Una
strana coincidenza: a Nassirya un giacimento di petrolio sfruttato dall'Eni
Da Radio Capital
del 14 Aprile 2004
Una strana coincidenza. A
Nassiriya un giacimento di petrolio sfruttato dall'Eni.
La missione militare italiana in Iraq è stata presentata così il 15 aprile 2003
dal nostro ministro degli esteri Franco Frattini.
«Quella dell'Iraq è una missione che ha scopo emergenziale e umanitario».
E infatti il governo italiano finanzia un ospedale della Croce Rossa a Bagdad e
invia ben 27 carabinieri per difenderlo...... poi già che c'è invia altri 3000
militari a Nassiriya.
Ecco le cifre: l'ospedale a Bagdad costa...21 milioni 554 mila euro.
Il nostro contingente a Nassiriya costa...232 milioni e 451 mila euro.
La domanda è: ma perché il nostro intervento umanitario in senso stretto è a
Bagdad e invece i nostri soldati e le nostre risorse stanno a Nassiriya? Che c'è
lì di così tanto umanitario?
Il 22 ottobre 2003 i parlamentari italiani della commissione difesa vanno a
Nassiriya.
Elettra Deiana, deputata di Rifondazione Comunista, faceva parte della
delegazione e ha ascoltato uno strano discorso.
«Abbiamo incontrato l'ambasciatore presso il governo provvisorio di Bagdad
Antonio Armellini, il quale ci ha detto che vi sono degli interessi italiani in
gioco in questa vicenda».
Interessi in gioco!
«Di conseguenza il calcolo è che i benefici saranno all'altezza dell'impegno
militare»
Benefici in cambio dell'impegno militare!
Ora in Iraq in generale e a Nassiriya in particolare ci sono importanti
giacimenti di...benefici. Ne sa qualcosa Benito Li Vigni, un'ex dirigente
dell'Eni. «Il governo iracheno accordò all'Eni lo
sfruttamento di un giacimento sul territorio di Nassiriya, nel sud del Paese,
con 2,5 / 3 miliardi di barili di riserve, un giacimento quinto per importanza
tra i nuovi che l'Iraq voleva avviare a produzione.
Nel suo territorio c'è una grande raffineria ed un grande oleodotto».
Guarda un po', l'Eni aveva contratti petroliferi con l'Iraq che riguardavano i
pozzi proprio di Nassiriya! Che coincidenza! Ancora Li Vigni. «I contratti che
regolavano i rapporti tra la parte pubblica e quella privata delle compagnie
concessionarie, seguivano una formula che nel settore era considerata la più
vantaggiosa di tutte, che di solito i Paesi produttori mediorientali fanno di
tutto per evitare. E' un contratto che consente di considerare come propria
riserva una quota della produzione. Di fatto la riserva accertata tra 2,5 e 3
miliardi di barili poteva essere iscritta in bilancio Eni».
Contratti vantaggiosi. Un peccato rinunciarvi!
In parlamento la senatrice Tana De Zulueta, del gruppo Occhetto – Di Pietro, ha
presentato un'interrogazione proprio su questa vicenda.
«Il fatto è che quando i soldati italiani sono arrivati a Nassiryia, la loro
prima base militare era ubicata proprio di fronte alla raffineria che
consentirebbe all'Eni di poter raffinare proprio lì il petrolio estratto. Altra
condizione che si aggiunge a un contratto che in sé era estremamente
vantaggioso. Dico "era" perché quel contratto è in forse, nel senso che
l'occupazione dell'Iraq e la caduta di Saddam Hussein hanno fatto sì che le tre
grandi concessioni siano congelate.
Noi abbiamo chiesto al governo se la scelta di mandare i nostri militari in Iraq
fosse motivata da un desiderio di tutelare quella concessione, di garantircela
per il futuro».
E noi ci siamo procurati la risposta del governo all'interrogazione della
parlamentare.
«La nostra presenza in Iraq è frutto di prioritarie considerazioni di carattere
politico e umanitario». Prioritarie considerazioni di carattere politico e
umanitario. «La scelta di dislocare un contingente a Nassiriya non è stata in
alcun modo legata agli interessi dell'Eni»
Ah, no?
«Le bozze di accordo per lo sfruttamento dei campi petroliferi a Nassiriya tra
Eni e le autorità competenti irachene non sono mai state perfezionate attraverso
la firma di un testo vincolante». E intanto il governo ammette gli accordi. Il
23 febbraio 2003, un mese prima
dell'invasione, l'agenzia Ansa dà notizia dell'esistenza di un dossier circa gli
affari italiani in Iraq.
«L'Italia, che e' già presente con le iniziative dell'Eni ad Halfaya e Nassiriya,
può giocare anch'essa un ruolo».
Ecco cosa dice l'amministratore delegato dell'Eni, un mese dopo la caduta di
Saddam.
«L'amministratore delegato dell'Eni Vittorio Mincato ricorda agli azionisti come
già nel passato il gruppo aveva messo gli occhi sull'area irachena di Nassiriya»
Nassiriya!
Il nostro dubbio a questo punto è il seguente: è un caso che i nostri soldati
siano finiti a Nassiriya?
Ecco il sottosegretario alla difesa Filippo Berselli.
- Non posso essere d'aiuto, né confermando, né smentendo una notizia che non so.
- Allora posso chiederle quest'altra cosa, più in generale: perché siamo andati
proprio a Nassiriya?
- Beh, a Nassiriya perché a Bagdad c'erano gli americani, c'erano delle aree
d'influenza ed è stata scelta Nassiriya, sarà una coincidenza. Per quanto mi
riguarda è assolutamente una coincidenza. -
Ah, una coincidenza. - Sì.
Ecco qua! Per il governo si tratta di una coincidenza.
E noi aggiungiamo: è una coincidenza umanitaria!
Se volete ascoltare via radio la puntata:
http://www.capital.it