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carabinieri? No neofascisti
by PER FRANTI Wednesday, Jan. 01, 2003 at 7:47 PM mail:

intervento assai interessante del neofascista vinciguerra

Neofascisti? No, carabinieri

di Vincenzo Vinciguerra



La sinistra diessina ha cautamente sollevato il problema rappresentato dalla presenza di Giancarlo Fini, segretario di Alleanza nazionale e vice presidente del Consiglio, nella sede del Comando provinciale dei carabinieri di Genova mentre infuriavano nelle strade della città gli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti anti-globalizzazione. Fini non era solo: ben quattro parlamentari del suo partito erano installati nella sala operativa dei carabinieri di Genova, evidentemente per seguire in diretta gli avvenimenti ed incitare i militi dell’Arma ‘benemerita’ a compiere il loro ‘dovere’ di reprimere la rivolta anti-globalizzazione.

Ipocrita lo stupore di una certa sinistra nell’assistere all’ostentato sostegno offerto da un partito di governo alla sola Arma dei carabinieri. Fasulla meraviglia viene espressa in un articolo de "La Repubblica" che, sotto il titolo "Tra An e gli uomini in divisa un feeling che parte da lontano", inizia il racconto di questo rapporto dal 1999! Cosa dice il quotidiano borghese del miliardario Eugenio Scalfari e del cognato di Gianni Agnelli, che dal 1976 ha sostenuto il Partito comunista italiano, poi Pds e infine Ds? Ci informa che Filippo Ascierto, deputato di An, è un sottufficiale dei carabinieri; che il senatore Mario Palombo, sempre di An, è un ex generale dei carabinieri; che, infine, il generale dei carabinieri Clemente Gasparri è fratello dell’esponente di An Maurizio Gasparri, oggi ministro delle Comunicazioni. Troppo poco per giustificare gesti gravissimi come quelli compiuti da Fini e dai suoi colleghi a Genova, con la loro presenza nei comandi dei carabinieri per fornire una copertura politica alla repressione condotta, con l’usuale durezza, dagli uomini dell’Arma.

La verità che il miliardario Eugenio Scalfari ed il cognato dell’avvocato Agnelli, Carlo Caracciolo, hanno sempre tenuta accuratamente occultata ai loro lettori in linea con la politica del silenzio e della disinformazione seguita dalla sinistra italiana borghese, comunista e perfino antagonista, è un’altra, che affonda le radici negli anni fra il 1943 ed il 1945.

Si chiamava Giuseppe Polosa, capitano dei carabinieri, fedele al Regno del sud, subalterno del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio e, contemporaneamente, del maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, ministro della Difesa della Rsi e comandante in capo dell’esercito di Salò. Polosa difatti era distaccato presso il Quartiere generale di Graziani e, in un secondo tempo, si occupò di mantenere i rapporti con Junio Valerio Borghese, comandante della Decima Mas. Finita la guerra, ovviamente, Polosa proseguì la sua carriera nell’Arma divenuta repubblicana senza essere sottoposto ad alcuna inchiesta giudiziaria. E’ solo un esempio, su migliaia che se ne potrebbero portare.

Se i fascisti richiedevano a Mussolini lo scioglimento dei carabinieri fedeli al re; se ad essi attribuivano l’assassinio di Ettore Muti nella pineta di Fregene; se diverse migliaia di militi venivano deportati in Germania con l’autorizzazione del duce, altri carabinieri continuavano ad operare all’interno della Rsi, assumendo posizioni di rilievo nella Guardia nazionale repubblicana e dirigendo il Servizio informazioni difesa (Sid) della Rsi, in obbedienza a direttive precise impartite dal Comando generale installato al sud, con l’assenso riservato dei vertici militari della Repubblica sociale italiana rappresentati da Rodolfo Graziani.

Cessate le ostilità, i carabinieri raccolgono i frutti del doppio gioco condotto nell’Italia repubblicana, raccattando nelle campagne e nelle città tutti quei neofascisti che avevano aderito alla Rsi perché non avevano avuto altra alternativa (anche per andare in montagna con i partigiani ci vuole coraggio), per ragioni emotive e non ideologiche, per opportunismo, non per scelta di campo. Tutti costoro, per forza di cose, identificavano la Rsi non nella figura di Benito Mussolini e tantomeno in quella dell’ultimo segretario del Pfr Alessandro Pavolini, ma in quella del maresciallo Rodolfo Graziani, il ‘soldato’ che aveva mantenuto ‘apolitiche’ le forze militari della Rsi e che aveva aderito alla repubblica di Salò per ‘spirito di sacrificio’ e sottrarre l’Italia centro- settentrionale alla vendetta tedesca. Sono i ‘neofascisti della Resistenza tricolore’, concetto che viene affermato negli ambienti militari, per rivendicare il merito di aver aderito per sabotare lo sforzo della Rsi e del suo alleato germanico, ‘proteggendo’ la popolazione civile esposta, invece, alle rappresaglie dagli attacchi che i partigiani comunisti (la resistenza rossa) conducevano contro i reparti fascisti e tedeschi.

