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Audizione di Giovanni De Gennaro (parte 3a)





sensazione è quella che molti cittadini genovesi hanno avuto, e cioè che non ci sia stata assicurata la necessaria sicurezza in quella zona. E poi che cosa ha determinato, nei momenti dell'emergenza, l'impossibilità di efficaci coordinamenti e, dietro le segnalazioni circostanziate e dirette effettuate, di intervenire - voglio sottolinearlo di nuovo - non rispetto ad episodi che avvenivano nel mezzo dei cortei, ma ad episodi isolati ed individuati, su cui potrei dare anche riferimenti temporali, come per l'episodio dell'area bank? Questo si è verificato alle ore 13,06, mentre la polizia è intervenuta alle 13,46, e faccio notare che la questura è esattamente dietro la zona di via Rimassa. Quindi, vorrei capire - rispetto ad una relazione così circostanziata in termini di azioni efficacemente prese in tempo e messe in campo di supporto alle istituzioni locali e di azioni di prevenzione - cosa sia accaduto per cui questo coordinamento non c'è stato, l'intervento tempestivo non è arrivato, anche dietro sollecitazione. Senza dire, poi, delle domande fatte dai colleghi sulla sera del Blitz alla scuola ex Diaz. Anche in quel caso, prefetto De Gennaro, devo dirle che mi sono rivolta direttamente al prefetto Di Giovine ed al questore Colucci, dietro segnalazioni di deputati parlamentari colti dal panico, perché le forze di polizia non riconoscevano nemmeno un tesserino di parlamentare. Effettivamente le risposte su questo sono state scarse , addirittura nulle e, in certi casi, preoccupanti.
Quindi, da lei mi aspetto una risposta esauriente rispetto a questi quesiti, perché la ferita prodotta in quella città non è solo materiale - l'ha detto il sindaco Pericu ieri -, ma è una ferita profonda, morale: in una città che ha sempre avuto efficaci rapporti con le istituzioni dello Stato preposte alla


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sicurezza, non ci si capacita di cosa sia accaduto che abbia potuto ingenerare nei cittadini la sensazione che, stavolta, l'intervento non sia stato efficace e tempestivo.

ALOIS KOFLER. Sarò brevissimo, presidente. Prefetto, per quanto riguarda i fatti avvenuti nella scuola Pertini, da una rapida lettura della relazione degli ispettori non ho potuto cogliere il numero delle persone, degli agenti impiegati in questa azione.

ANTONIO SODA. Erano 275; c'è scritto.

ALOIS KOFLER. Bene. Seconda domanda: vi era una collaborazione con altri reparti o si trattava soltanto di uomini della polizia? Posta in maniera diversa, la domanda è: lei può escludere che vi siano stati altri reparti che, probabilmente prima, siano stati impiegati per un'azione nella stessa scuola? Chiedo ciò anche alla luce dei fatti che sono stati riportati dagli organi di stampa di ieri e che, addirittura, sarebbero sostenuti dal sottosegretario per l'interno.
Altra domanda, a proposito della quale ho portato una copia della prima pagina di un settimanale tedesco molto diffuso, Die Zeit, del 2 agosto, che poi consegnerò: lei ritiene che questo comportamento dell'agente, ed evidentemente della polizia, sia adeguato o che si sia trattato di un episodio sporadico ed anomalo? E se non lo ritiene adeguato, quali misure intende disporre per evitare il ripetersi di comportamenti del genere che sicuramente provocano un grosso danno all'immagine del paese?
L'ultimo gruppo di domande. Vi sono state proteste o richieste di chiarimenti abbastanza insistenti da parte delle autorità tedesche e austriache: per quel che riguarda la sua competenza, con quale tempistica ed in quale modo lei ha


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potuto rispondere a queste domande di chiarimento? Gradirei anche che il Comitato acquisisse la documentazione relativa a tali risposte.

PRESIDENTE. Vuole consegnare quel documento, senatore Kofler?

ALOIS KOFLER. Sì.

PRESIDENTE. La ringrazio.

FRANCO BASSANINI. Presidente, ho tre sole domande da porre; le altre sono state già rivolte dai colleghi e voglio solo dire al prefetto De Gennaro che seguirò con molto interesse le risposte alle domande fatte dai colleghi, che sono molto importanti ai fini dell'accertamento della verità.
La prima domanda è questa: come il prefetto De Gennaro sa, nella veste di ministro, anni fa, mi è capitato di partecipare a due riunioni di comitati provinciali per la sicurezza in circostanze importanti - ad esempio, in occasione della tradizionale manifestazione del 25 aprile, a Milano -, in momenti difficili; nel primo caso, era esplosa una bomba a palazzo Marino nella notte precedente, mentre, nel secondo, c'era la tensione per il Leoncavallo e per i centri sociali. In tutti questi casi ...
In tutti questi casi le autorità di pubblica sicurezza, nella persona del questore, ci spiegarono, innanzitutto, che cosa le forze dell'ordine avrebbero fatto per isolare coloro che erano identificati come possibili portatori di azioni violente: isolarli e metterli in condizioni di non potersi inserire e mescolare al grosso del corteo. E poi, in effetti, così successe, nel senso che (allora si trattava soprattutto di centri sociali) questi elementi venivano, come dire, costretti a stare in coda al corteo, tanto


