verso cui si fanno coesistere due
anime: una pacifica ed una estremista ed eversiva. Negli anni ottanta
si contestava il nucleare nel nostro paese ed erano presenti in campo
frange assolutamente pacifiste ed anche altri soggetti: ma nessuna
relazione esisteva tra le due diverse anime (anche se credo che tale
legame neppure oggi esista).
È necessario un chiarimento, anche
perché a pagina 15 è presente un'altra considerazione che mi permetto
di contestare, laddove è scritto di organizzatori che sono
evidentemente riusciti a tenere sotto controllo i soggetti intenzionati
a fare ricorso alla violenza: ritengo che tale compito non spetti agli
organizzatori, bensì allo Stato, che attraverso propri organismi deve
garantire a tutti i cittadini di esercitare liberamente il proprio
pensiero, la propria opinione e anche la possibilità di contestazione
contro ciò che eventualmente non si condivide.
Seconda questione:
a pagina 17 ho letto una cosa che mi ha sorpreso. Ho ascoltato in altri
punti della relazione riferimenti ad azioni di carattere preventivo che
sono state compiute, però trovo poi scritto: «il loro contrasto è reso
altrettanto difficile dal ricorso ad autentiche tecniche di guerriglia
che non possono essere fronteggiate....». Oggi su alcuni giornali
leggiamo che nel periodo precedente, diverse settimane prima, i servizi
di intelligence avevano individuato con precisione con quali
modalità si sarebbero svolte le azioni violente. Ora io non so se
questo sia vero - dobbiamo prendere con le molle ciò che la stampa
afferma -, però ci si dice oggi che sarebbero state perfettamente
conosciute le modalità attraverso le quali queste azioni violente di
guerriglia, come lei le ha definite, si sarebbero svolte sul
territorio. Come mai i 6 mila membri delle forze di polizia e dei
carabinieri non
Pag. 83
sono stati in grado di contrastare
queste azioni che hanno - come abbiamo visto - messo a ferro e fuoco
alcune zone della città?
A pagina 18, credo in un tentativo, forse
generoso, di minimizzare, lei dice «.. hanno, in alcuni casi,
determinato un eccesso nell'uso della forza ad opera dei reparti, in
altri, episodici ed individuali comportamenti illeciti, che saranno
rigorosamente perseguiti». Da quello che abbiamo visto e ascoltato e da
quello che abbiamo letto nelle relazioni, che ella ha voluto
trasmetterci, non abbiamo capito questo, ma tutt'altro; c'è stata una
sorta di «liberi tutti», nel senso che in molti luoghi, in molte
piazze, in molte circostanze, abbiamo visto comportamenti, da parte
delle varie forze dell'ordine, volti a reprimere - anche con i
manganelli - persone assolutamente indifese, con le mano alzate, che
non avevano tenuto comportamenti pericolosi. In un caso abbiamo visto
anche dare calci in faccia ad un ragazzo di 16 anni, dati non
dall'ultimo dei poliziotti, ma da agenti anche di grado elevato.
Quali
direttive erano state date dopo le prime azioni violente avvenute nella
mattinata del 20 luglio? C'è stato qualche eccesso di carattere
episodico ed individuale oppure, come è apparso da ciò che abbiamo
visto in TV e letto dai giornali, si è trattato di un comportamento
generalizzato?
In una ripresa televisiva - ho qui alcune immagini
che consegno alla Commissione - compare un giornalista, o perlomeno
supposto tale, con in mano qualcosa che sembra una pistola e con un
casco. In questi giorni abbiamo avuto notizie in base alle quali
sarebbero stati utilizzati anche tesserini da giornalista falsificati,
non concessi dall'ordine dei giornalisti. Si tratta di una questione
preoccupante: vorremmo capire di che cosa si tratta, se questo
personaggio sia stato identificato e se appartenga alle forze
dell'ordine.
Pag. 84
Altre dichiarazioni che abbiamo
raccolto in questi giorni tendono a sostenere che, all'interno della
scuola nella quale era sistemato il centro stampa del Genoa social forum
e di altri organismi, si sarebbero verificati interventi che hanno
portato alla manomissione ed alla distruzione di computer e di altre
attrezzature in essa presenti, nonché anche alla sottrazione di
dischetti e addirittura a percosse di persone presenti all'interno.
