stazione è pacifica e preannunciata -
preferisco usare costituzionalmente il termine di preannunciata e non
di autorizzata, perché il terzo comma dell'articolo 17 della
Costituzione dice che le autorità devono essere preavvisate e che
possono vietarne lo svolgimento per motivi di sicurezza o di incolumità
pubblica - è chiaro che non possono esserci fenomeni di comportamento
illecito da parte delle forze di polizia. Se è una manifestazione
pacifica, preannunciata e non vietata - uso questa espressione
costituzionalmente più corretta - ci mancherebbe altro che le forze di
polizia intervenissero con la forza nei confronti di questo tipo di
manifestazioni: non saremmo in uno stato di diritto! Ciò che dobbiamo
capire è cosa sia accaduto nei giorni 20 e 21, nel corso dei quali
sicuramente ci sono stati atti di violenza gravi, atti di guerriglia
urbana, posti in essere dal blocco nero e forse, anzi sicuramente,
anche da altri settori di manifestanti.
L'episodio della camionetta dei carabinieri sicuramente non è stato messo in atto dal black bloc,
da quello che si è capito dalla ricostruzione, ma parlo dell'episodio
in sé, al di là dell'esito mortale che poi ha avuto. Ma dobbiamo capire
come sono intervenute le forze di polizia - insisto sul dire le forze
di polizia -, cioè la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e la
Guardia di finanza, in relazione al dovere di contrastare gli atti di
violenza e di guerriglia urbana e, al tempo stesso, al dovere di
tutelare e di non coinvolgere in queste vicende la stragrande
maggioranza dei manifestanti, i quali dichiaratamente, e di fatto,
hanno manifestato in modo pacifico. Non mi riferisco solo alla
manifestazione del 20, da lei citata, bensì mi riferisco per esempio
alle cosiddette «piazze tematiche» del 20 quando in queste piazze è
intervenuto il blocco nero, e poi sono successivamente intervenute le
forze di polizia, reprimendo
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i manifestanti pacifici e non
reprimendo, o non riuscendo a reprimere, coloro che mettevano in atto
interventi violenti. Ciò è diventato poi clamoroso il giorno 21
Lei
ha parlato di eccesso nell'uso della forza ma non si tratta di un
singolo episodio. È avvenuto che, nell'arco di un'intera giornata (come
è documentato da centinaia di testimonianze, di denunce, di riprese
televisive) sistematicamente le forze di polizia, (Polizia di Stato,
Arma dei carabinieri e anche Guardia di finanza) siano intervenute
reprimendo a freddo, violentemente e sistematicamente manifestanti
pacifici i quali nulla avevano a che vedere con i gravissimi episodi di
violenza, devastazione e guerriglia che doverosamente le forze di
polizia dovevano contrastare. Quando tutto ciò si scarica
sistematicamente, nel corso di molte ore, su decine di migliaia di
manifestanti pacifici, qualcosa da questo punto di vista, nell'uso
legittimo della forza da parte dello Stato non si è verificato, ossia
si è verificato un uso illegittimo della forza. Sotto il profilo del
coordinamento tra le forze di polizia non mi pare che abbia funzionato
pressoché nulla e sotto il profilo delle responsabilità politiche e
della direzione tecnica, si pongono degli interrogativi che la
pregherei di voler chiarire.
CESARE MARINI. Dottor De Gennaro, vi
era stata una dichiarazione da parte del Governo - che valuto opportuna
- di voler sospendere il protocollo di Schengen sulla libertà di
circolazione; lei ha affermato che duemila persone sono state respinte
alle frontiere e che ad Ancona era stata bloccata una nave con un certo
numero di cittadini greci a bordo che si presumeva potessero praticare
della violenza. Come mai ci si è limitati a queste forme di interventi,
e non si è avuta una maggiore incisività nell'impedire l'ingresso a
Genova di quanti avessero esercitato violenza, soprattutto di quanti -
segnalati
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dalle polizie di altri paesi - avessero
già manifestato con violenza a Nizza, Praga, Göteborg e nelle varie
precedenti riunioni? Vi è stata una carenza di uomini oppure una
sottovalutazione del pericolo?
Lei afferma (ne ha già parlato
nella sua relazione) che a Genova vi è stato un afflusso di gran lunga
superiore rispetto ai precedenti vertici. Mi pare siano state
introdotte delle novità nell'organizzazione dell'ordine pubblico; lo
immagino perché, se così non fosse, dovrei pensare che non si è tenuto
conto di quanto in realtà stava avvenendo. Queste modifiche
nell'organizzazione dell'ordine pubblico, in che cosa sono consistite e
da quando sono state introdotte? Da quando vi sono state le prime
modifiche nella organizzazione e quindi nel modo di contrastare gli
eventuali episodi di violenza?
Dottor De Gennaro, chi ha deciso la
perquisizione alla scuola Pertini (comunemente detta scuola Diaz) e per
quale motivo? Lei era stato informato? Sono sincero: mi è parso che
nella sua relazione lei abbia illustrato la cronaca di fatti ed
avvenimenti e, da un ascolto molto superficiale, potrei dire che lei è
stato uno spettatore ed un cronista di quegli avvenimenti, quando lei
invece ha la massima responsabilità della polizia italiana. In questo
caso mi è sorto un altro dubbio: perché a Genova vi è stata una
sovraesposizione della Polizia di Stato rispetto alle altre forze
dell'ordine? Mi pare che gli episodi della scuola Pertini, degli
interrogatori e tutti quegli episodi che poi hanno fatto nascere delle
perplessità sull'esercizio della violenza da parte di qualche isolato e
piccolo gruppetto di forze dell'ordine, abbiano riguardato soprattutto,
e quasi esclusivamente, le forze della Polizia di Stato. Vi è stata
quindi una sovraesposizione. Mi rivolgo a lei come maggior
responsabile: perché vi è stata questa sovraesposizione? Era stato
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deciso che la polizia avesse un ruolo
maggiore rispetto alle altre forze? Vi era un coordinatore tra le
diverse forze dell'ordine?
