Indymedia Italia


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Dove sono i responsabili della strage del Cermis
by precario Saturday, May. 01, 2004 at 11:35 PM mail:

20 persone perdettero la vita i cavgi della funivgia furono tranciati.I responsabili poterono lasciare l'Italia.

PERCHE' IL CERMIS, LE BASI NATO, LA GUERRA IN IRAQ?

In data 3 febbraio 1998, una squadriglia di 4 aerei usa, per una scommessa stavano sorvolando a volo radente la zona del Cermis. Due aerei impegnati, sempre per scommessa, in un volo acrobatico hanno tranciato i cavi della funivia, provocando la morte di 20 persone.quei piloti responsabili poterono lasciare l'Italia.
il comandante Ashby, allora comandante di quella squadriglia è stato assolto.


BASTA GUERRE! COSTRUIRE LA PACE ED IL SOCIALISMO!

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Un film assolutamente da NON perdere
by Marcello Pamio Sunday, May. 02, 2004 at 9:42 PM mail:

"Bowling for Columbine"
Non ho parole per descrivere cos'hanno visto i miei occhi e udito le mie orecchie!
Un film, un documentario, non so bene come definire questo capolavoro giornalistico-investigativo di Michael Moore. Premiato pure a Cannes!
Sappiamo molto bene che il vero giornalismo è una chimera e lo sarà sempre di più. Il vero giornalismo infatti è stato soppiantato da "manichini fotogenici" che pensano più alla messa in piega che alle notizie che stanno veicolando al mondo.
Ma la cosa che non potevo immaginare è che un regista americano, poco conosciuto ai più, potesse dare una lezione di giornalismo e soprattutto di vita reale.
Posso solo dire che se volete comprendere la situazione americana, la vera situazione, non quella finta filtrata dai media, dovete vedere questa pellicola veramente strepitosa.
Una denuncia magistrale, senza deviare in violenza gratuita, che mostra come nel Paese della Libertà, della Democrazia e dei Valori ci sia un quarto di miliardo di armi libere di scorrazzare. Sì, oltre 250 milioni di armi, che causano più di 11 mila morti OGNI anno per omicidio!
Non solo, ma l'obiettivo di Moore non è stato quello di fare questa denuncia, abbastanza scontata se vogliamo essere onesti, ma va oltre, alla ricerca delle vere cause. Motivazioni che spieghino infatti come in Canada, nonostante 7 milioni di armi su 10 milioni di case, i morti per omicidio sono irrisori se confrontati con quelli degli States. I due paesi non distano migliaia di miglia, ma sono separati da un semplice fiume!
Ma allora cos'è che provoca questa violenza inaudita? La risposta al cinema...
Marcello Pamio

"Bowling for Columbine" di Michael Moore
Sceneggiatura: Michael Moore
Animazione: Harold Moss
Cameramen: Brian Danitz e Michael McDonough
Distribuzione: Mikado
Nazionalità: USA 2002
Durata: 120 minuti


Recensioni del film:

Primissima Scuola n. 5-6/2002:
Che fosse un film scomodo lo si è capito immediatamente a Cannes, dove per la prima volta dopo 46 anni un documentario è stato scelto per il Concorso ufficiale. Ancora più scomodo adesso, perché rischia di diventare un manifesto non solo contro le armi, ma contro la logica della guerra. Ma così scomodo da non trovare né un produttore (il film è stato finanziato da produttori canadesi) e nemmeno una distribuzione in Usa, questo ancora non lo si sapeva. A riprova che anche la nazione dove non esiste censura dall'alto, applica una diversa ma non molto più democratica censura di mercato.
Il punto di partenza dei film è la strage avvenuta nell'aprile dei 1999 al liceo Columbine, alle porte di Denver in Colorado dove, dopo una partita di bowling, due adolescenti, dopo essersi mascherati ed armati fino all'inverosimile, sono entrati dentro il recinto scolastico iniziando un tragico tiro a segno contro gli insegnanti e i loro compagni dì scuola, uccidendo 12 ragazzi ed un professore. Da questo episodio Moore allarga lo sguardo sull'America, dove la stragrande maggioranza della popolazione possiede un'arma. Nel film appare l'America tutta: dalla sua classe media al suo presidente passando per il profeta della violenza, la rock star Marilyn Manson e un Charlton Heston, nella sua meno nota veste politica, come testimoniai della National Rifle Association, e difensore oltranzista dei "secondo emendamento", quello che prevede il libero possesso delle armi per la legittima difesa. Nel suo viaggio Moore cerca di scoprire perché il sogno americano e la ricerca della felicità, prevista e codificata dalla Costituzione, siano diventati un incubo, infarcito di violenza. "Siamo una nazione di maniaci delle armi, o siamo semplicemente dei folli?" si chiede il coraggioso regista, proprio in un momento di chiamata al patriottismo, come quello che l'America sta vivendo dopo l'11 settembre. Singolare personaggio questo Michael Moore che se ne va in giro per l'America con una videocamera un po' impertinente e un po' burlona, a intervistare quasi scherzando la gente, per mostrare il lato oscuro, il cuore di tenebra dell'America. Con la sua curiosa macchina da presa Michael Moore cerca di andare al di là dei fenomeno della diffusione capillare delle armi, cercando di capire, ed andando a chiedere, perché ad esempio la stragrande maggioranza degli abitanti dei quartieri residenziali dei sobborghi cittadini, gente normalissima, piccola e media borghesia, impiegati e casalinghe, di notte dorme con la 44 magnum sotto il cuscino.
Non mancano le immagini shock - le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dei Columbine durante il massacro o le riprese dell'irruzione nella catena di supermercati nei quali si possono comprare pistole e munizioni per un pugno di dollari - e memorabili interviste, come quella a Marilyn Manson, star dei rock, accusato di incitare gli adolescenti a sparare.
O nella sua bella casa di Beverly Hiils al poco tollerante Charlton Heston, accusato di razzismo e di promuovere irresponsabilmente la diffusione delle armi.

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Stefano Lusardi in Ciak n. 10/2002:
Gran lezione di cinema (utile) e di giornalismo (di denuncia e non conciliante) quella offerta da Michael Moore, scomodo e ingombrante documentarista, considerato in Usa quasi un pericolo pubblico (difatti i soldi per questo film li ha trovati in Canada). Dopo aver attaccato, e idealmente sconfitto, due multinazionali come General Motors e Nike, stavolta Moore firma un atto d'accusa contro la lobby delle armi, regalando un ritratto caustico e ferocemente realistico degli States, paese dove ci sono più armi da fuoco (250 milioni) che cittadini e in cui le vittime della libera vendita di armi sono da "Guinness dei primati" (11 mila lo scorso anno). Partendo dal massacro compiuto nel '99 da due studenti (dopo una partita di bowling) al liceo Columbine in Colorado, Moore registra con la dovuta ironia situazioni surreali (pallottole in sconto nei supermercati, banche che regalano fucili ai nuovi correntisti), intervista il "satanico" Marilyn Manson (a sorpresa saggio) e fa fare una pessima figura a Charlton Heston, insensibile presidente della National Rifle Association. Il tutto facendo cinema, con più vivacità e intelligenza di tanta fiction.

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Il tacchino sulla Luna
by Il regista di Bowling a Colombine Sunday, May. 02, 2004 at 9:46 PM mail:


Michael Moore - «Alternet» da «Internazionale» nr. 518, 12 dicembre 2003 http://www.michaelmoore.com/index_real.php

Il regista di Bowling a Colombine prende in giro Bush e il suo teatrino a Baghdad

Caro signor Bush, sono passate più di due settimane dalla sua visita a sorpresa in uno dei due paesi che lei attualmente governa, e devo dire che il cuore mi si scalda ancora se ripenso a quel gesto. Però accidenti, la prossima volta mi porti con lei! Ho sentito dire che nel suo seguito c’erano tredici signori della stampa e che uno solo scriveva per un giornale. Invece si portato dietro cinque fotografi (al diavolo le parole, quel che conta sono le figure!), un paio di tizi delle agenzie e una troupe di Fox News.
Poi, questo fine settimana ho letto sul giornale che quel grosso tacchino che lei reggeva a Baghdad…Bè, insomma, è venuto fuori che quel suo bel tacchinone i soldati non l’hanno mai mangiato! Anzi, non l’ha mangiato nessuno, perché era finto! Era un facsimile di tacchino, piazzato davanti alle telecamere per sembrare vero e commestibile. E va bene: questo è teatro. Ma allora, che se ne frega se il tacchino era finto! L’intero viaggio era una sceneggiata costruita per sembrare una «notizia». La finta glassa al miele spalmata sul tacchino del Thanksgiving non era poi molto diversa dalla finta glassa al miele che ricopre questa guerra. E il finto ripieno è un simbolo calzante del nostro paese di questi tempi. L’America adora farsi riempire di stronzate, e lei lo sa bene! Ecco che significa essere in sintonia con il popolo che si governa!

Un buon progetto per Natale
Un’altra buona idea è stata quella di ordinare ai «giornalisti» che l’hanno seguita nel viaggio a Baghdad di abbassare le tendine sull’aereo. Fra i signori della stampa al seguito nessuno ha protestato. Le tendine abbassate gli piacciono e gli piace essere tenuti all’oscuro. Così è tutto più divertente. E quando gli ha ordinato di togliere le batterie dai cellulari perché non potessero chiamare nessuno, loro hanno obbedito disciplinati…bé, è stato un vero colpo di genio! Secondo me, se gli avesse detto di mettersi le mani in testa e toccarsi il naso con la lingua, l’avrebbero fatto senza fiatare, perché la amano tanto.
Quindi, se ha in mente qualche trovata a sorpresa per Natale, non dimentichi di invitarmi. Per esempio, la scorsa settimana ho sentito dire che vuole di nuovo spedire un uomo sulla Luna. Ho pensato: «Preparate l’oca finta: il buon vecchio George ha deciso dove passare le feste!». Del resto, come darle torto? Sono spariti quasi tre milioni di posti di lavoro, è sparito un surplus di bilancio da 281 miliardi di dollari, e gli Stati Uniti sono impantanati in una guerra che non finirà mai…In queste condizioni, a chi non piacerebbe andare sulla Luna?
Però stavolta si porti dietro TUTTA la stampa! Vogliamo vedere i giornalisti embedded sulla Luna: gli piacerà da morire! Gli ricorderà il ranch di Crawford, tanto più sulla Luna si gioca benissimo a golf. Secondo me, lassù si divertirà tanto che non avrà più voglia di tornare indietro. In tal caso si porti anche Dick Cheney: faccia finta che sia un esperimento medico o roba del genere. Parafrasando Neil Armstrong dopo lo sbarco sulla Luna: «Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per ogni americano stufo marcio di tutte queste stronzate».

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La sacrilega alleanza tra i Bush e i Sauditi
by Michael Moore Sunday, May. 02, 2004 at 9:47 PM mail:

La sacrilega alleanza tra i Bush e i Sauditi
di Michael Moore tratto da http://it.geocities.com/comedonchisciotte/georgedarabia.html

Non mi interesso delle teorie della cospirazione a meno che non siano vere o non riguardino i dentisti. Credo che tutti i dentisti si siano riuniti in qualche luogo ed abbiano deciso che il denaro reale si trovi all'interno dei canali della radice ed è per questo che ogni volta che si entra da loro si inizia con l'esame radiografico. Nessun altro mammifero deve, come noi, passare attraverso questo tragitto.
Le domande che mi pongo sull'11 settembre non riguardano il modo con cui i terroristi sono riusciti ad eludere il nostro sistema difensivo, o come siano stati capaci di vivere nel nostro paese senza essere mai scoperti, o come tutti i bulgari che lavoravano al WTC abbiano ricevuto un comunicato segreto che li invitava a non recarsi quel giorno al lavoro, o come le torri abbiano potuto venire giù così facilmente quando si suppone siano state costruite per resistere ai terremoti, ai maremoti e agli ordigni posti nei garage.

Queste erano tutte domande alle quali la commissione investigativa sull'11 settembre avrebbe dovuto rispondere. Ma la formazione della commissione fu osteggiata dall'amministrazione Bush e dai repubblicani al Congresso. In modo riluttante alla fine accettarono – per poi cercare di bloccare le indagini facendo ostruzionismo all'ottenimento delle prove cercate.
Perchè la gente di Bush non vuole che venga fuori la verità? Che cosa temono? Che gli americani pensino che fecero fiasco, che erano addormentati quando si presentò la minaccia terroristica, che volontariamente ignorarono gli avvertimenti di ex funzionari di Clinton riguardo Osama bin Laden semplicemente perché odiavano Clinton (sesso! cattivo!)?

Il popolo americano è molto comprensivo. Non se la prese con Franklin Roosevelt quando fu bombardata Pearl Harbor. Non rifuggì da John F. Kennedy dopo il fiasco della Baia dei Porci. E non prestò molta attenzione al fatto che durante la presidenza di Clinton 47 persone sono state assassinate misteriosamente. E allora perché, dopo questo monumentale tracollo della sicurezza nazionale, Bush non dice la verità, o, almeno, non smette di impedire che la verità venga fuori?
Forse è perché George & Co. hanno molto da nascondere sul perché non fecero decollare velocemente i caccia quella mattina. E anche perché, probabilmente, noi, popolo, abbiamo paura di conoscere tutta la verità in quanto non sappiamo per quali strade ci porti.
Sebbene pieno di quel sano scetticismo che è richiesto in ogni cittadino di una democrazia, aderii a quell'impostazione mentale di base tenuta dalla maggior parte degli americani nell'autunno del 2001: è stato Osama e chiunque lo ha aiutato deve essere catturato e portato davanti alla giustizia. E pensavo che questo era ciò che Bush stava facendo.

E invece una notte nel novembre 2001, mentre a letto, mezzo addormentato, stavo leggendo un articolo nel The New Yorker di un giornalista investigativo, Jane Mayer, mi imbattei in un paragrafo che mi fece sobbalzare seduto per rileggerlo, perché non potevo credere a quello che diceva: "Circa due dozzine di membri della famiglia bin Laden, la maggior parte qui a studiare nei college e in altre scuole, si ritiene fossero negli Stati Uniti al tempo degli attentati. Il New York Times aveva riportato che furono rapidamente riuniti insieme da funzionari dell'Ambasciata saudita, che temevano rappresaglie. Con l'approvazione dell'FBI, secondo un funzionario saudita, i bin Laden volarono con un jet privato da Los Angeles a Orlando, poi a Washington, e infine a Boston. Una volta ottenuto il permesso della FFA al volo intercontinentale, il jet si diresse in Europa."
Che cosa? Mi ero dimenticato una simile notizia? Mi alzai per cercare sul New York Times, e trovai questo titolo: temendo pericoli, la famiglia bin Laden vola via dall'America. La storia diceva: "Nei primi giorni dopo l'attacco a New York e a Washington, l'Arabia Saudita supervisionò l'evacuazione urgente di 24 membri della famiglia di Osama bin Laden dagli Stati Uniti."

Così, con l'approvazione dell'FBI e l'aiuto del governo dell'Arabia Saudita - e sebbene 15 dei 19 dirottatori fossero cittadini sauditi – ai parenti del sospettato numero uno fu permesso non solo di affrettarsi a lasciare il paese ma le nostre autorità fornirono la necessaria assistenza! Secondo il Times di Londra, "la partenza di così tanti sauditi ha preoccupato gli investigatori, che ritenevano che qualcuno di loro fosse in possesso di notizie sui dirottatori. Gli agenti dell'FBI hanno insistito nel controllare i passaporti, compreso quelli della famiglia reale".
E questo è tutto ciò che fece l'FBI? Controllare qualche passaporto, porre alcune brevi domande, come "Ha preparato lei il suo bagaglio?" e "I bagagli sono stati in suo possesso da quando li ha preparati?".
Così, questo potenziale materiale di testimonianza fu mandato via con un bon voyage e un bacio di addio. Come scrisse Jane Mayer sul The New Yorker, "Quando chiesi ad un funzionario dei servizi segreti americani se qualcuno aveva considerato di trattenere i membri della famiglia, egli rispose - Questo si chiama prendere ostaggi. Noi no lo facciamo".

Era serio? Io rimasi senza parole per lo shock. Avevo letto bene? Perché questa notizia non era stata riportata più diffusamente? Non voglio raccontare cose personali o altro, ma la mattina dell'11 settembre io ero appiedato a Los Angeles. Riuscii a noleggiare un'auto e a guidare 3000 miglia per tornare a casa – e tutto questo perché viaggiare sugli aerei era proibito nei giorni successivi all'attacco. E invece a jet privati sotto la supervisione del governo saudita – e con l'approvazione di Bush – fu permesso di scorrazzare nei cieli americani, trasportando 24 membri della famiglia bin Laden fino a farli giungere in Europa, senza che potessero essere raggiunti da funzionari investigativi americani. Un agente dell'FBI mi disse che il comando era "furioso" perché non gli era stato permesso di trattenere i bin Laden nel paese e condurre così una reale indagine – il genere di indagine che la polizia fa quando cerca di arrestare un assassino. Di solito alla polizia piace parlare con i familiari del sospetto per conoscere quello che sanno, chi conoscono, come potrebbe aiutare a catturare il fuggitivo. In questo caso non fu seguita alcuna di queste procedure.

Questo è inverosimile. Abbiamo due dozzine di bin Laden sul suolo americano e tutto quello che Bush fa è uscirsene con una scusa che non regge quale quella di ritenersi preoccupato circa la "loro sicurezza". Non poteva darsi che almeno uno dei 24 avesse qualcosa da dire? O almeno uno di loro non poteva essere "convinto" a fornire il suo aiuto per rintracciare bin Laden?
No. Niente di tutto questo. Così mentre migliaia di persone si trovavano appiedate e non potevano volare, se tu avessi potuto provare che eri un parente stretto del più grande assassino nella storia americana, avresti ottenuto un viaggio aereo gratis intercontinentale!
Cominciai allora a domandarmi che cos'altro c'era che non ci avevano detto. Così iniziai a scrivere un elenco di tutte le questioni che non quadravano.
Allora, George W., che ne pensi di darmi una mano? Poiché la maggior parte delle mie domande riguardano la tua persona, tu sei la persona migliore per aiutare me – e la nazione – a spiegare quello che ho trovato.

La mia prima domanda è: E' vero che i bin Laden hanno fatto affari con te e la tua famiglia negli ultimi 25 anni? Nel 1977, quando tuo padre ti sistemò in una compagnia chiamata Arbusto, hai ricevuto finanziamenti da uno dei tuoi vecchi amici, James R. Bath. James era stato assunto da Salem bin Laden – fratello di Osama – per investire il denaro dei bin Laden in varie iniziative imprenditoriali nel Texas. Circa 50.000 dollari, cioè il 5% del controllo della Arbusto, viene dal sig. Bath.
Dopo aver lasciato il suo incarico, tuo padre è divenuto consulente per il Gruppo Carlyle. La famiglia bin Laden ha investito come minimo 2 milioni di dollari nel Gruppo Carlyle. Risulta inoltre che Frank Carlucci, segretario della difesa sotto Reagan e ora capo del Carlyle, siede nel consiglio direzionale di una think tank chiamata Middle East Policy Council insieme con un rappresentante della famiglia di bin Laden. Dopo l'11 settembre, il Washington Post e il Wall Street Journal sottolinearono questa strana coincidenza. La tua prima risposta, sig. Bush, è stata quella di ignorare tutto questo, sperando che fosse dimenticato. Tuo padre e i suoi amici al Carlyle non hanno rinunciato all'investimento di bin Laden. Il tuo esercito di sapientoni ha detto: non possiamo dipingere questi bin Laden con lo stesso pennello usato per Osama. Essi hanno ripudiato Osama! Non hanno niente a che fare con lui! Odiano e disprezzano quello che ha fatto! Questi sono i bin Laden buoni. E poi è uscito il video. Mostrava alcuni di questi buoni bin Laden – compresa la madre di Osama, una sorella e due fratelli – insieme ad Osama al matrimonio di un figlio appena otto mesi prima dell'11 settembre. The New Yorker riportò che non solo la famiglia non aveva tagliato i rapporti con Osama, ma aveva continuato a finanziarlo così come faceva da anni. Non era un segreto per la CIA che Osama potesse accedere alle fortune della sua famiglia (la sua parte è stimata in almeno 30 milioni di dollari) e che i bin Laden, così come altri sauditi, finanziavano adeguatamente sia Osama che Al Qaeda.