La nascita del Movimento sociale italiano, nel dicembre 1946, rappresenta la concretizzazione del concetto di ‘resistenza tricolore’ che viene esteso a tutti coloro che hanno combattuto ‘per l’Italia’, al nord come al sud, nei reparti regolari delle forze armate e nelle bande partigiane autonome od anticomuniste. Uno l’obiettivo imposto ai fondatori del Msi dal Vaticano, Democrazia cristiana, servizi segreti alleati ed italiani, ministero dell’Interno e carabinieri: unire in un soggetto politico ma non partitico, in un movimento di opinione i combattenti dell’una e dell’altra parte, elevando a propri simboli i soldati apolitici rappresentati da Rodolfo Graziani e Junio Valerio Borghese. La ottusa e cieca propaganda della sinistra che si affretta ad identificare il Msi come la riedizione del Partito fascista repubblicano, favorisce la nascita di un equivoco, alimentato strumentalmente dalla stessa dirigenza missina, che finirà solo nel 1994, trasformando sul piano mediatico un gruppo di servitori dei poteri forti dello Stato in un manipolo di fascisti fanatici votati alla rivincita. Saranno migliaia i giovani che, incolpevolmente, cadranno in questo equivoco e aderiranno al Movimento sociale italiano convinti di indossare la camicia nera per ritrovarsi, viceversa, con la divisa del carabiniere.

I rapporti fra Movimento sociale italiano e carabinieri si rafforzano via via che viene alimentato il ‘pericolo comunista’ da parte americana e vaticana. L’inesistente pericolo rosso comporta la creazione di solide e segrete strutture di difesa dello Stato e del regime, all’interno delle quali il Movimento sociale ha un ruolo primario come riserva di uomini da utilizzare in caso di necessità. Saranno i carabinieri a creare la prima struttura segreta composta da civili inquadrati sotto il loro comando, che farà la sua prima – e ancora oggi negata- esercitazione nel corso delle elezioni politiche del 1948. Saranno le forze armate ed in particolare i carabinieri a distribuire armi e bombe a mano, fucili e mitragliatrici ai ‘neofascisti’ del Movimento sociale il 18 aprile 1948. Finita l’emergenza, le armi saranno ritirate e conservate nelle caserme dell’Arma o, addirittura, nelle case dei sottufficiali per essere redistribuite il più velocemente possibile in caso di necessità. La rete di resistenza anticomunista dei carabinieri, presente su tutto il territorio nazionale, forte di migliaia di uomini, limiterà la propria attività per tutti gli anni Cinquanta a compiti informativi. A partire dagli anni Sessanta vi è una pagina intonsa, relativa al ruolo ricoperto dall’Arma della ‘Gladio in alamari’, nella strategia della tensione. Perché nessuno, politico, magistrato, giornalista, storico ha avuto il coraggio di leggerla nonostante le innumerevoli prove che si sono accumulate nel tempo a carico della ‘Benemerita’ e del suo Comando generale. Eppure, basta scorrere gli atti che una riottosa e recalcitrante magistratura ha dovuto registrare per rendersi conto che non c’è evento sanguinoso in Italia in cui, insieme ai neofascisti, non appaiono ufficiali e sottufficiali dei carabinieri.

Nella capitale delle stragi, in questa Milano insanguinata, i rapporti fra la dirigenza missina e il comando della divisione carabinieri ‘Pastrengo’ sono consacrati in migliaia di pagine processuali, contenenti testimonianze anche interne all’Arma. Lo stesso Giancarlo Rognoni, condannato per la strage mancata del 7 aprile 1973 sul treno Torino-Roma ed ora per quella di piazza Fontana, era assiduo frequentatore della caserma di via Moscova. Carlo Maria Maggi poteva dare ai suoi fidi l’indirizzo di una caserma dei carabinieri di Mestre nella quale rifugiarsi in caso di pericolo. Il documento dei servizi di sicurezza greci del 15 maggio 1969 fa riferimento al ruolo della ‘gendarmeria’ italiana nella strategia che porterà poi alla strage della Banca dell’agricoltura, dove per ‘gendarmeria’ s’intende proprio l’Arma dei carabinieri. E fondamentale sarà il ruolo dei carabinieri nel tentato ‘golpe’ del 7/8 dicembre 1970, fatto fallire da Giorgio Almirante per gelosia nei confronti di Junio Valerio Borghese. Tutti fatti ai quali si potrà continuare ad opporre silenzio e reticenza, mai smentite.

L’Arma che per antonomasia si continua a chiamare ‘benemerita’ è stata la sola ad avere per dieci anni, dal luglio 1967 a quello del 1977, una continuità di comando nella persona del generale Arnaldo Ferrara, capo di Stato maggiore dell’Arma. Nominato a questa carica con il grado di colonnello, Ferrara, fratello di un deputato repubblicano, israelita, diverrà generale di corpo d’armata senza mai muoversi dal suo posto, in spregio ad ogni regolamento militare che esige un periodo di comando operativo ad ogni passaggio di grado. Il mistero di questa permanenza decennale al comando effettivo dei carabinieri, di questa carriera anomala da parte di Arnaldo Ferrara rimane ancora oggi tale. Nessuno ha mai inteso approfondire l’argomento. Nessuno ha mai osato chiedere spiegazioni ai ministri della Difesa, ai presidenti del Consiglio, ai capi di Stato maggiore dell’Esercito e della Difesa, o allo stesso interessato. Un muro di silenzio è stato eretto da tutti, nessuno escluso, politici di destra, di centro e di sinistra, compreso ‘Manifesto’ ecc. attorno a quest’uomo che la magistratura non ha mai osato interrogare, sia pure come testimone, perché venisse chiarito come mai si è ritenuto di dover dare all’Arma dei carabinieri nel periodo più sanguinoso della storia recente una unicità di comando per l’arco di dieci anni concentrata nelle sole mani di un colonnello che ha asceso, per meriti sconosciuti, tutti i gradi della carriera militare senza mai muoversi dalla sua poltrona di capo di Stato maggiore dell’Arma ‘benemerita’. Nessuno ha osato chiedere ad Arnaldo Ferrara perché tanti ufficiali e sottufficiali dei carabinieri sono rimasti, a vario titolo, coinvolti in episodi ‘eversivi’ che hanno avuto come protagonisti ‘eversori’ di destra.