Nelle relazioni degli ispettori vi sono
alcune contraddizioni, soprattutto nella prima, quella del dottor
Montanaro; comunque in generale entrambe le relazioni che abbiamo letto
mettono ripetutamente in evidenza uno stato di confusione e di mancanza
di direttive, non solo in chi aveva la responsabilità generale delle
forze dell'ordine, (in questo caso credo il prefetto di Genova), ma
anche una responsabilità per quanto riguarda la Polizia di Stato. Vi è
stata una sovrapposizione di ordini, la presenza di più funzionari,
niente di meno si è andata a perquisire una scuola che non era indicata
come tale, commettendo, quindi, un errore eccessivamente, chiamiamolo
così, goliardico, dovuto sì alla tensione o a quello che si vuole, ma,
se mi consente, sono comunque errori imperdonabili. Chi aveva la
responsabilità del coordinamento delle azioni della polizia? Lei era
stato informato, o svolgeva tutt'altre funzioni? Perché, a mio
giudizio, i punti nevralgici sono proprio questi, cioè stabilire di chi
erano le responsabilità. Le vorrei sottoporre anche un'altra questione:
le forze dell'ordine che hanno agito alla scuola Pertini e alla caserma
Bolzaneto mi pare avessero il viso coperto dai caschi e da un
fazzoletto. È lecito che una forza di polizia agisca con un fazzoletto
davanti al viso? Mi pare che questo sia un comportamento non molto
confacente ad una funzione democratica di mantenimento dell'ordine
pubblico. Non ritiene giusto quanto indicato - credo - da Micalizio,
cioè che siano individuate le persone, anche quando vanno a compiere
quel tipo di azione; perché vi deve essere una tutela costituzionale
del cittadino che viene perquisito ed interrogato: vi deve essere una
tutela! Anche su questo gradirei una sua risposta.
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L'ultima domanda che le rivolgo,
dottor De Gennaro, riguarda quanto da lei affermato a proposito di
questo soggetto nuovo che appare nelle manifestazioni e prende poi
corpo in maniera molto più consistente a Genova. A proposito di questo
soggetto nuovo, che è formato da una parte del movimento pacifista e
dall'altra parte, credo e presumo, da quello che mi sembra di aver
capito, minoritaria del movimento eversivo, ritengo che una distinzione
debba essere fatta: non credo che Casarini sia uguale a Tettamanzi.
Sono convinto che si tratti di due persone diverse. La presenza dei
cattolici e le indicazioni dello stesso arcivescovo, cardinale
Tettamanzi, andavano in una certa direzione, di quella di una protesta
pacifica e di una espressione di idee contro la politica internazionale
che nulla hanno a che fare con le frange violente. Questa distinzione
credo debba apparire chiara nelle prese di posizioni, nelle relazioni e
negli atti ufficiali che provengono dallo Stato, e quindi nel caso, da
parte sua, altrimenti rischiamo di ingenerare confusione.
Noi
abbiamo vissuto la stagione, peraltro non ancora chiarita, dello
stragismo; è vero, vi sono le prime sentenze, ma è stata una stagione
drammatica della vita nazionale non chiarita. Ritiene di poter
affermare o ha dei sospetti che a Genova abbiano operato elementi che,
già presenti nelle vicende dello stragismo italiano, si siano
infiltrati per promuovere azioni eversive?
ANTONIO SODA. Ringrazio il capo della
polizia per la relazione che ha qui svolto dandoci un'idea della
complessità delle le questioni che sono state affrontate. Desidero
alcuni chiarimenti su due passaggi che considero importanti per capire
il rapporto fra gestione dell'ordine pubblico, diritto a manifestare e
politica generale negli Stati democratici e dei rapporti fra Stato e
cittadino. Nel passaggio primo il capo della
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polizia definisce questo soggetto
politico come ambiguo e doppio; penso faccia riferimento ai
rappresentanti che ha incontrato e non al movimento inteso come
migliaia e migliaia di persone che tutti abbiamo presenti e che abbiamo
visto nelle immagini trasmesse sfilare il più delle volte serenamente e
correttamente nei limiti di quello che era consentito dalle violenza
altrui.
Da tale passaggio sostanzialmente si desume che vi era un
elevato numero di manifestanti pronti allo scontro con la polizia:
questa è una valutazione sulla quale chiedo vi siano un chiarimento ed
un approfondimento, perché ritengo che ciò non sia sembrato agli
italiani che hanno seguito tali vicende.
Vi è un secondo passaggio
nella sua relazione, in cui si afferma che non è possibile l'azione di
contrasto nel momento in cui alcuni gruppi esercitano la violenza.
Siamo in possesso di un dato di fatto: effettivamente la maggior parte
degli arrestati e dei fermati provengono dalla perquisizione effettuata
nella scuola Pertini - che ha portato all'arresto di 93 persone di cui
81 immediatamente scarcerate per la mancata convalida da parte
dell'autorità giudiziaria - e non abbiamo visto interventi della
polizia tesi a bloccare le bande di violenti. Questa è la sensazione
che, a mio avviso, hanno avuto i cittadini italiani i quali in quei
giorni sono rimasti attaccati al video e questa è la sensazione che ha
avuto il sindaco di Genova quando ieri ci ha detto che nel pomeriggio
del venerdì gran parte della polizia era intenta a proteggere la zona
rossa da coloro che egli stesso ha definito «supposti assedianti che
lanciano qualche bottiglia di plastica», mentre nella restante parte
della città la polizia era assente.
Lo scorrere delle immagini televisive ha trasmesso questa sensazione, ossia la sensazione di cortei fermi, immobili e
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sconcertati e di nuclei di bande che si
muovevano liberamente avendo a pochi metri di distanza imponenti forze
di polizia ferme ed inerti.
Non vorrei che da questa costruzione
si desumesse che il movimento è in sé portatore di ambiguità, di
doppiezza e di violenza, che l'azione di contrasto contro i violenti
non è possibile (lei ha detto che occorrerebbe un'azione investigativa
più lunga, come quella che si è svolta negli anni settanta, per
smascherare i violenti e per asciugare il terreno sul quale si muovono)
e che dalla combinazione di queste due valutazioni nasca la teoria
secondo la quale negli Stati democratici la protesta sociale, politica
e pacifica o si autoorganizza per garantire essa stessa l'ordine
pubblico o lo Stato se ne disinteressa.
Vorrei un suo chiarimento
e una discussione in merito ad alcune sue indicazioni ed alle immagini
dell'impotenza della polizia o della incapacità della stessa, perché
dobbiamo capire cosa sia accaduto a Genova, ma dobbiamo anche capire
come, in uno Stato democratico, chi vuole manifestare liberamente possa
vedere garantito dallo Stato anche un suo diritto a manifestare
liberamente. Se ci muoviamo su un diverso terreno per cui lo Stato si
ritira, il messaggio che ne scaturisce è il seguente: se volete stare
tranquilli, non manifestate più liberamente, altrimenti nessuno vi
protegge.