Sig. Bush, settimane dopo l'attentato sul WTC e sul Pentagono, tuo padre e i suoi amici rifiutarono di annullare il supporto finanziario fornito dall'impero bin Laden. Fu solo dopo due mesi, quando sempre più persone chiedevano una spiegazione per questa presenza dei bin Laden nella proprietà Bush, che tuo padre e il Gruppo Carlyle furono costretti a restituire i milioni ai bin Laden, chiedendo loro di lasciare la compagnia come investitori. Perché c'è voluto tanto tempo?
Per rendere le cose ancora peggiori, si venne a sapere che uno dei fratelli di bin Laden, Shafiq, si trovava la mattina dell'11 settembre a Washington ad una conferenza del Gruppo Carlyle. Il giorno prima, alla stessa conferenza, tuo padre e Shafiq erano stati visti discutere insieme a tutti gli altri cervelloni del Carlyle.

Sig. Bush, nel caso tu non capisca quanto bizzarro sia stato il silenzio dei media riguardo i rapporti tra la tua famiglia e i bin Laden, permettimi una analogia a come la stampa o il Congresso si sarebbero occupati di un fatto simile, se la stessa scarpa si fosse trovata ai piedi di Clinton. Se dopo l'attentato al Federal Building in Oklahoma, si fosse venuto a sapere che vi erano rapporti finanziari tra Bill Clinton e la famiglia di Timothy McVeigh, che cosa pensi avrebbero fatto il partito repubblicano e la stampa? Non pensi che avrebbero fatto almeno due domande, del tipo "Che significa questo?". Sii onesto, tu sai la risposta. Avrebbero scuoiato vivo Clinton e gettato quello che rimaneva della sua carcassa nel Gitmo.
Continuiamo con l'analogia Clinton, e immagina che nelle ore successive all'attentato di Oklahoma, Bill Clinton improvvisamente si fosse cominciato a preoccupare della incolumità della famiglia McVeigh a Buffalo – e avesse organizzato un viaggio per portare loro fuori dal paese. Che avresti detto, tu e i repubblicani?
Sig. Bush, i bin Laden non sono i soli sauditi con i quali tu e la tua famiglia avete strette relazioni personali. L'intera famiglia reale sembra essere debitrice nei tuoi confronti – o viceversa?

Il fornitore numero-uno di petrolio agli Stati Uniti è l'Arabia Saudita, che possiede le maggiori riserve petrolifere conosciute del pianeta. Quando Saddam Hussein invase il Kuwait nel 1990, i sauditi si sentirono minacciati e fu tuo padre, George Bush I, che venne a salvarli. I sauditi non lo hanno mai dimenticato, e, secondo l'articolo del marzo 2003 su The New Yorker, alcuni membri della famiglia reale considerano la tua famiglia come parte della loro.
Haifa, moglie del principe Bandar, ambasciatore saudita negli Stati Uniti, afferma che tua madre e tuo padre "sono come mia madre e mio padre. Io so che se ho bisogno di qualcosa posso andare da loro".

Come Robert Baer – membro della CIA dal 1976 al 1997 – ha rivelato nel suo libro, Sleeping With the Devil, tuo padre aveva un nome speciale per il principe saudita che chiamava "Bandar Bush." Il principe Bandar investe nel Gruppo Carlyle, ed è stato presente alla festa di compleanno di tua madre, quando ha compiuto 75 anni. Ha donato 1 milione di dollari al Museo e Biblioteca Presidenziali George Bush in Texas e ha disposto una donazione di oltre 1 milione di dollari per la campagna di alfabetizzazione di Barbara Bush. E' stata una relazione sicuramente fruttifera. Quando c'è stato tutto quello sgradevole stress intorno a quei coriandoli sospesi in aria sulle urne elettorali della Florida nel tardo autunno del 2000, il tuo intimo amico Bandar era lì per la tua famiglia, offrendo il suo sostegno. Portò tuo padre a battute di caccia al fagiano in Inghilterra, per aiutare la sua mente a rimanere fuori da tutto quel caos, mentre l'avvocato della famiglia reale – il tuo avvocato, James Baker – andò in Florida a dirigere la battaglia elettorale. (Baker rappresenterà più tardi la famiglia reale nel procedimento intentato contro di lei dalle famiglie delle vittime dell'11 settembre). Siamo giusti, sig. Bush, non sono solo i suoi familiari a ricevere elargizioni saudite. Una grossa fetta dell'economia americana si poggia sul denaro saudita. Hanno trilioni di dollari investiti nel nostro mercato azionario e un altro trilione di dollari depositati nelle nostre banche.
Se un giorno decidessero di ritirare improvvisamente tutto quel denaro, le nostre corporazioni e istituti finanziari collasserebbero, causando una crisi economica mai vista. Aggiungiamo poi che quel milione e mezzo di barili di petrolio provenienti dall'Arabia e che rappresentano il nostro fabbisogno giornaliero potrebbero sparire con un semplice sghiribizzo saudita, e allora possiamo cominciare a capire come non solo tu ma tutti noi siamo dipendenti dalla Casa Saudita.

Probabilmente ecco perché hai bloccato I tentativi di scavare più profondamente nella connessione tra Arabia Saudita e 11 settembre. I titoli lo gridavano il primo giorno e lo gridano nello stesso modo oggi, due anni dopo: terroristi attaccano gli Stati Uniti. Terroristi.
Io mi sono posto domande su questa parola per qualche tempo, così, George, ti chiedo: se 15 dei 19 dirottatori fossero stati nord-coreani e avessero ucciso 3.000 persone, i titoli del giorno dopo sarebbero stati: Corea del Nord attacca USA? Sicuramente sì. O se fossero stati 15 iraniani o 15 libici o 15 cubani, io credo che il pensiero convenzionale avrebbe detto: Iran (o Libia o Cuba) attacca l'America! Invece hai mai sentito da qualcuno dire o visto scrivere dopo l'11 settembre: "Arabia Saudita ha attaccato gli Stati Uniti?". Non lo hai sentito. E allora la domanda successiva è: Perché? Perché quando il Congresso ha rilasciato la sua indagine sull'11 settembre hai censurato 28 pagine che riguardavano il ruolo dei sauditi nell'attentato? Che cosa si nasconde dietro questo apparente rifiuto di guardare al solo paese che sembra avere fornito i "terroristi" che hanno ucciso nostri cittadini? Perché ti impegni tanto a proteggere i sauditi quando avresti dovuto proteggere noi?

Due notti dopo gli attacchi, secondo l'articolo scritto da Elsa Walsh su New Yorker, sei uscito sul balcone Truman della Casa Bianca a rilassarti e fumare un sigaro. Erano state 48 ore orribili e tu avevi bisogno di rilassarti. In quel momento privato, hai chiesto ad un amico di unirsi a te. Quando egli entrò alla Casa Bianca, vi abbracciaste, e poi gli hai chiesto di seguirlo sul balcone, dove gli offristi da bere. Entrambi accendeste i sigari, mentre guardavate fuori verso il monumento a Washington. Tu gli dicesti che se gli Stati Uniti non fossero riusciti a catturare qualche uomo di al Qaeda coinvolto negli attacchi per farlo cooperare alle indagini, "noi verremo a prenderli da te". Fu una offerta che egli apprezzò. Dopo tutto, era il tuo buon amico "Bandar Bush," principe dell'Arabia Saudita. Mentre il fumo delle ceneri ancora riempiva l'aria di Manhattan e Arlington, il fumo del sigaro del principe saudita si diffondeva nella mite aria notturna di Washington, con te, George W. Bush, dalla sua parte.

Excerpted from "Dude, Where's My Country?" by Michael Moore. (c) 2003 by Michael Moore. With permission of Warner Books Inc. All rights reserved.

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Lettera aperta al "Presidente" George W. Bush
by Michael Moore Sunday, May. 02, 2004 at 9:48 PM mail:

estratto dal libro «Stupid White Men», ed. Mondadori

Caro Governatore Bush,
io e te, siamo praticamente parenti. Il nostro legame personale risale a molti anni or sono. Nessuno di noi due si è preoccupato di renderlo pubblico, per ragioni evidentissime - soprattutto perché nessuno ci crederebbe. Ma a causa di qualcosa di personale, qualcosa che ha fatto la famiglia Bush, la mia vita è profondamente cambiata.
Veniamo allo scoperto e vuotiamo il sacco: è stato tuo cu­gino Kevin a girare «Roger e io».
Al tempo, mentre stavo facendo il film, non sapevo che tua madre e la madre di Kevin fossero sorelle. Pensavo semplicemente che Kevin, che avevo incontrato mentre stava girando un suo film a un meeting del Klan in Michigan, fosse uno di quei tipi di artisti bohémien che abitavano a Greenwich Village. Kevin aveva fatto un film fantastico, «Atomic Café», e per scherzo gli ho chiesto se voleva venire a Flint, Michigan, a insegnarmi come si fa un film. Con mia enorme sorpresa ha accettato e così per una settimana nel febbraio del 1987 Kevin Rafferty e Anne Bohlen hanno arrancato in giro per Flint con me, mostrandomi come funziona l'equipaggiamento, dandomi consigli preziosissimi su come fare un documentario. Senza la generosità di tuo cugino non so se «Roger e io» sarebbe mai stato realizzato.
Ricordo bene il giorno dell'insediamento presidenziale di tuo papà. Stavo montando il film in una vecchia stanza ricca di topi a Washington quando decisi di andare a guardarlo giurare sulla scalinata del Campidoglio. Che strano vedere tuo cugino Kevin, il mio mentore, seduto proprio vicino a te sul palco! Mi ricordo anche di aver fatto una passeggiata per il Mall e di aver visto i Beach Boys suonare «Wouldn't it be Nice» al concerto inaugurale gratuito in onore di tuo padre. Di ritorno nella mia stanzetta, c'era il mio amico Ben sullo schermo, bello stravolto dopo aver dato i numeri alla catena di montaggio e intento a cantare il medesimo brano dei Beach Boys sopra a delle scene di Flint in rovina.
Mesi dopo, quando il film uscì, tuo papà, il Presidente, un weekend ordinò che gli venisse spedita una copia di «Roger e io» a Camp David per vederlo con la famiglia. Oh, avessi potuto essere una mosca sul muro mentre tutti assieme vi guardavate la distruzione e la disperazione che erano state inflitte alla mia città natale - in gran parte grazie alle azioni di Mr. Reagan e di tuo padre. Ecco una cosa che ho sempre desiderato sapere: alla fine del film, quando c'è il vicesceriffo che scaraventa sul marciapiede i regali e l'albero di Natale dei bambini senza casa perché non avevano pagato 150 dollari d'affitto, qualcuno nella stanza ha versato qualche lacrima? Qualcuno si è sentito responsabile? 0 vi siete tra tutti limitati a pensare: «Bella ripresa, Kev!».
Be', si era verso la fine degli anni '80. Avevi appena smesso di bere di brutto; dopo pochi anni di temperanza eri alla ricerca di «te stesso» con l'aiuto di papà - un'industria petrolifera qui, una squadra di baseball lì. Per un bel pezzo ho avuto la chiara sensazione che tu non abbia mai avuto la benché minima intenzione di diventare Presidente anche tu. Tutti noi prima o poi ci troviamo incastrati in lavori che non vogliamo - a chi non è successo?
Ma per te dev'essere diverso. Dopotutto, non è solo che non vorresti essere dove sei ora: adesso che sei lì ti ritrovi circondato dalla stessa gang di strani figuri che hanno governato il mondo insieme al paparino. Tutti questi uomini che si aggirano per la Casa Bianca - Dick, Rummy, Colin - non uno di loro è amico tuo! Sono tutti quei vecchi cagoni che tenevano compagnia a paparino quando tra un buon sigaro e una vodka accarezzavano sogni di bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile di Panama.
Ma tu sei uno di noi - stessa generazione, stessi voti scarsi a scuola, stessi festini! Cosa cavolo ci fai con quella gentaglia? Ti mangiano vivo per poi sputarti fuori come una schifosa cotenna di maiale.
Probabilmente non ti hanno detto che il taglio alle tasse che ti hanno preparato perché tu lo firmassi era solo una truffa per togliere soldi dalle classi medie e per darli ai superricchi. Lo so che tu non hai bisogno di altri soldi; sei gia a posto per il resto dei tuoi giorni, grazie agli astuti traffici di Nonno Prescott Bush con i nazisti prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. (leggere nota)
Ma tutti quegli amiconi che ti hanno versato la cifra record di 190 milioni di dollari per la tua campagna elettorale (due terzi dei quali provengono da 700 individui!) rivogliono indietro la grana, la rivogliono tutta, con qualche aggiunta. Ti braccheranno come tanti cani assatanati, e staranno bene attenti che tu faccia esattamente quello che ti dicono loro. Certo, il tuo predecessore è arrivato ad affittare a Barbra Streisand la camera di LincoLn, ma questo non è niente: prima che tu te ne accorga, il tuo amicone, il Presidente Effettivo Cheney, avrà già consegnato le chiavi dell'Ala Ovest ai presidenti di AT&T, Enron e ExxonMobil.
I tuoi critici ti danno addosso per i tuoi sonnellini in pieno giorno e perché la tua giornata lavorativa finisce verso le 16.30. Dovresti semplicemente dir loro che stai inaugurando una nuova tradizione americana: pranzo, sonnellino e poi tutti a casa per le cinque! Fallo e, dammi retta, sarai ricordato come il più grande dei presidenti.
Come osano alludere al fatto che non combineresti niente in ufficio? E’ falso! Non ho mai visto un neopresidente più attivo di te. Si direbbe anzi che pensi che i tuoi giorni come Numero Uno siano contati. Con il Senato già nelle mani dei Democratici e la Camera destinata a far la stessa fine nel 2002 -insomma, guarda alle cose positive, hai ancora due anni prIma che tutti quelli che hanno votato Gore ti caccino a calci.
L'elenco delle tue imprese - e parliamo solo dei primissimi mesi in carica - è brutalmente impressionante.
Hai:

* Tagliato di 39 milioni di dollari le spese federali per le biblioteche
* Tagliato di 35 milioni di dollari i finanziamenti per la formazione pediatrica avanzata dei dottori
* Tagliato del 50 per cento i fondi per la ricerca nel campo delle fonti di energia rinnovabile
* Rinviato le norme che ridurrebbero i livelli «accettabili» di arsenico nell'acqua potabile
* Tagliato del 28 per cento i fondi per la ricerca di automobili e camion più puliti ed efficienti
* Revocato le norme che davano maggiori poteri al governo per rifiutare contratti con società che avessero violato leggi federali, normative ambientali e regolamenti sulla sicurezza sul posto di lavoro
* Permesso al ministro degli Interni Gale Norton di sollecitare suggerimenti per rendere disponibili monumenti nazionali al disboscamento, agli scavi minerari e petroliferi
* Infranto la tua promessa elettorale di investire 100 milioni di dollari all'anno in piani per la conservazione della foresta pluviale
* Ridotto dell'86 per cento il Community Access Program, che coordinava l'assistenza per le persone prive di assicurazioni sulla salute tra ospedali pubblici, cliniche e altri fornitori di servizi sanitari
* Annullato una proposta per incrementare l'accesso pubblico all'informazione concernente le potenziali ramificazioni degli incidenti agli impianti chimici
* Tagliato di 60 milioni di dollari i fondi per i programmi di edilizia pubblica dei Girls and Boys Clubs of America
* Rinnegato l'accordo del protocollo di Kyoto del 1997 sul riscaldamento globale, che è stato firmato da altri 178 paesi
* Rifiutato un accordo internazionale per l'attuazione del trattato del 1972 che metteva al bando la guerra batteriologica
* Tagliato di 200 milioni di dollari i programmi di formazione lavorativa per i disoccupati
* Tagliato di 200 milioni di dollari i contributi a un programma che fornisce servizi di asilo nido per i bambini di famiglie a basso reddito di genitori costretti a passare dall'assistenza pubblica ad un'attività lavorativa
* Eliminato la copertura delle spese farmaceutiche per contraccettivi per i dipendenti federali (mentre il Viagra è ancora coperto)
* Tagliato di 700 milioni di dollari i fondi per la manutenzione dell'edilizia pubblica
* Tagliato di mezzo miliardo di dollari il bilancio dell'Agenzia per la Protezione Ambientale
* Revocato le regole ergonomiche per i luoghi di lavoro, che miravano a garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori
* Dimenticato la tua solenne promessa elettorale di regolamentare le emissioni di biossido di carbonio, che è una delle principali cause del riscaldamento globale
* Proibito qualsiasi aiuto federale destinato a organizzazioni internazionali per la pianificazione familiare che forniscono assistenza, consulenza o servizi a chi vuole abortire
* Nominato Dan Lauriski, ex dirigente di una società mineraria, sottosegretario al Lavoro con delega per la Sicurezza degli impianti minerari
* Nominato sottosegretario dell'Interno Lynn Scarlett, una persona notoriamente scettica verso il riscaldamento globale e che si oppone all'approvazione di standard più cogenti per l'inquinamento dell'aria.
* Approvato il controverso piano del Ministro degli Interni Gale Norton di mettere all'asta delle aree vicine alle coste orientali della Florida per progetti di sfruttamento petrolifero
* Annunciato le tue intenzioni di permettere scavi petroliferi nella Lewis and Clarke National Forest del Montana
* Minacciato di chiudere l'ufficio Aids della Casa Bianca
* Deciso di non ricorrere più ai consigli dell'American Bar Association per le nomine di giudici federali
* Abolito qualsiasi aiuto finanziario universitario per gli studenti condannati per reati legati alla droga (mentre i condannati per omicidio hanno ancora diritto a chiedere aiuti finanziari)
* Concesso solo il 3 per cento della somma richiesta dai legali del ministero della Giustizia per le cause governative contro le industrie del tabacco
* Fatto approvare il tuo taglio alle tasse, il 43 per cento del quale va a beneficio dell'1 per cento più ricco degli americani
* Firmato una legge che rende più difficile per gli americani poveri o di ceto medio la richiesta di bancarotta, anche nei casi in cui si trovano alle prese con spese mediche stratosferiche
* Nominato Kay Cole James, una persona contraria all'«affermative action», alla direzione dell'Ufficio delle Risorse Umane
* Tagliato di 15,7 milioni di dollari i programmi destinati ai bambini maltrattati o abbandonati
* Proposto l'eliminazione del programma «Leggere è Fondamentale» che fornisce libri gratuiti ai bambini poveri
* Sostenuto strenuamente lo sviluppo delle «mini-atomiche», progettate per attaccare obiettivi sottoterra - violando il Trattato per la Messa al Bando degli Esperimenti Nucleari
* Tentato di cancellare le norme che proteggono 60 milioni di acri di foreste nazionali dallo sfruttamento per legname e dalla costruzione di strade
* Nominato John Bolton, un famoso oppositore dei trattati di non proliferazione e delle Nazioni Unite, al ruolo di Sottosegretario di Stato per il Controllo degli Armamenti e la Sicurezza Internazionale
* Nominato una dirigente della Monsanto, Linda Fisher, vice amministratore dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente
* Nominato giudice federale uno dei più importanti oppositori della separazione fra Stato e chiesa. Michael McConnell
* Nominato giudice federale un oppositore dei diritti civili, Terrence Boyle
* Cancellato la data del 2004 come termine ultimo entro il quale i fabbricanti di automobili dovevano sviluppare i prototipi di vetture a basso consumo di carburante
* Nominato a capo della Lotta alla droga John Walters, uno strenuo oppositore dei programmi di cure terapeutiche per i tossicomani nelle carceri
* Nominato viceministro dell'Interno un importante esponente delle lobbies del petrolio e del carbone, j. Steven Giles
* Nominato sottosegretario dell'Interno per l'Acqua e la Scienza Bennett Raley, che ha proposto l'abolizione della Legge sulle Specie in Pericolo
* Tentato di fermare una causa legale collettiva promossa negli Stati Uniti contro il Giappone dalle donne asiatiche costrette a lavorare come schiave sessuali durante la Seconda Guerra Mondiale
* Nominato vice Procuratore Generale Ted Olson, il capo dei tuoi legali in occasione dello scandalo elettorale in Florida
* Proposto di facilitare le procedure per la concessione di permessi per la costruzione di raffinerie e di impianti nucleari e idroelettrici, abbassando gli standard ambientali
* Proposto la vendita di giacimenti petroliferi e di gas naturali nella Riserva Protetta dell'Alaska