Naturalmente si tratta di notizie di cui sono giunto a conoscenza, non
essendo presente sul posto, tuttavia vorrei sapere che fine abbia fatto
quel materiale, comprendente anche le relazioni degli avvocati, che lì
svolgevano la loro attività in difesa e protezione dei manifestanti. È
stato sottratto? Se sì, per quale motivo? Erano state date disposizioni
in tal senso da parte dell'autorità giudiziaria? Il sequestro di quel
materiale è previsto dall'articolo del codice che consente la
perquisizione e il sequestro così come sono stati condotti nella scuola
Pertini? Vorrei sapere se l'uso ambiguo dei nomi Diaz-Pertini sia stato
compiuto anche nel momento in cui è stato disposto il Blitz al fine di poter intervenire in entrambi gli istituti.
Vorrei
sapere, inoltre, se sia possibile acquisire le registrazioni delle
conversazioni via radio dei giorni 20 e 21 luglio, in particolare
quelli della notte di quest'ultimo giorno.
PIERLUIGI PETRINI. Signor presidente,
eviterò di porre domande già fatte, avendo il senso del limite. Farò
riferimento invece alle ispezioni di cui ci sono state consegnate le
relazioni. Nella prima si legge che le persone arrestate o fermate,
dopo una prima sommaria visita medica, sono state sottoposte ad una
successiva ed ulteriore visita - spero non sommaria anche questa - una
volta consegnate alla polizia penitenziaria. Successivamente si passa a
valutare la situazione di tredici persone che avrebbero denunciato di
avere subito violenza. Di
Pag. 85
queste persone si evidenzia come dodici
delle stesse non abbiano alcun referto medico che avvalori tesi di
violenze subite, mentre la tredicesima avrebbe un referto medico che
riporterebbe una prognosi di dieci giorni, stilato però all'ospedale
San Martino di Genova alle 3,30 di quella notte stessa, cioè tra il 21
ed il 22 luglio (in sostanza quindi questa persona sarebbe stata
trasferita all'ospedale dove avrebbe avuto questa prognosi di dieci
giorni). Tutto sembrerebbe in piena regola, c'è però una contraddizione
evidente nella seconda ispezione, che ci ricorda che delle novantatré
persone rintracciate all'interno della scuola Pertini ed in seguito
arrestate, sessantadue sono state refertate con prognosi variabili, che
vengono poi elencate. Allora chiedo: chi ha stilato queste prognosi? In
particolare il 5 per cento, cioè tre delle sessantadue persone, avrebbe
avuto addirittura la prognosi riservata. Allora mi chiedo: chi ha
stilato queste prognosi riservate? Alla prognosi ha fatto seguito il
trasferimento nella struttura ospedaliera? Qual è la patologia sottesa
ad una prognosi così severa? Quale è stato il tempo di trasferimento?
LUCIANO VIOLANTE. Presidente, è
evidente che l'attenzione dell'opinione pubblica, nazionale ed
internazionale - è uscito oggi un articolo del New York Times molto
pesante nei confronti dell'Italia -, è stata attirata dalle denunce di
violenza, non sappiamo quanto fondate, alcune sicuramente, per il resto
vedremo. A Genova la stragrande maggioranza delle forze di polizia si è
comportata correttamente e la chiarezza su quello che è accaduto è
necessaria per frenare un processo di criminalizzazione delle forze di
polizia che, involontariamente da tutti, è in corso sui mezzi di
informazione.
Da questo punto di vista interessa conoscere tre aspetti. In primo luogo, qual è stata, e qual è, la catena di comando. In
Pag. 86
secondo luogo, se Arma dei carabinieri,
Polizia di Stato e Guardia di finanza avevano le stesse frequenze radio
o meno; eventualmente, se non le avevano, sapere il perché, chi si era
opposto, cosa si oppone e così via. In terzo luogo, sapere quanti
feriti ci sono tra le forze di polizia.
