STOP ESSO WAR
Esso: un decennio di sporchi trucchi
Sempre più prendiamo consapevolezza della responsabilità collegata ad ogni
acquisto. Il comperare è la forma di consenso a un prodotto del mercato e
l’approvazione e l’incoraggiamento a tutta la filiera di produzione da cui
deriva. Ogni acquisto ci fa diventare consenzienti di tutte le vicende che
hanno dato origine al prodotto che noi scegliamo
In questo momento, in cui la guerra viene proposta come strumento di sicurezza
e ordine nel mondo, chi è convinto che invece essa provochi solo sofferenza e
distruzione si interroga su quali imprese economiche siano coinvolte
nell'affare guerra. Dire no alla guerra non è sufficiente. E' il momento di
iniziare azioni dirette a incidere sugli equilibri di mercato. L’azione sarà
tanto più efficace se sarà collettiva e orientata verso un prodotto
strategicamente importante come il petrolio.
Bush ha deciso di attaccare l'Iraq soprattutto per garantirsi il controllo
delle più grandi riserve di petrolio al mondo dopo quelle dell’Arabia Saudita.
Ebbene, a fornire il carburante all'esercito americano sarà la Exxon, la più
grande multinazionale petrolifera del mondo, che in Europa è proprietaria del
marchio Esso.
Secondo quanto riportato alla fine di settembre dall’agenzia di stampa Defense
Logistic, la Exxon ha vinto l’appalto di 48 milioni di dollari per la
fornitura di benzina, gasolio ed oli lubrificanti per l’esercito, la marina,
l’aviazione, la Nato e le altre agenzie afferenti al Dipartimento della
Difesa. La fornitura comprende anche l’approvvigionamento alle basi italiane
continentali (Vicenza, Camp Derby, Napoli ecc) ed insulari (Sicilia, La
Maddalena ecc). Questa cifra è un’inezia per una compagnia con introiti di
decine di miliardi di dollari annui, ma assume un aspetto interessante se si
considera che la Exxon, per la sua posizione di maggiore compagnia
petrolifera, per di più statunitense e con un grande “ascendente” su Bush,
sarà la compagnia chepiù di altre trarrà profitti dalla conquista dell’Iraq e
dei suoi campi di estrazione, il 25% dei quali era già di sua proprietà prima
del conflitto del 1991.
La Exxon è già al centro di una campagna di boicottaggio internazionale che
coinvolge Gran Bretagna, USA, Francia, Austria, Germania e Australia. Oggi
persino la Deutsche Bank giudica a rischio investire nella multinazionale
petrolifera.
Nel 2000 la Exxon, in occasione delle elezioni presidenziali statunitensi, ha
contribuito alla campagna elettorale del partito repubblicano con oltre un
milione di dollari. Sin dal suo insediamento, è apparso chiaro che il nuovo
Governo statunitense era guidato da una potente lobby legata all’industria
petrolifera. Infatti tra le prime decisioni di Bush, così come esplicitamente
richiesto dalla Exxon, ci sono state il rifiuto di ratificare il Protocollo di
Kyoto sui cambiamenti climatici, l’avvio all’estrazione petrolifera anche in
aree protette e la rimozione del presidente dell’IPCC (International Panel on
Climate Change) che sin dal 1995 aveva indicato nell’uso di combustibili
fossili la principale causa dei cambiamenti climatici.
Per tutti questi motivi proponiamo di togliere il nostro consenso a chi
fornisce energia alla guerra: così daremo un segnale del reale potere che è in
mano ai consumatori.
FAI UN GESTO CONCRETO CONTRO LA GUERRA
NON FINANZIARE CHI LE DA ENERGIA
DIMINUISCI I TUOI CONSUMI DI CARBURANTE
NON FERMARTI PIU’ ALLE STAZIONI DI SERVIZIO ESSO