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DALLA PARTE DEI LAVORATORI
by colletivo in lotta contro la cds Wednesday, Dec. 15, 2004 at 3:25 AM mail: lavoratoriinlotta@tiscali.it

13/12/2004: ebbene si, la storia si ripete! Alle 17 un gruppo di lavoratori e lavoratrici in Lotta contro la Associazione Casa Diritti Sociali ha occupato la sede amministrativa della Associazione e delle due cooperative sociali che ad essa fanno capo, site in Via dei Mille 36 in Roma.

Durante la trattativa alcuni zelanti lavoratori membri del c.d.a. della coop., affiancati da un’ improbabile congrega di volontari, parenti, amici e perfino il figlio del presidente, hanno deciso di ricorrere all’intervento dei “tutori dell’ordine” (come garanti di democrazia?)…forse abbiamo sequestrato qualcuno? Precisiamo che la sede della cooperativa è rimasta perfettamente agibile, tanto che la cooperativa funziona a pieno regime.
Comunque, 70 persone (tanto meno sotto sequestro!) qua non si sono ancora viste….

Se rivendicare l’applicazione del CCNL e il pagamento degli stipendi arretrati ( il cui ritardo ammonta ad oggi a 4 mensilità e mezzo!!!...) significa difendere i “propri interessi”, allora noi assecondiamo questa accusa ricordando a colleghi che grazie alla lotta di un collettivo di lavoratori, da loro tacciato di essere una minoranza, tutti i lavoratori hanno beneficiato di tutele contrattuali fino ad un anno fa inesistenti (contratto a tempo determinato, maternità, malattia, ferie pagate).


A proposito dei servizi sociali…

Riteniamo che in Italia e precipuamente nella città di Roma la gestione dei servizi socio-sanitari dati in appalto al cosiddetto Terzo Settore stia mostrando, e non poteva essere diversamente, tutti i suoi limiti.
In primo luogo perché riteniamo che il diritto all’assistenza e alla salvaguardia della dignità umana come previsto nella Costituzione non possano e non debbano essere delegati al mercato anche se “sociale”.
In secondo luogo perché l’ideologia neoliberista che caratterizza la gestione esternalizzata dei servizi socio-sanitari, produce in Italia dei fenomeni con “radici antiche”: clientelismo, inefficienza, corruzione. Ma anche fenomeni connessi alla fase di crisi capitalistica: precarietà, nuove forme di schiavitù.


A proposito del servizio…

Definire innovativi i servizi CDS manifesta una volontà strumentale e mistificatoria del reale poiché interventi della suddetta associazione poco si discostano da un mero e deprecabile assistenzialismo.
Se poi si parla di condizioni igienico-sanitarie, il fatto che per anni i centri di accoglienza sono stati infestati dagli scarafaggi senza che alcun intervento risolutivo venisse attuato. Ciò nonostante le segnalazioni e le richieste degli operatori.
Addirittura in un centro di accoglienza per famiglie, quindi con la presenza di bambini, c’è stata la presenza di ratti di fogna tranquillamente accettata dalla CDS come male “inevitabile”.
Da segnalare che con il primo vero intervento di sanificazione (forzato da questa delegazione sindacale), attuato nel settembre di quest’anno e durato pochi giorni, il problema scarafaggi, almeno in quel centro è stato superato; segno evidente che era ed è soltanto un problema di “cattiva gestione”.


A proposito di condizioni lavorative…

Utilizzo delle collaborazioni: Fino al 2002 la consuetudine per CDS era la stipula di collaborazioni occasionali, reiterate due,tre, anche quatto volte. Questo nonostante il rapporto di lavoro era di fatto un rapporto di lavoro dipendente e nonostante fin dal 2000, in ottemperanza alla delibera 135, le convenzioni stipulate tra CDS e Comune di Roma prevedessero l’applicazione del CCNL. Non è solo un problema di diritti, è anche un problema di fondi pubblici e di come e dove sono finiti.
Successivamente grazie alla nostra vertenza sindacale ottenemmo un co.co.co. di durata annuale con diversi istituti previsti; nonostante ciò il problema del mancato rispetto della delibera 135/2000 resta, così come resta la domanda sul come e dove siano finiti i soldi pubblici stanziati per garantire un certo servizio e per pagare come da CCNL il personale impiegato.