La inviterei proprio a riprendere questo discorso perché
ci può aiutare a capire tutto ciò che ci serve per impostare una
politica costituzionalmente corretta dell'ordine pubblico.
La
seconda questione sulla quale sono già tornati i colleghi Boato e, da
ultimo, Marini è la seguente. Lei, nel valutare la condotta di tutte le
forze di polizia, ha fatto riferimento a una documentazione dei media, ad un eccesso e a qualche sporadico abuso. Le domando: da quelle parziali relazioni scritte il
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27 luglio - non so se vi sia poi stato
un ulteriore approfondimento - cosa emerge? Emerge che, per quanto
riguarda l'unica operazione di polizia giudiziaria - costituita dal
cosiddetto Blitz nella scuola Pertini, altrimenti chiamata
scuola Diaz -, vi è stata una violazione sistematica delle modalità
previste dal codice di procedura penale per eseguire le perquisizioni,
anche quando esse si svolgono su iniziativa della polizia.
Dato
atto che non vi sono i verbali, mi chiedo perché e chi abbia deciso,
per esempio, di non applicare le norme del codice di procedura penale
(articoli 386 e seguenti) concernenti i doveri della polizia
giudiziaria in caso di arresto o di fermo e di creare queste strutture
di concentrazione degli arrestati e dei fermati, considerato che il
codice di procedura penale prevede che identificati i fermati o gli
arrestati, si comunichi immediatamente all'autorità giudiziaria
l'avvenuto arresto o fermo e che tali soggetti vengano messi a
disposizione della stessa. È vero che il codice stabilisce che tutto
ciò debba avvenire entro ventiquattro ore, ma ciò non significa che le
persone debbano rimanere a disposizione delle forze di polizia per 17,
18, 20 ore come è scritto nella relazione. La norma fissa il termine di
24 ore perché, se si effettua una perquisizione a 20, 30, 40 chilometri
di distanza dal punto di appoggio della messa a disposizione
dell'autorità giudiziaria, possono trascorrere queste ore. Tuttavia, in
questo caso non vi era alcuna necessità di creare luoghi di
concentramento degli arrestati e dei fermati.
Pertanto, da quanto
è scritto nella relazione si evince che non si trovano i verbali, che
non si sa se i fermati siano stati invitati a nominare un difensore -
come avevano diritto a fare - o se siano stati invitati a dire chi
volevano fosse avvertito e che gli stessi sono stati visitati una prima
volta da medici
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della polizia ed una seconda volta da
medici della polizia penitenziaria e così via. Che ragione vi era di
non seguire strettamente le norme di legalità previste?
Signor
capo della polizia, in sostanza vorrei capire il nodo politico e gli
aspetti tecnici che possono sorreggere una scelta politica di gestione
dell'ordine pubblico e, inoltre, le vorrei chiedere se ci può fornire
la circolare ed il vademecum citati, per verificare se occorra compiere
anche un'opera di ricostruzione all'interno della polizia, in una
visione più rispettosa dei diritti dei cittadini o se effettivamente -
come lei dice - si è trattato di un qualche sporadico abuso.
La
sensazione che i cittadini italiani hanno avuto è stata quella di una
violenza troppo diffusa e sistematica, diretta verso persone inermi.
Tutti abbiamo visto gente che fuggiva, che si sdraiava a terra, che
rimaneva con le mani alzate.
Di fronte a tutto ciò voglio capire
che cosa debba fare il Parlamento in relazione alla necessità di
riorganizzare i corpi di polizia.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soda. Mi
rendo conto che la materia trattata risulta essere particolarmente
interessante, in ogni caso pregherei i colleghi presenti di
sintetizzare le domande così da agevolarne la comprensione; alla fine,
infatti, ciò che conta è la sostanza.
GRAZIELLA MASCIA. Essendo stata
testimone oculare fino al termine del vertice, cercherò di non farmi
prendere dalla curiosità e dal desiderio di chiarire tanti aspetti
relativi a quelle giornate. Mi sforzerò di concentrare le mie domande,
tuttavia chiedo scusa ai colleghi se forse ruberò qualche minuto agli
altri parlamentari che dovranno intervenire ma, essendo la sola
rappresentante del mio gruppo credo che alla fine avrò la vostra
comprensione.
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Dottor De Gennaro, spero di essere
smentita nel corso dei lavori di questa Commissione e vorrei capire che
cosa succederà in questo paese nei prossimi mesi. Sono convinta che
tutto ciò che è avvenuto - ferma restando qualche immancabile
responsabilità individuale -, compreso il Blitz alla scuola
Diaz, non sia frutto di casualità. Ho avuto modo di leggere i documenti
degli ispettori che lei ci ha fornito, nei quali essi negano di aver
fatto propria la scelta preventiva finalizzata ad atti come il famoso Blitz.
Vorrei davvero che così fosse, tuttavia c'è qualcosa che non mi
convince, un qualcosa rappresentato dalle giornate del 19, 20 e 21
luglio.
Le domande che le rivolgerò, essendo lei una persona
autorevole che ha seguito dall'inizio lo svolgersi dei fatti, sono tese
a comprendere la natura del progetto che avete disposto.
La vostra
è una struttura forte ed efficace che ha potuto usufruire di ripetute
consulenze e, forse, anche di un coordinamento operativo con le altre
polizie internazionali. È stata messa a punto una strategia che ha
potuto contare sulle esperienze precedenti, da Seattle in poi.
Come
è possibile che, attraverso questa struttura, si sia potuta difendere
in maniera così eclatante la zona rossa e, allo stesso tempo, non
riuscire a garantire i diritti minimi dei cittadini nella caserma di
Bolzaneto dove ha regnato una situazione di totale confusione ed
assenza di comando? Per non parlare poi del famoso Blitz alla
scuola Diaz, dove sembra che a nessuno debbano essere attribuite
responsabilità precise. Naturalmente di questo le chiederemo conto; io
sono dell'idea che non tutti questi fatti siano frutto di casualità, ma
facciano parte di un qualcosa che vorrei comprendere meglio.
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Lei ci ha detto che, nonostante le
informazioni ricevute ed i rapporti con i servizi e le forze di polizia
stranieri, non si è riusciti a portare avanti un'azione preventiva in
relazione a questi fenomeni violenti.
Il Genoa social forum
- del quale faccio parte - ha interloquito con voi e ha garantito per
se stesso e per le proprie scelte. Naturalmente nessun individuo del
nostro gruppo può pensare di attrezzarsi per organizzare servizi
d'ordine, ancor più perché il GSF è composto da gente pacifica.