C'è inoltre un'altra
questione, affrontata prima con grande chiarezza dal collega Soda.
Occorre cioè sapere quali saranno nel futuro le tecniche di isolamento
dei violenti, posto che, da quello che si è inteso, vi è la possibilità
di un inserimento di gruppi violenti all'interno di gruppi pacifici;
tenendo conto altresì che non deve esserci alcuna ambiguità, nel senso
che, se dico che entrerò un metro oltre la zona rossa, vuol dire che
vado allo scontro con le forze di polizia ed ho, pertanto, la
responsabilità politica di quello che succede, perché evidentemente se
so, come so, che accanto a me ci sono dei violenti e innesco questo
meccanismo dicendo che entrerò di un metro nella zona rossa, mi assumo
un carico di responsabilità che non sarà penale, nè certamente
giuridica, ma politica, inevitabilmente. Su questi aspetti, dunque, la
chiarezza è essenziale, altrimenti c'è ambiguità su tutto e non si
rende un favore neanche a quelli che sono pacifici, perché praticamente
li si confonde in modo sbagliato.
A noi interessa molto conoscere
la strategia che il capo della polizia intende perseguire al fine di
evitare, domani, che violenti e non violenti vengano unificati in un
solo giudizio, fatto che può comportare, per l'altra parte, un non
isolamento di chi si è comportato male, violentemente, all'interno
delle forze di polizia.
Pertanto, ci troviamo di fronte alla
seguente questione: non dividersi, colleghi, tra chi sta con la polizia
e chi sta con il movimento, bensì dividersi - speriamo di no - tra chi
condanna la violenza, ingiusta da chiunque commessa, e chi
Pag. 87
non la condanna. Credo che questa sia
la questione di fondo, perché, se la vediamo in forma diversa, credo
che non rendiamo un servizio a chi vogliamo difendere, né forse
osteggiamo nella giusta misura chi vogliamo attaccare.
PRESIDENTE. Sono così terminati gli interventi da parte dei colleghi.
Propongo
di riprendere i lavori fra mezz'ora circa, dopo una breve pausa, anche
per consentire al prefetto De Gennaro di prepararsi per consentire la
replica. Informerò pertanto il generale Zignani e il generale Siracusa
di un'ora circa dell'inizio delle loro audizioni.
LUCIANO VIOLANTE. Quindi, riprendiamo i lavori alle 14,45?
PRESIDENTE. Sì, alle 14,45 circa. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,10.
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.
Prefetto
De Gennaro, spero che lei abbia potuto - in questo breve lasso di tempo
- mettere in ordine le domande. Le do ora la parola per la replica agli
interventi svolti dai colleghi.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza.
Ho annotato tutte le domande e, nel metterle in ordine, ho tentato di
raggruppare le risposte; in ogni caso, nel tentativo di non essere
assolutamente omissivo, sfoglierò nuovamente i miei appunti e
sottolineerò qualche punto in particolare. Mi permetto, con la vostra
benevolenza, di iniziare con una piccola premessa.
Dall'insieme di tutte le domande emerge un quadro un po' confuso, dove alcuni definiti e specifici episodi diventano poi
Pag. 88
quasi l'emblema e il punto di
riferimento unico di tutto un sistema di sicurezza, che questa mattina
ho tentato di illustrare - forse in modo maldestro, ma anche
sufficientemente sintetico - nella sua complessità non solo
organizzativa ma anche per quanto attiene allo sviluppo di un impegno
di ordine ed anche di sicurezza che - come ho sottolineato - è durato
diversi giorni e che ha avuto una preparazione non di pochi giorni ma
di lungo periodo.
Potrebbe essere utile eliminare un equivoco di
partenza, cioè che determinati episodi possano poi diventare l'unico
riferimento di tutta l'attività svolta dalle forze dell'ordine in
numero veramente rilevante (ricordo soltanto che tutti i rinforzi
inviati consistevano in oltre 11 mila unità, escluse le forze armate e
le risorse territoriali).
Siccome alcune domande sono coincidenti vorrei rispondere su alcuni singoli episodi.