Uffa! Già solo battere a macchina questa lista è una faticaccia! Ma dove la trovi tutta questa energia? (Sono i sonnellini, giusto?)
Naturalmente un mucchio delle cose sopramenzionate sono sostenute attivamente da parecchi Democratici (e spenderò due paroline su di loro più avanti nel libro).
Ma adesso, sono preoccupato per te. Ripensaci un momento - qual è stato il tuo primo atto da «Presidente»? Ti ricordi: prima ancora di salire sulla vettura per la sfilata inaugurale in Pennsylvania Avenue, hai insistito perché qualcuno prendesse un cacciavite e staccasse dalla limousine la targa perché conteneva le parole «Date il vostro sostegno alla creazione di uno Stato del District of Columbia»". Eccoci qua, il giorno più importante della tua vita e ti incazzi per una targa? Devi rilassarti!
Penso, però, di aver cominciato a preoccuparmi per te molto tempo prima di quel giorno. Nel corso della campa­gna erano emerse parecchie sconvolgenti rivelazioni sul tuo comportamento. Poi sono state messe a tacere, ma io continuo a farmi delle domande sulla tua capacità di svolgere il tuo mestiere. Ti prego non prendermi per una persona indiscreta o per un moralista - lasciamo questo ruolo a Dick Cheney! Si tratta semplicemente di un tentativo onesto di intervenire da parte di un buon amico di famiglia.
Permettimi di essere brutale: ho paura che tu posso costituire una minaccia per la nostra sicurezza nazionale.
Può sembrare un po' forte, ma non dico queste cose alla leggera. E questo non ha niente a che fare con le nostre divergenze secondarie riguardanti l'esecuzione di persone innocenti nel braccio della morte o di quanta parte dell'Alaska vada data in pasto alle trivellatrici petrolifere. E non sto mettendo in dubbio il tuo patriottismo - sono sicuro che tu vorresti bene a qualunque paese fosse stato cosi buono nei tuoi confronti.
Si tratta, piuttosto, di una serie di comportamenti di cui sono stati testimoni nel corso degli anni molti di noi che a te ci tengono davvero. Alcune di queste abitudini sono abbastanza sorprendenti; alcune non riesci a tenerle sotto controllo; e altre sono, sfortunatamente, fin troppo diffuse tra noi americani.
Ma dal momento che sei tu ad avere il dito sul Bottone (ti ricordi no? quello che può far saltare in aria il mondo) e che le decisioni che prendi hanno conseguenze vaste e a larghissimo raggio sulla stabilità del sunnominato mondo, vorrei proprio farti tre domande molto precise - e mi farebbe proprio piacere che tu dessi, a me e al popolo americano, tre risposte sincere:

1) George, sei in grado di leggere e scrivere a un livello da persona adulta?
Io e molti…
(…)

2) Sei un alcolizzato? E in tal caso, in che modo questa tua condizione influisce sul tuo comportamento di Comandante in Capo?
Di nuovo, nessuno sta incolpando…
(…)

3) Sei un criminale?
Quando nel 1999 ti venne chiesto del tuo presunto uso di cocaina…
(…)

* Alla fine degli anni '30 e durante gli anni '40, Prescott Bush, padre di George I e nonno di W, è stato uno dei sette direttori della Union Banking Corporation, di proprietà di industriali nazisti. Dopo aver filtrato i loro soldi attraverso una banca olandese, nascosero una somma valutata attorno a 3 milioni di dollari nella banca di Bush. Visto il suo ruolo di primo piano, è assolutamente improbabile che Bush fosse all'oscuro dei legame Con i nazisti, Alla fine il governo si impadronì dei beni e la banca chiuse nel 1951, dopo di che Prescott Bush - e il di lui padre, Sam Bush - ricevettero un milione e mezzo di dollari. [N.d.A.]

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Mandela: Bush e Blair preparano l'olocausto!
by Nelson Mandela Sunday, May. 02, 2004 at 9:51 PM mail:

Mandela: Bush e Blair preparano l'olocausto!
Tratto da http//http://www.cnn.it/2003/MONDO/01/30/mandela/index.html

Ultimo aggiornamento 30 gennaio 2003, 16:03 ora italiana (15:03 GMT)

JOHANNESBURG (CNN) -- Dura presa di posizione di Nelson Mandela, giovedì, nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna. Secondo l'ex presidente sudafricano, infatti, George W. Bush e Tony Blair stanno preparando una guerra – quella contro l'Iraq – destinata a trasformarsi in un vero e proprio "olocausto" mondiale.

Intervenendo alla conferenza "Courageous Leadership for Global Transformation" del Forum Internazionale delle Donne, a Johannesburg, Mandela, 84 anni, ha definito quanto sta accadendo sulla scena internazionale in queste settimane come una vera e propria "tragedia" e ha definito Bush "un presidente privo di lungimiranza e ragionevolezza" che sta "compiendo il più grande errore della sua vita".

Mandela ha ribadito il suo sostegno totale nei confronti dell'Onu e delle sue decisioni e ha sottolineato che se Usa e Gran Bretagna decidessero di intervenire in Iraq unilateralmente, creerebbero un precedente molto pericoloso per la politica internazionale e i suoi equilibri.

Il leader sudafricano ha rilevato che "Bush e Blair stanno minando un'idea - quella del primato dell'Onu - che era stata invece sostenuta dai loro predecessori" e si è chiesto provocatoriamente se questo non stia avvenendo solo perché "l'attuale segretario generale delle Nazioni Unite è un nero (il ghanese Kofi Annan, ndr)?".

Mandela ha infine affermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna legittimità quando si fanno paladini dei diritti umani. Ha ricordato la bomba atomica che ha ucciso milioni di civili innocenti a Hiroshima e Nagasaki e ha rincarato la dose sottolineando che "se c'è un Paese che ha commesso atrocità inenarrabili, questi sono proprio gli Stati Uniti d'America".



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Facciamo sentire le nostre voci
by Applausi e fischi traduzione Igor Giussani Sunday, May. 02, 2004 at 9:53 PM mail:

Facciamo sentire le nostre voci
di Michael Moore - da "Liberazione" 13 aprile 2003, traduzione Igor Giussani

Applausi e fischi
Quando "Bowling a Columbine" è stato proclamato vincitore dell'Oscar come Miglior Documentario per la Academy Awards, il pubblico si è alzato in piedi. E' stato un grande momento, uno di quelli che rimarrà sempre nel mio cuore. Stavano tutti in piedi ed applaudivano un film che racconta come noi Americani siamo un popolo unico quanto a violenza, che utilizziamo la nostra massiccia forza di fuoco per ucciderci l'un l'altro e per scagliarla contro molte nazioni nel mondo. Stavano applaudendo un film che mostra come George W. Bush sfrutti delle paure insensate per spaventare l'opinione pubblica e manipolarla ai suoi scopi. E stavano acclamando un film che sostiene le seguenti affermazioni: la prima guerra del Golfo è stata un tentativo di reintrodurre la dittatura in Kuwait; Saddam Hussein è stato armato dagli Stati Uniti; e che il governo americano è responsabile della morte di mezzo milione di bambini in Iraq attraverso dieci anni di embargo e bombardamenti. Questo era il film che stavano applaudendo, che avevano votato, e ho deciso che avrei dovuto tenere conto di ciò nel mio intervento.
E perciò, ho dichiarato quanto segue sul palcoscenico degli Oscar:
"Per conto dei nostri produttori Kathleen Glynn e Michael Donovan (canadesi), vorrei ringraziare l'Accademia per questo premio. Ho invitato sul palco i rappresentanti dell'altro documentario in concorso. Sono qui per solidarietà in quanto ci piace la non-fiction. Ci piace perché viviamo in un'epoca di fiction. Viviamo in un'epoca in cui i risultati fasulli di un'elezione ci hanno consegnato un presidente fasullo. Stiamo combattendo una guerra per ragioni fasulle.
Che si tratti di tute antichimiche fasulle o di "allarmi arancioni" fasulli, noi siamo contro questa guerra. Si vergogni signor Bush, si vergogni. E, se si trova il Papa e le Dixie Chicks contro di lei, il suo tempo è finito".
A metà dei miei commenti, qualcuno del pubblico ha cominciato ad applaudire. Ciò ha immediatamente scosso un gruppo di persone in platea che ha cominciato a disapprovare. Poi coloro che sostenevano i miei commenti hanno cominciato a sovrastare chi disapprovava. Il "Los Angeles Times" ha scritto che il direttore dello spettacolo ha cominciato a gridare all'orchestra "Musica! Musica!", per interrompermi, e così l'orchestra ha diligentemente attaccato un motivo ed il tempo del mio intervento è scaduto.
Il giorno dopo -e per due settimane successive- i guru della Destra e i commentatori radiofonici chiedevano la mia testa. E così, tutta questa gente è riuscita a danneggiarmi? Hanno avuto successo nel "ridurre al silenzio" il sottoscritto?"

Video e libro volano
Bene, andate a dare un'occhiata al mio Oscar "controcorrente".
Il giorno dopo aver criticato Bush, e la guerra agli Academy Awards, le prenotazioni di "Bowling a Columbine" nei cinema del Paese sono aumentate del 110%. Il Week-end successivo, i botteghini hanno segnato un incremento nei guadagni del 73%. Si tratta attualmente del film più programmato in America, per 26 settimane di fila ed è ancora in crescita. Il numero di cinema che sta proiettando il film dopo gli Oscar è AUMENTATO, ha migliorato il precedente record di vendite di un documentario di circa il 300%.
Il 6 aprile, "Stupid White Men" è balzato al primo posto della classifica del "New York Times" dei libri più venduti. Questo mio libro è alla cinquantesima settimana di presenza in classifica, di cui 8 in prima posizione, e questo rappresenta il suo quarto ritorno in vetta, cosa di fatto mai accaduta prima.
Durante la settimana successiva agli Oscar, il mio sito web, stava registrando 10-20 milioni di visite AL GIORNO. La posta ricevuta è stata in massima parte benevola e di sostegno (e le lettere di odio sono state uno spasso!).
Nei due giorno successivi agli Oscar, le persone che hanno prenotato la cassetta di "Bowling a Columbine" sul sito di Amazon.com sono state di più di quelle per la cassetta di "Chicago", vincitore del premio come miglior film.
La scorsa settimana, ho ottenuto i fondi per il mio prossimo documentario, e mai è stato offerto uno spazio in televisione per realizzare una versione aggiornata di "TV Nation"/"The Awful Truth".
Vi racconto tutto questo perché desidero reagire al messaggio che ci ripetono continuamente, che se cercate una possibilità di esprimere le vostre opinioni politiche, ve ne pentirete. Verrete colpiti in qualche modo, solitamente sul piano economico. Potreste perdere il lavoro e non trovarne un altro. Perderete gli amici, e così via...

Il caso Dixie Chicks
Pensate alle Dixie Chicks. Sono certo che oramai tutti avrete saputo che, siccome la loro cantante ha dichiarato di vergognarsi del fatto che Bush provenga come lei dallo stato del Texas, le vendite del loro disco sono "precipitate" e le stazioni radio nazionali boicottano la loro musica. La verità è che le loro vendite NON sono calate. Questa settimana, dopo l'attacco da loro subito, il loro album è ancora al primo posto della classifica nazionale delle vendite e, secondo il "EntertainmentWeekly", nelle classifiche della musica pop, durante tutto il trambusto, sono SALITE dalla sesta alla quarta posizione. Sul "New York Times", Frank Rich riferisce di aver cercato di procurarsi un biglietto per QUALSIASI concerto previsto delle Dixie Chicks ma di non esserci riuscito perché sono stati tutti venduti.
La canzone "Travelin' Soldier" delle Dixie Chicks è stata la canzone più richiesta su Internet la scorsa settimana. Non hanno risentito assolutamente di nulla, ma questo non è ciò che i media vorrebbero farvi credere.
Perché tutto ciò? Perché attualmente non c'è nulla di più importante che ridurre le voci dei dissidenti -e di coloro che potrebbero avere il coraggio di fare domande- AL SILENZIO. E quale mezzo migliore se non scegliere alcuni famosi artisti e seppellirli sotto un cumulo di bugie in modo che al comune cittadino giunga forte e chiaro un messaggio che gli faccia pensare: "Wow, se possono fare questo alle Dixie Chicks e a Michael Moore, cosa possono fare ad un sempliciotto come me?". In altre parole, chiudete il becco!
E ciò, amici miei, è il punto centrale di questo film che mi è appena valso un Oscar, come chi comanda sfrutta la PAURA per manipolare il pubblico e fargli fare ogni cosa che gli viene ordinata.

Non lasciatevi intimidire
Bene, la buona notizia, se ci possono essere buone notizie in questa settimana, è che non solo né io né altri siamo stati zittiti, ma a noi si sono uniti milioni di Americani che la pensano esattamente come noi. Non lasciatevi intimidire dai falsi patrioti che stabiliscono le tematiche e le condizioni per il dibattito. Non siate frustati dai sondaggi che mostrano il 70% dell'opinione pubblica è favorevole alla guerra. Ricordate che questi Americani intervistati sono gli stessi Americani che hanno visto i propri figli (o quelli del vicino) inviati in Iraq. Sono preoccupati per le truppe, sono costretti a sostenere una guerra che non vogliono, e desiderano anche non vedere i propri amici, parenti e vicini tornare morti in patria. Tutti auspicano che le truppe tornino sane e salve a casa e tutti noi sentiamo il bisogno di fare in modo che le loro famiglie lo sappiano.
Sfortunatamente, Bush e i suoi amici non hanno ancora finito. Questa invasione e questa conquista li incoraggeranno a fare la stessa cosa in altri luoghi. Lo scopo reale di questa guerra era di dire al resto del mondo: "Non toccate il Texas" - Se avete ciò che noi vogliamo, ve lo veniamo a prendere". Questo, per la maggioranza di noi che crede in una America pacifica, non è il momento di rimanere inerti.
Fate sentire le vostre voci. Nonostante ciò che sono riusciti a farle, si tratta ancora della nostra nazione".

di Michael Moore - da "Liberazione" 13 aprile 2003, traduzione Igor Giussani



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George d'Arabia
by Michael Moore Sunday, May. 02, 2004 at 9:55 PM mail:

George d'Arabia...
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La sacrilega alleanza tra i Bush e i Sauditi.
di Michael Moore
Non mi interesso delle teorie della cospirazione a meno che non siano vere o non riguardino i dentisti. Credo che tutti i dentisti si siano riuniti in qualche luogo ed abbiano deciso che il denaro reale si trovi all'interno dei canali della radice ed è per questo che ogni volta che si entra da loro si inizia con l'esame radiografico. Nessun altro mammifero deve, come noi, passare attraverso questo tragitto.
Le domande che mi pongo sull'11 settembre non riguardano il modo con cui i terroristi sono riusciti ad eludere il nostro sistema difensivo, o come siano stati capaci di vivere nel nostro paese senza essere mai scoperti, o come tutti i bulgari che lavoravano al WTC abbiano ricevuto un comunicato segreto che li invitava a non recarsi quel giorno al lavoro, o come le torri abbiano potuto venire giù così facilmente quando si suppone siano state costruite per resistere ai terremoti, ai maremoti e agli ordigni posti nei garage.

Queste erano tutte domande alle quali la commissione investigativa sull'11 settembre avrebbe dovuto rispondere. Ma la formazione della commissione fu osteggiata dall'amministrazione Bush e dai repubblicani al Congresso. In modo riluttante alla fine accettarono – per poi cercare di bloccare le indagini facendo ostruzionismo all'ottenimento delle prove cercate.

Perchè la gente di Bush non vuole che venga fuori la verità? Che cosa temono? Che gli americani pensino che fecero fiasco, che erano addormentati quando si presentò la minaccia terroristica, che volontariamente ignorarono gli avvertimenti di ex funzionari di Clinton riguardo Osama bin Laden semplicemente perché odiavano Clinton (sesso! cattivo!)?

Il popolo americano è molto comprensivo. Non se la prese con Franklin Roosevelt quando fu bombardata Pearl Harbor. Non rifuggì da John F. Kennedy dopo il fiasco della Baia dei Porci. E non prestò molta attenzione al fatto che durante la presidenza di Clinton 47 persone sono state assassinate misteriosamente. E allora perché, dopo questo monumentale tracollo della sicurezza nazionale, Bush non dice la verità, o, almeno, non smette di impedire che la verità venga fuori?

Forse è perché George & Co. hanno molto da nascondere sul perchè non fecero decollare velocemente i caccia quella mattina. E anche perchè, probabilmente, noi, popolo, abbiamo paura di conoscere tutta la verità in quanto non sappiamo per quali strade ci porti.

Sebbene pieno di quel sano scetticismo che è richiesto in ogni cittadino di una democrazia, aderii a quell'impostazione mentale di base tenuta dalla maggior parte degli americani nell'autunno del 2001: è stato Osama e chiunque lo ha aiutato deve essere catturato e portato davanti alla giustizia. E pensavo che questo era ciò che Bush stava facendo.

E invece una notte nel novembre 2001, mentre a letto, mezzo addormentato, stavo leggendo un articolo nel The New Yorker di un giornalista investigativo, Jane Mayer, mi imbattei in un paragrafo che mi fece sobbalzare seduto per rileggerlo, perché non potevo credere a quello che diceva: "Circa due dozzine di membri della famiglia bin Laden, la maggior parte qui a studiare nei college e in altre scuole, si ritiene fossero negli Stati Uniti al tempo degli attentati. Il New York Times aveva riportato che furono rapidamente riuniti insieme da funzionari dell'Ambasciata saudita, che temevano rappresaglie. Con l'approvazione dell'FBI, secondo un fìunzionario saudita, i bin Laden volarono con un jet privato da Los Angeles a Orlando, poi a Washington, e infine a Boston. Una volta ottenuto il permesso della FFA al volo intercontinentale, il jet si diresse in Europa."

Che cosa? Mi ero dimenticato una simile notizia? Mi alzai per cercare sul New York Times, e trovai questo titolo: temendo pericoli, la famiglia bin Laden vola via dall'America. La storia diceva: "Nei primi giorni dopo l'attacco a New York e a Washington, l'Arabia Saudita supervisionò l'evacuazione urgente di 24 membri della famiglia di Osama bin Laden dagli Stati Uniti."

Così, con l'approvazione dell'FBI e l'aiuto del governo dell'Arabia Saudita - e sebbene 15 dei 19 dirottatori fossero cittadini sauditi – ai parenti del sospettato numero uno fu permesso non solo di affrettarsi a lasciare il paese ma le nostre autorità fornirono la necessaria assistenza! Secondo il Times di Londra, "la partenza di così tanti sauditi ha preoccupato gli investigatori, che ritenevano che qualcuno di loro fosse in possesso di notizie sui dirottatori. Gli agenti dell'FBI hanno insistito nel controllare i passaporti, compreso quelli della famiglia reale".

E questo è tutto ciò che fece l'FBI? Controllare qualche passaporto, porre alcune brevi domande, come "Ha preparato lei il suo bagaglio?" e "I bagagli sono stati in suo possesso da quando li ha preparati?". Così, questo potenziale materiale di testimonianza fu mandato via con un bon voyage e un bacio di addio. Come scrisse Jane Mayer sul The New Yorker, "Quando chiesi ad un funzionario dei servizi segreti americani se qualcuno aveva considerato di trattenere i membri della famiglia, egli rispose - Questo si chiama prendere ostaggi. Noi no lo facciamo".

Era serio? Io rimasi senza parole per lo shock. Avevo letto bene? Perché questa notizia non era stata riportata più diffusamente? Non voglio raccontare cose personali o altro, ma la mattina dell'11 settembre io ero appiedato a Los Angeles. Riuscii a noleggiare un'auto e a guidare 3000 miglia per tornare a casa – e tutto questo perché viaggiare sugli aerei era proibito nei giorni successivi all'attacco. E invece a jet privati sotto la supervisione del governo saudita – e con l'approvazione di Bush – fu permesso di scorrazzare nei cieli americani, trasportando 24 membri della famiglia bin Laden fino a farli giungere in Europa, senza che potessero essere raggiunti da funzionari investigativi americani. Un agente dell'FBI mi disse che il comando era "furioso" perché non gli era stato permesso di trattenere i bin Laden nel paese e condurre così una reale indagine – il genere di indagine che la polizia fa quando cerca di arrestare un assassino. Di solito alla polizia piace parlare con i familiari del sospetto per conoscere quello che sanno, chi conoscono, come potrebbe aiutare a catturare il fuggitivo. In questo caso non fu seguita alcuna di queste procedure.

Questo è inverosimile. Abbiamo due dozzine di bin Laden sul suolo americano e tutto quello che Bush fa è uscirsene con una scusa che non regge quale quella di ritenersi preoccupato circa la "loro sicurezza". Non poteva darsi che almeno uno dei 24 avesse qualcosa da dire? O almeno uno di loro non poteva essere "convinto" a fornire il suo aiuto per rintracciare bin Laden?

