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L'Ultimo discorso alla camera di Giacomo Matteotti
by X non Dimenticare Saturday, Apr. 19, 2003 at 5:01 AM mail:

Rimembriamo alla collettività il sacrificio di Giacomo Matteotti, in prima linea contro il fascismo pagando con la vita la sua ferma decisione contro di esso. E per tutti i compagni caduti nella lotta.

Il 24 maggio 1924, nono anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, si aprì la ventisettesima legislatura del regno d'Italia. Nel palazzo di Montecitorio sede del parlamento Vittorio Emanuele III si apprestava a leggere il discorso della corona; il piccolo Re con l'uniforme da Maresciallo d'Italia sedeva tra i principi di sangue reale, mentre nei banchi degradanti sedevano 255 senatori del regno e 536 deputati della camera. Tra il pubblico vi erano ospiti di riguardo e rappresentanti dei governi stranieri, tutto era grandioso, colorato, regale ma come avrebbe provato a rischio della propria vita il deputato socialista Giacomo Matteotti era tutto un inganno.
Sotto la regia di Mussolini il nuovo parlamento era stato eletto tramite la famosa legge Acerbo un sistema elettorale di una semplicità estrema: Qualunque partito avesse ricevuto il 25% dei voti , con l'intero paese considerato un unico seggio elettorale avrebbe ottenuto il 67% dei seggi sui quali avrebbe posto iscritti al partito di sua scelta. I 179 seggi rimasti sarebbero stati quindi divisi tra gli altri partiti proporzionalmente ai voti ricevuti.
Naturalmente i voti andarono al listone nazional-liberal-fascista, dopo una campagna elettorale condizionata e insanguinata dalle continue provocazioni fasciste, foraggiate e coperte dai Regi carabinieri dalla Corona e dalla borghesia industriale e agraria.
La camera in rispettoso silenzio aspettava il discorso reale con il quale venivano aperti ufficialmente i lavori della legislatura. Sul palco rialzato Vittorio Emanuele si alzò e lesse un appello a favore di "legge e ordine" e della "rispettosa obbedienza" al governo fascista. Con accenti commossi invitò gli Italiani a prestare ascolto agli spiriti dei cinquecentomila caduti d'Italia nella grande guerra "che avevano fatto il loro dovere fino al sacrificio estremo".
I fascisti scattarono in piedi a applaudirono in modo formale; l'opposizione mantenne un freddo silenzio.
I lavori della ventisettesima legislatura cominciarono e durante i primi giorni i fascisti fecero di tutto per impedire all'opposizione di usare il parlamento come cassa di risonanza per contestare la validità delle elezioni. La violenza e la minaccia si erano dimostrati un buon deterrente. Per completare l'opera i fascisti avevano posto come presidente della camera un professore di legge cinquantenne, Alfredo Rocco un nazionalista. Per facilitare i suoi sostenitori fascisti Rocco giocò d'astuzia. Avrebbe posto in discussione la questione della convalida della nomina a deputati dei suoi camerati senza che questa fosse all'ordine del giorno, in modo da cogliere l'opposizione impreparata e senza prove a sostegno delle proprie tesi.
Il 30 Maggio 1924, senza alcun preavviso, il presidente Rocco aprì il dibattito sulla convalida dell'elezione di oltre trecento deputati appartenenti al listone fascista, i cui seggi erano contestati a causa di grossolane irregolarità riscontrate negli scrutini.
I deputati dell' opposizione furono colti di sorpresa, non c'era il tempo di preparare un intervento,di portare documenti comprovanti le illegalità del PNF.
Poiché nessuno chiedeva di parlare il presidente Rocco si accingeva a concludere immediatamente il dibattito e a procedere alla proclamazione della legittimità dell'elezione dei deputati fascisti, quando il deputato del PSU Giacomo Matteotti chiese di poter prendere la parola.
Fin dall'inizio del fascismo egli aveva riordinato fatti e dati complessi in una serie di articoli e libri di semplice lettura che analizzavano gli inganni del sistema mussoliniano. Senza tanti preamboli il giovane deputato socialista si lanciò in un attacco contestando la legalità della maggioranza parlamentare e accusando i fascisti di non avere né il diritto legale, né quello morale di rappresentare il popolo italiano.
Dai banchi fascisti si levarono immediatamente rumorose proteste.
Matteotti accusò i fascisti di frode e violenza nelle ultime elezioni e con calma deliberata cominciò ad analizzare i metodi usati per impadronirsi dei risultati elettorali. "Tanto per cominciare" disse Matteotti "il governo ha ammesso di non attribuire alcun vero valore a queste elezioni. Se fossero stati sconfitti nelle cabine elettorali, i fascisti erano pronti a impadronirsi del potere con la forza."
A queste parole i deputati fascisti balzarono in piedi, ma non per protestare: applaudirono.
Al centro del banco del governo sfogliando un giornale e apparentemente incurante di quello che stava succedendo, Mussolini diede un'occhiata e approvò con un cenno del capo.
"Ecco" disse Matteotti "voi dimostrate che nessun cittadino italiano era libero di giudicare il governo.
Ogni elettore sapeva che se avesse provato a dissentire sarebbe stato rimesso in riga a forza dalla milizia, la quale è stata armata per tenere al potere non il capo dello stato costituzionale ma il capo del partito fascista!"