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che quando arrivavano in piazza del Duomo la manifestazione era praticamente finita. Avevo capito che questa fosse una regola generale; vorrei capire se lo era anche in tale circostanza e cosa è stato fatto, perché penso che questo sia il punto fondamentale. Dobbiamo chiedere a tutti, ripeto, a tutti (le forze politiche e le organizzazioni del dissenso) di condannare la violenza e di rifiutare ogni rapporto e ogni copertura nei confronti dei violenti, chiunque essi siano; non mi riferisco soltanto alle tute nere, se ve ne sono altri, anche nei confronti di questi altri. Però poi, le forze politiche e le istituzioni devono operare per conto loro essenzialmente tale scopo: isolare la violenza ed evitare, ieri, oggi e in futuro, che i violenti possano trovare terreno di cultura, coperture, eccetera.
La domanda è: cosa si è fatto in questo caso? I molteplici episodi citati sembrano dimostrare che questo tipo di azione, di isolamento, di prevenzione e di repressione dei gruppi violenti, alcuni dei quali erano facilmente identificabili (altri forse no, ma alcuni sicuramente erano facilmente identificabili), non è stato adeguato. Sembra addirittura - questo scrivono i giornali, molti episodi lo hanno fatto sospettare e spero non sia vero - che sia, quasi, stata seguita una linea intesa a non operare con decisione in tale direzione, forse per evitare reazioni. Vorrei capire se, anche in questo caso, c'era tale direttiva tra quelle fondamentali e che cosa si è fatto. Le denunce di autorità istituzionali - ieri abbiamo ascoltato la presidente della provincia di Genova - offrivano buoni motivi per intervenire con decisione al fine di prevenire ed isolare i violenti, posto che, come tutti sappiamo, la grandissima maggioranza delle organizzazioni (penso alle associazioni cattoliche, alla federazione delle chiese evangeliche, ai valdesi,


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eccetera), era composta sicuramente da persone pacifiche che manifestavano le loro idee, rifiutando, assolutamente, la violenza.
La seconda domanda. Oltre alla perquisizione nella scuola Pertini, ex Diaz, si è svolto, contemporaneamente, un intervento nell'edificio di fronte. Tale edificio era assegnato al Genoa social forum per il centro di informazione. Nella relazione che ci è stata consegnata si afferma che l'accesso, in tale occasione, di fronte a mancanza di episodi di violenza e resistenza è stato effettuato senza alcuna conseguenza per le persone presenti e senza danni per le cose - ripeto, senza danni per le cose - confermando quali siano, sulla base delle direttive impartite e dell'addestramento del personale, i canoni comportamentali adottati nel caso in cui si ritenga di dovere effettuare interventi di polizia giudiziaria. Quindi si cita questo caso come prova del fatto che le direttive erano corrette e il personale era addestrato a seguirle correttamente. Ora, invece, abbiamo sentito e visto dei filmati, e leggiamo oggi sui giornali, che in quell'edificio, in via Battisti di fronte la scuola Pertini, ex Diaz, sono state effettuate, da parte delle forze che provvedevano alle perquisizioni, devastazioni; sono stati distrutti computer e sono stati distrutti o prelevati dischetti. Non c'è, pare, rapporto su questa perquisizione. Qui si dice che non è stato arrecato alcun danno alle cose e allora io vorrei capire, dottor De Gennaro, se anche a lei non è risultata evidente questa contraddizione che è talmente palese da generare perplessità sulla correttezza della sua relazione. A meno che non si dica che tutti i filmati trasmessi dalla televisione e ciò che oggi scrive il Corriere della sera e ciò che in quell'edificio sono avvenute delle devastazioni sia tutto falso. Qualcuno insinua anche il sospetto (spero non vero) che si fossero così voluti distruggere filmati significativi contenuti in quei dischetti


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di computer. Mi auguro che questo non sia vero, non voglio crederci, perché sarebbe abbastanza grave, e tuttavia qui c'è scritta una cosa che pare proprio contraria alla verità. Come mai non ha ritenuto di chiedere, immediatamente, all'ispettore la ragione di questa - sembra evidente - reticenza, o meglio sarebbe dire, cosa non vera, contenuta nel rapporto?
Infine un'ultima domanda alla quale non so se lei potrà rispondere ma le chiedo solo una risposta in termini molto generali: le nostre forze di sicurezza avevano provveduto - come si fa, credo, in questi casi - ad infiltrare, nelle organizzazioni dei manifestanti, in particolare in quelle più a rischio, degli informatori? Non so - ripeto - se lei potrà rispondermi, le chiedo solo una risposta di ordine generale, perché credo sia un elemento utile ai nostri accertamenti.

GIAN FRANCO ANEDDA. Chiedo scusa se qualche domanda potrà essere ripetitiva, ma preferisco farla piuttosto che scremare i miei appunti ed inizio senza convenevoli: diamoli per letti.
Vorrei sapere se vi fosse, da chi fosse stata disposta e quale fosse la divisione dei ruoli tra le diverse forze di polizia e all'interno delle stesse forze di polizia; se vi fossero piani operativi di intervento per fronteggiare la guerriglia stradale. Mi riferisco all'affermazione contenuta a pagina 17 laddove trae esperienza dagli episodi verificatisi in occasione di altre manifestazioni internazionali.
Vorrei sapere se a Napoli, per quanto è di sua conoscenza, vi siano stati episodi di violenza da parte di agenti della polizia; quale esito abbiano avuto, anche disciplinare, e quali indagini siano state effettuate all'interno e se, quanto accaduto a Napoli, abbia determinato o meno un aggiornamento dei piani operativi, posto che esistessero.