No. Niente di tutto questo. Così mentre migliaia di persone si trovavano appiedate e non potevano volare, se tu avessi potuto provare che eri un parente stretto del più grande assassino nella storia americana, avresti ottenuto un viaggio aereo gratis intercontinentale!

Cominciai allora a domandarmi che cos'altro c'era che non ci avevano detto. Così iniziai a scrivere un elenco di tutte le questioni che non quadravano.

Allora, George W., che ne pensi di darmi una mano? Poiché la maggior parte delle mie domande riguardano la tua persona, tu sei la persona migliore per aiutare me – e la nazione – a spiegare quello che ho trovato.

La mia prima domanda è: E' vero che i bin Laden hanno fatto affari con te e la tua famiglia negli ultimi 25 anni? Nel 1977, quando tuo padre ti sistemò in una compagnia chiamata Arbusto, hai ricevuto finanziamenti da uno dei tuoi vecchi amici, James R. Bath. James era stato assunto da Salem bin Laden – fratello di Osama – per investire il denaro dei bin Laden in varie iniziative imprenditoriali nel Texas. Circa 50.000 dollari, cioè il 5% del controllo della Arbusto, viene dal sig. Bath.

Dopo aver lasciato il suo incarico, tuo padre è divenuto consulente per il Gruppo Carlyle. La famiglia bin Laden ha investito come minimo 2 milioni di dollari nel Gruppo Carlyle. Risulta inoltre che Frank Carlucci, segretario della difesa sotto Reagan e ora capo del Carlyle, siede nel consiglio direzionale di una think tank chiamata Middle East Policy Council insieme con un rappresentante della famiglia di bin Laden. Dopo l'11 settembre, il Washington Post e il Wall Street Journal sottolinearono questa strana coincidenza. La tua prima risposta, sig. Bush, è stata quella di ignorare tutto questo, sperando che fosse dimenticato. Tuo padre e i suoi amici al Carlyle non hanno rinunciato all'investimento di bin Laden. Il tuo esercito di sapientoni ha detto: non possiamo dipingere questi bin Laden con lo stesso pennello usato per Osama. Essi hanno ripudiato Osama! Non hanno niente a che fare con lui! Odiano e disprezzano quello che ha fatto! Questi sono i bin Laden buoni. E poi è uscito il video. Mostrava alcuni di questi buoni bin Laden – compresa la madre di Osama, una sorella e due fratelli – insieme ad Osama al matrimonio di un figlio appena otto mesi prima dell'11 settembre. The New Yorker riportò che non solo la famiglia non aveva tagliato i rapporti con Osama, ma aveva continuato a finanziarlo così come faceva da anni. Non era un segreto per la CIA che Osama potesse accedere alle fortune della sua famiglia (la sua parte è stimata in almeno 30 milioni di dollari) e che i bin Laden, così come altri sauditi, finanziavano adeguatamente sia Osama che Al Qaeda.

Sig. Bush, settimane dopo l'attentato sul WTC e sul Pentagono, tuo padre e i suoi amici rifiutarono di annullare il supporto finanziario fornito dall'impero bin Laden. Fu solo dopo due mesi, quando sempre più persone chiedevano una spiegazione per questa presenza dei bin Laden nella proprietà Bush, che tuo padre e il Gruppo Carlyle furono costretti a restituire i milioni ai bin Laden, chiedendo loro di lasciare la compagnia come investitori. Perché c'è voluto tanto tempo?

Per rendere le cose ancora peggiori, si venne a sapere che uno dei fratelli di bin Laden, Shafiq, si trovava la mattina dell'11 settembre a Washington ad una conferenza del Gruppo Carlyle. Il giorno prima, alla stessa conferenza, tuo padre e Shafiq erano stati visti discutere insieme a tutti gli altri cervelloni del Carlyle.

Sig. Bush, nel caso tu non capisca quanto bizzarro sia stato il silenzio dei media riguardo i rapporti tra la tua famiglia e i bin Laden, permettimi una analogia a come la stampa o il Congresso si sarebbero occupati di un fatto simile, se la stessa scarpa si fosse trovata ai piedi di Clinton. Se dopo l'attentato al Federal Building in Oklahoma, si fosse venuto a sapere che vi erano rapporti finanziari tra Bill Clinton e la famiglia di Timothy McVeigh, che cosa pensi avrebbero fatto il partito repubblicano e la stampa? Non pensi che avrebbero fatto almeno due domande, del tipo "Che significa questo?". Sii onesto, tu sai la risposta. Avrebbero scuoiato vivo Clinton e gettato quello che rimaneva della sua carcassa nel Gitmo.

Continuiamo con l'analogia Clinton, e immagina che nelle ore successive all'attentato di Oklahoma, Bill Clinton improvvisamente si fosse cominciato a preoccupare della incolumità della famiglia McVeigh a Buffalo – e avesse organizzato un viaggio per portare loro fuori dal paese. Che avresti detto, tu e i repubblicani?

Sig. Bush, i bin Laden non sono i soli sauditi con i quali tu e la tua famiglia avete strette relazioni personali. L'intera famiglia reale sembra essere debitrice nei tuoi confronti – o viceversa?

Il fornitore numero-uno di petrolio agli Stati Uniti è l'Arabia Saudita, che possiede le maggiori riserve petrolifere conosciute del pianeta. Quando Saddam Hussein invase il Kuwait nel 1990, i sauditi si sentirono minacciati e fu tuo padre, George Bush I, che venne a salvarli. I sauditi non lo hanno mai dimenticato, e, secondo l'articolo del marzo 2003 su The New Yorker, alcuni membri della famiglia reale considerano la tua famiglia come parte della loro.
Haifa, moglie del principe Bandar, ambasciatore saudita negli Stati Uniti, afferma che tua madre e tuo padre "sono come mia madre e mio padre. Io so che se ho bisogno di qualcosa posso andare da loro".

Come Robert Baer – membro della CIA dal 1976 al 1997 – ha rivelato nel suo libro, Sleeping With the Devil, tuo padre aveva un nome speciale per il principe saudita che chiamava "Bandar Bush." Il principe Bandar investe nel Gruppo Carlyle, ed è stato presente alla festa di compleanno di tua madre, quando ha compiuto 75 anni. Ha donato 1 milione di dollari al Museo e Biblioteca Presidenziali George Bush in Texas e ha disposto una donazione di oltre 1 milione di dollari per la campagna di alfabetizzazione di Barbara Bush. E' stata una relazione sicuramente fruttifera. Quando c'è stato tutto quello sgradevole stress intorno a quei coriandoli sospesi in aria sulle urne elettorali della Florida nel tardo autunno del 2000, il tuo intimo amico Bandar erà lì per la tua famiglia, offrendo il suo sostegno. Portò tuo padre a battute di caccia al fagiano in Inghilterra, per aiutare la sua mente a rimanere fuori da tutto quel caos, mentre l'avvocato della famiglia reale – il tuo avvocato, James Baker – andò in Florida a dirigere la battaglia elettorale. (Baker rappresenterà più tardi la famiglia reale nel procedimento intentato contro di lei dalle famiglie delle vittime dell'11 settembre). Siamo giusti, sig. Bush, non sono solo i suoi familiari a ricevere elargizioni saudite. Una grossa fetta dell'economia americana si poggia sul denaro saudita. Hanno trilioni di dollari investiti nel nostro mercato azionario e un altro trilione di dollari depositati nelle nostre banche.
Se un giorno decidessero di ritirare improvvisamente tutto quel denaro, le nostre corporazioni e istituti finanziari collasserebbero, causando una crisi economica mai vista. Aggiungiamo poi che quel milione e mezzo di barili di petrolio provenienti dall'Arabia e che rappresentano il nostro fabbisogno giornaliero potrebbero sparire con un semplice sghiribizzo saudita, e allora possiamo cominciare a capire come non solo tu ma tutti noi siamo dipendenti dalla Casa Saudita.

Probabilmente ecco perchè hai bloccato I tentativi di scavare più profondamente nella connessione tra Arabia Saudita e 11 settembre. I titoli lo gridavano il primo giorno e lo gridano nello stesso modo oggi, due anni dopo: terroristi attaccano gli Stati Uniti. Terroristi.
Io mi sono posto domande su questa parola per qualche tempo, così, George, ti chiedo: se 15 dei 19 dirottatori fossero stati nord-coreani e avessero ucciso 3.000 persone, i titoli del giorno dopo sarebbero stati: Corea del Nord attacca USA? Sicuramente sì. O se fossero stati 15 iraniani o 15 libici o 15 cubani, io credo che il pensiero convenzionale avrebbe detto: Iran (o Libia o Cuba) attacca l'America! Invece hai mai sentito da qualcuno dire o visto scrivere dopo l'11 settembre: "Arabia Saudita ha attaccato gli Stati Uniti?". Non lo hai sentito. E allora la domanda successiva è: Perché? Perché quando il Congresso ha rilasciato la sua indagine sull'11 settembre hai censurato 28 pagine che riguardavano il ruolo dei sauditi nell'attentato? Che cosa si nasconde dietro questo apparente rifiuto di guardare al solo paese che sembra avere fornito i "terroristi" che hanno ucciso nostri cittadini? Perché ti impegni tanto a proteggere i sauditi quando avresti dovuto proteggere noi?

Due notti dopo gli attacchi, secondo l'articolo scritto da Elsa Walsh su New Yorker, sei uscito sul balcone Truman della Casa Bianca a rilassarti e fumare un sigaro. Erano state 48 ore orribili e tu avevi bisogno di rilassarti. In quel momento privato, hai chiesto ad un amico di unirsi a te. Quando egli entrò alla Casa Bianca, vi abbracciaste, e poi gli hai chiesto di seguirlo sul balcone, dove gli offristi da bere. Entrambi accendeste i sigari, mentre guardavate fuori verso il monumento a Washington. Tu gli dicesti che se gli Stati Uniti non fossero riusciti a catturare qualche uomo di al Qaeda coinvolto negli attacchi per farlo cooperare alle indagini, "noi verremo a prenderli da te". Fu una offerta che egli apprezzò. Dopo tutto, era il tuo buon amico "Bandar Bush," principe dell'Arabia Saudita. Mentre il fumo delle ceneri ancora riempiva l'aria di Manhattan e Arlington, il fumo del sigaro del principe saudita si diffondeva nella mite aria notturna di Washington, con te, George W. Bush, dalla sua parte.

Excerpted from "Dude, Where's My Country?" by Michael Moore. (c) 2003 by Michael Moore. With permission of Warner Books Inc. All rights reserved.

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"Per favore, caro presidente mandi in Kuwait le sue figlie"
by (regista di "Bowling for Columbine" Sunday, May. 02, 2004 at 9:59 PM mail:

"Per favore, caro presidente mandi in Kuwait le sue figlie"
di Michael Moore (regista di "Bowling for Columbine") - 21 marzo 2003 - tratto da http://www.repubblica.it/

Caro Presidente Bush,
e così è venuto il giorno che lei chiama "il momento della verità". Sono lieto di sentire che questo giorno è finalmente arrivato. Perché, glielo devo proprio dire, essendo sopravvissuto per 440 giorni alle sue bugie, non ero sicuro di poterne sopportare ancora. Ho anch'io alcune piccole verità da condividere con lei:
1) Non c'è nessuno in America che sia felice di andare alla guerra. Esca dalla Casa Bianca e cerchi in qualsiasi strada d'America almeno cinque persone felici di andare ad uccidere gli iracheni. Non li troverà. Perché? Perché nessun iracheno è mai venuto qui a uccidere uno di noi.
2) La maggioranza degli americani ovvero quelli che non hanno mai votato per lei non ha perso la testa. Sappiamo bene cosa affligge le nostre vite quotidiane: due milioni e mezzo di posti di lavoro persi da quando lei si è insediato sulla poltrona presidenziale, la borsa diventata ormai un gioco crudele, la benzina a due dollari. Bombardare l'Iraq non risolve nessuna di queste questioni.
3) L'intero mondo è contro di lei, Signor Bush. E tra di loro metta anche i suoi compatrioti Americani.
4) Il Papa ha detto che questa guerra è sbagliata, che è un peccato. Il Papa! Quanto ci vorrà prima che lei realizzi che è solo in questa guerra? Naturalmente, non la combatterà personalmente. Lascerà che altri poveri disgraziati lo facciano al posto suo, proprio come lei fece ai tempi del Vietnam. Si ricorda, vero?
5) Dei 535 membri del Congresso, solo uno ha un figlio o una figlia nelle forze armate. Se vuole difendere l'America, per favore invii ora le sue due figlie in Kuwait. E lo stesso facciano tutti i membri del Congresso che abbiano figli in età da militare.
6) Certo, i francesi possono anche essere dannatamente noiosi. Ma non ci sarebbe stata l'America se non fosse stato per i francesi, per il loro aiuto nella guerra rivoluzionaria. La smetta di pisciare sui francesi e li ringrazi. Ma sorrida, questa guerra non durerà a lungo perché non saranno poi tanti gli iracheni pronti a sacrificarsi per Saddam. Si impegni nella vittoria, sarà un bel viatico per le prossime elezioni. Mantenga viva la speranza! Uccida gli iracheni che rubano il nostro petrolio!!!
Suo, Michael Moore

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"Gli affari di Bush e Osama"
by Il ciclone Michael Moore Sunday, May. 02, 2004 at 10:00 PM mail:

Il ciclone Michael Moore: "Gli affari di Bush e Osama"
di Silvia Bizio - 2 aprile 2003 - tratto da http://www.repubblica.it/

Il regista (premio oscar per "Bowling for Columbine") attacca il governo Usa
e parla del nuovo film sui rapporti tra la famiglia del presidente e il capo di Al Qaeda
"Bush sr. ha mantenuto i legami con i Bin Laden fino a due mesi dopo l'11 settembre"

LOS ANGELES - Provocatore, umorista, irriverente e irritante. Grillo parlante d'America, il documentarista Michael Moore, premio Oscar per Bowling for Columbine, il feroce j'accuse contro la cultura delle armi da fuoco negli States, è diventato un casus belli nazionale e una sorta di pifferaio magico della sinistra americana: è suo il "Vergogna, Mr. Bush!" ripetuto per tre volte nella notte degli Oscar. Moore è diventato una potenza multimediale: oltre ai documentari (citiamo anche Roger and me e Downsize this!), realizza serie televisive d'impegno politico (Tv Nation), è autore del best-seller Stupid white men (in sostanza una requisitoria contro Bush e la sua "junta" che ha rubato le elezioni - il libro sta per uscire anche in Italia), è uno speaker di grande carisma tra i più richiesti e pagati dopo Bill Clinton. Bowling for Columbine, costato 3 milioni di dollari, è il documentario di maggior successo della storia, con incassi di 20 milioni solo in America e oltre 40 in tutto il mondo.

Un successo che Moore spera di ripetere con il suo prossimo documentario, provvisoriamente intitolato Fahrenheit 9/11, una disamina dei legami tra la famiglia Bush e i Bin Laden, prodotto e finanziato dalla casa di produzione di Mel Gibson, la Icon Films. Il documentario, che già fa tremare i palazzi del potere, verrà realizzato in tempo per debuttare a Cannes nel 2004, e uscirà nei cinema americani in tempo per le elezioni presidenziali di quell'autunno. "C'è chi programma le sue uscite pensando agli Oscar", dice Moore, 49 enne del Michigan, "Io invece programmo i miei film per le elezioni".

Ha già cominciato Fahrenheit 9/11?
"Ci sto lavorando da un anno e ho già materiali scottanti. Racconto quel che è successo nel nostro paese dall'11 settembre 2001, e come l'amministrazione Bush abbia piegato questo tragico evento ai propri scopi. Il film affronta i legami fra due generazioni di Bush e il clan di Osama Bin Laden, risalendo ai primi rapporti di affari fra Bush senior e il padre di Osama, un magnate delle costruzioni saudita. Quando morì lasciò al figlio circa 300 milioni di dollari che questi ha usato per finanziare la violenza globale".

Da amici a nemici?
"Più o meno. Cercherò di spiegare cosa ha portato George W. Bush e Osama Bin Laden a diventare nemici mortali e risalirò alle ragioni che hanno fatto degli Stati Uniti un bersaglio del terrorismo e dell'odio in mezzo mondo".

Cosa ha scoperto?
"Bush padre ha mantenuto i suoi legami con la famiglia Bin Laden fino a due mesi dopo l'11 settembre, e i Bin Laden hanno investito parecchio nel gruppo Carlyle, che ha le mani in varie torte ed è l'11mo appaltatore della difesa militare. Il film pone una serie di questioni per le quali non ho ancora risposte, ma ci sto lavorando".

Non teme di essere messo definitivamente alla berlina? "Niente affatto, io non lavoro a Hollywood. Sono finanziato da canadesi e ora da altre persone come Gibson - che non vivono qui e le cui compagnie di produzione sono fuori della cerchia. Il mio libro è primo in classifica, insomma, mi sento di poter fare quello che voglio, esercitando quel nostro bellissimo diritto che è la libertà di parola".

Stupid white men ha venduto milioni di copie...
"Il mio libro attacca Bush proprio nel momento in cui, a quanto pare, gode di enorme popolarità. Ma la verità è che la maggioranza del paese non ha votato per lui; la maggior parte dell'America è sensibile alle questioni ambientali, al contrario di Bush; approva l'aborto, al contrario di Bush; vuole legittimi legami internazionali, al contrario di Bush. La maggioranza non vuole la guerra, non vuole vedere i suoi ragazzi morire. Sarebbe irresponsabile da parte mia non dire quello che penso. Allo stesso tempo però amo il cinema, mi piace andare a vedere un bel film, e voglio che il pubblico esca da un mio film eccitato per quello che ha visto, cosa sempre più rara di questi tempi".

Durante il suo discorso agli Oscar fischi e "buu" si sono mescolati agli applausi...?
"Ho visto la sala alzarsi in pedi ad applaudire. Poi dalla galleria sono partiti i 'buu', e quelli che prima applaudivano hanno cominciato a fare 'buu' a quelli che facevano 'buu'. Una scena surreale. Poi l'orchestra ha iniziato a suonare e me ne sono dovuto andare via. Ma ricordo anche di aver udito le maestranze dietro le quinte dire 'No, no!', quando ho attaccato a parlare. Del resto, mica mi sarei messo a ringraziare agenti, avvocati, agenti degli avvocati e avvocati degli agenti. E poi siamo ancora tutti pieni di rabbia per quello che è successo l'11 settembre e abbiamo il diritto di cercare vendetta nei confronti dei 'cattivi'. Ma non di un cattivo qualsiasi"

Si spieghi.
"La paura che Saddam uccida lei e me questa notte è insensata. E tuttavia, proprio la paura instillata dai nostri governanti è un'arma potentissima di consenso. Paura di tutto... vota per me che ci penso io. La verità è che l'Iraq vanta la seconda riserva di petrolio più grande del mondo: per questo siamo lì. Perché non dirlo chiaramente? Bush l'aveva quasi fatto un paio di settimane fa, quando ha detto: 'Non bruciate quei pozzi...', pensavo stesse per aggiungere, 'perché è il nostro petrolio!', ma non l'ha fatto. Sarebbe stata una splendida gaffe. Avrebbe detto la verità per una volta".


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Saddam, il nostro Mostro (Golem0Frankenstein o qualcosa di rassomigliante !!!!!!!!!!!!!!!)
by da «Il Manifesto» 16 dicembre 2003 Sunday, May. 02, 2004 at 10:02 PM mail:

Saddam, il nostro Golem
Di Michael Moore*, da «Il Manifesto» 16 dicembre 2003

Grazie al cielo, Saddam è di nuovo in mani americane. Sicuramente gli siamo mancati. Insomma, aveva proprio un brutto aspetto! Ma almeno ha avuto una visita dentistica gratuita. Una cosa che molti americani non riescono proprio a ottenere.
All’America è sempre piaciuto Saddam. Abbiamo amato Saddam. L’abbiamo trovato. L’abbiamo armato. L’abbiamo aiutato a gasare le truppe iraniane. Ma poi ha fatto un casino. Ha invaso l’emirato dittatoriale del Kuwait e, nel farlo, ha fatto la peggiore cosa immaginabile: ha minacciato un nostro amico ancora migliore – il regno dittatoriale saudita, e le sue vaste risorse petrolifere. I Bush e la famiglia reale saudita sono stati e sono soci in affari e Saddam ha commesso un errore regale nell’approssimarsi troppo al loro ricco territorio. Da quel momento, la stella di Saddam ha cominciato a declinare.
Ma non è sempre stato così. Saddam è stato un nostro buon amico e alleato. Abbiamo appoggiato il suo regime. Non è la prima volta che aiutavamo un assassino. Ci piace giocare al dottor Frankenstein. Abbiamo creato molti mostri – lo scià in Iran, Somoza in Nicaragua, Pinochet in Cile – per poi esprimere ignoranza o sconcerto ogni qualvolta questi ultimi si facevano prendere da raptus omicidi e massacravano popolazioni intere. Ci piaceva Saddam perché voleva combattere gli ayatollah. Per questo gli abbiamo dato miliardi di dollari per comprare armi. Armi di distruzione di massa. E’ vero, le aveva. E noi lo sapevamo: gliele abbiamo date noi.