A queste parole i fascisti esplosero la loro rabbia, si udì urlare"traditore!" e "torna in Russia!". Matteotti continuò imperterrito a denunciare le irregolarità delle ultime elezioni, fino a che urla e fischi sommersero le sue parole. Matteotti aspettò che il boato scemasse, poi proseguì nel suo elenco di contestazioni, sottolineando come neppure sulla stampa i partiti d'opposizione non poterono opporsi alla violenza dilagante e alla privazione della libertà personale.
Matteotti puntò gli occhi scuri sui banchi dei deputati fascisti: "Qualunque elezione presuppone che i candidati possano esprimere le proprie idee e la propria piattaforma in pubblici comizi e riunioni private. Questo è stato impossibile in tutta Italia." A queste parole i deputati della maggioranza batterono i pugni sui banchi e lanciarono epiteti ingiuriosi. Il presidente Rocco batté il martelletto e invitò Matteotti a stringere i tempi. "Mi sto limitando a elencare fatti" disse Matteotti "Sta a voi giudicare che siano corretti o meno. Ma non interrompetemi. Sto semplicemente elencando fatti."
Molti cittadini sostenne Matteotti, avevano rifiutato la candidatura alle elezioni temendo per la propria vita. Citò per esempio il caso del candidato socialista Piccinini, ucciso per aver accettato di candidarsi al parlamento a Reggio Calabria. Anche se deceduto fu eletto dopo la morte nel suo collegio. I fascisti dichiararono nulla la sua elezione.
Successivamente il deputato socialista denunciò le violenze perpetrate ai danni dei candidati dell'opposizione che si presentavano ai seggi elettorali e con un leggero sorriso continuò a spiegare come i fascisti avevano reso impossibile all'opposizione il controllo dei conteggi.
Un Ministro del governo balzò in piedi urlando "Fascisti! Dobbiamo sopportare questi insulti?" Alcuni deputati lasciarono i seggi della maggioranza e si lanciarono nell'emiciclo minacciando di picchiare i deputati dell'opposizione sul posto; solo l'intervento degli uscieri impedì una rissa generale.
Riportato l'ordine nella camera Rocco tentò di dare la parola a un altro deputato, ma Matteotti non si diede per vinto, insistendo che secondo il regolamento della camera aveva il diritto di parlare fino a quando avesse voluto.
"Va bene" disse Rocco "vi permetterò di continuare, ma solo se lo farete con maggior prudenza." "Né con prudenza, né senza prudenza" replicò Matteotti "bensì con lo stile parlamentare."
Matteotti propose solennemente di rinviare i singoli casi dei trecento deputati della lista fascista alla commissione elettorale per un ulteriore scrutinio e, qualora fossero emersi casi di elezione ottenuta con la frode o con la forza, tali elezioni sarebbero state da dichiarare nulle o non valide.
Mussolini sedeva immobile al banco del governo, con i gomiti poggiati sul ripiano e la faccia livida, nascosta tra le mani, simile a una maschera mortuaria.
" A me e ai miei colleghi ripugna" disse Matteotti " che il fascismo cerchi di mostrare al mondo gli italiani incapaci di governarsi da soli e governabili solo con la forza."
"Piantala!" urlò Farinacci, capo dei fascisti di Cremona, con una sinistra minaccia: "O faremo ciò che non abbiamo ancora fatto. Stai zitto!"
Imperturbabile Matteotti arrivò al nocciolo del suo intervento: " Dichiarate di voler ristabilire l'autorità dello stato e della legge. Allora fatelo finché siete in tempo, altrimenti sarete voi a rovinare la nazione. Voi non potete tenere una nazione divisa tra padroni e schiavi. Un sistema del genere provoca arbitrio e rivolta. Se invece ristabilite la libertà, ci saranno errori e momentanei eccessi ma il popolo italiano, come tutti gli altri, dimostrerà di saper correggere quegli errori da solo."
Le parole di Matteotti furono salutate da una nuova bordata di insulti e minacce talmente accesa che la seduta dovette essere sospesa. Mussolini uscì dalla camera a passi rapidi e imbattendosi in Giovanni Marinelli, il segretario amministrativo del PNF lo rimproverò aspramente: " Se non foste un branco di codardi, nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare un discorso del genere."
Matteotti raccolse le carte e si avviò a sua volta verso la porta con passo leggero. Il suo intervento era stato un successo, i fascisti non avevano tentato in alcun modo di negare i fatti o i dati in un dibattito parlamentare legale: si erano limitati a tentar di zittirlo senza successo. L'attacco di Matteotti era ormai registrato negli atti parlamentari, la stampa poteva diffondere legalmente in tutto il paese le sue parole e il loggione era affollato di corrispondenti esteri e così il mondo intero avrebbe saputo che Matteotti aveva impugnato la legittimità della maggioranza fascista e del governo di Mussolini, dimostrando che né l'uno né l'altro avevano il sostegno della nazione.
Era una sfida personale a Mussolini. Matteotti aveva lanciato il guanto: era un punto di non ritorno.
Mentre guadagnava l'uscita il deputato socialista fu avvicinato da un collega che gli tese la mano per congratularsi del suo coraggio. Matteotti sorrise e senza retorica rispose: " Ora potete scrivere il mio necrologio."