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Vorrei altresì sapere quale fosse la preparazione degli agenti perché, lei sa, che nei commenti agli episodi si è detto - e la doglianza proviene anche dal sindacato della polizia - che siano stati utilizzati anche agenti poco preparati ai quali era stato consegnato soltanto quel vademecum cui lei ha fatto cenno. Se esistano, girati dalla polizia, dei filmati, se anche dagli elicotteri, e se se ne possa acquisire una copia. Se, anche con riferimento ad attività di prevenzione, ma anche con riguardo a ciò che accadeva in quei giorni, gli organi di polizia abbiano utilizzato il sito Internet, giacché i giornali hanno pubblicato l'indirizzo di almeno cinque siti nei quali, si dice, fossero indicate le direttive anche per le azioni di guerriglia. Se esistano delle registrazioni radio anche tra le forze di polizia in occasione delle operazioni e se sia possibile acquisire tali registrazioni.
Chiedo se lei abbia fatto delle verifiche in relazione alle denunciate omissioni di un rapporto, in particolare, circa il tempo degli interventi delle diverse forze di polizia - o delle diverse specialità delle forze di polizia - nella caserma Pertini. Si afferma, anche nei rapporti, che sarebbero entrati prima gli agenti della mobile, così si dice, e taluno di questi - e non il solo il dirigente - sostiene che, quando entrarono, trovarono all'interno dell'altro personale con il giubbotto con scritto polizia ed esisteva già una situazione di disordine o, se vuole, di violenza.
In merito alla terza relazione, i giornali - non leggo per brevità, ma glielo posso citare - danno questa relazione come già pronta da circa una settimana: le chiedo il motivo del ritardo. È una notizia giornalistica che va assunta con tutte le cautele ed io stesso la cito con la medesima cautela, ma i giornali la danno per certa, tanto che ne riportano dei brani.


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Come mai lei non si è chiesto - o, se lo ha chiesto, qual è stata la risposta - perché le audizioni dei soggetti ascoltati, si legge nei rapporti, non sono state formalizzate?
Per quanto riguarda la scuola Pertini o Diaz - adesso non vorrei creare confusione - vorrei sapere: se lei sia stato, come pare certo, preventivamente avvertito; se abbia indicato le modalità; se abbia approvato le modalità che altri gli hanno indicato; se, durante l'azione, abbia tenuto un costante collegamento radio con chi interveniva; se abbia avuto notizie, durante quei giorni, della volontà e della dichiarata volontà di sfondare la barriera della zona rossa; se abbia dato, in merito, delle indicazioni. Nel rapporto, nelle dichiarazioni di molte persone, si afferma che dai manifestanti era stata dichiarata la volontà di sfondare la zona rossa. Le rivolgo questa domanda perché ciò sarebbe in contrasto con l'affermazione del sindaco, il quale ha parlato soltanto di un assedio, ossia, parrebbe quasi un sit-in alla Gandhi: non è così, parrebbe.
Vorrei altresì sapere se, dopo la presentazione dei rapporti, lei abbia parlato con gli ispettori e abbia acquisito altre notizie. La domanda è riferita anche al fatto che, in uno dei rapporti, facendo riferimento all'atteggiamento e ai visi delle persone fermate, si afferma che non recavano segni di violenza, si definiscono i visi stessi - o l'espressione dei visi - «dispettosi»: vorrei sapere se lei ha chiesto notizie o come lei abbia interpretato l'aggettivo «dispettosi».
Le chiedo se siano state eseguite - lei dice di sì - intercettazioni telefoniche ed ambientali; se siano state autorizzate precedentemente, se possiamo acquisire i tabulati di tali registrazioni e da chi siano state operate; se lei condivida l'affermazione di un pubblico ministero che definisce il «blocco nero» un'associazione a delinquere e se questa sua


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condivisione di oggi fosse un convincimento, anche preventivo, in relazione all'attività di intelligence che lei dice sia stata svolta.
Nella relazione che lei cortesemente ha predisposto - ed è l'ultima domanda - sostiene che vi fu questo tentativo di sfondamento e di violenza da parte del blocco nero e, testuale, da altri spezzoni manifestanti. Desidero sapere chi siano questi spezzoni, quale era la consistenza numerica dei partecipanti o dei componenti di tali spezzoni e come si sia attuata, se vi sia stata, una violenza da parte dei suddetti gruppi.

GIANNICOLA SINISI. Signor presidente, vorrei ringraziare il prefetto De Gennaro per la sua esposizione perché ci ha consentito di inquadrare la complessità dell'attività che è stata svolta in un contesto assolutamente singolare, sebbene questa singolarità - come ha avuto modo di dirci - sia frutto, anche, di un'evoluzione rispetto a vicende di ordine pubblico maturate in altri vertici tenuti in precedenza.
La prima domanda che vorrei porle, signor prefetto, riguarda una questione in particolare. Noi sappiamo che c'è stata un'ordinanza prefettizia del 2 giugno che ha riguardato tutte le disposizioni relativa all'ordine pubblico emanate dal prefetto di Genova. Abbiamo saputo che il 19 giugno c'è stato un incontro del ministro dell'interno con i rappresentanti degli enti locali, dov'è stata rappresentata la volontà del Governo di aprire ad una trattativa sulla modalità di realizzazione delle manifestazioni con gli esponenti del Genoa social forum. Lei ci ha detto che il 24 e il 30 giugno si è incontrato con i rappresentanti del Genoa social forum. La domanda che vorrei rivolgerle è proprio alla luce di quella che lei ha definito - sulla base della legge n. 121 - il ruolo del capo della polizia, che è un ruolo tecnico. Vorrei sapere come mai è stato delegato lei all'incontro e non ha partecipato, invece, come


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poteva fare, a mio avviso, lo stesso ministro, un rappresentante del Governo o il prefetto, che è autorità locale, autorità politica e di coordinamento politico, dell'attività locale. In cosa è consistita la missione che le è stata affidata, posto che ci è sembrato piuttosto singolare che sia stato inviato il capo della polizia a fare tale incontro.
La seconda questione che vorrei porle, signor prefetto, è la seguente: lei ci ha detto che si sono tenuti quattro comitati nazionali per l'ordine e la sicurezza pubblica sul G8 e che l'ultimo si è svolto il 24 maggio. Se mi conferma che non si sono tenuti altri comitati nazionali per l'ordine e la sicurezza pubblica sullo stesso argomento, debbo dedurne che i comitati nazionali si sono tenuti soltanto con il precedente governo; quindi, con questo Governo, comitati nazionali, su tale materia, non ci sono stati. Se è così - abbiamo appreso dell'incontro del ministro dell'interno del 19 giugno con gli enti locali; abbiamo letto i quotidiani dove in un articolo pubblicato sul Secolo XIX dell'11 luglio (con la prudenza, ovviamente, del collega Anedda per quanto riguarda la stampa), viene riportata una lettera del ministro Scajola che descrive il metodo con cui si stavano conducendo le trattative con il GSF; c'è una dichiarazione del ministro Ruggiero di volere incontrare il noto cantante Manu Chao per portare avanti la discussione. Poi, ad un certo punto, c'è un cambiamento, perché qualche giorno dopo, interviene una dichiarazione del ministro Scajola: non si tratta solo di ordine pubblico, se è così, in che cosa si sono, quindi, realizzate le direttive politiche che lei ha ricevuto come autorità nazionale delegata ad eseguirle, posto che i comitati nazionali non si sono tenuti?
Terza questione che vorrei porle: lei ha parlato di una lista di 1.439 nomi di soggetti denunciati per azioni violente. La domanda è la seguente: il sistema informativo Schengen sul