Al solo che da 17 anni senza interruzione pone questo quesito, si è risposto con un linciaggio morale che vede in prima fila magistrati, politici e giornalisti di ogni coloritura politica.

La mancata risposta alle domande relative alla struttura segreta dei carabinieri, operante in Italia fin dagli anni dell’immediato dopoguerra; il rifiuto di considerare possibile l’intervento politico dell’Arma, con metodi militari ed operazioni ‘belliche’ al fianco delle strutture dei servizi segreti (vedi ‘Gladio’) del ministero degli Interni, della Nato, degli Usa e di Israele ha determinato la cancellazione nella memoria collettiva delle responsabilità dell’Arma nella strategia della tensione.

Invece di uscire ridimensionata dall’accertamento della verità, l’Arma dei carabinieri è stata rafforzata dagli ex comunisti che l’hanno elevata a quarta forza armata dello Stato. Le responsabilità gravissime dei D’Alema, Veltroni, Rutelli ecc., ora improvvisatisi sagrestani e carabinieri di complemento, nella cancellazione della verità sulla strategia della tensione e sul ruolo degli uomini e degli apparati dello Stato, primi i carabinieri, ha consentito agli uomini del Msi, poi Alleanza nazionale, di non rispondere a loro volta di quanto hanno fatto, o fatto o lasciato fare, negli anni Sessanta e Settanta nell’ambito della strategia della stabilizzazione politica da ottenere mediante la destabilizzazione dell’ordine pubblico. La verità si poteva –e si potrebbe ancora- raggiungere indagando sul conto dell’Arma per scoprire la sua struttura segreta nella quale il Movimento sociale ha avuto magna pars; o viceversa, svolgendo finalmente accertamenti sui vertici del Msi per giungere fino al Comando generale dell’Arma dei carabinieri. Non è mai stato fatto, nessuno intende farlo oggi e, se non costretto dalla pressione dell’opinione pubblica, vorrà farlo in futuro.

Il risultato della complicità fra la classe politica e le forze di sicurezza, di cui il Msi-Alleanza nazionale e i carabinieri sono comunque una parte, ha prodotto la prima tragedia degli anni 2000, con l’uccisione di Carlo Giuliani. Era dal 7 gennaio 1978 che i carabinieri non uccidevano un manifestante. Quel giorno lo fecero a Roma, durante una manifestazione di giovani del Msi: un capitano dei carabinieri aprì il fuoco e uccise Stefano Recchioni. Segretario giovanile del Msi era Gianfranco Fini. Né lui né Almirante chiesero giustizia per la giovane vita stroncata. Il capitano venne trasferito e la vicenda finì nel dimenticatoio. Se mancò la pietà per uno dei suoi, potrebbe mai Giancarlo Fini avvertire un sentimento di rammarico per Carlo Giuliani? Sempre e soltanto con i carabinieri, il ‘piantone onorario’ divenuto vice presidente del Consiglio… si toglie la soddisfazione di sedersi al tavolo con i generali e colonnelli dell’Arma padrona, mentre i suoi colleghi si installano nella sala operativa per seguire in diretta gli interventi repressivi compiuti dagli amati militi della ‘Benemerita’.

E’ la tragedia di un paese senza libertà, senza verità e senza giustizia che prosegue senza che nessuno abbia avuto fino a questo momento la lucidità ed il coraggio di comprendere che si può bloccare individuando le responsabilità di quanti l’hanno avviata in anni lontani, eppure sempre presenti perché l’impunità stimola l’arroganza e produce l’inebriante sensazione di poter fare qualsiasi cosa ricevendo in cambio il premio del consenso elettorale, dell’avanzamento di grado, del maggior potere come movimenti politici e corpi armati dello Stato.

Se oggi al governo del Paese, votato dalla maggioranza degli italiani, abbiamo un uomo che aderì alla P2 e condannato per corruzione, affiancato da quel Msi- Alleanza nazionale che vanta fra i suoi nomi illustri quelli del generale Giovanni De Lorenzo, direttore del Sifar e comandante generale dell’Arma dei carabinieri, del generale Vito Miceli, direttore del Sid, del generale Luigi Ramponi (vivente), direttore del Sismi, lo dobbiamo anche a quel Partito comunista che ha creato le premesse per la loro vittoria; così come ha predisposto i piani per difendere il G8 a Genova, e che oggi finge di indignarsi e procede a plateali quanto simboliche proteste contro i ‘fascisti’ al governo e un presidente del Consiglio pluricondannato e plurimputato. Salvo poi tradirsi esprimendo a Pier Ferdinando Casini, giustamente contestato a Bologna nella ricorrenza della strage di Stato del 2 agosto 1980, la propria solidarietà per bocca di Massimo D’Alema.