Inizio
dall'episodio di Quarto. Naturalmente, rispondo per quelle che sono le
conoscenze del capo della polizia e per quello che ad esso è stato
riferito; insisterò poi sul punto che le autorità di pubblica sicurezza
hanno una loro assoluta autonomia e responsabilità specifica.
Siccome
la lettera del presidente della provincia, oltre che al prefetto ed al
questore di Genova (i naturali destinatari ed interlocutori) era stata
inviata al ministro dell'interno e al capo della polizia, il mio
ufficio ha rivolto una specifica richiesta al questore di Genova il 27
di luglio, pregandolo di comunicare con la massima urgenza l'esito
degli accertamenti svolti. È quindi arrivata la risposta del questore
di Genova.
Signor presidente, essendovi una richiesta del Comitato
indirizzata al mio ufficio di fornire la documentazione, e dato che
questa è tantissima, se interpreto bene, invierò tutta quella che è di
supporto alle domande che mi sono state rivolte. Così,
Pag. 89
se per caso, nelle mie risposte, non ci
fosse un riscontro puntuale alle domande, sicuramente tutta la
documentazione sopperirà a tale mancanza.
La risposta del questore
che perviene al dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero
dell'interno è però un po' diversa da quella che è stata la
rappresentazione fatta nella sua lettera; evidentemente perché quelle
erano le informazioni di cui il presidente Vincenzi disponeva. Sono
indicati gli interventi, sono specificati quelli compiuti a seconda
proprio degli orari, con l'indicazione delle persone intervenute, degli
interlocutori che hanno incontrato sul posto e della situazione che vi
è stata riscontrata. Da questo non si evince né una omissione né
assolutamente una non risposta, bensì una risposta compatibile con le
possibilità di intervento e le circostanze nelle quali si sono trovati
gli equipaggi poi intervenuti, sia della polizia di Stato sia dell'Arma
dei carabinieri. Credo che così si possano sciogliere - in parte -
alcuni dubbi relativamente alla capacità e alla volontà di intervento
da parte delle forze di polizia.
Quello che scrive il questore per me è ovviamente una risposta valutata dalle sue conoscenze dirette sul posto.
MARCO BOATO. Può dire al Comitato qual è stata questa risposta.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza.
La posso leggere. In essa vi è scritto che, con riferimento alla
segnalazione inviata in data 21 luglio dal presidente della provincia
di Genova, circa i danneggiamenti compiuti all'interno dell'asilo nido
sito in via Maggio, si forniscono le informazioni richieste.
"Con verbale datato 18 luglio ultimo scorso, la provincia di Genova, per ospitarvi una tendopoli, ha concesso
Pag. 90
al Genoa social forum le
palestre dell'area esterna al complesso dei Se.Di.. Alle ore 22 circa
del 19 luglio il portiere dello stabile, il signor Lullari, udito
suonare l'allarme e d'accordo con la custode, la signora Canale, ha
contattato il 112; sul posto sono intervenute tre gazzelle dei
carabinieri, il cui equipaggio, accompagnato all'ingresso dal signor
Lullari, ha constatato che, pur non presentando segni di effrazione, il
portone dell'asilo era aperto e che all'interno erano presenti circa 20
persone. Gli operatori hanno invitato gli astanti ad abbandonare
l'asilo e subito dopo il Lullari a contattare i responsabili
amministrativi della struttura. Nel frattempo sono giunti sul posto due
equipaggi della polizia di Stato ed un'altra gazzella dei carabinieri;
alle ore 22,50 è arrivato il signor Iossa, responsabile dell'asilo che,
unitamente al Lullari, si è portato all'interno dello stabile. Lullari
nell'occasione non ha notato danni alle strutture; lo stesso poi è
tornato nella portineria da dove ha notato l'arrivo dell'ingegnere
Cogorno alle ore 23 circa, dell'architetto Razzini e della moglie alle
ore 24 circa e dell'assessore provinciale Massollo alle ore 00,15
circa. Il personale operante ha lasciato la struttura alle ore 23
circa, non è allora esatto dichiarare che lo stesso ha deciso di non