 


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punto è stato utilizzato e in che misura? Noi abbiamo sempre appreso dalla stampa - con i limiti che ricordava il collega Anedda - che c'era stata una proposta del ministro Schily di redigere una lista di soggetti violenti a livello europeo. Perché quest'iniziativa proposta dal ministro Schily non è stata tempestivamente eseguita - credo che sia apparsa in un articolo del 10, 11 luglio - e in che misura, oggi, il sistema di Schengen può essere utilizzato?
Un'altra questione è stata posta dai colleghi, ma, anche oggi, torna sulla stampa: qual è stato il contributo dei servizi di sicurezza ai fini della prevenzione? Abbiamo letto molte cose sui giornali. In un'intervista, pubblicata il 24 luglio su Il Secolo XIX, il ministro Frattini dichiarava che il contributo dei servizi era stato assolutamente esemplare e formidabile e che anche il lavoro di intelligence, in collaborazione con gli Stati Uniti, non aveva precedenti. Vorremmo sapere - lo chiederemo anche al ministro - se ed in quale misura vi sia stato tale contributo.
Abbiamo letto, sempre sui giornali, che l'Arma dei carabinieri avrebbe utilizzato anche infiltrati o agenti sotto copertura durante queste operazioni. Chiederemo, oggi pomeriggio, al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, lo chiediamo adesso anche a lei, se ed in quale misura siano stati utilizzati agenti sotto copertura ed infiltrati e se questa azione abbia avuto successo, alla luce della complessità di ciò che lei ci ha rappresentato.
Signor prefetto, abbiamo sentito parlare di una mancata autorizzazione ad un'iniziativa della formazione Forza nuova, che doveva svolgersi a Genova il 30 giugno: volevamo sapere se le risulta questa richiesta, se le risulta che non sia stata autorizzata o che vi siano state altre iniziative dello stesso tenore, della stessa formazione politica.


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Sulla questione del coordinamento delle forze di polizia sono intervenuti i colleghi, ma mi permetta di farle una domanda più precisa. Dai documenti che abbiamo potuto leggere questa mattina ci è sembrato che nella caserma di Bolzaneto del reparto mobile vi fosse un coordinamento tra tutte le forze di polizia, tranne l'Arma dei carabinieri. Vi era la Guardia di finanza, la Polizia di Stato e la polizia penitenziaria e quanti altri, ma non l'Arma dei carabinieri, che reputo fosse nella caserma di Forte San Giuliano. Le chiedo la conferma che il coordinamento sia avvenuto per separazione di funzioni e di luoghi.
Altri colleghi le hanno chiesto di sapere chi ha deciso la perquisizione alla Pertini (dal documento si capisce che vi è un momento di difficoltà decisionale, avvenuto in loco, a Genova); le chiedo inoltre: chi ha deciso l'impiego del reparto mobile in quell'occasione?
L'ultima questione, signor prefetto (forse non dovrei neanche porle questa domanda) è la seguente: il ministro Martino ha detto che, per quanto riguarda le vicende dell'Arma dei carabinieri, le inchieste amministrative dovrebbero essere svolte dal Viminale (lo abbiamo letto sul Corriere della Sera del 4 agosto). L'Arma dei carabinieri ha partecipato all'intervento alla scuola Pertini e, credo, ha avuto la responsabilità di Forte San Giuliano: vorremmo sapere se è vero che le inchieste amministrative riguardanti tali vicende saranno svolte dal Viminale oppure autonomamente dall'Arma dei carabinieri.

FABRIZIO CICCHITTO. Innanzitutto, signor prefetto, la ringrazio dell'esposizione. A nome del gruppo di Forza Italia vorrei fare alcune osservazioni. La prima è questa: dall'esposizione, ascoltata, ieri, da parte di esponenti degli enti locali, il dottor Pericu e la dottoressa Vincenzi, abbiamo capito che vi è stata una certa stasi nell'attenzione rivolta al G8, nel


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periodo da febbraio sino a giugno. La ripresa di attenzione e di iniziativa da parte del Governo è avvenuta quando hanno avuto luogo la presentazione del programma di Governo al Parlamento da parte dell'onorevole Berlusconi e alcuni interventi dell'onorevole Scajola, tra cui quello del 13 luglio, in cui, parlando con 600 esponenti delle forze dell'ordine, dava direttive molto precise sul comportamento delle stesse nel confronto e nell'impatto con le manifestazioni, sottolineando la necessità di un rapporto assolutamente civile ed aperto.
Stiamo facendo una falsa discussione, che rischia di tradursi non in un'analisi degli aspetti positivi e critici del comportamento della polizia, ma in una contrapposizione radicale e totale alle forze dell'ordine, che ho ascoltato in moltissimi interventi, nel corso di questa discussione, che è un'altra cosa rispetto ad un'analisi critica....

MARCO BOATO. Questo non è vero!