Il generale Guglielmo Cerica, comandante generale dei carabinieri, l’8 settembre scappò, travestito con una tuta da meccanico nella macchina di Rodolfo Graziani, capo dell’esercito di Salò. Un gesto di fraternità che, mutatis mutandis, si è ripetuto fino ad oggi fra carabinieri effettivi e carabinieri ausiliari, ‘neofascisti’ prima ed oggi uomini della ‘destra democratica’ italiana. A Genova, il padre onorario di Gianfranco Fini, Giorgio Almirante e tutta la banda del Msi scappò nel luglio 1960, lasciando i carabinieri a sbrigarsela da soli con la folla inferocita. Quarantuno anni più tardi i missini sono tornati, nascosti dietro 20 mila poliziotti, carabinieri e finanzieri per prendersi una rivincita che è mancata, nonostante il massacro dei manifestanti fermati e la uccisione di Carlo Giuliani. E non sarà Giancarlo Fini ad avere la dignità di assumersi la responsabilità politica di quanto fatto da carabinieri e polizia a Genova, come sarebbe giusto per un vice presidente del Consiglio che s’installa nella sede del Comando provinciale dei carabinieri durante due giornate di disordini. Come sempre, saranno i carabinieri a proteggere Fini ed i suoi presentandoli come commensali ed ospiti dell’Arma. In fondo, nell’Italia dei carabinieri, nonostante le apparenze i subalterni non sono divenuti padroni…Purtroppo, sempre subalterno sarà anche il ruolo dell’Italia fino a quando non troverà la forza e la determinazione di liberarsi di questa classe dirigente e dei suoi difensori armati. E lo può fare utilizzando le sole armi della verità e della giustizia. Avremo allora un’Italia di uomini liberi, la stessa per cui sono morti in tanti, compreso Carlo Giuliani.

Opera, 4 agosto 2001



Postfazione. Una denuncia al ministro



Sulla base della lettura dei giornali successivi agli eventi di Genova, Vincenzo Vinciguerra ha indirizzato una denuncia alla Procura della repubblica genovese a carico del ministro di Giustizia Castelli, sulla base della premessa che si riporta di seguito:



" Il sottoscritto Vincenzo Vinciguerra, nato a Catania il 3.1.1949, allo stato ristretto presso la C.R. di Opera-Milano, rilevato che:

-in data 26 luglio 2001, sul quotidiano "La Repubblica", sotto il titolo "Bolzaneto, la notte dei pestaggi", appariva un articolo a firma di Marco Preve che riportava le dichiarazioni rese da un agente in forza al Reparto Mobile di stanza nella caserma della polizia di Stato di Bolzaneto, che accusava i secondini del Gom alle dipendenze del ministero della Giustizia di aver eseguito selvaggi e vergognosi pestaggi di ragazzi e ragazze italiani e stranieri, fermati per le strade di Genova dai reparti della Celere e dai carabinieri;

-rilevato che, il giorno successivo, 27 luglio 2001, sempre sul quotidiano "La Repubblica", nell’articolo intitolato "A Bolzaneto era la Celere a pestare i prigionieri", a firma di Claudia Fusani, si riporta l’intervista a tale Paolo Tolomeo, secondino in forza al Gom, che accusa a sua volta gli agenti di Ps di aver eseguito selvaggi e brutali pestaggi dei fermati nella caserma di Bolzaneto;

-rilevato che nel pomeriggio del 26 luglio 2001, Roberto Castelli, attuale titolare del dicastero di Grazia e giustizia rilevava compiaciuto la sua presenza all’interno della caserma di Bolzaneto, dalle ore 24.00 alle ore 2.00 di domenica 22 luglio 2001;

-rilevato che il Castelli ha sentito il bisogno di rivelare questo gravissimo particolare –della sua presenza in un luogo in cui erano in corso brutali pestaggi di persone fermate a Genova nelle ore antecedenti alla mezzanotte del 22 luglio 2001- solo a seguito delle accuse lanciate ai secondini dei Gom da un agente di polizia sulle pagine di "Repubblica";

-rilevato che le accuse lanciate da un secondino dei Gom, sempre sulle pagine di "Repubblica", contro gli agenti di Ps attestano la veridicità del selvaggio e indegno trattamento riservato ai fermati o da parte degli uni o da parte degli altri;

-rilevato che, in ogni caso, è pacificamente da escludere che../il/ ministro della Giustizia, Roberto Castelli, non sia stato informato dal personale alle sue dipendenze di quanto stava accadendo all’interno della caserma dove –il ministro- alloggiava dalle ore 24.00 alle 2.00 del 22 luglio 2001;

-rilevato che l’informazione da parte dei secondini al …ministro era doverosa, visto che i secondini si accingevano a tradurre in vari istituti carcerari persone ridotte in stato pietoso dai pestaggi subiti, taluni con lesioni gravi e gravissime, ammesso che il Castelli nulla abbia personalmente udito e visto…"

Sulla base della premessa, Vinciguerra ipotizza la configurazione di diversi reati a carico del ministro, di tipo omissivo (mancata osservanza del dovere di rapporto all’autorità giudiziaria) e commissivo (favoreggiamento, concorso in lesioni) inerenti ai fatti enunciati in premessa. Vinciguerra ci ha mandato il testo integrale della denuncia chiedendone la pubblicizzazione, chiedendosi se altri vogliano, mediante denunce circostanziate, risalire alle responsabilità politiche di più alto livello, oltre quelle dei singoli agenti coinvolti nei pestaggi.

