata la
presenza
anche di civili è stato vietato dalla Convenzione di Ginevra
(protocollo III), che ne ha però riconosciuto l’applicazione
come mezzo
per segnalare obiettivi militari. Proprio a questo suo uso “legittimo”
si richiama il governo americano per allontanare da sé l’amaro
calice
della colpa.
La rivelazione dell’inviato di "Repubblica", riportata
ieri anche dal sito web di "RaiNews24", è stata contestata nel
corso
della puntata di venerdì di "Primo Piano" da Massimo Teodori. Ha
infatti dichiarato che durante l’assedio di Falluja “non sarebbero
state uccise brave persone, ma terroristi e tagliatori di teste che si
facevano scudo dei civili”. “Del resto - ha aggiunto - la guerra
è
guerra. Che si usino queste o quelle armi in fondo è la stessa
cosa”.
Forse bisognava ricordare al “vecchio radicale in giacca e cravatta” -
come lo ha definito Maurizio Chierici ieri su “l’Unità” - che
anche
nella guerra ci sono procedure proibite dalle convenzioni
internazionali e che i corpi di bambini e donne filmati nel documento
di Ranucci sono difficilmente assimilabili a pericolosi terroristi
pronti a immolarsi per la causa di Allah.
In Italia, dove il caso è
stato consegnato all’oblio della tv oltre che a quello della stampa,
alcune testate giornalistiche stanno tentando di squarciare il velo del
silenzio mediatico e pubblico riservato alla vicenda. “Il manifesto”,
“l’Unità” e “Liberazione” sono state le uniche fonti di
informazione a
dedicare costante attenzione al problema. Proprio il giornale di Piero
Sansonetti "Liberazione" si è fatto promotore della
manifestazione
tenutasi ieri a Roma davanti all’Ambasciata americana di via Veneto.
Alla protesta hanno aderito Rifondazione comunista, Comunisti italiani,
Verdi, Cgil, Cisl e varie organizzazioni pacifiste. Mentre per oggi un
nuovo sit-in è stato organizzato a Milano davanti al Consolato
Usa.
Assenti la destra e parte della sinistra: Ds, Margherita, Sdi di
Boselli e Udeur di Mastella. I capigruppo dell’Unione alla Camera hanno
già presentato specifiche interpellanze sull'intera vicenda.
Ieri ha
fatto altrettanto Piero Di Siena, vicepresidente del gruppo Ds-Ulivo in
Senato, presentando un’interpellanza parlamentare firmata da 33
senatori dell’intergruppo pacifista “Samarcanda”. L'obiettivo è
avere
chiarimenti sulla condotta americana in Iraq.
www.aprileonline.info/articolo.asp?ID=7113&numero='49'
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