Dieci giorni dopo, il 10 giugno 1924, Matteotti verrà rapito all'uscita di casa, a Roma, sul Lungotevere, da quattro uomini di Mussolini. Ucciso a pugnalate, il cadavere sarà nascosto nella macchia della Quartarella, lontano dalla Capitale, dove verrà ritrovato solo il 16 agosto. Poi l'Aventino dei deputati antifascisti (che i comunisti interromperanno per riprendere, ancora per poco, la battaglia in Parlamento). Il 3 gennaio, al culmine di quella che è la più grave crisi del fascismo, Mussolini tiene alla Camera il famoso discorso in cui si assume "io, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è accaduto. Se il fascismo è stato ed è un'associazione a delinquere, io sono a capo di questa associazione a delinquere!". Inizia la dittatura fascista, il sacrificio di Matteotti fu vano.

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cui prodest?
by bob Saturday, Apr. 19, 2003 at 8:51 AM mail:

Il delitto Matteotti fu l’ultima, disperata carta giocata dalla massoneria contro il Fascismo: l’uccisione del parlamentare socialista doveva creare malcontento nell’opinione pubblica e portare al crollo di Mussolini.
Nel gennaio del 1924 il Consiglio Nazionale del Fascismo aveva votato un ordine del giorno che di fatto estrometteva i massoni dall’esercizio della funzione legislativa. Matteotti verrà ucciso nel giugno dello stesso anno!!!
Sfortunatamente per i massoni le cose non andarono come avevano sperato! L’unico risultato ottenuto fu quello di regalare un martire all’antifascismo!

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xcui prodest
by mah Saturday, Apr. 19, 2003 at 10:30 AM mail:

che diavolo devo leggere! Ogni tanto qualcuno si alza e dice:era questo, non era quello.....vabbè!

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Storia?
by claudiopane@hotmail.com Saturday, Apr. 19, 2003 at 2:09 PM mail:

Questa storia del rapporto tra Massoneria e Fascismo mi è poco chiara, ne ho sentito parlare, ma mai letto qualcosa di serio. Cortesemente qualche eventuale documento o testo. Grazie.

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Storia?
by claudiopane@hotmail.com Saturday, Apr. 19, 2003 at 2:09 PM mail:

Questa storia del rapporto tra Massoneria e Fascismo mi è poco chiara, ne ho sentito parlare, ma mai letto qualcosa di serio. Cortesemente qualche eventuale documento o testo. Grazie.

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Cime irredente!
by Fabio Mosca Saturday, Apr. 19, 2003 at 3:20 PM mail:

Leggiti il libro di Livio Sirovich "Cime irredente"!

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