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Chi è Vinciguerra
by Coll. ctrl_alt Rete noglobal Wednesday, Jan. 01, 2003 at 9:14 PM mail:


Vincenzo Vinciguerra è un neofascista condannato all'ergastolo per la strage di Peteano di Sagrado, una località poco distante da Gorizia. L'attentato avvenne il 31 maggio 1972 e provocò la morte di tre carabinieri ed il ferimento di un quarto, attirati da una telefonata anonima che segnalava la presenza di un'auto sospetta parcheggiata sul ciglio di una strada. La macchina era imbottita di tritolo.<<Si segue dapprima un'inconsistente pista rossa, po ci si indirizza verso un gruppo di sei persone, alcune delle quali appartenenti alla piccola malavita locale, che verranno tutte arrestate. Assolte dapprima con formula dubitativa, dovranno attendere sei anni prima che, nel 1979, venga riconosciuta la loro totale estraneità. Si aprirà a quel punto un'inchiesta a carico di ufficiali dei carabinieri e di magistrati. L'accusa è di aver deviato le indagini. L'istruttoria sulla strage, nel frattempo, si era indirizzata verso ambienti neofascisti>>.

<<1982: Vincenzo Vinciguerra, appartenente ad Ordine Nuovo (in gioventù aveva militato nel Movimento Sociale di Giorgio Almirante), confessa di essere stato l'organizzatore della strage. Così, fra tutti gli attentati avvenuti in Italia, quello di Peteano è l'unico ad avere una paternità certa per confessione dell'autore stesso. Vinciguerra, che rifiuterà di fare i nomi dei complici, si attribuisce ogni colpa e dichiara che le protezioni dello Stato nei suoi riguardi sono scattate automaticamente.>>

Le citazioni sono tratte da "Sergio Zavoli, La notte della Repubblica, Mondadori ed.)

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maporko....
by Mista Friday, Jan. 10, 2003 at 7:03 PM mail: kuroneko_@libero.it

ke belle kose si skoprono...e mò kome le diko a mio padre...ex karabiniere? ci ho già provatoa spiegargli la verità mà...

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Polizia fascista
by Symon Tuesday, Jan. 14, 2003 at 5:08 PM mail:

Secondo me con l'approvazione della devolution si accentuerà la violenza delle forze del disordine.Infatti le forze di polizia si trasformeranno in vere e proprie squadriglie d'azione molto simili ai fasci da combattimento degli anni 30.Basta ricordare che l'ultimo esperimento di questo genere è stato fatto in Serbia e ha portato in breve tempo a fenomeni di pulizia etnica!!!

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spiega
by lisa Tuesday, Jan. 14, 2003 at 5:32 PM mail:

prima parli di affinità tra i caramba e il MSI Alleanza Nazionale, poi fai l'esempio che a Roma nel '78 i caramba ammazzano un manifestante del MSI;
ma allora erano amici o no? se sì perchè sparare sui "propri" manifestanti?

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giusto
by emi Monday, Jan. 20, 2003 at 2:22 PM mail:

Bella la iniziativa di denunciare il ministro! Ma, almeno, qualcun altro l'ha ripresa? La critica di Vinciguerra al neofascismo mi pare condivisibile; in pratica lui dice che quell'area è stata interamente incanalata da una dirigenza fedele agli apparati dello Stato e alla politica del dopoguerra. Noi abbiamo presente più del fascismo storico, il fascismo del dopoguerra, che ci appare del tutto filoatlantico, identificato con le istituzioni e soprattutto quelle repressive- servizi, polizia, carabinieri- tuttavia nell'elettorato di destra probabilmente vi sono state, o forse ci sono ancora- tendenze di tipo differente, nazionalistico (non dimentichiamo che il regime mussoliniano fu una continuazione in forma esasperata del nazionalismo risorgimentale). E' chiaro allora che tendenze di questo genere possono infastidire, in un paese come il nostro interamente sottomesso all'imperialismo americano, che non tollera alcun nazionalismo che non sia il proprio; lo stesso può essere per tendenze giovanili di tipo protestatario benché di destra. Queste pulsioni andavano controllate e questo è stato fatto dalla dirigenza missina; in alcuni casi sono intervenuti gli apparati repressivi, quando anche i giovani di destra hanno infastidito (Lisa: occorre distinguere la dirigenza dalla base, penso). Mi piacerebbe leggere analisi altrettanto lucide dell'antifascismo, per scoprire come è stato anch'esso incanalato in senso filoatlantico; fin dalla lotta di Liberazione per diverse aree- repubblicani, cattolici- e più tardi anche per l'area comunista, dopo la svolta berlingueriana. Esistono analisi di questo tipo?