Abbiamo autorizzato e incoraggiato le imprese americane a fare affari con Saddam negli anni ’80: è cos’ che ha potuto ottenere agenti chimici per usarli nelle sue armi di distruzione di massa. Quella che segue è una lista di alcune delle cose che gli abbiamo mandato (secondo un rapporto del Senato Usa del 1994): Bacillus Anthacis, causa di antrace; Histoplasma Capsulatam, causa di infezioni ai polmoni, al cervello, alla spina dorsale e al cuore; Brucella Melitensis, un batterio che può danneggiare gli organi principali; Clostridium Perfringens, batterio altamente tossico che può causare malattie sistemiche; Clostridium tetani, sostanza altamente tossica.

E questa è una lista di alcune delle aziende americane che hanno sostenuto Saddam facendo affari con lui: AT&T, Bechtel, Caterpillar, Dow Chemical, Dupont, Kodak, Hewlett-Packard e Ibm.
Eravamo in così buoni rapporti con il buon vecchio Saddam che abbiamo deciso di dargli delle immagini satellitari per individuare le postazioni delle truppe iraniane. Sapevamo come avrebbe usato quelle immagini e sicuramente, appena gli abbiamo mandato le foto, ha gasato qui soldati. E noi siamo restati in silenzio. Perché era il nostro amico, e gli iraniani erano il «nemico». Un anno dopo, abbiamo ristabilito con lui piene relazioni diplomatiche.
Subito dopo, ha gasato il suo stesso popolo, i kurdi. Potreste pensare che un tale atto ci avrebbe spinto ad allontanarci da lui. Il Congresso ha cercato di imporre sanzioni economiche contro Saddam, ma l’amministrazione Reagan ha rapidamente respinto quest’ipotesi: niente e nessuno doveva deragliare il treno del buon vecchio Saddam. Abbiamo avuto una relazione quasi amorosa con questo Golem che in parte abbiamo creato.

E, come il mitico Golem, Saddam alla fine si è ribellato al suo creatore. A quel punto Saddam andava catturato. Ma ora che è stato riportato indietro dalle sue lande desolate, forse avrà qualcosa da dire sul suo creatore. Forse verremo a sapere qualcosa di interessante. Forse Donald Rumsfeld potrebbe sorridere e stringere ancora la mano di Saddam, come fece nel 1983 quando andò a Baghdad a trovarlo.
Ma forse non ci troveremmo nella situazione in cui siamo se Rumsfeld, Bush padre e compagnia bella non fossero stati così ansiosi di tornare agli anni ’80 e regolare i conti con il loro mostro nel deserto.
Nel frattempo, qualcuno sa dov’è quel tipo che ha ucciso 3000 persone l’11 settembre? L’altro nostro Golem? Forse è anche lui in una buca per topi. Troppo piccoli mostri, troppo poco tempo prima delle elezioni.

Non demordete, candidati democratici. Questi bastardi ci hanno portato in guerra raccontandoci menzogne; le stragi continueranno; il mondo arabo ci odia ferocemente e sicuramente nei prossimi anni pagheremo tutto questo di tasca nostra. Nulla di quanto accaduto domenica (o nei nove mesi scorsi) ci ha resi minimamente più sicuri nel mondo del dopo l’11 settembre. Saddam non è mai stato una minaccia per la nostra sicurezza nazionale. Il nostro desiderio di giocare al dottor Frankenstein ci condanna tutti.

* Michael Moore, regista e scrittore.
Ha girato numerosi documentari, tra cui: «Roger and me», sulla General Motors; «Bowling a Columbine», sulle armi in America (premiato con l'Oscar nel 2003); prossimo film: «Fahrenheit 9/11», sulla tragedia dell'11 settembre 2001.

Autore dei libri: «White stupid men», «Dude, Where's my country?»

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Sostenitori di Dean, non mollate...
by Il vostro Michael Moore. Sunday, May. 02, 2004 at 10:05 PM mail:

ZAPATEROS DI TUTTO IL MONDO : UNITEVI !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Sostenitori di Dean, non mollate...
di Michael Moore – 20 gennaio 2004
Traduzione italiana a cura di Valerio Santoro valerio@end-war.com

Questa mattina ho sollevato il giornale e che ho letto questa citazione di una giovane donna che aveva lavorato come volontaria per Howard Dean nello Iowa:
"Tutte le telefonate che abbiamo fatto, avevamo gente che diceva, 'Sono un sostenitore di Dean, sono un sostenitore di Dean'" ha detto Kelly Chambers, capitano del Dott. Dean nel recinto n. 83. "Ma quando è arrivata la notte del comizio elettorale, abbiamo avuto soltanto 11 persone presentatesi per Dean. Mi sembra proprio come se tutto il mio duro lavoro non sia servito a niente."
Sono stato schiacciato quando ho letto questo. La sua disperazione, il suo senso di "a cosa serve?" era come sono sicuro che molti sostenitori di Dean si stanno sentendo oggi. Posso vedere, giusto navigando in rete, la sensazione debilitante che l'eclatante sconfitta nello Iowa ho avuto su così tanta gente che aveva riposto così tanto la speranza nell'uomo che ha creato una rivoluzione della gente comune ed era inesorabile nei suoi attacchi a Bush ed alla guerra. Se avere il la maggior parte dei volontari, la maggior parte dei soldi (tutti i piccoli contributi dai cittadini comuni) ed il messaggio più forte non possono vincere un'elezioni, dicono coloro che seguono Dean, allora possiamo pure mollare.
Come uno che non sostiene Dean, vorrei dirvi questo: NON MOLLATE. Avete fatto qualcosa d'incredibile. Avete ispirato un'intera nazione a levarsi in piedi contro George W. Bush. Il vostro impatto su queste elezioni sarà sentito per anni a venire. Ogni briciola di energia che avete messo nella candidatura del Dott. Dean ne valeva - e ne vale - la pena. Ha preso di petto Bush quando altri non l'avrebbero fatto. Ha messo l'America corporativa sull'avviso che sta loro alle costole. Ed ha gridato ai democratici ciò che veramente sono: un branco di smidollati, insulsi conciliatori che hanno svenduto verso l'esterno i lavoratori d'America. Tutti in ogni campagna elettorale devono a voi ed al vostro candidato un debito enorme di ringraziamenti.

Benché io stia sostenendo Clark perché personalmente preferisco il suo modo e le sue opinioni su tutto dall'imprigionare chi inquina a tassare i ricchi (senza accennare il suo eleggibilità), ciò che di peggiore che potrebbe ora accadere alla rivoluzione di Dean è terminare. Se avete sostenuto o lavorato per Dean, dovete capire ciò di notevole che avete fatto e che avete compiuto:

1. Il 55% di coloro che ha votato nello Iowa lunedì ha detto che questa è stata la PRIMA VOLTA che ha votato in un comizio elettorale!!! Quella è una statistica SBALORDITIVA. Anche se la vasta maggioranza ha finito per andare con Kerry ed Edwards, io sono convinto che l'elettorato in quello stato è stato corroborato dalla campagna del Dean -- il cui intero messaggio era che voi POTETE fare la differenza. Il solo fatto che avete gente che pensa in questo modo è un dono che avete fatto all'America, una nazione in cui la maggior parte, nel passato, ha mollato ed ha rifiutato di votare. Credo che voi ed Howard Dean vi verrà dato il merito per aver svegliato un pubblico votante vicino allo zero. Grazie, grazie, grazie!

2. Con l'aggiunta di coloro che hanno votato per la prima volta, l'affluenza generale nello Iowa è stata DOPPIA rispetto a quattro anni fa. DOPPIA! Raddoppiare il numero di democratici che si sono presentati in Iowa questa settimana significa che molti indipendenti, verdi ed ex repubblicani ne hanno viste abbastanza del casino generato da George W. Bush. Ed era Dean nello Iowa che, fino a che l'attacco mediatico contro di lui non fosse cominciato, ha messo a fuoco la sua intera campagna sull'istruzione degli elettori su che cosa la presidenza del Bush ha veramente fatto in America. La ragione numero uno che la gente ha dato la notte scorsa per venire fuori con temperature sotto zero nello Iowa, davanti alla guerra e l'economia e la sanità, era "Bush deve andar via." Ciò può significare soltanto che buone cose per l'affluenza verranno il novembre prossimo.

3. Il numero di giovani -- il gruppo d'età storicamente con la percentuale più bassa di elettori - è anche raddoppiato la notte di lunedì. Di nuovo, dovete dare il merito ai Deaniaci per questo. Migliaia di giovani nel paese si sono riversati in Iowa per bussare alle porte e per comunicare politica. Anche se Kerry ed Edwards abbiano ottenuto il voto della gioventù, credo che sia stata la gioventù di Dean che lo ha reso a posto per essere politico ancora, e l'effetto del loro entusiasmo è stato contagioso.

4. Il 75% di quelli che votano nello Iowa ha detto che sono "contro la guerra." E chi dobbiamo ringraziare per questo? Howard Dean e Dennis Kucinich. Hanno messo la guerra e la relativi illegalità ed immoralità nel programma dello Iowa nelle elezioni di quest'anno. Hanno spinto Kerry ed gli altri a prendere forte posizione contro la guerra (anche se Kerry ed altri inizialmente avevano votato per la guerra). Alcuni hanno cambiato le loro posizioni, che abbiamo accolto favorevolmente (Edwards e Kerry hanno votato contro lo stanziamento di 87 miliardi di dollari che Bush ha ottenuto per continuare la guerra). Anche se Kerry ha ottenuto un maggior numero di voti di contrari alla guerra, mentre Dean ed Edwards si sono spartiti il resto, Dean è stato l'uomo che li ha convertiti. Coloro che hanno rumoreggiato per le vie e le dello Iowa fattorie predicando pace meritano il nostro ringraziamento.

Naturalmente, il problema qui, come ho precisato con tutto il dovuto rispetto nella mia ultima lettera [14 gennaio 2004, n.d.t.], è che per qualsiasi ragione, Dean stesso non darà all'America media il livello di comodità di cui hanno bisogno nella scelta di chi desiderano nell'ufficio ovale. Dean, buon e giusto com'è, non è proprio l'uomo, ad un livello personale, per compiere il Lavoro Numero Uno: la Rimozione di Bush. Quello È GIUSTO. A Mosè non è stato permesso entrare nella terra promessa. Ma era ancora Mosè.
Così, ora abbiamo in cima due candidati democratici che hanno votato per la guerra. Abbiamo due al fondo che sono contro la guerra -- Kucinich, che ha ottenuto l'1% del voto in Iowa ed Al Sharpton che ha ottenuto lo 0%. E quindi abbiamo Howard Dean che, dopo un anno di campagna elettorale in ogni contea dello Iowa (dove è sembrato che praticamente tutti lo abbiano incontrato almeno una volta), potrebbe raschiare soltanto in totale il 18% dei delegati.
Ed allora c'è Wesley Clark, che è sostenuto da George McGovern, il candidato presidenziale contrario alla guerra del Vietnam e la coscienza di una generazione. Ha detto che Clark è l'un candidato il cui programma concluderà la guerra e porterà le truppe a casa. Clark può essere, ora, l'opportunità migliore di voto contro la guerra. Io credo che lo sia.
Ma nel frattempo, tanto di cappello ai Deaniaci ovunque. Hanno regolato il tono e la battuta e hanno fatto fare un salto al movimento per salvare il nostro paese. Cari buoni amici nel campo di Dean, per favore non mollate. Ora abbiamo bisogno di voi e ne avremo bisogno in novembre. E, al capitano Kelly Chambers del recinto 83, tutto il vostro duro lavoro NON è stato inutile. Non possiamo vincere senza voi.
Ad un anno da oggi, alle 12:01 di notte, Bush lascerà l'ufficio. Ma soltanto se rivoluzione che avete acceso continuerà oltre questa settimana.

Il vostro,
Michael Moore

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Un intronato alla Casa Bianca
by di Michael Moore 14 aprile 2004 Sunday, May. 02, 2004 at 10:08 PM mail:

Amici,
io non ho mai visto finora una testa su un asino presidenziale (scusate il mio Falluja) come quello che ho visto la notte scorsa alla "conferenza informativa" data da George W. Bush. Lui ancora sta parlando di trovare "armi della distruzione di massa" - questa volta nell' "allevamento di tacchini" di Saddam. Davvero, tacchini. Chiaramente la Casa Bianca crede ci siano abbastanza idioti nei 17 stati indecisi che se la berranno. Io penso che avranno un brusco risveglio.
Io sono sotterrato da settimane nella stanza di montaggio a finire il mio film ("Fahrenheit 911"). Ecco perché non mi avete sentito ultimamente. Ma dopo l'imitazione di Lyndon Johnson dalla Stanza Est dell'ultima notte - promettendo essenzialmente di spedire altri soldati nel pantano iracheno - dovevo scrivere a voi tutti un appunto.
Primo, possiamo fermare il linguaggio orwelliano ed iniziare ad usare i nomi corretti per le cose? Quelli non sono "imprenditori" in Iraq. Non vanno lì a riparare un tetto o versare calcestruzzo in un passo carraio. Sono MERCENARI E SOLDATI DI VENTURA. Sono lì per i soldi, ed i soldi sono ottimi se si vive abbastanza a lungo per spenderli.
Halliburton non è una "società" che fa affari in Iraq. Sono profittatori di guerra che stanno sfilando milioni dalle tasche dell'americano medio. Nelle guerre passate sarebbero stati arrestati - o peggio

Gli iracheni che si sono ribellati all'occupazione non sono «rivoltosi» o «terroristi» o «il nemico». Sono la rivoluzione, come i minutemen americani, e il loro numero è destinato a crescere - e vinceranno. Ha afferrato il concetto, signor Bush? Ha fatto chiudere un maledetto settimanale, lei grande dispensatore di libertà e democrazia, e allora si è scatenato l'inferno. Il giornale aveva 10.000 lettori in tutto! Perché fa quel sorrisetto da furbo?
Un anno dopo aver pulito la faccia della statua di Saddam con la bandiera americana prima di tirarla giù, siamo in una situazione tale che è troppo pericoloso per un operatore dell'informazione tornare oggi da solo in quella piazza e fare un servizio sulla magnifica celebrazione del primo anniversario. Naturalmente, non ci sono celebrazioni, e quei coraggiosi giornalisti embedded con i loro capelli cotonati non possono neppure uscire dal recinto di sicurezza del forte nel centro di Bagdad. In realtà loro non vedono mai quello che sta accadendo in Iraq (la maggior parte delle immagini che vediamo in televisione sono riprese dai media arabi o europei). Quando guardate un servizio «dall'Iraq», quello che vedete è un comunicato stampa fornito dalle forze d'occupazione Usa e rivenduto a voi come notizia.
Al momento ci sono in Iraq due miei cineoperatori/fotoreporter che lavorano per il mio film (all'insaputa del nostro esercito). Parlano con i soldati e stanno raccogliendo i veri sentimenti e le opinioni su ciò che sta veramente succedendo. Ogni settimana mi spediscono a casa il metraggio via Federal Express. Avete capito bene, Fed Ex, e chi ha detto che non abbiamo portato la libertà in Iraq? La storia più buffa che i miei collaboratori mi hanno raccontato è il fatto che quando scendono dal volo a Baghdad non devono far vedere il passaporto o passare il controllo immigrazione. Perché no? Perché loro non hanno viaggiato da un paese straniero a un altro - loro stanno arrivando dall'America in America, un posto che ci appartiene, un nuovo territorio americano chiamato Iraq.

Si parla tanto fra gli oppositori di Bush del fatto che dovremmo consegnare questa guerra nelle mani delle Nazioni unite. Perché gli altri paesi del mondo, paesi che hanno tentato di dissuaderci da questa follia, dovrebbero ora rimettere ordine nel nostro caos? Mi oppongo a che l'Onu, o chiunque altro, rischi la vita dei propri cittadini per tirarci fuori dalla nostra debacle. Mi dispiace, ma la maggioranza degli americani ha appoggiato questa guerra, una volta iniziata, e, per quanto triste, quella maggioranza deve ora sacrificare i propri figli finché sarà versato abbastanza sangue da far sì che forse - proprio forse - Dio e il popolo iracheno possano infine perdonarci. Fino a quel momento, godetevi la «pacificazione» di Falluja, il «contenimento» di Sadr City e la prossima Offensiva del Tet - oops, volevo dire, «l'attacco terrorista da parte di un gruppuscolo di fedeli baathisti» (adoro scrivere queste parole, «fedeli Baahtisti» fa tanto Peter Jennings) - seguite da una conferenza stampa in cui ci si dirà che dobbiamo «mantenere la rotta» perché stiamo «conquistando i cuori e le menti della gente».
Presto scriverò ancora. Non disperate. Ricordatevi che il popolo americano non è poi così stupido. Certo, possiamo farci spaventare tanto da farci portare in guerra, ma prima o poi ci riprendiamo sempre - ciò per cui questo non è come il Vietnam è il fatto che non ci sono voluti quattro lunghi anni per capire che ci avevano mentito.

Vostro,
Michael Moore
http://www.michaelmoore.com

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Voterò per Wesley Clark. Addio signor Bush
by traduzione italiana a cura di Valerio Santoro Sunday, May. 02, 2004 at 10:10 PM mail: valerio@end-war.com

Molti di voi mi hanno scritto il mese scorso chiedendomi “Per chi voterai quest’anno?”
Ho deciso di gettare il mio voto alle primarie per Wesley Clark. Giusto, un pacifista voterà un generale. Che paese!
Io credo che Wesley Clark porrà termine a questa guerra. Farà in modo che i ricchi paghino la giusta quantità di tasse. Prenderà le difese dei diritti delle donne, degli africani americani, e della classe lavoratrice di questo paese.
E scremerà Bush.
Ho incontrato Wesley Clark e gli ho parlato in un numero di occasioni, per determinarne l’opinione sugli argomenti ma, più importante, ricevendone un senso di umanità. E devo dirvi di averlo trovato il vero affare, qualcuno che sono convinto piacerà a tutti voi, sia come persona sia come guida di questo paese. È un onesto, decente, onorevole uomo che sarebbe una ventata d’aria fresca alla Casa Bianca. Chiaramente non è un politico professionista. Chiaramente non viene da Park Avenue. E chiaramente è la migliore speranza che abbiamo di sconfiggere George W. Bush.
Questo non vuol dire che altri candidati non saranno in grado di battere Bush, e lavorerò con entusiasmo per qualunque degli otto candidati che non siano Lieberman che potrebbe ottenere la candidatura. Ma devo dirvelo, dopo aver concluso il mio giro per 43 città di questo paese, sono giunto alla conclusione che Clark ha più possibilità di battere Bush. Ispirerà gli indipendenti e gli indecisi a seguire la nostra strada. Lo zoccolo duro (come noi) ha già raccolto le proprie idee. È stare a guardare che deciderà quest’elezione.
La decisione in novembre scenderà su 15 stati e appena pochi punti percentuali. Così, dovevo chiedere a me stesso – e voglio che chiediate onestamente a voi stessi – chi ha le MAGGIORI opportunità di vincere in Florida, Virginia Occidentale, Arizona, Nevada, Missouri, Ohio? Perché solo QUELLO importerà alla fine. Conoscete la risposta – e non è me o voi o il nostro buon dottore in rete.