Tuttavia,
sul terreno della prevenzione, avremmo voluto che venissero impediti
arrivi. In questo senso, l'unico risultato ottenuto è stato quello di
impedire le manifestazioni a centocinquanta persone di una nave greca,
le quali sono state rispedite - insieme a due consiglieri regionali
delle Marche, recuperati in seguito da una motovedetta - al mittente.
Dottor
De Gennaro, quelle persone erano esponenti di un partito democratico,
il Synaspismos; lei ne è al corrente poiché siamo stati in contatto per
tutta quella giornata con un suo collaboratore.
Vorrei capire
meglio come sia stato possibile che, dal punto della prevenzione e
della sospensione del trattato di Schengen, non ha funzionato nulla.
Riguardo l'aspetto della prevenzione, devo dire che il ministro dell'interno ci ha riferito in aula che, secondo le fonti dell'intelligence americana, erano presenti a Genova circa 5 mila black bloc
- lei oggi ci ha detto che invece sarebbero stati duemilacinquecento -
i quali hanno operato in modo talmente veloce da non permettere alle
forze di polizia di intervenire.
Sono testimone oculare: è dal
20-21 luglio che questi signori hanno potuto agire ripetutamente,
continuamente, in modo indisturbato lontano dai luoghi in cui si
stavano svolgendo le
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manifestazioni pacifiche, mentre
venivano inseguiti e caricati dalla polizia nel momento in cui
tendevano ad avvicinarsi ad i nostri cortei ed alle nostre piazze. Così
si è svolta tutta la giornata del 20 luglio. Voi, con la scusa di dover
colpire queste persone, avete ripetutamente caricato la gente che si
trovava a manifestare pacificamente. Ho bisogno di comprendere come ciò
possa essere avvenuto sia per quanto riguarda la giornata del 20 luglio
sia per quanto riguarda la giornata del 21 luglio. In quest'ultima
giornata, una manifestazione di trecentomila persone è stata caricata e
continuamente spezzettata in un modo che non ha precedenti in Italia.
Dottor
De Gennaro, vorrei chiederle come fossero state dislocate le forze di
polizia nei giorni del 20 e 21 luglio e chi ne fosse al comando. Vorrei
chiederle chi fossero i responsabili della sala operativa unificata
che, immagino, avrà funzionato ininterrottamente. Quali rapporti lei ha
intrattenuto - come capo della polizia - con la sala operativa
unificata e con il ministro dell'interno nei giorni del 19, 20 e 21
luglio?
Vorrei chiedere informazioni rispetto al tipo di
coordinamento che si è avuto con le forze di polizia ed e i servizi
appartenenti ai paesi stranieri e se le decisioni - ferma restando la
responsabilità tutta italiana - siano state assunte insieme.
Mi
pare che dalle audizioni alle quali abbiamo assistito vi sia la
conferma che, di fatto, la cosiddetta zona gialla, la zona cuscinetto -
che lei ha illustrato ai parlamentari liguri in un incontro precedente
al G8 - sia rimasta inalterata. Le chiedo conferma di questo, tenendo
conto del fatto che anche noi - sulla base di ciò che avevamo potuto
constatare in città come Praga e Nizza - avevamo espresso dei
suggerimenti al riguardo. Noi, come lei ben sa, non eravamo interessati
ad impedire che si svolgesse il vertice.
Pag. 41
Abbiamo sempre detto: noi
contestiamo la legittimità, ma non faremo nulla per impedirlo. E questo
è sempre avvenuto; quello che è avvenuto, anche i termini di assedio, è
stato tutto virtuale. Lei conosceva i dettagli di quello che sarebbe
successo. Tuttavia, considero quella della zona cuscinetto una delle
questioni importanti, una delle ragioni per cui sono avvenuti i fatti
del 20 e del 21. Io considero quella una delle scelte sbagliate
compiute da questo Governo, tra le cause di quello che è avvenuto.
Questa zona gialla non solo è rimasta, ma si è ampliata nella notte fra
il 19 ed il 20. Sono stati visti dei container prima della
manifestazione del 19, ma tra il 19 ed il 20 essi sono aumentati, sono
usciti, la zona rossa si è allargata al punto di impedire la
circolazione dentro la città. Noi non avevamo la possibilità di
arrivare da una parte all'altra, da una piazza tematica all'altra. E
questo è stato impedito a centinaia di persone.
Allora, io le
chiedo: ci sono state modifiche rispetto a queste scelte? Le scelte di
effettuare questi cambiamenti sono state di quei giorni o sono
precedenti? L'allargamento della zona rossa è precedente o risale
esattamente ai giorni 18, 19?
Vorrei chiederle, signor capo della
polizia, se abbia emanato lei particolari direttive rispetto alla
gestione dell'ordine pubblico, quali direttive abbia ricevuto dal
ministro dell'interno ed in quali sedi e da chi siano state elaborate
queste direttive e la gestione dell'ordine pubblico nei giorni 19, 20 e
21. Inoltre, vorrei chiederle quale fosse il contenuto di queste
direttive e se esse siano state modificate dopo la giornata del 20.
Ripeto, io penso che ci sia un problema relativo alla giornata del 20,
ma poiché le dinamiche sono esattamente le stesse e si sono ripercosse
su una manifestazione di massa, credo che questi punti vadano chiariti.
In particolare sul corteo del 21 - avrei tante domande da farle su
quella
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giornata -, mi limito a chiederle come
mai la polizia non aprisse il corteo come normalmente si fa. Ad un
certo punto abbiamo chiesto noi, attraverso una telefonata con il
Vicepresidente Fini, di rimuovere la polizia, di rimuoverla perché era
in testa al corteo, all'inseguimento dei cosiddetti black bloc.
Ormai ci chiudevano ed hanno rischiato di rendere le condizioni di quel
corteo veramente un disastro, come in effetti è stato per la vita e per
l'incolumità di centinaia di manifestanti.
Vorrei chiederle anch'io come mai di fronte a tutte le segnalazioni ricevute, non soltanto dal presidente della provincia ...
PRESIDENTE. Onorevole Mascia, mi perdoni...
GRAZIELLA MASCIA. Ho quasi finito.
PRESIDENTE. No, mi consenta, si limiti alle domande. La prego di evitare il commento.
GRAZIELLA MASCIA. È per inquadrare il problema. Questo Comitato ha poteri limitati, ma uno ha bisogno di comprendere.
LUCIANO MAGNALBÒ. Presidente, questa è l'audizione dell'onorevole Mascia!
PRESIDENTE. Scusate, colleghi.