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link
by michela cipriani Wednesday, Feb. 05, 2003 at 10:51 PM mail: miccip@tiscali.it

cari amici, sono molto contenta che abbiate linkato dal nostro sito http://www.fondazionecipriani.it questo articolo, davvero interessante, di Vincenzo Vinciguerra (siete stati gli unici a riprodurlo, in un anno e mezzo); è un'analisi importante che stimola riflessioni. Meravigliata tuttavia dal modo di effettuare il linkage: diversamente da altre connessioni che voi fate con altri siti, la testata del nostro sito è 'scomparsa'. Come mai questo modo di procedere? mi auguro sia stata una svista e non una cosa voluta, anche perché il vostro sito è interessantissimo, coraggioso e saremo più che lieti di collaborare con voi anche in altre occasioni. Gradita risposta, grazie michela cipriani

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x michela
by F. Wednesday, Feb. 05, 2003 at 10:58 PM mail:

Non saprei che dirti.
Il newswire non ha moderazione e i contenuti vengono pubblicati automaticamente.
Mi spiace che chi ha incollato il pezzo non abbia citato la fonte.
C'e' una certa confusione tra copyleft e predazione pura :)... ma e' un problema che riguarda ciascuno, non l'ambiente NW che e' neutro.

Hai rimediato tu stessa. A presto.

F.

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il nazionalismo
by risorgimentale Thursday, Feb. 06, 2003 at 1:23 AM mail:

me lo dovete presentare, sto NAZIONALISMO risorgimentale.

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un po' di storia
by sul fascismo anni '70 Thursday, Feb. 06, 2003 at 1:51 AM mail:

L'affinità tra Forze dell'Ordine e neo-fascisti (MSI ed organizzazioni extraparlamentari di destra come Ordine Nuovo ed Avanguardia Nazionale) è un fatto storicamente provato.
I fascisti erano pesantemente manipolati ed infiltrati dagli apparati dello Stato.
Questo sia perchè in molti apparati di sicurezza erano rimasti al potere elementi che erano originari del vecchio regime (Ufficio Affari Riservati, Questura di Milano....) sia perchè, come dicono alcuni esponenti della CIA chi meglio dei fascisti poteva essere utilizzato per la lotta anti-comunista in Europa?
Vinciguerra era un fascista molto diverso dai suoi camerati (verrebbe da dire un fascista idealista, un diciannovista) al soldo dei vari apparati.
Per questo fece saltare i Carabinieri a Peteano e per questo si rifiutò (come racconta lui stesso) di partecipare al tentativo di omicidio di Rumor (punizione da parte dei fascisti "venduti" per non aver dichiarato lo stato d'emergenza dopo Piazza Fontana, come era nei patti) alla Questura di Milano nel '73 terminato con una strage.
Inutile dire che l'MSI di Milano (marcato La Russa....) se la intendeva alla grande con la famigerata Pastrengo dei Carabinieri, un reparto di tagliagole invischiato in tutti gli affari più infami dell'epoca (come lo stupro di Franca Rame).
Tutto questo fino al 1973 quando l'idillio andò in crisi.
Nell'Aprile di quell'anno durante un corteo della "maggioranza silenziosa" a Milano scoppiarono scontri con la Polizia ed alcuni estremisti di destra lanciarono bombe a mano uccidendo l'agente Antonio Marino.
Nell'arco di pochi anni emergeva una nuova generazione di fascisti molto diversi dai "servi" di ON e AN.
Erano i giovani dello spontaneismo armato (leggi Terza Posizione) che aveva il suo epicentro a Roma.
Erano dei fascisti "movimentisti".
Tra il 1975 ed il 1979, soprattutto nella capitale, ci fu una durissima battaglia tra compagni e camerati per il "possesso dei quartieri" con una lunghissima scia di morti (Mantakas, Zicchieri, Varalli, Brasili, Ramelli, Amoroso, Rossi, Ciavatta, Bigonzetti, Scialabba, Fausto e Iaio, Zini.....).
Dopo l'assalto a Radio Città Futura del '79 i NAR cambiarono posizione rinunciando allo scontro coi "rossi" per focalizzare l'attenzione su magistrati e poliziotti.
Recchioni è appunto morto subito dopo i fatti di Via Acca Larenzia (Gennaio '78) durante duri scontri coi Carabinieri.
Ma i giovani fascisti dello spontaneismo armato della seconda metà degli anni '70 c'entrano ebn poco con i amcellai stragisti (culo e camicia coi servizi) degli anni precedenti.
Da qui il mio forte scetticismo per la condanna per Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna dell'80.

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Ancora su Vinciguerra
by WU-T(A)NK Thursday, Feb. 06, 2003 at 12:20 PM mail:

Per chi non lo sapesse la fondazione Ciprani raccoglie testimonianze e documentazione sugli anni '70 svolgendo un
lavoro validissimo, interessantissimo e utilissimo.
Vinciguerra è stato un fascista che a differenza di altri si è reso conto delle trame che lo Stato ha tessuto nel periodo degli anni '70 e ne sta svelando molti particolari con documenti zeppi di nomi e riferimenti che solo un fascista interno a quelle logiche poteva conoscere.
Consiglio a tutti di collegarsi al sito di cui trovate il link in un post precedente per rendervi conto della quantità di materiale disponibile....
Tra l'altro è stato il primo sito in italia a parlare dei rapporti della famiglia Agnelli con i Bilderberg e la massoneria internazionale.
Non mi trovo allineato sulle posizioni politiche che furono di Luigi Cipriani ma ne stimo enormemente il lavoro svolto
da lui e dal collettivo che lavora per la fondazione.
saluti (A).