Utilizzo di forza lavoro immigrata: Questo è un punto delicato perché qui cozziamo frontalmente con l’ipocrisia che si cela dietro la definizione di “Casa diritti sociali” e della sua supposta storia di sostegno alle fasce deboli.
Fino al 2002, anno in cui ci costituimmo come delegazione sindacale all’interno della CDS, la maggior parte degli immigrati che pure lavoravano in CDS da anni, erano contrattualizzati con rapporti di lavoro dipendente a tempo determinato. Per chi è poco pratico di questioni legate a lavoro e permesso di soggiorno per gli immigrati, ricordiamo che il permesso di soggiorno finisce quando finisce il rapporto di lavoro; ciò significa che con questo sistema si tengono proprio quelle fasce deboli che si dice di voler aiutare, in una condizione di estrema ricattabilità.
Inutile dire che con la comparsa di una delegazione sindacale forte e conflittuale, l’Associazione CDS corse subito ai ripari trasformando i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato…..


A proposito di volontariato…

L’attività di volontariato che pure potrebbe arricchire il lavoro di una struttura che opera nei servizi alla persona, perde il suo valore positivo laddove al volontario si attribuiscono responsabilità che egli/ella non può supportare; ciò è quanto avviene in CDS.
In particolare la situazione è peggiorata con l’introduzione del cosiddetto Volontariato del Servizio Civile Nazionale (SCN). Infatti con l’introduzione di un rimborso (434 euro) che di fatto tende ad assumere le caratteristiche di un vero e proprio sussidio per studenti/esse ed inoccupati, si è modificata la definizione stessa di volontario come di un soggetto che presta il proprio tempo per fini sociali.
Contravvenendo a quanto disposto dal Piano Regolatore Sociale recentemente approvato, la CDS ha utilizzato ed utilizza il SCN come vero e proprio operatore sociale in sostituzione di personale previsto dalla convenzione.
Paradigmatico quanto accadde in occasione dell’occupazione del dicembre 2003:
per un mese (tanto durò l’occupazione) la CDS pensò bene di utilizzare il SCN nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e per senza fissa dimora in sostituzione del personale in agitazione.
Si tratta cioè di un esercito di riservisti pronto a scendere in campo acriticamente e obbediente al mandato padronale di servire la “mission”.


A proposito di minoranza…

Se minoranza è tutto ciò che non concorre alla definizione della norma non ci vergogniamo di essere una minoranza, laddove “norma” assurge a paradigma di repressione legalizzata del dissenso. Tipico di un’indole reazionaria il tacciare di minoranza chi si oppone al regime vigente. È paradossale che chi ricorre alla dicotomia maggioranza/minoranza per indicare i “devianti” si occupi quotidianamente di realtà minoritarie e per questo emarginate e sfruttate.

Peccato che l’“antagonismo” di chi ci accusa passi attraverso una folkloristica e vacua ostentazione di realtà di lotta non certo maggioritarie, quali EZLN, Che Guevara…peccato anche che le argomentazioni che vengono mosse contro di noi (di essere una minoranza violenta) siano le stesse utilizzate per reprimere e soffocare esperienze di lotta in cui loro stessi dicono di identificarsi..
Si tengano pure le loro regole, ci opporremo sempre a chi sfrutta e reprime i bisogni delle minoranze!

Per comunicati di solidarietà La nostra e-mail è: lavoratoriinlotta@tiscali.it

I lavoratori e le lavoratrici in lotta contro la Casa dei diritti sociali

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