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Padellaro: interrogativi sugli ostaggi
by Seb Tuesday, Jun. 08, 2004 at 10:49 PM mail:

La gioia e la nebbia

La gioia e la nebbia
di Antonio Padellaro


Quattro sono i fatti certi
Primo. I tre ostaggi Agliana, Cupertino e Stefio sono liberi, e oggi saranno in Italia per riabbracciare le loro famiglie. Dopo cinquantasei giorni di angoscia, finalmente, sono ore di grande gioia e di sollievo per tutti gli italiani. L?emozione del paese è stata enorme.
Secondo. A liberare i nostri connazionali è stato un commando della coalizione, americani e polacchi, con un blitz in una località chiamata Ramadi, cento chilometri a ovest di Bagdad.
Terzo. Subito dopo l?annuncio, Berlusconi e i suoi hanno occupato radio e televisione, segnatamente le reti Rai, attribuendosi il successo dell?operazione.
Quarto. La liberazione è avvenuta a quattro giorni dalle elezioni.
Tutto il resto è nebbia fitta. Infinite sono, infatti, le domande sollecitate dalle particolari circostanze del blitz. Altrettante le risposte che, probabilmente, non conosceremo mai. Per esempio. Gli ostaggi sono stati liberati dopo un negoziato con i rapitori? Il generale Sanchez, comandante delle forze Usa in Iraq, lo nega. Invece, lo sceicco sunnita Ahmad, parente del nuovo presidente iracheno, dice che il caso era stato già risolto, il 6 giugno, quando egli ha appreso che gli ostaggi sarebbero stati riconsegnati dopo poche ore. I rapitori sono stati catturati? Solo alcuni di essi, rivela nelle scarnissime dichiarazioni rese alla stampa lo stesso Sanchez. Dal che si deduce che gli altri rapitori (quanti?) l?hanno fatta franca. Per quale motivo?
Chi li ha avvertiti che era il momento di andarsene? Sempre Sanchez afferma che non c?è stato alcuno scontro a fuoco. Le due circostanze, l?arresto di alcuni soltanto dei rapitori, avvenuto senza colpo ferire, sembra avvalorare la tesi dello sceicco Ahmad e della trattativa preventiva. La sostanza non cambia. I tre italiani sono comunque salvi. Ma perché tanto mistero?
Veniamo all?operazione militare. Da chi sono stati messi sulla strada giusta gli uomini del commando? Il ministro della Difesa Martino sostiene che il Sismi ha fornito un «fondamentale contributo per il positivo esito dell?intera vicenda». Martino parla anche di «operazione congiunta concordata con le forze della coalizione». Entrambe le affermazioni sono motivo di compiacimento per l?efficienza dimostrata dai servizi segreti italiani, e per il credito di cui godiamo presso gli americani. Ma, forse, ci sarebbe bisogno di qualche ulteriore particolare. Per esempio, secondo il generale polacco Bieniek le forze della coalizione sono state indirizzate dal manager polacco Jerry Kos, anch?egli rapito, ma riuscito a fuggire dal covo con le sue sole forze, qualche ora prima. Nessuno vuole togliere meriti all?intelligence italiana, che ha certamente lavorato bene. Non è invece accettabile che attraverso l?elogio del Sismi il governo cerchi di avvalorare un ruolo centrale e determinante del governo italiano e, in prima persona, del presidente del Consiglio. Questo ruolo, centrale e determinante, ancora non è affatto dimostrato. Che Berlusconi dica di avere dato l?ok all?operazione è cosa che lascia francamente perplessi. Pensate alla scena dei soldati americani e polacchi che stanno per andare all?assalto, quando ecco che il comandante si attacca al telefono: fermi tutti, prima sentiamo che ne pensa Berlusconi...
Ieri, dal primo pomeriggio, fino a notte tarda, per ore e ore, senza soluzione di continuità, senza contraddittorio alcuno, Silvio Berlusconi e i suoi cari hanno preso possesso di tutte le comunicazioni radiotelevisive. Che il premier avrebbe approfittato di un evento umanissimo e coinvolgente per dare lustro a se stesso e al suo governo, era nelle cose. Che l?uso politico di un?emozione collettiva si sarebbe trasformato in interminabile comizio a reti unificate, in una indecente passerella di facce e faccione inneggianti al governo lungimirante e alla linea della fermezza che paga, neppure i critici più severi del presidente-padrone e dei suoi domestici televisivi se lo aspettavano. Un?orgia di tronfia autopropaganda che non poteva non raggiungere il suo apice nell?apposito «Porta a porta». Una solenne messa cantata in onore del premier ben organizzata, come al solito, dall?officiante. Cerimonia priva di esponenti dell?opposizione in studio (per non disturbare), e alla quale il segretario dei ds Fassino avrebbe dovuto contribuire, standosene però ben lontano. Fassino ha fatto benissimo a dire di no.
La liberazione di Agliana, Cupertino e Stefio è avvenuta proprio alla vigilia delle importanti elezioni europee di sabato prossimo. Che tra i due eventi possa esserci un collegamento diverso da quello della pura casualità temporale, nessuno può dimostrarlo. Non ci saranno, per fortuna, nuovi presunti esperti islamici a dimostrarci che era tutto concordato, magari nel recente viaggio a Roma di George W. Bush. Con la stessa sicumera con la quale altri presunti esperti islamici ci hanno raccontato che, con tutta evidenza, i sequestratori erano in contatto con qualcuno in Italia che non voleva bene a Berlusconi. Che un evento (la liberazione) possa influenzare l?altro (le elezioni), che gli umori di una parte dei votanti vadano a premiare dopo la positiva soluzione i partiti di governo, è possibile. Ma, probabilmente, non in misura così determinante da modificare gli equilibri che i sondaggisti danno già per consolidati. La ritrovata libertà di tre essere umani, la felicità delle loro famiglie, il dolore oggi ancora più acuto dei genitori del povero Quattrocchi, la partecipazione di tutti gli italiani a questo interminabile dramma non sono né di destra né di sinistra. C?è un rispetto per le persone che ieri è stato dimenticato. Piccole cattive azioni che non oscurano una grande bella giornata.



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