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segue
by michela cipriani Thursday, Feb. 06, 2003 at 5:12 PM mail:

Avete rimediato ampiamente! e velocemente. Grazie per gli apprezzamenti positivi su Luigi Cipriani ed il nostro lavoro.
Nel merito dei commenti, "Un po' di storia" centra bene diversi problemi credo. Avrei qualche perplessità magari sulla genuinità totale dello spontaneismo di destra dagli anni settanta in avanti. La perplessità non tocca naturalmente i militanti ingenui (questo del resto vale in parte anche per i gruppi certamente eterodiretti come Ordine nuovo, Avanguardia nazionale ecc., dove tanti seguaci non potevano conoscere i trighi di Maggi o Delle Chiaie; diversamente, sarebbe saltato tutto). Particolarmente la strage di Bologna getta molte ombre su questo 'spontaneismo'che vi fu coinvolto. Quella strage si inquadra sempre nella strategia atlantica (in un momento delicato, quando anche all'interno dei servizi si verificarono contrasti), si riconnette anche alla vicenda di Ustica come aveva capito Cipriani ed al fatto che la 'guerra fredda' era divenuta assai calda nell'area del Mediterraneo (secondo noi tutta la strategia della tensione va letta con questo riferimento; è un discorso complesso, che spieghiamo nel pezzo '12 dicembre 1969' sempre sul sito della fondazione Cipriani). Tornando allo spontaneismo, per fare un esempio interessante, c'è il famoso alibi di Mambro e Fioravanti per la mattina della strage quando si incontrarono con un agente Cia. Giuridicamente parlando è magari buono, non politicamente di sicuro e difatti, non lo hanno portato loro, ma l'ha rintracciato il giudice Salvini diversi anni dopo.
Vinciguerra è davvero un caso a parte; penso che 'un po' di storia' centri bene la sua figura anche ideologicamente: sempre dalla parte dei deboli, dei perdenti, antimperialista; anch'io lo vedo come un fascista romantico. La sua consapevolezza della strumentalizzazione degli apparati di Stato sui gruppi del postfascismo non può che essere stata progressiva naturalmente. Lo spiega lui stesso nella sua autobiografia, lo dimostra il peregrinare da un gruppo all'altro, Msi, On poi Avanguardia nazionale, poi fra gli esuli, sempre cercando il 'suo' fascismo, senza trovarlo; la trasformazione pian piano dei sospetti in elementi di conoscenza che riconnette fra di loro; fino ad arrivare al distacco definitivo e alla critica durissima di tutto il postfascismo nonché alla decisione di prendersi l'ergastolo per rivendicare il suo attentato e denunciare le collusioni che aveva via via individuato.
Infine, la denuncia dei personaggi di Alleanza nazionale a Genova, prescindendo dalla forma giudiziaria o meno -che può avere comunque un forte valore simbolico- dovrebbe essere rilanciata. Sarebbe morto Carlo senza quelle oscure presenze a proteggere la repressione? Questo fatto è stato fatto impallidire completamente...

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che coglione che sei
by union Wednesday, Jul. 07, 2004 at 10:43 AM mail:

dubito fortemente che tu sia uno skinhead.
non diresti queste cose.
piuttosto uno scemetto che dicendo skinhead vorrebbe incutere timore.
senza riuscirci

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considerazioni
by cc Friday, May. 12, 2006 at 6:28 PM mail:

non vi sembra di esagerare dicendo che i carabinieri sono fascisti? forse vi siete dimenticati quanti carabinieri sono morti per diffendere la patria durante il fascismo? vi siete dimanticati di salvo d'acquisto, dei carabinieri di fiesole morti per salvare altri senza averne la colpa, dei 12 carabinieri morti alle fosse ardeatini?
e tutti quelli morti per la lotta alla mafia e alla delinqueza, peralto molto giovani?
se noi possiamo stare tranquilli e perchè ci sono i carabinieri a proteggerci. certo alcuni si possono considerare fascisti ma non si puo fare di tutta un erba un fascio. questo è come la penso io ciao

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Replica a Vinciguerra
by Paolo Sunday, Aug. 13, 2006 at 6:27 AM mail: nuragicman@katamail.com