Qui non si tratta di votare per chi è più contro la guerra o chi era contro la guerra prima o chi gli organi d’informazione hanno già consacrato. Si tratta di sostenere un candidato che condivida i nostri valori E li comunichi all’America media. Sono convinto che il colpo più sicuro per rimuovere Bush sia con un generale-a-quattro-stelle-primo-della-classe-al-corso-a-West-Point-Medaglia-della-Libertà-che-vinca-i-possessori-di-fucili-del-sud – che capita, per caso, tra l’altro ad essere favorevole alla scelta, all’ambiente e contro la guerra. Non avete tra le mani un regalino così molto spesso. Spero che il liberale/radicale sia abbastanza saggio da accettarlo. È duro, quando si è così abituati a perdere, pensare che questa volta si possa davvero vincere. Clark rappresenta la scelta migliore – forse l’unica scelta – per vincere in quegli stati del sud e del midwest dove si DEVE vincere per compiere la Rimozione di Bush. E se ciò che ho appena detto è vero, non abbiamo scelta tranne che seguire l’unico che può realizzarlo.
Ci sono tempi per votare per rilasciare una dichiarazione, ci sono tempi per votare per il diseredato e ci sono tempi per votare per salvare il paese dalla catastrofe. Questa volta possiamo e dobbiamo fare tutti e tre . Ancora credo che ciascuno di noi debba votare secondo il suo cuore e la sua coscienza. Se falliamo nel farlo, continueremo a rimanere appiccicati a politici senza spina dorsale che non corrispondono a niente ed a nessuno (tranne coloro che gli scrivono i conti più grandi).
Il mio voto per Clark è di coscienza. Lo sento così forte che mi dedicherò devotamente le prossime poche settimane della mia vita a fare tutto ciò che posso per aiutare Wesley Clark a vincere. E amerei che mi aiutaste in questa missione.
Qui ci sono giusto un po’ di ragioni perché provo questo per Wes Clark:

1. Clark si è impegnato ad assicurare che ogni famiglia di quattro persone che guadagni meno di $ 50.000 all'anno non paghi NESSUNA imposta federale sul reddito. Nessuna. Chiuso. Questo è l’esempio d'assistenza più incredibile alla classe lavoratrice ed ai lavoratori poveri offerto da un candidato alla presidenza di un partito importante nel corso della mia vita. Colmerà la differenza colpendo con forza i ricchi con un aumento di imposta del 5% su qualsiasi cosa facciano sopra il milione di bigliettoni. Si assicurerà che tutte le corporazioni paghino TUTTE le tasse che dovrebbero pagare. Clark ha cannoneggiato un fianco all’avidità. Quando il New York Times l'ultima settimana ha scritto che Wes Clark si era “posizionato un po'a a sinistra di Dean", questo è ciò che volevano dire e di sicuro mi pare buono e giusto.

2. È al 100% contrario alla coscrizione. Se avete 18-25 anni e state leggendo questo proprio ora, ho novità per voi -- se Bush vince, riporterà la coscrizione. Sarà costretto. Perché, grazie alla sua stupida guerra , il reclutamento sta arrivando al livello più basso di tutti i tempi. E molti dei soldati incollati là NON si riarruoleranno. L'unico modo col quale Bush potrà colmare i ranghi sarà coscrivere voi ed i vostri amici. Genitori, non fate l’errore -- il secondo mandato di Bush vedrà i vostri figli allontanati da voi e mandati a combattere guerre per i ricchi petrolieri. Soltanto un ex-generale che sa di prima mano cosa sia la coscrizione è un’uscita di emergenza per la distruzione di un esercito che potrà evitare l'inevitabile.

3. È contro la guerra. Avete sentito i suoi ultimi attacchi a Bush sulla guerra in Iraq? Sono fenomenali e brillanti. Desidero vederlo sul palco in un dibattito con Bush -- il Generale contro il Disertore! Il Generale Clark mi ha detto che è la gente come lui che è davvero contro la guerra perché è la gente come lui che deve morire se c’è una guerra. "La guerra deve essere la soluzione estrema," mi ha detto. "Una volta che avete visto dei giovani morire, non desidererete mai vederlo ancora e vorrete evitarglielo comunque ed ovunque possibile." Gli credo. Ed anche i miei parenti veterani dell’Esercito lo credono. È dei loro voti che abbiamo bisogno.

4. Percorre la sua strada. Sugli argomenti come il razzismo, lui non vocifera appena le banalità liberali -- lui fa qualcosa al riguardo. Di sua propria volontà, si è unito ed ha archiviato una pronuncia della Corte Suprema a sostegno del caso dell'università del Michigan in favore per azione affermativa. Ha parlato della sua propria insistenza sull’azione affermativa nell'esercito e come dando una mano a coloro che erano tradizionalmente chiusi fuori ha reso la nostra società un posto migliore. Non ha dovuto rimanere implicato in quella lotta. È un ragazzo bianco di mezza età -- l'azione affermativa personalmente non gli dà nessun di bene. Ma quello non è il modo in cui pensa. È cresciuto a Little Rock, uno dei luoghi di nascita del movimento dei diritti civili e sa che gli Africani Americani occupano ancora i gradini più bassi della scala in un paese in cui si suppone che tutti abbiano "una possibilità." Ecco perchè è stato appoggiato da uno dei membri fondatori del Congressional Black Caucus (Comizio elettorale Nero per il Congresso), Charlie Ranger, e dall'ex sindaco di Atlanta e assistente di Martin Luther King Jr., Andrew Young.

5. Per quanto riguarda il controllo delle armi da fuoco, questi cacciatore e proprietario di fucile chiuderà la scappatoia delle esposizioni d’armi (che avrebbe contribuito ad impedire il massacro a Columbine) e trasformerà in legge una decreto per creare uno schedario federale di impronte digitali di balistica per ogni fucile in America (il cecchino di Washington, che ha comprato il fucile a proprio nome, sarebbe stato identificato dopo il PRIMO giorno della sua orgia di sangue). Non ha paura, come molti altri democratici, del National Rifle Association (la lobby dei produttori e distributori di armi da fuoco). Il suo messaggio a loro: "Vi sparare con armi d’assalto? Ho un posto per voi. Non è nelle case e per le vie dell'America. Si chiama esercito, e potete entrarvi in qualunque momento!"

6. Sventrerà e revisionerà il Patriot Act e ristabilirà i nostri diritti costituzionali alla riservatezza ed alla libertà d’espressione. Richiederà leggi ambientali più forti. Insisterà che gli accordi commerciali non costano agli Americani i loro posti di lavoro e non sfruttano gli operai o l'ambiente dei paesi del terzo mondo. Espanderà il Family Leave Act (la legge per i permessi parentali). Garantirà il prescuola universale per tutta l'America. Oppone a tutte le discriminazioni contro gay e lesbiche (e si oppone all’emendamento costituzionale per rendere illegale il matrimonio gay). Ecco tutte le ragioni per cui il Time questa settimana si è riferito a Clark come "Dean 2.0" -- un miglioramento dell'originale (1.0, Dean stesso), una versione migliore di qualcosa già buono: più forte, più veloce e più facile per la massa da capire ed usare.

7. Taglierà il bilancio del Pentagono, usando i soldi così risparmiati per l’educazione e la sanità e ANCORA ci renderà più sicuri di quanto siamo ora. Soltanto l'ex comandante della NATO potrebbe uscirsene con una tale dichiarazione. Dean dice che non taglierà un centesimo di dollaro al pentagono. Clark sa dove sono lo spreco e gli sperperi e sa che idee folli come lo Scudo Stellare devono essere mandate a monte. Il suo programma per la sanità coprirà almeno 30 milioni di persone che ora non sono coperte affatto, compreso 13 milioni di bambini. È un generale che dirà a quegli elettori indecisi, "Noi possiamo prendere questo spreco del Pentagono e farne buon uso riparare quella scuola nel vostro vicinato." Amici miei, quelle parole, che giungono dalla bocca del generale Clark, stanno facendo il giro del paese.

Ora, prima che quelli di voi che sono sostenitori di Kucinich o di Dean inizino a intasarmi la casella con messaggi che smontano Clark con un po’ di quella roba che ho visto galleggiare in rete ("Mike! Ha votato per Reagan! Ha bombardato il Kosovo!"), lasciatemi rispondere precisando che Dennis Kucinich ha rifiutato di votare contro la risoluzione di guerra al Congresso il 21 marzo (due giorni dopo l’inizio della guerra) che ha indicato "il sostegno inequivocabile" per Bush e la guerra (soltanto 11 democratici hanno votato contro questa -- Dennis si è astenuto). Oppure, ho bisogno di citare il Dott. Dean che, il mese dopo che Bush "aveva vinto" le elezioni, aveva detto di non essere preoccupato per Bush perché Bush "nella sua anima, è un moderato"? Qual è il punto di questa ridicola caccia alle streghe? Applaudo Dennis per tutti le sue altre prese di posizione contro la guerra e sono sicuro che Howard non crede più che non abbiamo niente da temere da Bush. Sono brava gente.
Perché consumare l'energia sul passato quando abbiamo un così grave di pericolo di fronte a noi nel presente e nell'immediato futuro? Non mi sento male né mi frega che Clark -- o chiunque – abbia votato per Reagan 20 anni fa. Affrontiamolo, la vasta maggioranza degli Americani ha votato per Reagan -- e desidero che ogni singolo fra loro sia il BENVENUTO nella nostra tenda questo anno. Il messaggio a questi elettori -- e molti di loro provengono dalla classe lavoratrice -- non dovrebbe essere, "Hai votato per Reagan? Bene, all’inferno!" Ogni volta che attaccate Clark per quello, quello è il messaggio che state trasmettendo a tutta la gente che contemporaneamente ha gradito Reagan. Se ora hanno cambiato idea (come Kucinich ha appena fatto andando dalla scelta “contro” alla scelta “a favore” e Dean ha fatto dal desiderio di tagliare il programma di assistenza sanitaria pubblica a non desiderare ora tagliarlo più) -- e se Clark è diventato una democratico liberale, non è qualcosa per cui brindare?

Infatti, avendo fatto quel viaggio e quella metamorfosi politici, non è il candidato migliore per portare milioni di altri ex sostenitori di Reagan dalla nostra parte -- gente dal colletto blu che proprio ora ha imparato il modo duro in cui il cattivo Reagan ed i repubblicani si comportavano (e comportano) con loro?
Abbiamo bisogno di tenere quel grosso cartello NON ENTRARE fuori dalla nostra tenda e raggiungere la vasta maggioranza che è stata sbeffeggiata da questi destrorsi. Ed abbiamo una probabilità migliore di vincere a novembre con uno di loro che li conduce alla terra promessa.
C’è molto più da discutere e, nei giorni e nelle settimane avanti, continuerò a trasmettervi i miei pensieri. Nei prossimi mesi, inoltre inizierò un certo numero di sforzi sul mio sito per assicurarmi che otterremo il voto per candidatura democratica in novembre.
Oltre che votare per Wesley Clark, inoltre spenderò parte della mia riduzione delle tasse voluta da Bush per aiutarlo. Potete unirvi, se gradite, visitando il suo sito per saperne di più, per offrirsi volontari, o per fare donazioni. Per scoprire quando ci sono le primarie nel vostro stato, visitate Vote Smart (Vota Intelligente).
Vi invito fortemente a votare per Wes Clark. Uniamoci per assicurarci che stiamo mettendo avanti la nostra opportunità MIGLIORE per sconfiggere Bush nel ballottaggio elettorale di novembre. È, a questo punto, per il bene del mondo, un imperativo morale.

Vostro
Michael Moore

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Lettere che i soldati mi hanno mandato
by traduzione a cura di Valerio Sunday, May. 02, 2004 at 10:11 PM mail:

Con l’avvicinarsi delle festività, ho pensato un po’ ai nostri ragazzi che sono sotto le armi, in servizio in Iraq. Ho ricevuto centinaia di lettere dai nostri soldati – e mi raccontano qualcosa di molto differente da ciò che vediamo nei notiziari pomeridiani.
Ciò che mi dicono, spesso in maniera eloquente e con parole da spezzare il cuore, è che gli si è mentito – e questa guerra non ha nulla a che fare con la sicurezza degli Stati Uniti d’America.
Ho risposto e parlato al telefono con parecchi di loro ed ho chiesto ad alcuni se sarebbero stati d’accordo se avessi pubblicato le loro lettere sul mio sito, ed hanno acconsentito. Lo fanno a grosso rischio personale (potrebbero incorrere in misure disciplinari per l’esercizio del loro diritto di parlare liberamente). Li ringrazio per il loro coraggio.
Gorge Batton, caporalmaggiore del corpo dei Marine degli Stati Uniti, ritornato dall’Iraq in settembre (dopo aver servito nella Polizia Militare, compagnia Alfa), scrive ciò che segue:

“Sareste sorpresi a saper quanti ragazzi con cui ho parlato nella mia compagnia ed altre credessero che la paura delle armi di distruzione di massa di Saddam sia un mucchio di stronzate e che il vero motivo di questa guerra sia il denaro. C’era anche un bel po’ d’azzardo nel fatto che molte compagnie, non solo quelle dei marine, dovessero passare senza sufficiente equipaggiamento per compiere le loro missioni, quando hanno attraversato la frontiera. È stato un miracolo che la nostra compagnia abbia fatto ciò che ha fatto nei due mesi che siamo rimasti in Iraq durante la guerra… Ci era stato promesso il ritorno a casa per l’8 di giugno, ed abbiamo scoperto che era una bugia e siamo rimasti incollati a far missioni per altri tre mesi. Anche alcuni dei conservatori più estremisti nella nostra compagnia compreso il nostro compagno sergente artigliere hanno un sapore davvero amaro in bocca riguardo il corpo dei Marine, e forse anche al presidente Bush.”

Ecco cosa m’ha scritto lo specialista Mike Prysner dell’esercito degli Stati Uniti:
“Caro Mike, -- Sto scrivendo questa lettera senza sapere se mai arriverà… La sto scrivendo dalle trincee di una guerra (che prosegue ancora) senza sapere perché sono qui perché sono qui o quando me ne andrò. Ho fatto cadere statue e vandalizzato ritratti , portando una bandiera americana sulle maniche, e lottando per imparare come capire… Mi sono arruolato nell’esercito appena adatto alla leva, dopo aver rifiutato l’iscrizione ad una facoltà umanistica in un’università statale, ansioso di servire il mio paese, pronto a morire per quegli ideali di cui mi sono innamorato. Due anni dopo mi sono ritrovato momenti lontano da un atterraggio su una pista nera pece, pronto all’assalto dentro un paese cui non credevo di appartenere, con le tue parole (agli Oscar) che si ripetevano nella mia mente. Il tempo passato in Iraq è sempre stato trascorso nel trovare argomenti che convincessero me stesso che posso esser orgoglioso delle mie azioni; che sono parte di qualcosa di giusto. Ma non importava con quale argomento a favore della guerra salissi, mi immaginavo il mio sorridente comandante in capo, pensando che stava truffando una nazione…”

Un soldato semplice dell’esercito, ancora in Iraq e che vuole rimanere anonimo, scrive:
“Mi piacerebbe raccontarti quanto sia difficile prestare servizio sotto un uomo che non è mai stato eletto. Poiché è il presidente ed il mio capo, devo stare molto attento a chi e a cosa dico di lui. Per quanto concerne me una gran quantità… limitare la voce dei militari è limitare esattamente ciò per cui l’America sta in piedi… e la più grande percentuale di noi si sente completamente impotente. Continuamente mette i miei amici, la mia famiglia, e diversi altri in un tipo di pericolo che mi spaventa oltre il credibile. Conosco diversi altri soldati che provano lo stesso e discutono la situazione con me regolarmente.”

Jerry Oliver dell’esercito degli Stati Uniti , appena tornato da Baghdad, scrive:
“Sono appena tornato a casa dall’Operazione ‘Iraqi Freedom’. Ho passato 5 mesi a Baghdad, ed un totale di tre anni nell’esercito degli Stati Uniti. Sono stato recentemente congedato con valore onorabile e sono ritornato negli Stati Uniti solo per essere terrorizzato da ciò che ho visto capitare al mio paese. Ora ho 22 anni e ho scoperto che l’America è un posto così complicato per viverci, e di più, gli americani sono quasi dimentichi di cosa sta accadendo al loro paese. L’America sta diventando ‘1984’. La Sicurezza interna ci sta insegnando a spiarci l’un l’altro e a costringerci a divenire antisociali. Gli americani stanno volontariamente sacrificandole nostre libertà nel nome della sicurezza, la stessa Libertà in linea con la quale volevo porre la mia vita. La costituzione è a rischio. Come ha detto il generale Tommy Franks (demolito, ovviamente) Un altro attacco terroristico e la costituzione non avrà più significato.”

E uno specialista nell’esercito degli Stati Uniti mi ha scritto questa settimana riguardo la cattura di Saddam Hussein:
“Uauh, 130.000 militari sul campo, circa 500 morti e più di un miliardo di dollari algiorno, ma hanno preso un tizio in una tana. Sono forse abbagliato?”

Ci sono molte di queste lettere, dritto dai soldati che sono stati di fronte alle linee ed hanno visto di prima mano cos’è veramente questa guerra.
L’ho anche udito dai loro amici e parenti, e da altri veterani. Una madre che scrive in favore di suo figlio (il cui nome abbiamo nascosto) ha scritto:
“Mio figlio ha detto che il peggio è stato dalla ‘fine’ della guerra. Ha detto che ai soldati sono state date nuove regole di ingaggio, e che devono ‘portar via’ qualsiasi persona che aggredisca gli americani, anche se avessero esito in danni ‘collaterali’. Sfortunatamente, ha dovuto uccidere qualcuno per autodifesa e gli è stato detto dal suo ufficiale in comando ‘Bel colpo’.

Mio figlio ha replicato ‘Tu non l’hai ancora fatto, vero?’
‘Eccoci… Di nuovo Vietnam tutt’intorno.”

Da un veterano cinquantaseienne della Marina, in relazione ad una conversazione tenuta con un giovane che stava per raggiungere l’Iraq la mattina seguente:
“Ciò che mi ha disturbato di più è stato quando gli ho chiesto che armi trasportava come autiere. Mi ha detto i nuovi M-16, modello bla bla bla, roba che per me non ha mai avuto senso neanche quand’ero arruolato. Gli ho chiesto che tipo di arma era stata fornita in dotazione a lui ed al suo collega. Mi ha spiegato ‘Signore, ai riservisti non sono forniti armi o giubbotti antiproiettile poiché non c’era abbastanza denaro per equipaggiare tutti i riservisti, solo il personale attivo. Ero sbigottito di dire il meno.

Bush è uno stupido patentato, ma non posso credere che sia uno stronzo tale da non fornire protezione ed armi ai nostri soldati per combattere questa guerra!”

Da un quarantenne veterano dei marine:
“Perché agitiamo sempre la bandiera della sovranità, ECCETTO quando concerne i nostri interessi finanziari in altri stati sovrani? Cosa ci dà il diritto di dire a chiunque altro come dovrebbero governare sé stessi e le loro vite? Perché non possiamo semplicemente guidare il mondo con l’esempio? Voglio dire nessuna domanda sul fatto che il mondo ci odi, chi devono vedere? Giovani stronzi in divisa con fucili, e ricchi, vecchi turisti bianchi! Cristo, potremmo proporre una prima impressione peggiore?”

(Per leggerne altre dalla mia borsa della posta dall’Iraq – e per leggere quelle precedenti in versione integrale – visitate il mio sito:
http://www.michaelmoore.com/books-films/dudewheresmycountry/soldierletters/index.php)

Ricordate a marzo, appena la guerra era cominciata, quant’era rischioso fare qualsiasi commento contro la guerra alla gente che conoscevate al lavoro o a scuola o, ehm, alla cerimonie di consegna di premi? Questo era sicuro – se avevi detto qualcosa contro la guerra, avresti fatto MEGLIO a seguire immediatamente questa linea: “MA IO SOSTENGO I SOLDATI!” Non farlo significava che non solo eri non patriottico ed antiamericano, il tuo dissentire significava che TU stavi mettendo in serio percolo i nostri figli, che TU potresti essere la ragione per cui perdono la vita. Il dissenso era solo marginalmente tollerato SE promettevi solennemente “sostegno” per i nostri soldati.
Certo, certe cose non si fanno. Perché? Perché gente come voi ha SEMPRE sostenuto “i soldati”. Chi sono questi soldati? Sono i nostri poveri, la nostra classe lavoratrice.. la maggior parte di loro si arruolava poiché era l’unico posto per trovare un lavoro o ricevere la garanzia di un’educazione universitaria. Voi, miei buoni amici, avete sempre, tramite i vostri buoni lavori, i vostri contributi, il vostro attivismo, i vostri voti, sostenuto questi figli che vengono dall’altro lato del binario. Non avete MAI bisogno di esser sulla difensiva quando si arriva all’argomento del “sostegno” ai “soldati” – voi siete gli unici che sono SEMPRE stati con loro.