intervenire per evitare di fomentare gli animi. Al momento del
sopralluogo, infatti, la struttura, come confermato dal signor Lullari,
non presentava alcun danno e ciò è tanto più vero ove si consideri che,
anche a causa del nubifragio che si era abbattuto sulla città, i
dirigenti della provincia giunti sul posto si sono attivati per
reperire nuovi spazi ai contestatori, chiedendo a tal fine al portiere
le chiavi della palestra piccola del teatro. Alle ore 1,47 del 20
luglio poi, una donna con accento straniero, qualificatasi quale
interprete della provincia, ha chiamato il 113 dichiarando di avere
avuto notizia, da due accompagnatori della delegazione russa giunti a
Genova il
Pag. 91
giorno prima ed alloggiati al terzo
piano dell'edificio di via Maggio, numero 3, della presenza di estranei
all'interno di quella struttura. La donna, poi identificata - per privacy
non leggo il nome -, assunta a sommarie informazioni testimoniali, e
quindi con un atto ufficiale, ha confermato di essere stata contattata
telefonicamente da due connazionali. Sul posto sono state inviate due
volanti e una gazzella dei carabinieri che, notato un gruppo di persone
all'entrata del piazzale, che alla loro vista mostra evidenti segni di
nervosismo e chiudeva i cancelli di ingresso, preferiva spostarsi di
qualche metro per richiedere l'intervento di personale della DIGOS;
quest'ultimo, dopo opportuni accertamenti, comunicava al centro
operativo che nessuna delegazione russa era presente all'interno dello
stabile. La centrale, temendo che la chiamata potesse rivelarsi una
provocazione, ordinava agli equipaggi di lasciare l'obiettivo. Nella
mattinata dello stesso giorno il signor Lullari, per «pura curiosità» è
tornato in via Maggio ed ha rilevato la presenza, all'interno
dell'asilo, di circa 50 persone intente a distruggere suppellettili al
fine di procurarsi armi improprie e protezioni; lo stesso non ha
notiziato gli organi competenti di quanto constatato, poiché era libero
da impegni di servizio e stante la presenza sul posto dei responsabili
amministrativi dell'area Se.Di e del portiere di turno. Nessuna
informazione, come risulta dalla denuncia del presidente della
provincia di Genova, è quindi pervenuta a questo ufficio. Nella nota
infatti si riferisce che, nella notte tra il 20 ed il 21 luglio, i
responsabili della provincia verificavano alle ore 20,30 una situazione
sotto controllo; dalle ore 23,30 sono invece cominciati gli allarmi ed
a tale ora la custode, che aveva rilevato luci accese all'interno della
zona uffici dell'edificio, ha chiamato il 112, la sala situazioni della
prefettura, ottenendo la seguente risposta: «Siamo impegnati non
possiamo intervenire».
Pag. 92
Infine, alle ore 9,40 del 21 luglio
l'assessore provinciale Massolo ha chiamato la prefettura per segnalare
che alcuni manifestanti stavano distruggendo la struttura della scuola
e stavano rifornendosi di armi improprie. La prefettura ha trasmesso la
nota all'ufficio di gabinetto della questura che ha immediatamente
disposto un intervento inviando in via Maggio un contingente di circa
centocinquanta unità guidato da tre funzionari. Sul posto, raggiunto
con grosse difficoltà per l'angustia delle strade già occupate dai
manifestanti, gli operatori hanno, però, trovato una gran massa di
persone composta da diverse migliaia di contestatori appartenenti al network dei
diritti globali che, al momento dell'arrivo, li ha resi oggetto di un
fitto lancio di corpi contundenti e li ha costretti a lasciare la zona,
non essendoci sufficienti condizioni di sicurezza per un'efficace
manovra del contingente, anche a causa del tentativo di accerchiamento
da parte della folla tumultuosa. In merito a tali fatti si è riferito
il 30 luglio all'autorità giudiziaria".
PRESIDENTE. Le suggerirei, prefetto De
Gennaro, di non procedere leggendo ogni documento, che, se ritiene
opportuno, può consegnare alla presidenza.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. Signor presidente, qualcosa vorrei leggerla, perché altrimenti...