Ho letto con sgomento e rabbia l'articolo dal titolo "carabinieri? No
neofascisti: del neofascista vincenzo vinciguerra by PER FRANTI Wednesday,
Jan. 01, 2003 at 7:47 PM". Chi vi scrive è un carabiniere indignato per quello
che ha letto. Sebbene non si può non considerare che qualche pecca "l'Arma
Benemerita" la debba ammettere (e d'altronde ditemi chi non ha peccato nella
sua vita) è stato omesso in maniera criminale (o ignorante), quello che l'Arma
ha fatto per l'Italia ed in special modo durante il nefasto periodo post 8
settembre 1943. Forse qualche Carabiniere avrà aderito alla RSI, forse qualche
Carabiniere si sarà macchiato di qualche nefandezza (siamo anche tanti e la
mela marcia.......),ma non possiamo dimenticare figure come Salvo D'Acquisto
che in quel di Torre in Pietra immolò la sua giovane vita per salvare quella
di numerosi ostaggi civili innocenti oppure quella degli eroi Marandola,
Sbarretti e La Rocca (i leggendari eroi di Fiesole) che invece di nascondersi
si consegnarono spontaneamente al plotone d'esecuzione delle SS per salvare
gli abitanti di Fiesole e non continuo oltre per non annoiarvi. Io,
sottufficiale dei CC da quasi 30 anni e figlio "d'arte" con mio padre che dopo
l'armistizio salvò letteralmente un paesino della Puglia dalla furia tedesca e
mio zio, partigiano, fucilato barbaramente dalla soldataglia germanica nel
1944 a Valenza Po (AL) RIFIUTO i discorsi deliranti che ho letto, sebbene non
possa negare che qualche verità ci sia in quello che leggo nell'articolo che
però aggiunge "....anche per andare in montagna con i partigiani ci vuole
coraggio..", niente di pù falso!!! Non possiamo dimenticare le migliaia di
Carabinieri che raggiunsero i partigliani sulle montagne e che, versando il
loro sangue, collaborarono in maniera determinante alla liberazione
dell'Italia. Un vecchio detto recita che la verità stà nel mezzo, ebbene si
abbia allora almeno il coraggio di dirla tutta questa benedetta verità che nel
nostro paese è consuetudine nascondere (da entrambe le parti) come se questo
modo di essere fosse insito nel nostro DNA. E'inconfutabilmente certo che i
nostri vertici fossero contigui (per usare un termine caro a Giovanni
Falcone) a quegli ambienti reazionari che cagionarono tanti lutti all'Italia
ma nessuna forza armata o di polizia si può dire estranea a tutto ciò, neppure
i politici di ogni schieramento, come i rappresentanti di ogni istituzione
dello stato e, ciliegina sulla torta, pure molti sindacalisti. Per quanto
riguarda il G8 posso affermare in tutta onestà che nel ribadire che le idee
erano e sono giuste è sbagliato il metodo per affermarle. Che c'entrano quei
criminali dei Black Block con i movimenti no global? Quelli che sfasciavano
vetrine e auto provocando l'indignazione di quelle persone che loro si
arrogavano il diritto di rappresentare. Di Carlo Giuliani preferisco non
parlare solo per rispetto di un morto, ma credetemi vorrei confutare tutta
l'ipocrisia e la falsità della situazione. Anche io sono contro la guerra o la
globalizzazione selvaggia e lo sfruttamento dei più deboli ma non vado a
spaccare la città, dò il mio contributo moderato anche aiutando il mio
prossimo più debole e sfortunato e non nascondendomi dietro un'ideologia per
commettere crimini.
Mi scuso dello sfogo ma il mio essere Carabiniere mi obbliga moralmente a
cercare sempre la verità, anche quella scomoda.
Cordiali saluti ed un incitamento a non tradire mai quello che scrivete di voi
stessi "Indymedia e' un network di media gestiti collettivamente per una
narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verita'. "Ci impegniamo
con amore e ispirazione per tutte quelle persone che lavorano per un mondo
migliore, a dispetto delle distorsioni dei media che con riluttanza si
impegnano a raccontare gli sforzi dell'umanita' libera"

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..............
by infoibatore Sunday, Aug. 13, 2006 at 10:40 AM mail:

per il carabiniare:indignati quanto ti pare, laverità resta quella

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Un caro saluto all'infoibatore
by Paolo Sunday, Aug. 13, 2006 at 4:41 PM mail: nuragicman@katamail.com

La verità sarà pure quella ma i meriti sono talmente superiori ai demeriti che comunque l'Italia sarà sempre in credito con l'Arma e pure quelli come te che, come al solito sparano sentenze e che non hanno il coraggio di firmarsi, quando hanno bisogno chiamano gli "sbirri" salvo poi sparlare di loro. Comunque anche tu hai il diritto ad avere la tua opinione, per quanto non condivisibile. E' il bello della libertà, tutti possono parlate di tutto e del contrario di tutto e poi .....che nick di cattivo gusto... infoibatore.... ma ti hanno spiegato cosa sono state le foibe?

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by infoibatore Sunday, Aug. 13, 2006 at 6:21 PM mail:

verità sarà pure quella ma i meriti sono talmente superiori ai demeriti che comunque l'Italia sarà sempre in credito con l'Arma e pure quelli come te che, come al solito sparano sentenze e che non hanno il coraggio di firmarsi, quando hanno bisogno chiamano gli "sbirri" salvo poi sparlare di loro. Comunque anche tu hai il diritto ad avere la tua opinione, per quanto non condivisibile. E' il bello della libertà, tutti possono parlate di tutto e del contrario di tutto e poi .....


--ma quanta violenza, eccheddiamine



che nick di cattivo gusto... infoibatore.... ma ti hanno spiegato cosa sono state le foibe

--certo che me l'hanni spiegato.
l'ho scelto apposta dopo la spiegazione

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Rispostina
by Paolo Sunday, Aug. 13, 2006 at 7:43 PM mail: nuragicman@katamail.com

Hai ragione,ma la mia è soltanto una violenza dialettica che viene dal cuore, non ho intenzione di prevaricarti, ci mancherebbe.... sono sempre disposto al confronto dialettico purchè sia sempre in termini di civiltà ed educazione.

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