È Bush ed i suoi sporchi amichetti ricchi – i cui figli e figlie non vedranno MAI un giorno in divisa – sono gli unici che NON sostengono i nostri soldati. I nostri soldati si sono arruolati e, nel farlo, hanno offerto le LORO VITE per NOI alla bisogna. Che tremendo regalo che è – voler morire volontariamente affinché non lo dobbiamo voi ed io! Versare volontariamente sangue affinché noi possiamo esser liberi. Servire al nostro posto, affinché NOI non dobbiamo servire. Che tremendo atto di rinuncia a sé e generosità! Eccoli, quei diciotto, diciannove e ventenni, la maggior parte dei quali hanno dovuto soffrire sotto un ingiusto sistema economico che NON è preparato per beneficiare LORO – questi ragazzi che hanno vissuto i loro primi diciotto anni nei peggiori quartieri delle città, andando nelle scuole più miserabili, vivendo nel pericolo ed imparando a distaccarsene, mentre guardano i loro genitori lottare per ottenere e quindi esser umiliati da un sistema che cercherà sempre di render loro la vita più difficile tagliando benefici, l’educazione, le biblioteche, i vigili del fuoco e la polizia, il loro futuro.
E dopo questo miserabile trattamento, questi giovani uomini e donne, invece di chiedere agli Stati Uniti una società più giusta, vanno ad arruolarsi per DIFENDERE noi e il nostro modo di vivere! Fa sobbalzare la mente, vero? Meritano non solo i nostri ringraziamenti, meritano un a grossa fetta della torta che stiamo mangiando, quelli di noi che non devono mai preoccuparsi di prendere pallottole mentre ci agitiamo su quale Palm Pilot comprare ai nipoti per Natale.

In effetti, tutto ciò che questi ragazzi nell’esercito ci chiedono in cambio è la promessa da parte nostra che non li manderemo mai nei pasticci se non per la DIFESA della nostra nazione, per proteggerci dall’essere uccisi dal “nemico”.
E quella promessa, amici, è stata infranta. È stata infranta nel peggior modo immaginabile. Li abbiamo mandati in guerra NON per difenderci, non per proteggerci, non per risparmiare il massacro di innocenti o alleati. Li abbiamo mandati in guerra così Bush & Co. Possano controllare il più grande bacino petrolifero del mondo. Li abbiamo mandati in guerra affinché la compagnia del vicepresidente possa frodare il governo per miliardi di dollari. Li abbiamo mandati in guerra in base ad una bugia sulle armi di distruzione di massa e la bugia che Saddam abbia aiutato Osama bin Laden nella pianificazione dell’attentato dell’11 settembre.
Facendo tutto ciò, il signor Bush ha dimostrato che è LUI a non sostenere i nostri soldati. È LUI che ha messo in pericolo le nostre vite, ed è LUI il responsabile per i circa 500 ragazzi americani ora morti per nessuna onesta, decente ragione qualsiasi.
Le lettere che ho ricevuto dagli amici e parenti dei nostri ragazzi laggiù ci rendono chiaro che sono stufi di questa guerra e sono spaventati a morte di non poter vedere mai più i loro cari. Mi spezza il cuore leggere queste lettere. Vorrei ci fosse qualcosa che posso fare. Vorrei ci fosse qualcosa che tutti noi possiamo fare.
Forse c’è. Poiché si avvicina Natale (ed Hanukkah inizia stanotte), mi piacerebbe dare alcuni suggerimenti che ciascuno di noi può attuare per rendere le festività un po’ più brillanti – se non più sicure – per i nostri soldati e le loro famiglie a casa.

1. Molte famiglie di soldati sono provate finanziariamente, specialmente quelle dei riservisti e della Guarda Nazionale che sono partiti da lavori a tempo pieno (“solo un fine settimana al mese e vi pagheremo l’educazione universitaria!”). potete aiutarli contattando il Fondo di Soccorso d’Emergenza delle Forze Armate (Armed Forces Emergency Relief Funds) al sito http://www.afrtrust.org/ (ignorate la roba hip hip hurra militare e ricordate che questo è denaro che aiuterà queste famiglie che vivono in quasi-povertà). Ciascuna forza armata ha il proprio fondo di soccorso, ed il denaro va ad aiutare i soldati e le loro famiglie pagando cibo ed affitto, spese mediche e dentistiche, bisogni personali quando il pagamento ritarda, e spese per funerali. Potete trovare altri modi per sostenere i soldati, comprando generi di drogheria per le loro famiglie donando le miglia regalatevi dalle compagnie aeree cosicché possano tornare a casa per una visita, venendo qui.

2. Migliaia di civili iracheni sono stati uccisi dalle nostre bombe e dal fuoco indiscriminato. Dobbiamo aiutare a proteggere loro ed i loro sopravvissuti. Potete farlo sostenendo la chiesa quacchera per fornire una cassetta di cura infantile per gli ospedali iracheni – trovate di più qui: http://www.afsc.org/human-face/relief_updates/default.htm .
Potete anche aiutare la popolazione irachena sostenendo la Società della Mezzaluna Rossa Iraq (Iraq Red Crescent Society) – ecco come contattarli: http://www.ifrc.org/address/iq.asp, o potete fare una donazione su internet attraverso la Federazione della Croce Rossa e le Società della Mezzaluna Rossa visitando questo sito:
http://www.ifrc.orgHELPNOWdonatedonate_iraq.asp.

3. Con 130.000 uomini e donne americani attualmente in Iraq, tutte le comunità di questo paese hanno sia mandato a combattere in questa guerra o è a casa ai membri della famiglia di qualcuno che combatte in questa guerra. Organizzate pacchetti di generi di conforto attraverso i gruppi delle comunità locali, gruppi di attivisti, e chiese e mandateli a questi giovani uomini e donne. I military non accetteranno più a lungo pacchetti indirizzati “Ad ogni soldato”, così dovrete prima ottenerne il nome. Calcolate chi potete aiutare dalla vostra zona, e mandategli libri, COSIDDETTO, giochi, palloni da football, guanti, -- qualsiasi cosa che possa rendere la loro prolungata (e prolungata e prolungata…) permanenza in Iraq un po’ più piacevole e più confortevole. Potete anche offrire un pacchetti di generi di conforto per soldati americani attraverso l’USO: http://www.usocares.org/

4. volete mandare ad un soldato un libro o un film gratis? Inizierò rendendo il mio disponibile gratuitamente a qualsiasi soldato in servizio in Iraq. Solo mandatemi il loro nome ed indirizzo in Iraq (o, se hanno già lasciato l’Iraq, dove sono ora) a le prime e-mail che riceverò all’indirizzo soldiers@michaelmoore.com riceveranno una copia gratuita di “Dude…” o un DVD gratuito di “Bowling…”.

5. infine, dobbiamo tutti raddoppiare i nostri sforzi per metter termine a questa guerra e portare le truppe a casa. È il miglior regalo che possiamo far loro – tirarli fuori dai guai e insistere che gli Stati Uniti tornino indietro alle Nazioni Unite e incarichino loro di ricostruire l’Iraq (con i soldi di Stati Uniti e Gran Bretagna, perché, dunque, dobbiamo ripagare il casino che abbaimo fatto). Coinvolgete i gruppi pacifisti locali – potete trovarne uno vicino a dove vivete visitando Uniti per la Pace, presso http://www.unitedforpeace.org/ e l’organizzazione dei Veterani del Vietnam contro la Guerra http://www.vvaw.org/contact/ . una grande dimostrazione è pianificata per 20 marzo, ulteriori dettagli su http://www.unitedforpeace.org/article.php?id=2136. per un adesivo “Portateli a casa ora” (Bring them home now) o un manifesto per il vostro cortile, visitate: http://bringthemhomenow.org/yellowribbon_graphics/index.html. Ancora, votate solo candidati contro la guerra al Congresso ed alla presidenza (Kucinich, Dean, Clark, Sharpton).

So che sembra senza speranza. Così vogliono farci sentire. Non cedete. Lo dobbiamo a questi ragazzi, le truppe che NOI SOSTENIAMO, per farli uscire da quell’inferno e portarli a casa cosicché possano aiutare ad organizzare la campagna per la rimozione dei profittatori di guerra dal governo il prossimo novembre.
A tutti quelli che servono nelle nostre forze armate, ai loro genitori e coniugi e cari, vi offriamo il rincrescimento di milioni di persone e la promessa che raddrizzeremo questo torto e faremo qualsiasi cosa possiamo per ringraziarvi dell’offerta di rischiare le vostre vite per noi. Che la vostra vita sia stata messa in pericolo per l’avidità dei Bush è una disgrazia e un travisamento, pari a quanto non ho mai visto in vita mia.
Per favore, siate sicuri, tornate presto a casa, e sappiate che i nostri pensieri e preghiere sono con voi durante questa stagione quando molti di noi festeggiano la nascita del principe della “pace”.

Vostro,
Micheal Moore

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Lettere che i soldati mi hanno mandato
by traduzione a cura di Valerio Sunday, May. 02, 2004 at 10:19 PM mail:

Lettere che i soldat...
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Vedetevi questo sitio Bring them Home Now !!!!

http://bringthemhomenow.org/yellowribbon_graphics/index.html

Poi dicono che i nordamericani appoggerebbero la guerra: ma chi l'ha MAI detto?

Bush?
il nostro silvio?

NESSUN NORD AMERIKANO SERIO VUOLE LA GUERRA KAPITO?

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March 20: The World Still Says No to War
by Upwards of 2 Million People Take to the Stree Sunday, May. 02, 2004 at 10:23 PM mail:


March 20: The World Still Says No to War

PROTESTS IN MORE THAN 700 CITIES AND TOWNS WORLDWIDE ON GLOBAL DAY OF ACTION
Upwards of 2 Million People Take to the Streets for Peace

Over 300 Events in the U.S.,
Protests in More Than 60 Countries
Over 500 Groups Endorse Call to Action
• LIST OF CITIES WHERE PROTESTS OCCURRED
• NEWS ARTICLES & PHOTOS
• REPORT-BACKS
• PRESS RELEASE
• GROUPS THAT ENDORSED MARCH 20
• SIGN UP FOR UPDATES
• DONATE!

March 20, 2004 — the one-year anniversary of the U.S. invasion of Iraq — witnessed a massive Global Day of Action against War and Occupation. In more than 700 cities and towns around the world, people took to the streets to say YES to peace and NO to pre-emptive war and occupation. Together, we called for an end to the occupation of Iraq and Bush's militaristic foreign policies, in one of the largest-ever outpourings of grassroots action for peace.

In the United States, notable protests included a 100,000-person march and rally in New York City, and a similar event in San Francisco attended by more than 50,000. In Crawford, Texas, where President George Bush owns a ranch and often vacations, 1000 protesters converged to repudiate his militaristic policies and call for a diversion of the billions of dollars that are being spent on war to domestic programs like schools, health clinics, and unemployment benefits. Military families and veterans led a protest that drew 1500 to Fayetteville, North Carolina, outside the Fort Bragg military base.

In October 2003, United for Peace and Justice initiated the call for a day of coordinated worldwide protests on the one-year anniversary of the Iraq War. Over the ensuing months, the March 20 Global Day of Action was endorsed by the Global Assembly of the Anti-War Movement, the World Social Forum, and the 3rd Hemispheric Forum Against the FTAA.

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VVAW Vietnam Veterans Against the War
by vater ANO Sunday, May. 02, 2004 at 10:28 PM mail: vvaw@vvaw.org

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National Office
P.O. Box 408594
Chicago, IL 60640
(773) 276-4189
vvaw@vvaw.org

Below is a list of VVAW coordinators and national staff. If you need a speaker for an event, class visit, or interview, please get in touch with the regional contact nearest you. If there is nobody in your area, contact the National Office at (773) 276-4189 or email vvaw@vvaw.org.

VVAW National Coordinators:
Name Phone Email
Barry Romo (773) 276-4189 vvaw@vvaw.org
Pete Zastrow (847) 864-3975 Pzastro@aol.com
Bill Davis (708) 386-1413 billyddog701@hotmail.com
Joe Miller (217) 328-2444 zhuxiu@earthlink.net
David Cline (201) 876-0430 daoudc@aol.com
John Zutz (414) 372-0749 john@zutz.org
Dave Kettenhofen (414) 481-4614 kett@execpc.com


VVAW National Staff:
Name Email
Lisa Boucher lisa@fpmrecords.com
Bill Branson auspex@earthlink.net
Charlie Branson branson@ix.netcom.com
Hannah Frisch Hf52@aol.com
Jeff Machota jmachota@shout.net
David Curry dave_curry@umsl.edu



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Iraqi Red Crescent Society
by Mr Jamal Nassir AL KARBOULI Sunday, May. 02, 2004 at 10:32 PM mail:

Iraqi Red Crescent Society http://www.ifrc.org/address/iq.asp

Address Al-Mansour
Baghdad


Postal Address P.O. Box 6143


Contact Information Tel: (964) (1) 8862191
Fax: (964) (1) 5372519
Telex: 213331 HELAL IK
Telegram: REDCRESCENT BAGHDAD

Language of correspondence Arabic


People President: Mr Jamal Nassir AL KARBOULI
Deputy President: Mr Ihsan Yas AL SABAGH
Secretary General: Mr Dahir KHUDIER
Members: Mr Wa'el Saleh EREM
: Mr Sabeh Muhammed AL SAMMARE'E
: Dr. Anwar Kareem AL MASRAF
: Dr. Tarik Fahal AL QUBAISI
: Dr. Hassan Hussein AL MUSAWI
: Mr Abdul Kareem Muhammed AL AQEDI

Last Updated 06.08.2003

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Delivering Relief — Updates
by Jordanian Border Security Very Tight Sunday, May. 02, 2004 at 10:34 PM mail: http://www.afsc.org/contact.htm

More than 2000 hygiene and infant care kits shipped to Iraq
Thank you for making our kit campaign a success

With the help of volunteers in schools, community groups, and religious organizations, AFSC has shipped more than 2000 infant care kits to Iraq. Each kit contains two receiving blankets, one pack of baby washcloths, one bar of baby soap, and a baby hair brush.

As winter approached, we also distributed bucket-sized hygiene kits to 840 Iraqi families living in the squatters' camps of Al Salam, Al Gazalia, and Al Huda in Baghdad. For more about relief efforts in the camps, see the stories below.

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Armed Forces Relief Trust
by Contribute to AFRtrust today. Sunday, May. 02, 2004 at 10:38 PM mail:

With the continued war on terror and a prolonged engagement in Iraq, many of the men and women serving our country are facing personal and financial hardships. Family budgets are strained and those who remain at home face a mounting workload. The large activation of Reserve and National Guard personnel has further strained the resources needed to take care of our troops and their families.

With the generous support of the National Association of Broadcasters, the four Military Aid Societies — Air Force Aid Society, Army Emergency Relief, Coast Guard Mutual Assistance, and Navy-Marine Corps Relief Society — have come together to address these escalating needs by creating The Armed Forces Relief Trust — a single, non-profit fund to better collect and disburse donations in support of the troops and their families in need.

The mission of the Armed Forces Relief Trust is to assist the military aid societies by providing a single vehicle to accept donations that will benefit the men and women of our Armed Forces and their families. Examples of such assistance may include payment for a soldier's airfare to fly home for his father's funeral, a special reading program for a sailor's daughter, special medical attention for a pilot's expectant spouse, or college tuition for a soldier's child.

Last year, the four emergency assistance programs disbursed more than $109 million in interest-free loans and grants to 145,000 individuals and families in need. But in order to meet our troops needs today, the Armed Forces Relief Trust is depending on the public's support.

Help boost the morale and welfare of our troops, better enabling them to focus on their important mission. http://www.paypal.com/xclick/business=info%40afrtrust.org&item_name=Armed+Forces+Relief+Trust&item_number=afrtrust1&no_shipping=1&return=http%3A//www.afrtrust.com/thanks.asp&cancel_return=http%3A//www.afrtrust.com/cancel.asp&no_note=1&tax=0¤cy_code=USD&lc=USContribute to AFRtrust today.

Learn more about America's military aid societies:

http://www.afas.org/
http://www.aerhq.org/
http://www.cgmahq.org/
http://www.nmcrs.org/

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Dude il più letto,per tre settimane di fila,nella lista dei più venduti del New York Times
by traduzione a cura di Valerio Santoro Sunday, May. 02, 2004 at 10:40 PM mail:

"Dude" il più letto, per tre settimane di fila,
nella lista dei più venduti del New York Times
Di Michael Moore, traduzione a cura di Valerio Santoro

Sono tornato dopo aver visitato 39 città in 23 giorni per il giro promozionale del mio libro e voglio ringraziare tutti coloro che sono venuti a vedermi. E' stato proprio il nostro giro più grande, da cinque a dieci mila persone ogni notte a riempire arene di pallacanestro e siti di
fiere di paese per tutta la nazione. In molte città ce n'erano migliaia più di quanti se ne potessero contenere (4000 persone strette alla porta a Baltimora è proprio uno spettacolo!). La prossima volta ci facciamo gli stadi di football!
Il libro è arrivato subito al primo posto nella lista dei più venduti del New York Times. Ed è ancora al primo posto sul Los Angeles Times, Washington Post, San Francisco Chronicle e la maggior parte delle altre liste del paese.
Ci è voluto un anno a "Stupid White Men" per vendere un milione di copie negli Stati Uniti. A "Dude, Where's my country?" appena tre settimane.

Questo dovrebbe dare alcune indicazioni del livello di ansia/frustrazione/rabbia ora su ciò che l'amministrazione conosce bene.
In tutta l'America, questo è ciò che ho visto nel mio giro: decine di migliaia di americani medi cui non piace il loro comandante in capo mentirgli per iniziare una guerra. Non è passata notte senza che genitori o fratelli di soldati in Iraq mi si avvicinassero, molti di loro in lacrime,
supplicandomi di "fare qualcosa" per aiutarli a riportare i loro cari a casa da questa guerra senza fine. E' stato straziante, non sapevo mai cosa dire tranne raccontar loro che non erano soli e che tutti noi stiamo facendo il nostro meglio per sbarazzarci di George W. Bush. Ma a questo manca ancora un anno. Quanti altri dei nostri figli saranno mandati a morire per una altro contratto multimiliardario senza appalto alla Halliburton nei prossimi dodici mesi?
Ciò che è stato meraviglioso in questo giro promozionale è stato che alcune delle folle più grandi e più entusiaste erano nelle aree più profondamente repubblicane, come Stockton, Ca. e Wooster, Oh. L'ho capito quando 13000 si presentano e tentano di farsi largo come avevano fatto al Greek Theater di Berkeley. Ma quando cinque o sei mila si presentano in posti come Pullmann, Wa. (ai confini con l'Idaho) oppure Ypsilanti, Mi., sono convinto che c'è stato un spostamento, uno spostamento vero, nell'opinione pubblica e l'unica domanda ora è NOI cosa faremo?
Questa settimana il senato ha dato a Bush gli 87 miliardi di dollari che stava cercando per continuare il disastro in Iraq. Ma i repubblicani sapevano che votare questo provvedimento potrebbe tornare a perseguitarli, così hanno chiesto ai democratici se potessero avere un voto "a voce" cosicché il nome di nessuno avrebbe dovuto esser registrato per aver votato in favore dell'aver spedito la nazione in debito permanente (un debito che potrebbe non esse restituito fino alla fine della nostra vita). I Democratici, avendo paura di apparire "non patriottici", si sono accordati.

Questo attualmente era un complimento per tutti voi, perché entrambi i partiti sanno che la gente è sul punto di scoppiare e l'unico modo che gli permette di continuare questa guerra è fare di nascosto (come il modo in cui nascondono i sacchi dei cadaveri al pubblico quando tornano a casa). Ciò che non otterranno è che non molleremo l'osso così facilmente, e li
costringeremo a fermarsi prima o poi. Quanti altri morti ci vorranno?
Non molti se ciò che ho visto il mese scorso per strada attraverso l'America è una qualche indicazione. Ho molte storie da raccontare sulla gente che ho incontrato, ciò che ho visto ed udito, e la strana speranza che ora ho di poter sistemare la situazione. Mi dispiace di non aver potuto tenere il diario che volevo nel mio sito web, viaggiamo in due città per la maggior parte dei giorni e sono stato fortunato a trovare il tempo per dormire qualche ora. Per fortuna il nostro webmaster è riuscito a mettere un bel po' di roba ogni giorno e spero abbiate la possibilità di visitarlo di tanto in tanto.
Domani andrò in Europa per l'autorizzazione del mio libro nel Regno Unito, Irlanda, Germania ed Austria. Se vivete lì, venite ad uno degli eventi. In mezzo a tutto questo, ho ripreso scene per il mio prossimo film "Fahrenheit 9/11" e sono felice di riportare che sembra buono e prosegue il programma per la realizzazione al più tardi la prossima estate.
Grazie per avermi garantito il privilegio, ancora una volta, di avere il libro più letto nel paese.
Sono grato per il sostegno e sono sollevato da quanto grande e quanto profondamente in tutta l'America la nostra piccola "comunità" sia cresciuta. Non disperate - fermeremo questa guerra, creeremo una vita migliore per coloro che lottano ogni giorno, e reclamano la nostra Casa Bianca. Un'agenda notevole per i prossimi 12 mesi!