Onorevole Mascia, io non ho nessun interesse a far sì che lei non ponga
le domande. Io ho interesse che lei ne ponga anche di più. Le sto
chiedendo di fare le domande. La prego di limitarsi a fare le domande,
perché tutti abbiamo interesse a sentire le sue domande e anche le
risposte del prefetto. Grazie.
Pag. 43
GRAZIELLA MASCIA. Presidente, credo che
non ci saranno altre occasioni di commento ma penso che il dottor De
Gennaro capisca il senso, capisca perché sono costretta a
circostanziare. Forse i colleghi si annoieranno...
Vorrei
chiederle, dunque, come mai di fronte alle circostanziate segnalazioni,
non solo da parte del presidente della provincia ma anche da parte del Genoa social forum, relative ad arrivi di formazioni appartenenti non solo ai cosiddetti black bloc,
ma persino a formazioni neonaziste, non sia successo nulla. Avevate
poche forze, ma quelle poche forze non sono state usate, fuori, per
prevenire questi arrivi.
Riguardo all'episodio della scuola Diaz
ho posto delle domande. Io vorrei chiederle soltanto in quale modo lei
abbia partecipato alla decisione della perquisizione, in che modo e
quando abbia riferito al ministro dell'interno - lei sa che ci sono
state anche alcune telefonate in quella notte -, chi fosse il
responsabile dell'operazione: abbiamo in mano documenti che non lo
rendono comprensibile.
Infine, vorrei chiederle, sulla base di
notizie che sono uscite ieri sulla stampa, con quali metodi di
selezione e con quali percorsi di formazione sia stato addestrato il
reparto di polizia del nucleo sperimentale antisommossa e se sia vero
che a questa formazione hanno partecipato addestratori - non so come si
chiamino - provenienti dagli Stati Uniti. Rispetto alla scuola Diaz,
vorrei chiederle come mai sia stato utilizzato nella perquisizione il
reparto del servizio centrale operativo, che mi pare fosse destinato ad
altre funzioni in zona rossa, se non ricordo male
Vorrei chiederle
chi fossero i responsabili per la polizia della gestione delle persone
arrestate nelle caserme, ma l'onorevole Soda ha già chiesto molto.
Pag. 44
Chiedo conferma semplicemente se ho
compreso bene che lei ha svolto nel corso del 2000 e del 2001 quattro
riunioni del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza. Le
chiedo conferma del numero e delle date di tali riunioni. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mascia.
Dopo le domande del senatore Bobbio, mi riservo di verificare se il
prefetto De Gennaro ritenga di fornire le prime risposte oppure se sia
il caso di continuare ancora.
LUIGI BOBBIO. Grazie, presidente.
Ringrazio il prefetto De Gennaro per la sua presenza e per le prime
indicazioni che ci ha dato.
Vorrei avere informazioni in relazione
a fatti specifici. In primo luogo, essendo impegnati nella vicenda
generale dei tre giorni del vertice di Genova più reparti di corpi
diversi - tra Polizia di Stato, Guardia di finanza, Arma dei
carabinieri ed anche Polizia penitenziaria -, vorrei sapere chi
assicurò il coordinamento e la direzione delle operazioni ed in
particolare se tale coordinamento, ove mai ci sia stato - ma in
concreto, non formalmente -, abbia riguardato solo l'ordine pubblico o
anche l'attività di polizia giudiziaria e, quindi, in buona sostanza,
vorrei sapere chi avesse la parola definitiva sia nel coordinare, nel
prendere iniziative, nel fornire risposte sul campo, sia nel
pianificare interventi di polizia giudiziaria. Questo è importante,
anche e soprattutto, in presenza - lo dico come premessa alle domande
successive - di una struttura di tipo gerarchico fortemente
verticizzata in cui, peraltro, il vertice - mi corregga se sbaglio -
era ed è rappresentato da lei.
Poi, vorrei anche sapere perché si
sia permesso ai manifestanti - questa sembra essere almeno la presa
d'atto, in concreto, di quello che si è visto, dalle cronache
televisive in
Pag. 45
particolare - di avere una massima
espansione per strada e nelle piazze e perché non si siano in realtà
previsti, sul piano operativo, per esempio moduli, flessibili o di
intervento volante nelle varie zone della città. Questa credo che
avrebbe dovuto essere una precauzione operativa, tecnico-pratica da
mettere in campo soprattutto se si considera che, alla luce dei segnali
precedenti, a partire da Seattle in poi - e l'ultimo grave fatto si era
verificato proprio a Napoli, nei giorni del marzo di quest'anno -, era
chiaro che andava prevista anche questa forma di guerriglia. Dico
questo perché - anche in questo caso ciò serve solo ad illustrare le
domande che ho fatto e che farò - ritengo che in questa materia vada
necessariamente operata una profonda distinzione, per quanto riguarda
il suo ruolo che è delicatissimo ed importantissimo, fra il rapporto
con il vertice politico per quello che attiene alle direttive politiche
e di altissima amministrazione e, invece, quello che dovrebbe essere il
suo ruolo in termini di attuazione funzionale sul territorio e, quindi,
di gestione pratico-tecnico-operativa della vicenda vertice in
generale.
Ancora, vorrei sapere se risponda al vero l'informazione
che al comando delle forze e degli uomini in campo, ed in particolare
per le operazioni relative all'ordine pubblico, non fu posto personale
già particolarmente esperto, in concreto, e non sulla carta o in via
puramente teorica, di ordine pubblico e di - chiamiamola così, con un
vecchio termine - polizia politica.
Poi, saltando momentaneamente
ad altro argomento, vorrei che lei ci dicesse di cosa si occupa in
particolare un suo collaboratore, il dottor Sgalla. Se ciò risponde al
vero, vorrei che lei ci dicesse perché in occasione della perquisizione
nella scuola Diaz il dottor Sgalla era sul posto e, ove mai questa
Pag. 46
informazione fosse corretta, perché il
dottor Sgalla giunse alla scuola Diaz dieci minuti prima dell'inizio
della perquisizione.
Ancora, sarebbe corretto ed utile sapere
perché il venerdì mattina, il 19 - se non mi tradisce la memoria -,
sino a mezz'ora prima della manifestazione non era stata emanata alcuna
ordinanza. Non è necessario che dica a lei che cos'è l'ordinanza in
termini di gestione di una questura, in generale, e dell'ordine
pubblico, in particolare.
