La FIAT ha deciso: a casa!
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Dopo l'abbandono da parte dei sindacati del tavolo delle trattative a cui sedevano anche FIAT e governo, l'azienza, venerdi' 6 Dicembre, ha recapitato ai propri dipendenti le prime lettere di
CIGS a zero ore, per informarli che da lunedi' sarebbero rimasti a casa.
La
CIGS, ovvero "cassa integrazione guadagni", e' un ammortizzatore sociale che prevede teoricamente una integrazione pari all'80% della retribuzione, teoricamente perche' vi sono due
tetti che rendono improbabile una vita dignitosa ad una famiglia monoreddito.
Mentre dal governo arrivano
attacchi ai sindacati o persino geniali inviti a
lavorare in nero i lavoratori continuano a lottare per impedire riduzioni di personale e chiusura degli stabilimenti, si susseguono infatti le
iniziative nei vari
stabilimenti FIAT, la quale in una
dichiarazione parla di accettazione del piano del governo, di "dolorosi" tagli al costo del lavoro e di "profonda ristrutturazione".
Ristrutturazioni che in FIAT hanno una lunga storia: la sequenza crisi-ristrutturazione-riduzione del personale e' ormai il leit motif alla quale siamo abituati dal 1974. La FIAT, con la scusa delle ristrutturazioni "epocali", necessarie secondo l'azienda per superare la crisi di turno, usa la cassa integrazione per poi lasciare a casa buona parte dei lavoratori, come e' gia' accaduto nel 1977, nel 1980, nel 1993, tutti casi in cui era stato "garantito" il rientro in azienda dei cassaintegrati.
Se queste sono le politiche aziendali per costruire un futuro, allora non possiamo che vedere molto scuro.
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