400.000 persone in stato di disagio abitativo ci sono a Roma. Significa che 400.000 persone vivono: in troppi sul divano letto, in troppi con sorelle e fratelli, in troppi in convivenze forzate.
Nel Comitato di Lotta per la casa del Centro Storico cui appartengo ci riuniamo per capire che fare. I picchetti per (con cui non sempre si riescono ad evitare) gli sfratti. Un confronto fra di noi giusto per non sentirsi dei disgraziati soli. A volte litighiamo.Qualcuno piange. Qualcuno ride. Altre volte ci picchiamo, e anche, altre volte, tentiamo di leggere le leggi che ci governano. In una questione come quella della casa (come tutte le questioni che vedano il corpo protagonista, vedi aborto), non ci si può limitare alla mera riflessione social-sociologica: devo sapere che cosa dire all'ufficiale giudiziario quando mi intima di uscire; che cosa rivendicare col proprietario di casa; che cosa rispondere all'assessore arrogante che mi dica, "C'è una delibera! Aspettate che venga approvata!" O "Che venga applicata!". Mi devo sbattere. Quindi.
Nel 2005 a Roma è stata approvata una delibera sulla casa. Questa delibera non è una delibera rivoluzionaria. Prevede infatti il libero mercato come la norma. Prevede cioè che i proprietari possano stabilire su criteri più o meno arbitrari a quanto dare in affitto i propri appartamenti. Questa delibera non è per niente rivoluzionaria, dicevo.
Perché non lo è? Perché prevede il libero mercato - ognuno può affittare l'appartmento a quanto gli pare - come la norma. Non solo, ma assieme al libero mercato prevede anche il mercato dell'emergenza, questa delibera.
Che cosa è il mercato dell'emergenza? Sono i poveri. Non ci si riflette mai abbastanza ma i poveri sono una delle fonti di ricchezza e di reddito più alte in questa citta (in questa nazione, e nel mondo in generale pure). I poveri nel caso di questa delibera, sono le persone che non hanno accesso al libero mercato. Per questi poveri, per venire loro incontro, per tenerli sempre di più nella povertà, è previsto però un canone sociale. Il canone sociale è quello che l'autorità (il comune) stabilisce sulla base di quanto il povero guadagna. Di solito è il 10/20 % per suo reddito. Bene. Esiste il povero, che deve continuare ad esistere ma il comune, buono, lo aiuta.
Ci sono poi anche cose meno malvagie in questa delibera, e scusate se corro un po' nello spiegarla. Per esempio: è stata realizzata con la partecipazione di associazioni, parti del movimento, comitati di lotta, etc. E ancora: prevede che il Comune si debba sbattere per indurre i proprietari ad affittare le loro case; prevede un'Agenzia per gli affitti; prevede l'autorecupero. Cosette in altri anni considerate impensabili. La cosa più divertente però in questo contesto, è che a fronte della mitezza di cui questa delibera dà prova - poichè come abbiamo già detto non sovverte nulla - non sia mai stata applicata.
Cioè: il Comune non si è mai sbattutto per indurre i proprietari ad affittare; l'Agenzia degli affitti non è mai stata fatta; l'Autorecupero non è mai stato permesso o realizzato. Una barzelletta. L'amministrazione Veltroni quindi, rispetto a questa legge ci ha dimostratro qualche cosa. E cioè: di voler fare del mercato libero in questa città una delle sue regole; di voler fare del mercato dell'emergenza un'altra delle sue regole. Ma soprattutto ci dimostra di quanto se ne impipi degli impegni che prende. Di quanto sia capace di prenderci per il culo.
Niente paura però, noi da fessi quali siamo, ci stiamo attrezzando. Continueremo con le occupazioni. Continueremo a non uscire dalle case, se non trascinati per i capelli (ulteriore conferma che un po' fessi siamo). Ma adesso non voglio parlare d quello che faremo, solo di normative. Normative la cui lettura non mi stanca mai, e costituisce per me fonte di vero e proprio quanto perverso piacere. Quindi tranquilli. Allora. Ora, col decreto Ferrero (che è emanazione del governo centrale), la palla che il comune di Roma ha in mano per quanto riguarda l'emergenza (!) casa, in mano gli resta. Grazie al decreto Ferrero, la giunta Veltroni ha tre mesi di tempo per fare un piano. In questo piano deve descrivere cosa voglia fare. Un piano abitativo. Glielo chiede lo stato. Deve dire di quanti soldi ha bisogno. Quante case ha. Quanti poveri ha. Dove li vuole sbattere sti poveri. Che farà l'amministrazione del Magnifico Veltroni? (In coincidenza col piano abitativo) applicherà la Delibera 110? Farà un Nuovo (Magnifico come tutto quello che lui fa!) Piano Abitativo isolato, come ispirazione giuridica, dalla delibera?
Noi, come Comitato di Lotta ci siamo messi assieme ad altri e altre (Action, Coordinamento di Lotta per la casa, pezzi di Rifondazione, pezzi di università, etc.) per raccogliere firme. Vogliamo stare più comodi nelle nostre case. Vogliamo avere delle case. Non vogliamo che il diritto di proprietà (concettualmente abbastanza merdoso come diritto) sia usato ancora e ancora per affermare continui e continuati abusi di potere ( affitti che sono mensili succhiate di sangue vivo, non meri scambi economici!).
Stiamo dicevo, raccogliendo firme. Ce ne servono 100.000. Vogliamo proporre una legge di iniziativa popolare per il diritto all'abitare. Forse non se ne farà nulla. Forse non arriveremo alle firme. Forse non arrivereremo alla fine del mese. Ma almeno ci avermo provato, e non avremo svenduto come tanti, questa Roma come la migliore delle Rome possibili.
www.vibrissebollettino.net/archives/2006/09/come_ci_avviamo.html
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