Ancora, vorrei chiederle perché sabato
sera, cioè in occasione della perquisizione alla scuola Diaz, il
prefetto La Barbera fu mandato sul posto. In particolare, essendo stato
inviato sul posto, non essendo lui peraltro ufficiale di polizia
giudiziaria e trattandosi di un'operazione squisitamente di polizia
giudiziaria, visto che si partiva sulle premesse dell'articolo 41 del
testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, quali direttive furono
impartite al prefetto La Barbera, circa la sua presenza e circa il
ruolo da giocare sul posto?
Vorrei fare un'altra domanda. Nel
corso degli incontri che lei ha definito tecnici con i rappresentanti
delle organizzazioni del dissenso, vorrei sapere se lei si adoperò per
chiarire a questi signori che nella - chiamiamola così - trattativa o
nella gestione di un rapporto personalizzato, per evitare problemi
gravi nel corso delle tre giornate in oggetto, vi erano almeno due
limiti che non si sarebbe mai consentito di valicare, per il rispetto
stesso dello Stato, dei suoi ruoli e dei suoi compiti. Mi riferisco in
particolare, al limite della inviolabilità della zona rossa, in maniera
categorica ed assoluta, ed al carattere non violento della
manifestazione, posto che era del tutto evidente che in questi casi una
forma di accordo, o di trattativa si arresta in partenza di fronte al
compito primario del rappresentante dello Stato (peraltro al più alto
livello quale
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è lei): il rispetto assoluto - se
necessario, imposto con la forza (tutta la forza che è necessaria) -
della legge o dell'ordine dell'autorità.
Vorrei poi sapere se in
occasione degli incontri - due, mi pare abbia detto - che lei ebbe con
i rappresentanti (continuiamo a chiamarli così, con un termine magari
non del tutto tecnico), ma comunque con gli esponenti del GSF e delle
organizzazioni del dissenso, lei registrò questi colloqui; vorrei
sapere, quindi, se in qualche maniera li documentò, per una forma credo
anche di cautela o di prudenza, vista la delicatezza particolare della
materia. Nel caso in cui li avesse registrati, le chiedo se volesse
essere così cortese - lo chiedo anche al presidente - da metterli a
disposizione della Commissione per conoscere i contenuti degli
incontri.
Altra domanda: vorrei sapere se i rappresentanti del
GSF, in generale, ai suoi occhi, fossero realmente, o si presentassero
realmente come rappresentanti esponenti dell'intero movimento, cioè se
parlarono, presero impegni o ebbero comunque delle prese di posizione
spendendo il nome dell'intero movimento e dei suoi aderenti. Nel caso
in cui ciò non sia avvenuto, vorrei sapere in base a quale valutazione
lei decise di continuare comunque a trattare con queste persone.
Ancora,
vorrei sapere se nel corso dell'attività di prevenzione furono operati
o meno servizi investigativi, anche eventualmente di prevenzione, ma
comunque investigativi nel senso pieno del termine, cioè finalizzati
alla redazione di informative, notizie di reato o richieste alla
magistratura inquirente, a carico di esponenti o anche eventualmente di
stessi membri del GSF o di ogni altra organizzazione a tale forum
aderente. Ove mai ciò sia stato fatto, vorrei ancora sapere se siano
stati in questo caso accertati collegamenti, ad esempio, tra esponenti
antiglobalizzazione delle varie città
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italiane e se, quindi, siate riusciti a
definire, almeno come ipotesi di lavoro, l'eventuale esistenza di una
rete che copra il territorio nazionale con collegamenti internazionali
attualmente in atto, in essere.
Chiedo scusa, presidente, ho un
elenco di domande abbastanza lungo, ma sto cercando di ripercorrerlo
veramente soltanto a livello di domande.
Dunque, vorrei sapere se
siano stati accertati momenti di collegamento, quindi rapporti
concreti, tra esponenti del GSF o di movimenti collegati ed esponenti
politici nazionali o anche eventualmente internazionali. Quando parlo
di collegamenti, intendo riferirmi a un qualsivoglia genere di rapporto
diretto, o comunque legato alla formazione e al concepimento di linee
di lavoro, o quant'altro anche eventualmente più grave.
Ancora, sarebbe necessario sapere, se lei può dircelo, se a parte i black bloc
- sui quali mi sembra che si stia concentrando in maniera eccessiva e
palesemente strumentale l'attenzione, dal punto di vista della gestione
violenta ed aggressiva di questa manifestazione dalla parte dei
dimostranti - si tenne presente da parte delle forze di polizia, che
operarono nella fase preventiva, repressiva e di controllo, che, per
esempio, anche le cosiddette tute bianche avevano, da molto tempo prima
dei giorni del vertice, assunto pubblicamente atteggiamenti violenti di
dichiarata aggressività nei confronti del vertice, dei suoi
partecipanti, della stessa polizia e dei carabinieri. Basta andare a
controllare le conferenze stampa, riprese dalla televisione, tenute
dalle tute bianche in divisa con i passamontagna sul viso, cosa
peraltro proibita dalla legge -. Perché, ad esempio - mi smentisca se
le mie informazioni sono inesatte -, in occasione di queste conferenze
stampa non si procedette mai - eppure furono parecchie, malgrado la
vigenza di quella normativa antiterrorismo
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degli anni '70 che fa divieto ai
cittadini di essere presenti in pubblico con mascheramenti o
travisamenti di qualsiasi genere - al controllo, all'identificazione e
al fermo di coloro che tenevano - ripeto - conferenze stampa in divisa
e con i volti coperti da passamontagna? Anche questo è un aspetto
rilevante.
Le risulta, ancora, che i cortei del GSF abbiano mai
posto in essere, in modo significativo, durante i tre giorni di Genova,
tentativi di espellere dal loro interno, e, quindi, di isolare i gruppi
numerosi che entravano e uscivano dai cortei in questione per le loro
azioni di guerriglia? O le risulta che comunque i partecipanti
cosiddetti non violenti - ma poi in realtà vedremo esservi diversi modi
per essere violenti nel corso di manifestazioni pubbliche - abbiano mai
denunciato qualcuno dei componenti dei gruppi organizzati di
guerriglia, che entravano ed uscivano dai cortei con la copertura
quindi dei cortei stessi? Le risulta ancora che le azioni di guerriglia
e di attacco ad obiettivi civili e alle forze di polizia furono
condotte oltre che dai cosiddetti black bloc anche da altri
gruppi di manifestanti? Resta fermo che - come dire - la connotazione
violenta di determinati gruppi non è restringibile al fatto di avere
indosso uno straccio nero o meno; la connotazione violenta, infatti, si
manifesta anche per i comportamenti, oltreché per la cosiddetta divisa
(chiamiamola così).