FABRIZIO CICCHITTO. Se l'onorevole Boato non mi interrompesse, potrei continuare a parlare. Parto da un punto di analisi che, per quello che mi riguarda, è opposto a quello fatto dall'onorevole Soda, che ne trae, a sua volta, giuste conseguenze di contrapposizione alle forze dell'ordine.

MARCO BOATO. Questo non è avvenuto!

FABRIZIO CICCHITTO. Non ci troviamo di fronte ad un piccolo gruppo di black bloc e, poi, ad una massa sterminata di manifestanti specifici. Purtroppo, il fenomeno con cui si sono dovute misurare le forze dell'ordine (ed in certi casi è stato fatto bene, in altri bisogna svolgere un'analisi critica) è quello di una realtà molto più complessa, in cui l'area della violenza è molto più estesa. Come è risultato anche dall'esposizione


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della dottoressa Vincenzi, quest'area di violenza aveva elementi di copertura e di omertà anche da parte di settori non violenti, per cui una scuola è stata occupata dai black bloc e non è arrivata alcuna segnalazione da parte dei Cobas, che la tenevano precedentemente. Oggi, sul Corriere della Sera, vi è un'intervista in cui un esponente dei black bloc afferma che il Genoa social forum non ha accettato il gioco della polizia di isolare i black bloc dal resto del movimento. Abbiamo avuto una realtà molto più complessa e molto più difficile, un'area di violenza molto più estesa, incorporata dentro il movimento, che ha creato difficoltà alle forze dell'ordine nel seguire la direttiva di tutelare la libertà del movimento pacifico.
Detto ciò e posta, quindi, la questione in termini totalmente diversi, rispetto all'attacco frontale sviluppato in questa sede, problemi emergono dalla stessa relazione del dottore De Gennaro e, certamente, in modo marcato dalle relazioni dei tre ispettori e su ciò deve essere svolta una riflessione. Bisogna riflettere sull'ammodernamento anche dell'armamento delle forze di polizia: lei non pensa, dottor De Gennaro, che, forse, se le forze dell'ordine fossero state dotate di proiettili di gomma, bombe flash e così via, forse la repressione sarebbe stata più efficace ed i rischi di morte meno rilevanti?
Non pensa che, finora, un problema sia stato rappresentato anche dal fatto che i massimi dirigenti della polizia, persone dotate di grandissima professionalità, abbiano un orientamento univoco, cioè di essere grandi investigatori, ma di non aver avuto esperienze di gestione dell'ordine pubblico? Non pensa che questa contraddizione sia emersa anche a Genova (infatti sia Andreassi, sia La Barbera, sia lo stesso Gratteri, sono investigatori, ma non esperti di gestione dell'ordine pubblico)? Come è stata regolata, di conseguenza, la rete di rapporti gerarchici funzionali tra Ministero dell'interno e


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prefetto, tra prefetto e questore, tra ministero e questore, tra questore e Andreassi, tra questore e responsabili sul campo dell'ordine pubblico? Su ciò, come lei sa bene, a Genova, sono emerse polemiche, che hanno riguardato anche forze dell'ordine pubblico.
Per quanto riguarda la perquisizione svolta alla scuola Pertini, da chi e quando è stata presa la decisione finale? Chi era l'ufficiale di polizia giudiziaria più in alto in grado e chi il responsabile dell'operazione? Le due figure coincidevano? Chi era stato incaricato di coordinare i due gruppi operanti, il contingente inquadrato per l'irruzione ed il personale investigativo per il compimento della perquisizione e, in quell'occasione - lo dico anche perché la magistratura ha liberato quasi tutti gli arrestati -, non è avvenuta, forse, una forzatura (il cosiddetto «fagotto» del dottor Mortola), per cui, invece di una identificazione individualizzata dei reati, è stata fatta un'operazione in cui sono stati messi insieme tutti i corpi di reato, impedendo l'identificazione dei responsabili?
Perché vi era la presenza di funzionari di rango elevato - La Barbera, Gratteri - privi della qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria? Quale era la loro funzione visto che non potevano firmare gli atti relativi alla perquisizione nè potevano disporre dei reparti inquadrati dipendenti da funzionari appartenenti ai reparti stessi? Chi ha autorizzato il dottor Gratteri a lasciare in piena notte la zona rossa la cui sicurezza era a lui affidata per dare un'occhiata, come lui stesso avrebbe affermato in sede di inchiesta amministrativa? Chi ha avvisato all'1,30 la televisione della perquisizione? Risponde al vero la notizia, forse non vera, riportata da alcuni organi di stampa circa una convocazione operata dal dottor Sgalla in quanto il dottor La Barbera aveva problemi di immagine?


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Quindi, secondo me le questioni che riguardano la polizia sono più raccorciate, non globali; devono tener conto del fatto che essa si è dovuta misurare con un problema nuovissimo e di grandissima pericolosità; questa pericolosità ha dimostrato e messo in evidenza dei problemi che noi dobbiamo affrontare e risolvere, senza mettere sotto accusa le forze dell'ordine nel loro complesso.

MARCO BOATO. Signor presidente, se posso, vorrei intervenire soltanto perché sia messo a verbale: che io sappia, qui nessuno ha messo in discussione le forze dell'ordine nel loro complesso; perché ognuno di noi dice quello che pensa, ma non deve attribuire agli altri posizioni che non hanno assunto.

PRESIDENTE. Onorevole Boato, faccia mettere a verbale la frase che vuole, però andiamo avanti.

GIANCLAUDIO BRESSA. Prefetto, lei ha detto nella sua relazione che il 28 giugno il Ministero degli affari esteri, su pressione degli altri governi stranieri partecipanti al vertice G8, aveva formulato l'ipotesi di allargare la fascia gialla che lei aveva definito come una fascia cuscinetto a protezione della fascia rossa e nella quale non dovevano avvenire manifestazioni; successivamente sono state autorizzate manifestazioni nell'area della fascia gialla; chi ha preso la decisione di neutralizzare di fatto la fascia gialla? Da chi lei ha avuto questa direttiva di consentire che anche nella fascia gialla potessero avvenire delle manifestazioni?