Vostro,
Micheal Moore

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Michael Moore all'attacco: un nuovo libro contro Bush
by Tratto da il "Manifesto", 5 ottobre Sunday, May. 02, 2004 at 10:41 PM mail: peacelink@interfree.it - c.gubitosa@peacelink.it

È uscito martedì negli Stati Uniti il nuovo libro del regista e scrittore Michael Moore, Dude. Where's my Country? (Warner Books, 24,95 $) traducibile «Ehi tu, dov'è il mio paese?» (dove il «tu» è riferito a George W. Bush). Sulla copertina lo stesso Moore è impegnato a tirar giù una statua di Bush in una immagine che richiama l'abbattimento in diretta tv della statua di Saddam Hussein a Baghdad. Sullo sfondo una parata militare davanti al Campidoglio di Washington avvolto da uno striscione che dice «Leave no billionaire behind», ovvero: «non abbandoneremo nessun miliardario». Visto il successo del precedente "Stupido uomo bianco" (all'inizio stampato in sole 50.000 copie, giunto ora alla 53a ristampa con 4 milioni di copie vendute nel mondo), del nuovo libro di Moore sono state tirate un milione di copie. Il lancio pubblicitario ha visto uscire per 4 giorni consecutivi su una pagina del New York Times altrettante «misteriose» domande al presidente Usa: 1: «Caro Mr. Bush, è vero che i Bin Laden sono stati ripetutamente in affari con lei e la sua famiglia nel corso degli ultimi 25 anni?»; 2: «Caro "Signor Presidente", in che consistono le "relazioni speciali" che uniscono i Bush alla famiglia reale Saudita?»; 3: «Caro "Signor Presidente", chi ha attaccato gli Stati Uniti l'11 settembre, un tipo in dialisi da una caverna dell'Afghanistan, o i nostri amici dell'Arabia Saudita?»; 4: «Caro "Signor Presidente", perché hai permesso a un jet privato saudita di volare in giro per gli Stati Uniti, nei giorni seguenti l'11 settembre, per prelevare membri della famiglia Bin Laden e farli uscire dal Paese senza una indagine dell'Fbi?».

Il libro sollecita il popolo, i media e i politici Usa contrari all'attuale amministrazione, a far di tutto per rimuovere Bush dalla presidenza, senza attendere la fine del mandato. Una richiesta di «impeachment» che Michael Moore rilancerà, presentando il suo libro, durante tutto ottobre in una trentina di città degli Stati Uniti. Per molti di questi appuntamenti c'è già il «tutto esaurito». Il libro, uscito anche in Gran Bretagna e Irlanda, dovrebbe arrivare entro l'autunno anche in Italia (e in un'altra cinquantina di Paesi). (m.d.f.)

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ma
by Un americano Monday, May. 03, 2004 at 2:12 AM mail:

Ma dove cazzo vivete stronzi!.
Si vede che vivete in europa.
Qui in America Michael more non lo caga nessuno!!

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si vede che vivi in america
by infatti non capisci un cacchio di processi st Monday, May. 03, 2004 at 2:19 AM mail:

...orici.
Le opposizioni quando partono sone sempre di minoranza, gli antifascisti in italia nel 35 erano uno sparuto drappello , MOLTO piu' sparuto degli oppositori attuali a bush...poi un attimo gira il vento e quegli oppositori si trovano ad aver fatto da lievito ad un cambiamento radicale: duecentocinquantamila partigiani secondo renzo de felice, uno storico che non e' certamente un ortodosso di sinistra che gonfia le cifre...

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lui no
by vero Monday, May. 03, 2004 at 2:27 AM mail:

Si lui non le gonfia le cifre.
Le cifre le gonfiano i partigiani.
Strano, dopo la guerra in Italia non si trovava un solo fascista ma si trovavano MOLTI partigiani.
Cosi' tanti infatti da quasi togliere l'onore all'America per aver liberato l'Italia.
Si sa' se non era per i partigiani...
Hahahaah!!

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tu sei americano
by meno di me Monday, May. 03, 2004 at 2:33 AM mail:

heu pirla, guarda che nell'intervista a cui mi riferisco io de felice parlava dei partigiani che si erano fatti la guerra sul serio, facendo la tara agli altri...tu non sai nemanco chi fosse de felice americano ignorante di un CNN...
quanto al fatto che senza alleati i partigiani sarebbero stati disarmati e impotenti questo non cambia una virgola di quello che ho detto sopra sui processi storici ma evidentemente hai il cervello troppo intasato dagli hamburger che mangi nel Mc sotto casa immaginandoti di essere a Washington D.C.

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secondo
by sempre io Monday, May. 03, 2004 at 2:36 AM mail:

hai il tipico atteggiamento di chi segue la massa...quando le cose cominceranno ad andar male per l'america (non che io me lo auguri ma succedera') tu sarai proprio di quei partigggiani dell'ultima ora che "io sono sempre stato contrario all'imperialismo nazisionista!"...tanto nessuno puo' provare che ste cacchiate sopra le hai scritte tu...

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we are the children we are the word ......................................................
by micheal JAZZone Monday, May. 03, 2004 at 7:52 PM mail:

ma quando cresceremmo?

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Quindi, il DC9 è stato fatto scortare da un caccia militare per ingannare il Mossad ......
by DC - 9 Monday, May. 10, 2004 at 8:38 PM mail:

INTERVISTA A ENRICO BROGNERI



L’avv. Enrico Brogneri è stato definito l’ <<unico testimone oculare>> nell’ambito della strage di Ustica. Brogneri è anche autore del libro "Ai margini di Ustica".



Domanda: Avvocato Brogneri, cosa ha visto esattamente, alle 21,20, la sera del 27 Giugno 1980?

Risposta: Ero stato a trovare i miei genitori e mi stavo recando a prendere mia moglie quando, percorrendo via Jan Palach, ho visto un aereo militare sorvolare la città di Catanzaro a bassissima quota e a motori e luci spente, sembrava in planata. La circostanza potrebbe a prima vista sembrare del tutto banale ma non è così, specie se si considera che 20 minuti prima, capisce? Venti minuti prima era precipitato il DC9 ITAVIA, nel Tirreno.

D.: Nel suo libro sembra convinto che il DC9 sia stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea. Cosa è accaduto secondo lei?

R.: L’ipotesi della battaglia aerea, svoltasi in prossimità del DC9, non è nuova. Prima di me l’avevano sostenuta altri, per esempio Andrea Purgatori e Claudio Gatti. Non è questo il punto. La divergenza, invece, è nello scenario. Gatti nel suo libro attribuisce la tragedia ad un errore dell’aviazione israeliana. Io, al contrario, ho pensato ad un qualcosa di più complesso, nel quale è il complotto a determinare la tragedia.

D.: Qual è la sua teoria del complotto in proposito?

R.: Nel mio libro: "Ai margini di Ustica", ho sostenuto l’ipotesi dell’abbattimento del DC9, nel corso di una battaglia aerea intrapresa per impedire che i francesi consegnassero l’uranio all’Irak. Devo premettere che, ogni qual volta ho fatto riferimento ai francesi, agli italiani o agli americani e così via, ho inteso sempre riferirmi ai rispettivi servizi segreti deviati. Ebbene, dicevo che i servizi segreti francesi, lo SDECE per intenderci, d’accordo con quelli italiani, avevano predisposto un piano ben preciso. Tale piano prevedeva che il trasporto dell’uranio dovesse avvenire proprio la notte della tragedia, per via aerea con un cargo camuffato, che doveva procedere sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non correre i rischi, che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’ ITAVIA. Capisce? La possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9 era stata preventivata. Quà sta il fattaccio. I francesi e gli italiani sapevano che quel che poi è accaduto aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non hanno fatto nulla per impedirlo. Lo sapevano e addirittura avevano reso ancora più probabile l’accadimento quando, da veri e propri professionisti del delitto, decisero di far scortare il DC9 da un loro aereo militare.

D.: Quindi, il DC9 è stato fatto scortare da un caccia militare per ingannare il Mossad, il servizio segreto israeliano?

R.: Appunto. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario. L’hanno fatto perché,in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, come è accaduto, proprio il DC9 a rimetterci le penne. Il DC9, non il loro cargo camuffato, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato e portò a termine la missione.

D.: I politici italiani hanno avuto un ruolo rilevante in questo complotto?

R.: Fu un complotto con conseguente proliferazione di intrighi, colpi di scena, depistaggi, false dichiarazioni, occultamento delle prove, furti e distruzioni di documenti, veleni, morti sospette. Per quanto concerne il ruolo dei politici, io non escludo che qualche personaggio, anche di grande rilievo, possa aver recitato una parte molto importante. Il mio scenario è senza dubbio agghiacciante, ma non sono stato io a sostenere per primo l’idea che dietro Ustica c’è qualcosa di inconfessabile, voglio dire che la tragedia può anche suggerire l’idea di un business oltre misura, di una tangentopoli irrispettosa di ogni regola e di ogni valore, compresa la vita umana. Quando sono questi gli argomenti, i politici ci sono sempre.

D.: Lei ha certamente svolto indagini su questa drammatica vicenda, di cui se ne interessa da oltre dieci anni. Cosa ha scoperto in concreto?

R.: E’ il depistaggio del Mig libico che mi ha consentito di intuire talune circostanze. Io sono convinto, l’ho sostenuto e lo sostengo con decisione, che lì, nel Comune di Castelsilano, non è caduto alcun Mig. Sono stati i nostri servizi, d’accordo con i francesi, che hanno voluto farci trovare quell’aereo militare. In realtà, a cadere è stato un altro aereo da guerra, forse proprio quello che ho visto io e che di certo non era il Mig libico ritrovato. Io ho visto un altro aereo, un aereo con una sagoma completamente diversa, un aereo da guerra che, con ogni probabilità, apparteneva ad una nazione il cui nome non doveva e non poteva essere rivelato. Questa è stata la consegna, non si doveva rivelare la vera nazionalità. E’ nata così la messinscena della pista libica; bisognava comunque soddisfare l’esigenza dell’opinione pubblica e si è allora pensato di addossare la responsabilità a quel Gheddafi imprevedibile.

D.: Ma che tipo di aereo ha visto?

R.: L’aereo, da me avvistato, aveva una sagoma triangolare e compatta simile a quella dei Mirage francesi o dei Kfir israeliani. Deduco che, probabilmente, c’entrano i francesi o gli israeliani o entrambi.

D.: In tutta questa faccenda hanno avuto un ruolo i mass media?

R.: La sensazione che ne ho ricavato è che molti giornalisti possono essere stati anche essi depistati. E’, però, prematuro che parli ora di quest’aspetto, di questa terza peculiarità del depistaggio del famoso Mig. Le anticipo, comunque, che esistono concrete possibilità che, dietro la faccenda di Castelsilano, si nasconda qualcosa che richiama il gioco delle scatole cinesi: un depistaggio che contiene un depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio, ma di questo ne parlerò in un’altra occasione.

D.: Un’ultima domanda. Molte persone, in qualche modo coinvolte col caso Ustica, sono misteriosamente decedute. Lei crede che questa gente sia stata assassinata? E se sì, lei, che con la sua testimonianza prova, tra l’altro, la stretta correlazione tra il Mig libico e la strage di Ustica, teme per la sua vita?

R.: Lei mi pone interrogativi difficili e pericolosi. Credo che una buona parte di questi potenziali testimoni, che avrebbero potuto riferire circostanze interessanti per l’inchiesta, sono stati eliminati di proposito. Sarà un caso, ma a me i misteri, che ruotano intorno al DC9, sono sempre sembrati qualcosa di più di una semplice fatalità, senza dire di altri strani episodi, non sufficientemente sospettati. Lei mi chiede se temo per la mia vita. Devo ammettere di avere avuto e di avere una grande preoccupazione per la mia incolumità. Come ho scritto nel mio libro, a volte penso di tutto: a mio padre che m’aveva consigliato la massima prudenza, all’elenco delle morti misteriose e alla qualifica di "testimone scomodo" che m’aveva attribuito "L’Espresso". La storia di Ustica, ad ogni buon conto, io l’ho solo raccontata. Loro invece, i responsabili, i carnefici ma anche i depistatori, l’hanno scritta col sangue delle loro vittime.

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Dove sono i responsabili della strage del Cermis ? E quelli della strage di Ustica ?
by Ustica CASO ORMAI ARCHIVIATO: capito mi hai ? Tuesday, May. 11, 2004 at 3:48 PM mail:

Dove sono i responsa...
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Eccoteli serviti !

Hanno abbattuto aerei in OGNI parte del mondo: persino nella remota C I N A !!!!!!!!!!!!!!!!!

L’avv. Enrico Brogneri è stato definito l’ <<unico testimone oculare>> nell’ambito della strage di Ustica. Brogneri è anche autore del libro "Ai margini di Ustica".



Domanda: Avvocato Brogneri, cosa ha visto esattamente, alle 21,20, la sera del 27 Giugno 1980?

Risposta: Ero stato a trovare i miei genitori e mi stavo recando a prendere mia moglie quando, percorrendo via Jan Palach, ho visto un aereo militare sorvolare la città di Catanzaro a bassissima quota e a motori e luci spente, sembrava in planata. La circostanza potrebbe a prima vista sembrare del tutto banale ma non è così, specie se si considera che 20 minuti prima, capisce? Venti minuti prima era precipitato il DC9 ITAVIA, nel Tirreno.

D.: Nel suo libro sembra convinto che il DC9 sia stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea. Cosa è accaduto secondo lei?

R.: L’ipotesi della battaglia aerea, svoltasi in prossimità del DC9, non è nuova. Prima di me l’avevano sostenuta altri, per esempio Andrea Purgatori e Claudio Gatti. Non è questo il punto. La divergenza, invece, è nello scenario. Gatti nel suo libro attribuisce la tragedia ad un errore dell’aviazione israeliana. Io, al contrario, ho pensato ad un qualcosa di più complesso, nel quale è il complotto a determinare la tragedia.

D.: Qual è la sua teoria del complotto in proposito?

R.: Nel mio libro: "Ai margini di Ustica", ho sostenuto l’ipotesi dell’abbattimento del DC9, nel corso di una battaglia aerea intrapresa per impedire che i francesi consegnassero l’uranio all’Irak. Devo premettere che, ogni qual volta ho fatto riferimento ai francesi, agli italiani o agli americani e così via, ho inteso sempre riferirmi ai rispettivi servizi segreti deviati. Ebbene, dicevo che i servizi segreti francesi, lo SDECE per intenderci, d’accordo con quelli italiani, avevano predisposto un piano ben preciso. Tale piano prevedeva che il trasporto dell’uranio dovesse avvenire proprio la notte della tragedia, per via aerea con un cargo camuffato, che doveva procedere sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non correre i rischi, che si è invece voluto far correre agli ignari passeggeri dell’ ITAVIA. Capisce? La possibilità che gli israeliani potessero colpire il DC9 era stata preventivata. Quà sta il fattaccio. I francesi e gli italiani sapevano che quel che poi è accaduto aveva un alto margine di probabilità che si verificasse. Lo sapevano e non hanno fatto nulla per impedirlo. Lo sapevano e addirittura avevano reso ancora più probabile l’accadimento quando, da veri e propri professionisti del delitto, decisero di far scortare il DC9 da un loro aereo militare.

D.: Quindi, il DC9 è stato fatto scortare da un caccia militare per ingannare il Mossad, il servizio segreto israeliano?

R.: Appunto. E’ proprio questo che rende inconfessabile lo scenario. L’hanno fatto perché,in tal modo, se gli israeliani, vale a dire i sabotatori, avessero attaccato, molto probabilmente sarebbe stato, come è accaduto, proprio il DC9 a rimetterci le penne. Il DC9, non il loro cargo camuffato, che poi, dopo la battaglia aerea, passò indisturbato e portò a termine la missione.

D.: I politici italiani hanno avuto un ruolo rilevante in questo complotto?

R.: Fu un complotto con conseguente proliferazione di intrighi, colpi di scena, depistaggi, false dichiarazioni, occultamento delle prove, furti e distruzioni di documenti, veleni, morti sospette. Per quanto concerne il ruolo dei politici, io non escludo che qualche personaggio, anche di grande rilievo, possa aver recitato una parte molto importante. Il mio scenario è senza dubbio agghiacciante, ma non sono stato io a sostenere per primo l’idea che dietro Ustica c’è qualcosa di inconfessabile, voglio dire che la tragedia può anche suggerire l’idea di un business oltre misura, di una tangentopoli irrispettosa di ogni regola e di ogni valore, compresa la vita umana. Quando sono questi gli argomenti, i politici ci sono sempre.

D.: Lei ha certamente svolto indagini su questa drammatica vicenda, di cui se ne interessa da oltre dieci anni. Cosa ha scoperto in concreto?

R.: E’ il depistaggio del Mig libico che mi ha consentito di intuire talune circostanze. Io sono convinto, l’ho sostenuto e lo sostengo con decisione, che lì, nel Comune di Castelsilano, non è caduto alcun Mig. Sono stati i nostri servizi, d’accordo con i francesi, che hanno voluto farci trovare quell’aereo militare. In realtà, a cadere è stato un altro aereo da guerra, forse proprio quello che ho visto io e che di certo non era il Mig libico ritrovato. Io ho visto un altro aereo, un aereo con una sagoma completamente diversa, un aereo da guerra che, con ogni probabilità, apparteneva ad una nazione il cui nome non doveva e non poteva essere rivelato. Questa è stata la consegna, non si doveva rivelare la vera nazionalità. E’ nata così la messinscena della pista libica; bisognava comunque soddisfare l’esigenza dell’opinione pubblica e si è allora pensato di addossare la responsabilità a quel Gheddafi imprevedibile.

D.: Ma che tipo di aereo ha visto?

R.: L’aereo, da me avvistato, aveva una sagoma triangolare e compatta simile a quella dei Mirage francesi o dei Kfir israeliani. Deduco che, probabilmente, c’entrano i francesi o gli israeliani o entrambi.

D.: In tutta questa faccenda hanno avuto un ruolo i mass media?

R.: La sensazione che ne ho ricavato è che molti giornalisti possono essere stati anche essi depistati. E’, però, prematuro che parli ora di quest’aspetto, di questa terza peculiarità del depistaggio del famoso Mig. Le anticipo, comunque, che esistono concrete possibilità che, dietro la faccenda di Castelsilano, si nasconda qualcosa che richiama il gioco delle scatole cinesi: un depistaggio che contiene un depistaggio che, a sua volta, contiene un altro depistaggio, ma di questo ne parlerò in un’altra occasione.

D.: Un’ultima domanda. Molte persone, in qualche modo coinvolte col caso Ustica, sono misteriosamente decedute. Lei crede che questa gente sia stata assassinata? E se sì, lei, che con la sua testimonianza prova, tra l’altro, la stretta correlazione tra il Mig libico e la strage di Ustica, teme per la sua vita?

R.: Lei mi pone interrogativi difficili e pericolosi. Credo che una buona parte di questi potenziali testimoni, che avrebbero potuto riferire circostanze interessanti per l’inchiesta, sono stati eliminati di proposito. Sarà un caso, ma a me i misteri, che ruotano intorno al DC9, sono sempre sembrati qualcosa di più di una semplice fatalità, senza dire di altri strani episodi, non sufficientemente sospettati. Lei mi chiede se temo per la mia vita. Devo ammettere di avere avuto e di avere una grande preoccupazione per la mia incolumità. Come ho scritto nel mio libro, a volte penso di tutto: a mio padre che m’aveva consigliato la massima prudenza, all’elenco delle morti misteriose e alla qualifica di "testimone scomodo" che m’aveva attribuito "L’Espresso". La storia di Ustica, ad ogni buon conto, io l’ho solo raccontata. Loro invece, i responsabili, i carnefici ma anche i depistatori, l’hanno scritta col sangue delle loro vittime.

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