Le risulta altresì che a Genova - se ce lo può
dire per la sua notevolissima esperienza e per la sua lunga carriera in
polizia - si sia verificato, nei tre giorni questione, un fatto, che in
Italia, in realtà, non si vedeva dagli anni settanta, ossia l'attacco,
di esclusiva iniziativa dei manifestanti, agli schieramenti delle forze
dell'ordine, poste per strada esclusivamente a presidio (e, quindi, ad
immagine di presidio) senza che le
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stesse forze di polizia avessero posto
in essere, in molti casi, iniziative ed operazioni per il contenimento
dei manifestanti stessi?
PRESIDENTE. Senatore Bobbio, mi
consenta. A me va tutto bene, vedo che il metodo delle domande è
pertinente; lo so che il suo è un intervento a nome del gruppo, però mi
hanno chiesto di intervenire anche gli onorevoli Menia e Anedda, per
cui non è proprio del gruppo. Quindi, a questo punto, dividetevi le
domande.
LUIGI BOBBIO. Va bene, eventualmente posso chiedere ad altri colleghi.
Rimangono due o tre domande soltanto.
PRESIDENTE. Prego, se sono due o tre domande, va bene. Però, è una questione di metodo.
LUIGI BOBBIO. Ha ragione, presidente, però la materia è da approfondire; comunque, concludo.
Vorrei
sapere quali e quante note - se il prefetto De Gennaro può farcele
avere - abbia ricevuto, nella fase preventiva e quindi preparativa del
vertice, da SISDE e servizi segreti esteri in generale. Se, ancora -
questa è una domanda di carattere più generale, alla quale però vorrei
che si rispondesse da, un punto di vista proprio di ricostruzione
generale dei ruoli e delle posizioni - risponda al vero il fatto che
sia i dirigenti cosiddetti uscenti - il dottore La Barbera in
particolare e l'altro dirigente - sia quelli da nominarsi in pectore,
siano membri del sindacato dei funzionari di polizia, che lei in
qualche maniera avrebbe ispirato e - ultimissima domanda - se risponda
al vero che nel corso dei disordini di Genova, tra gli altri, sia stato
arrestato in flagranza di reato
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tale Gatto Gabriele, palermitano,
avente la tessera di Rifondazione comunista n. 14038, arrestato dal
terzo battaglione carabinieri in via Tolemanide per i reati di
resistenza e violenza, avendo casco, maschera e sanpietrini. Grazie.
ANTONIO SODA. Presidente, la riservatezza del denunciante è tutelata, ma quella del denunciato?
LUIGI BOBBIO. Lei sa che è stato fatto il riesame e che quindi quegli atti sono pubblici, caro collega. Grazie.
ANTONIO SODA. Lei ne sa troppo dei fatti altrui!
LUIGI BOBBIO. Perché è il mio mestiere!
ANTONIO SODA. Quello dello spione!
LUIGI BOBBIO. Non le permetto di chiamarmi spione, perché lei ha fatto una ben peggiore figura!
PRESIDENTE. Senatore Bobbio, credo vi
sia un clima collaborativo. Abbiamo qui il prefetto che deve darci
risposte che credo interessino non solo noi singolarmente, ma un po'
tutti. Procediamo con calma e vedrete che, alla fine, arriveremo a
comprendere qualcosa di più.
FILIPPO MANCUSO. Abbiamo molto materiale interrogativo...
PRESIDENTE. Molto, a mio avviso.
FILIPPO MANCUSO. Se fosse possibile,
anche per la probabile stanchezza del nostro ospite, fare qui una sosta
e rimandare a più tardi le domande che mancano... È troppo il
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materiale proposto, valuti lei,
presidente. A me pare che sia il momento di dare una risposta, ci sono
trenta o quaranta domande pendenti.
LUCIANO VIOLANTE. Forse sarebbe
opportuno che il capo della polizia, prima di tutto, spiegasse quali
sono le funzioni del capo della polizia, perché non tutti qui le
conoscono, altrimenti rischiamo di fare alcuni errori di valutazione.
PRESIDENTE. Mi pare che lei suggerisca,
visto che i cinque interventi hanno comunque sottolineato la funzione
del capo della polizia, che, almeno su questo punto, vengano fornite
delle risposte, per evitare che altri undici colleghi possano ripetere
un po' lo stesso argomento.
Dunque, se lei ritiene, prefetto, di
poterci chiarire - soprattutto in riferimento alle domande che fino qui
le sono state poste - solo questo aspetto della problematica,
successivamente potremmo procedere ad ascoltare tutti gli altri
colleghi, in maniera tale che lei possa fornire, alla fine, una
risposta a tutte le domande che le sono state poste.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza.
Signor presidente, io naturalmente sto prendendo nota di tutte le
domande e, certamente, per tutte quelle che sono le mie conoscenze,
cercherò di rispondere e di fornire le indicazioni. Però,
obiettivamente, credo che qualcuna di queste domande vada un po' oltre
quelle che sono le possibilità di conoscenza del capo della polizia.
Innanzitutto,
il direttore generale della pubblica sicurezza ha, sì, una funzione di
coordinamento, ma vorrei ricordare, se possibile, che non c'è - come ha
detto prima il senatore Bobbio - una linea verticistica di comando. Il
nostro non è un
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sistema di organizzazione gerarchico,
come altri sistemi e altre istituzioni naturalmente hanno. Nel nostro
sistema, in virtù di una legge vigente del 1981, il punto di
riferimento centrale sono le autorità di pubblica sicurezza,
soprattutto con riferimento alla responsabilità sull'ordine e sulla
sicurezza pubblica. Non per niente sono individuate ed indicate come
autorità ed è per questo motivo - chiedo scusa se ho dato, forse,
l'impressione sbagliata - che nella mia relazione credo di aver
sottolineato tutto il supporto e tutte le attenzioni che sono state
date in termini di supporto a quelle autorità che operano a Genova. A
questo proposito - proprio anticipando parte di una domanda - proprio
in quegli incontri tecnici cui è stato fatto riferimento, io ho
sottolineato che non ho nessuna autorità: sono il prefetto e il
questore ad avere l'autorità.
Tuttavia, con molta lealtà e con
molta correttezza, credo di aver detto, nella mia relazione, che le
scelte sono state sempre condivise anche a livello centrale, in ragione
proprio del ruolo del capo della polizia, il quale ha quattro compiti:
il primo, recita l'articolo 4 della legge n. 121, è quello
dell'attuazione della politica e dell'ordine della sicurezza pubblica;
il secondo è quello del coordinamento tecnico delle attività delle
forze di polizia; il terzo è quello della direzione e amministrazione
della Polizia di Stato; il quarto è quello relativo alla direzione e
gestione dei supporti tecnici.