ERMINIA MAZZONI. Ringrazio il dottor De Gennaro, e vorrei chiedere una sola precisazione partendo dalla frase conclusiva da lui citata secondo cui tutta questa attività è finalizzata a rinsaldare i rapporti tra i cittadini e le istituzioni


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di polizia. Mi auguro che soprattutto l'attività di questo Comitato sia volta a rinsaldare il rapporto dei cittadini con le istituzioni in genere, oltre che con quelle di polizia, perché mi sembra che in alcuni momenti deviamo da questo obiettivo fondamentale al quale dovremmo ritornare tutti quanti.
Passo alle domande. In particolare, vorrei qualche chiarimento in merito ai rapporti, benché il dottor De Gennaro già abbia fornito un chiarimento con un preciso riferimento normativo, tra l'autorità centrale - il capo della polizia - e le autorità territoriali, le autorità locali, quindi il questore e la prefettura, dal momento che esiste una organizzazione centrale delle attività del vertice, sia preventiva sia in corso di svolgimento delle attività del G8; quindi, vorrei capire se ci siano state delle direttive impartite dal centro; se, quando e quali direttive siano state impartite; se ci sia stata una verifica in corso di svolgimento dei lavori della corretta esecuzione delle direttive impartite alle autorità locali e, nel caso in cui ci sia stata questa verifica, se si sia poi accertato un mancato rispetto di queste direttive impartite dal livello nazionale; se questo accertamento sia avvenuto e se abbia avuto esito positivo, vorrei sapere come sia intervenuto il centro rispetto agli elementi rilevati, ovvero se il centro non è intervenuto, non ha rilevato differenze fra le direttive e l'attività svolta dalle autorità locali, quali sono stati i presupposti e i motivi che hanno portato poi l'autorità centrale ai provvedimenti disciplinari adottati negli ultimi giorni.
In riferimento alle perimetrazioni e al piano di sicurezza (zona gialla e zona rossa) credo che sia opportuna una precisazione, anche perché si continua a ribadire, come lei ha definito «in maniera ingenerosa», il riferimento alla distribuzione numerica delle forze dell'ordine fra le due zone; lei ha detto che ciò è stato fatto in maniera assolutamente


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razionale e logica; quali sono stati i criteri? In che momento si è fatta questa scelta? E quali modalità si sono seguite per arrivare a questa definizione numerica e anche qualitativa (perché si discute anche della qualità del personale di sicurezza collocato nelle due zone)? Ancora, vorrei sapere se a lei risulti che, in corso di sviluppo del vertice G8, ci sia stato un provvedimento che abbia poi ridefinito la perimetrazione delle due zone (zona rossa e zona gialla) e se c'è stato, perché? Da chi è stato adottato? E a che riperimetrazione, a che rielaborazione del piano di sicurezza ha condotto? Ancora, vorrei sapere quali siano stati i criteri - non cito passaggi particolari della relazione degli ispettori del Viminale, anche se esistono dei momenti singolari di questa relazione - per la scelta di questi alti dirigenti del ministero? Sono stati seguiti anche dei criteri di competenza, di esperienza pregressa nel settore di competenza per le indagini che essi sono andati a svolgere? Un'ultima precisazione riguarda il suo grado di conoscenza, preventiva e successiva, degli eventi del 21 luglio presso l'istituto Pertini e se lei abbia avuto notizie, preventive e successive, degli avvenimenti che si sono verificati presso le Se.Di. di Quarto.

ROBERTO MENIA. Prefetto De Gennaro intendo rivolgerle alcune domande che vogliono essere sostanzialmente delle richieste di specificazioni di alcune affermazioni che lei ha fatto, dalle quali mi pare di capire che la ricostruzione soprattutto delle fasi più drammatiche dei giorni di Genova, dimostri che non esiste una grande manifestazione pacifista ed un piccolo gruppo di violenti (identificabile nei black bloc, gran parte dei quali peraltro stranieri). Mi pare di capire che lei ci ha fornito una visione molto differente; lei ci ha spiegato che esistevano sostanzialmente tre anime dei manifestanti: un'anima, che sarà stata pure maggioritaria, pacifista,


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un'anima che lei ha definito estremista ed un'anima che lei ha definito eversiva. Lei ha anche detto chiaramente che gli incidenti non possono essere attribuiti solo ai cosiddetti black bloc, il che vuol dire evidentemente che non si è trattato di una parte largamente minoritaria, ma si è trattato invece di cosa ben diversa.
Io qui le chiedo specificazioni: un certo tipo di cronache ci ha fatto capire che esisteva qualche centinaio, al limite poco più di un migliaio, di personaggi, peraltro in gran parte stranieri, vestiti di nero, che seminavano terrore e distruzione a Genova. Le chiedo, invece, di farci sapere qualche cosa di più, di farci sapere, cioè, qual è quella zona grigia, a metà tra il nero dei black bloc e il bianco dei pacifisti con i rosari, non identificabili perché vestiti di nero, ma riconoscibili da altro tipo di travisamento, in quanto a me pare di aver visto un altro film rispetto a quello che ci è stato raccontato da altro settore di questa aula. Ho visto riprese ed immagini, ho visto gente a torso nudo con kefiah, persone vestite con magliette disparate, gente invece travisata con caschi da motociclista, uomini sotto i passamontagna, persone con bardature di diverso tipo che, evidentemente, avevano indossato perché non avevano intenzione di partecipare pacificamente a quel tipo di manifestazioni.
Le chiedo dunque di farci sapere se, per esempio, in tale fascia (che ha, evidentemente assieme al black bloc, seminato devastazione e distruzione) vi erano personaggi riferibili chiaramente ai cosiddetti centri sociali, alle cosiddette tute bianche (con i quali mi pare che si sia in qualche modo trattato), riferibili a gruppi anarchici o anarcoidi, rivoluzionari o pseudorivoluzionari. Faccio notare, per esempio, che il giovane Giuliani, che muore durante l'assalto ad una camionetta dei carabinieri, non è certo inquadrabile nei black bloc. Mi pare,