In effetti, su alcune cose non sono
in grado di rispondere, soprattutto sulla parte investigativa, né di
fornire elementi certi che, laddove non fossero coperti da segreti di
indagine, possono essere forniti sicuramente dagli ufficiali di polizia
giudiziaria.
In questo senso credo di aver correttamente indicato
il ruolo del capo della polizia. Ovviamente, nella mia veste di
direttore generale della pubblica sicurezza, assumo ogni responsabilità
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di quelle che sono state le scelte
fatte nell'ambito delle attribuzioni che la legge mi conferisce. Signor
presidente, non posso assumere responsabilità su fatti per cui non ho
attribuzioni da parte della legge.
PRESIDENTE. La ringrazio, così i colleghi hanno contezza delle prerogative del capo della polizia.
GRAZIA LABATE. Alla lettura attenta
della relazione del prefetto De Gennaro, che abbiamo ascoltato tutti
con molta attenzione, non posso non sottolineare, prefetto De Gennaro,
uno scarto evidente tra il contenuto della sua relazione, che analizza
tutto lo stato di preparazione e di messa a punto di quattro obiettivi
che si intendevano perseguire prima dell'evento del G8, e,
contemporaneamente, la lettura dei materiali, che stamattina ci sono
stati forniti, nei quali - userò questo termine in relazione ai giorni
caldi - le conclusioni cui si perviene sono quelle dell'assenza di
sinergie, di confusione, di mancanza di coordinamento. Trovo, dunque,
questo scarto nella lettura molto attenta della sua relazione e nelle
conclusioni cui sono pervenuti gli ispettori, anche se attendiamo
ovviamente la terza relazione per formarci un giudizio complessivo.
La prima domanda che vorrei rivolgerle è la seguente: lei dice di aver partecipato a due riunioni in loco
con il comitato per la sicurezza, l'ultima conclusasi il 30 giugno: lo
evinco dalla relazione è trattato di due riunioni cui lei ha
partecipato il 24 e il 30 giugno, nelle quali il questore e il prefetto
hanno dimostrato una sensibilità alle domande poste dal Genoa social forum,
concedendo appunto una manifestazione che non era stata prevista in
zona ponente e predisponendo, in quella sede, l'abilitazione della
stazione di Brignole per l'arrivo dei manifestanti. Lei ci ha detto che
aveva notato, nelle occasioni in cui
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era stato presente, sfuggenti ed evasive risposte da parte del Genoa social forum
sul tema della sicurezza o, quantomeno, sull'isolamento degli elementi
violenti, al punto da farle definire un non ben chiaro concetto di
disobbedienza civile e, al tempo stesso, ci ha detto delle azioni di
prevenzione avvenute con tutta una serie di indagini, perquisizioni e
messa a punto di elementi che potevano determinare preoccupazioni
avvenute prima delle giornate calde. Le chiedo allora: in quale
rapporto stanno queste cose, visto che nelle riunioni del comitato per
la sicurezza erano state individuate queste sensazioni di sfuggenza ed
evasività sulla chiarezza da parte dei proponenti le famose giornate a
tema? Le operazioni di prevenzione intercorse giorni prima le fanno
addirittura elencare tutta una serie di centri e circoli, nei quali si
era rinvenuto materiale favorevole all'uso la violenza. Quindi la
domanda è: in che rapporto stanno queste cose e quali misure sono state
date agli organi competenti in sede locale? Infatti, a partire dalla
settimana comunque prevista - e quindi a tutti nota, agli organi di
sicurezza locale come a quelli di sicurezza centrale -, vorrei
ricordare al prefetto De Gennaro che esistevano stampati, che
circolavano nella città, sia delle zone in cui si sarebbero verificati
gli incontri a tema sia di tutta l'organizzazione, in termini anche di
dibattiti che i movimenti avrebbero effettuato nella mia città.
Mi domando allora - avendo
compreso, anche dalla lettura degli articoli della legge, i compiti di
coordinamento - in che rapporto stiano queste cose e che cosa sia stato
detto agli organi di livello locale sia in riferimento alle esigenze di
effettuare altri coordinamenti, man mano che gli episodi avvenivano,
sia riguardo alla risposta a segnalazioni: mi riferisco sia a quelle
che ha ricordato qui, ieri, la presidente della provincia - che,
peraltro, perlomeno a me, che sono
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deputata ligure, erano già note -, sia
alle segnalazioni che io stessa, il giorno 20, il giorno delle piazze a
tema, ho fatto direttamente, chiamando il 112 dei carabinieri, la
questura di Genova, parlando con il capo di gabinetto e segnalando
episodi che nella mia città non erano quelli che avvenivano
contemporaneamente ai cortei, ma erano quelli più isolati - dell'area bank, di via Rimassa all'altezza del 4910, da parte dei black bloc, dove non c'era corteo di manifestanti -, alle quali non è stata data risposta.
Il
giorno della famosa manifestazione pacifica, prefetto De Gennaro, è
stato visibile, non solo a chi era lì e sfilava in corteo, ma anche a
chi era lì e osservava, che l'attacco, con la presa della testa del
corteo, è avvenuto da parte di gruppi (certamente stranieri a giudicare
dalla voce tedesca che si ascoltava) che venivano fuori dalla zona di
piazzale Kennedy, conquistavano la testa del corteo e iniziavano la
sassaiola con la polizia, alla quale la polizia rispondeva con lancio
di lacrimogeni. Di fronte a questo episodio, vi sono state immediate
segnalazioni di cittadini abitanti in quella zona, in piazza Rossetti e
in via Rimassa, alla questura, al 112 e persino ai vigili del fuoco.
Ebbene, l'unico corpo che è arrivato immediatamente, perché il danno
era grave, con situazioni di incendi e tubature del gas vicino ad
alcuni palazzi, è stato quello dei vigili del fuoco.
Domando
allora tre cose: coordinamenti in costanza di episodi che dovevano
verificare gli stati di emergenza che via via si verificavano; sul
luogo, coordinamento di tutti i corpi presenti che, ai cittadini
residenti, come me, nella zona gialla, è apparso esiguo:
effettivamente, ho difficoltà, abitando proprio in quella zona, a
credere che in tutta la zona gialla fossero dislocate 6.800 unità;
probabilmente, avrò percorso perimetri in cui ciò non era visibile, ma
effettivamente la mia
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