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anzi sappiamo che risultava aderire ad un gruppo definito Punkabbestia, che non è chiaramente inquadrabile all'interno dei cosiddetti black bloc. Allora le chiedo di farci conoscere, anche in termini numerici (che voi avrete potuto apprezzare attraverso la vostra attività di indagine) quali e quanti erano quelli immediatamente riferibili ai cosiddetti black bloc, quanti erano stranieri e quanti italiani (ho visto partecipare anche troppi italiani), quanti e chi erano, secondo le vostre indagini, quelli che hanno collaborato alle azioni violente, o che hanno preso parte direttamente alle azioni violente.
Chiedo di sapere se avete notato, da parte del Genoa social forum, non solo un atteggiamento che lei ha definito - se non sbaglio - sfuggente, ma anche un atteggiamento - per così dire - di copertura, di supporto, di fiancheggiamento e - perchè no - di favoreggiamento. Chiedo di sapere quale attività di intelligence avevate predisposto prima, durante e dopo, riferendomi in particolare a tutte le reti di collegamento nazionale e internazionale. Nei mesi precedenti e nei giorni del vertice di Genova, ad ognuno di noi era sufficiente accedere ad Internet per scoprire che venivano forniti da parte, per esempio, delle tute bianche (che sarebbero, nelle ricostruzione di larga parte della stampa e di una parte politica, uomini pacifici) i consigli per l'uso: vi erano istruzioni per la creazione di caschi, di scudi in plexiglas, di paramenti, di bardature, eccetera; vi erano istruzioni per raggiungere Genova dall'estero, si spiegava che occorreva viaggiare in treno e in piccoli gruppi, non utilizzare gli autobus per evitare di essere respinti alla frontiera e inventare storie di copertura (stampa, turismo, eccetera).
Mi risulta che nei giorni del vertice di Genova - lei ne fa anche cenno nella sua relazione - siano state portate a termine operazioni di perquisizione, o altre operazioni di


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indagine nei confronti di un insieme di gruppi riferibili a centri sociali. Per esempio, a me risulta che a Padova, presso il gruppo Gramigna, siano stati trovati 38 manici di piccone, 2 taniche da 25 litri di cherosene, una tanica di 7 litri di benzina, 20 bottiglie di vetro pronte all'uso: dubito che si trattasse di riscaldamento domestico! Le chiedo di farci sapere se per caso i gruppi Gramigna, Ya basta! (che forniva quelle istruzioni), Immensa, Zapata, Terra di nessuno, sono stati ospiti della scuola Diaz: a lei ciò dovrebbe risultare. Le chiedo di farci sapere se la rete di Internet, che forniva tale tipo di istruzioni attraverso gli indirizzi www.netstrike.it, www.tuttinlotta.org, www.ecn.org, www.venetocontrog8.net, www.sherwood.it, costituitesi poi in centrale operativa, avesse tale centrale operativa, anche telematica, all'interno del Genoa social forum.
Le chiedo di farci sapere, inoltre, come tale atteggiamento (che - ripeto - lei ha definito sfuggente e che io invece le chiedo di chiarire se possa, almeno per certi versi, diventare invece un atteggiamento di copertura) possa essere - a proposito di un'altra domanda che le pongo - compatibile con ciò che era accaduto (lo abbiamo appreso dagli atti che abbiamo potuto leggere questa mattina) prima della perquisizione alla scuola Diaz. In tale perquisizione si utilizza l'articolo 41 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, senza la preventiva autorizzazione del magistrato, dell'autorità giudiziaria, per realizzare l'intervento nell'immediatezza, e contemporaneamente, non avendo il tempo per richiedere alla magistratura tale autorizzazione, si ritiene invece - e chiedo di sapere da parte di chi - di contattare telefonicamente un rappresentante di primo piano del Genoa social forum per verificare dallo stesso se la scuola fosse nella disponibilità


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dell'organizzazione, distruggendo con ciò l'effetto sorpresa o creando il presupposto per trovare poi la scuola sbarrata, a luci spente, con gente armata, eccetera.
Le chiedo anche di farci sapere un'ultima cosa: come siano stati rimpiazzati i carabinieri che sono stati esentati dal servizio in piazza e in strada dopo la morte di Giuliani, cioè se si è proceduto ad una sostituzione o semplicemente a togliere i carabinieri dalla strada.

ANTONIO IOVENE. Voglio innanzitutto, prefetto De Gennaro, esprimerle - perché lo ritengo doveroso - la mia solidarietà per le minacce di cui è stato fatto oggetto e porle rapidamente tre domande. La prima è la seguente: il 26 luglio la stampa ha parlato, in diversi ambiti, dell'esistenza di un rapporto riservato della questura, datato dieci giorni prima dei fatti di Genova (si cita un fascicolo di 36 pagine), nel quale sarebbe emerso che i gruppi estremisti della destra extraparlamentare, con particolare riferimento al movimento denominato Forza nuova, avrebbero avuto intenzione di avviare un'azione di rilancio e sensibilizzazione sul tema della globalizzazione, auspicando una mobilitazione per il G8. In un diverso contesto informativo si è appreso che Forza nuova, Fronte nazionale e la Comunità politica di avanguardia (altra sigla neonazista) avrebbero effettuato a Genova una manifestazione antiglobalizzazione. In particolare, è stato segnalato che alcuni membri torinesi di Forza nuova avrebbero costituito un nucleo di 25-30 militanti fidati, da infiltrare tra i gruppi delle cosiddette tute bianche, eccetera. Tale rapporto, per ciò che ne riporta la stampa, fornisce un elenco dettagliato di esponenti di black bloc che sarebbero arrivati a Genova (addirittura dando i numeri: 10 da Aosta, 100 da Torino, 30 da Alessandria, 15 da Asti). Vorrei sapere se questo rapporto esista davvero e in quale misura sia stato utilizzato, se il fatto


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che vi siano addirittura i numeri (in alcuni casi molto limitati: 3 da Vercelli) non avrebbe potuto mettere le forze dell'ordine nelle condizioni di intervenire preventivamente nei confronti di queste persone.
La seconda domanda riguarda la denuncia del 27 luglio fatta dal signor Duve (responsabile per la libertà di stampa dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, OSCE) il quale ha criticato l'atteggiamento della polizia italiana nei confronti dei giornalisti durante il vertice G8, innanzitutto per l'irruzione - di cui si è parlato - nel centro stampa, aperto legalmente e gestito da Indimedia, in cui la polizia avrebbe sequestrato fotografie e riprese video di precedenti azioni e picchiato e fermato alcuni giornalisti, nonché per il tentativo - su questo vorrei avere una conferma o una smentita - denunciato anche dalla Federazione nazionale della stampa italiana, di infiltrazioni di agenti che avrebbero cercato di farsi passare per giornalisti. La terza ed ultima domanda riguarda invece il giorno 21: vorrei sapere se le risulta ed eventualmente qual è la motivazione del lancio di lacrimogeni, effettuato dagli elicotteri nella zona di Punta Vagno, contro il corteo, in quel momento fermo perché attaccato alla sua testa e chiuso da tutti gli altri lati, provocando ovviamente una situazione di panico, non essendoci vie d'uscita che permettessero il defluire della manifestazione.

 

LUCIANO DUSSIN. Premetto che non credo ai centri sociali che si propongono per manifestazioni di protesta e chiedono di parlare con le istituzioni; quando gli stessi, tra l'altro, sono rifiutati dagli stessi cittadini, che non li vogliono accanto alle loro abitazioni. Sono quindi rappresentanti di centri «asociali» e del loro comportamento abbiamo avuto una riprova a Genova.


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Al G8 vi è stata una ricerca del dialogo, anche se si sapeva quali fossero gli intenti di questi interlocutori, che erano lì per fare politica, evidentemente, contro il nuovo Governo del paese. Viste le premesse, le istituzioni hanno dialogato con interlocutori sordi e in malafede, asociali ed anche coperti politicamente. Non oso pensare che cosa sarebbe successo, politicamente parlando, se in una manifestazione della Lega fosse accaduto l'uno per mille di quello che abbiamo visto in televisione; anche questa è una riflessione da non sottovalutare.
A questo punto, mi auguro francamente che in futuro le istituzioni si rifiutino di dialogare con i rappresentanti dei centri sociali, che sono in prima linea nell'organizzare la violenza premeditata, perché da quello che ho visto e letto non ci sono stati episodi contingenti che hanno provocato lo scoppio di focolai di violenza, ma tutto è stato preordinato, premeditato e coperto da Casarini e relativi compagni. Per fortuna, l'opinione pubblica ha reagito a sostegno delle forze dell'ordine e del Governo, e forse è per questo che si leggono certi imbarazzi nella sinistra, che sono emersi anche oggi in Commissione.
Auspico che in futuro lo Stato non dialoghi più con i Casarini di turno, che tra l'altro ha già preannunciato un autunno violento di manifestazioni. Le chiedo se condivide, dopo le sue ultime esperienze, le mie riflessioni, perché uno Stato democratico non può scendere a patti con chi è sistematicamente rifiutato dalla società. Il giorno in cui i cittadini accetteranno la vicinanza dei centri sociali, allora ne riparleremo.

MASSIMO VILLONE. Desidero avanzare velocemente una richiesta di chiarimento. Dall'insieme degli elementi che stiamo acquisendo, non mi è chiaro un punto che riassumerei


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così: chi sapeva cosa e quando. Ci sono stati fatti comunque gravi, che avrebbero potuto e dovuto essere prevenuti o impediti, ed è un elemento che ha la sua rilevanza. Del resto, è ovvio che in qualunque organizzazione logisticamente complessa la comunicazione è decisiva per chi opera sul campo (sale operative, sedi di comando e responsabili politici).
Chiedo quindi al prefetto se a Genova era definito e chiaro il quadro della comunicazione, chi doveva informare chi e di cosa; se le informazioni erano condivise tra le varie forze dell'ordine oppure ognuna conosceva cose diverse dalle altre; chi concretamente, in particolare per i due episodi della scuola ex Diaz e della caserma di Bolzaneto, era stato informato di cosa; e se lei era a conoscenza - se, come e quando - che qualcosa stava accadendo o non andava; se, come e quando lei aveva informato altri; e se, come e quando lei sapeva che l'informazione era stata acquisita da responsabili politici.

SAURO TURRONI. Desidero fare riferimento al testo della relazione che il prefetto ha appena illustrato. Le parole che ho ascoltato, riportate nelle pagine 8, 14 e 15 della relazione, là dove si esaminano i comportamenti assunti dalle organizzazioni del dissenso, sembrano volere accomunare tutto il movimento, anche la parte più pacifica, in un unico indistinto calderone, dove anche le persone più pacifiche e moderate paiono aver avuto responsabilità oggettive nel compiere, nel sostenere o nel supportare azioni violente, tanto che a pagina 14 il prefetto afferma che sarebbe comparso un nuovo soggetto (dalle parole non si poteva comprendere, ma la parola soggetto nel testo è virgolettata). In proposito vorrei allora capire a quali qualità faceva riferimento: se è un soggetto con caratteristiche politiche come noi le intendiamo, oppure è qualche cosa di diverso. Sembra infatti una entità che possiede una sua propria capacità soggettiva da individuarsi nell'azione, attra


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Pubblicato su: 2005-07-05 (952 letture)

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