PRESIDENTE. Laddove lei lo ritenga opportuno, ma eviterei di farlo.
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. Signor presidente, credo che dovrò leggere molte cose.
Pag. 93
È stato richiamato - mi sembra da
parte dell'onorevole Mascia, se non ricordo male - un secondo episodio
relativo a segnalazioni effettuate da rappresentanti del Genoa social forum
e concernenti la presenza di pullman di Forza nuova. La questura di
Genova riferisce, sempre al Ministero dell'interno, dipartimento della
pubblica sicurezza, che con riferimento alla nota inviatagli
(evidentemente abbiamo chiesto notizie anche su ciò) relativa alla
segnalazione di 2 pullman si forniscono le seguenti notizie.
Effettivamente tra le ore 22 e le 23 del 18 luglio è pervenuta in
questura una segnalazione del portavoce del Genoa social forum,
Vittorio Agnoletto, circa la presenza nella zona dell'impianto Sciorba
o comunque dello stadio di Marassi di 2 pullman di Forza nuova i cui
occupanti si sarebbero accampati in dette aree. I controlli e gli
accertamenti tempestivamente disposti a mezzo di pattuglie automontate,
coordinate da qualificato personale della Digos di Genova, hanno dato
esito negativo. In particolare, sono stati accuratamente ispezionati i
siti vicini al campo dello Sciorba a Molassana, dove erano alloggiati
gli esponenti di Attack aderenti al Genoa social forum, tutte le zone boschive e collinari di Molassana, tutte le aree idonee al parcheggio di camper e roulotte
site vicino allo stadio di Marassi e al cimitero di Staglieno, nonché
l'area prospiciente il centro sociale anarchico Pinelli, sito anch'esso
in via Adamoli a Molassana. L'esito negativo dei controlli è stato
comunicato a Vittorio Agnoletto.
Per quanto riguarda lo stadio
Carlini, è stata effettuata una perquisizione, ma, come spiegherò anche
quando parlerò della scuola Diaz o Pertini (in merito alla
denominazione sono un po' confuso), non ne ero certamente a conoscenza.
Sono in possesso di una segnalazione effettuata dalla questura: come
posso documentare, vi è una continua e costante informazione
Pag. 94
su tutto. È ovviamente una
documentazione tra uffici e non gerarchica, una documentazione
funzionale volta a conoscere l'andamento della situazione dell'ordine e
della sicurezza pubblica in Italia che compete al dipartimento della
pubblica sicurezza. Tale documentazione non proviene solo dalla
questura, bensì anche dalle altre forze di polizia: in essa viene
dettagliatamente spiegato che la perquisizione è stata effettuata e
che, giunti al Carlini, ove vi erano alcuni operatori televisivi e gli
avvocati, sono stati compiuti accurati sopralluoghi ed ispezioni alla
presenza del noto Luca Casarini accompagnato dai suoi legali di fiducia
e dagli organi di stampa, nel frattempo intervenuti sul posto a
richiesta degli interessati. Nel corso del sopralluogo è stata
constatata la presenza di circa 500 persone appartenenti al movimento
tute bianche e non sono state riscontrate anomalie a strutture, arredi
ed infissi interni, risultati regolarmente montati, come confermato
dalle medesime tute bianche. Signor presidente, si tratta di documenti
che poi metterò a vostra disposizione.
Mi è stato anche chiesto -
mi sembra da parte dell'onorevole Anedda e da altri - di fornire le
registrazioni di tali eventi: mi risulta che esse siano già state
chieste dall'autorità giudiziaria e quindi sono a disposizione della
stessa. Mi risulta ciò perché ho avuto una segnalazione - che proviene
anch'essa dalla questura di Genova - in ordine ad una notizia di stampa
concernente comunicazioni radio di violenza o preannunciata violenza in
cui si legge: «In merito, si precisa che l'ascolto delle comunicazioni
radio e la lettura del relativo brogliaccio, che si allega, consentono
di escludere nel modo più assoluto che siano pervenute alla centrale
operativa richieste del personale operante su strada relative all'invio
di contingenti
Pag. 95
per compiere spedizioni punitive nei
confronti degli occupanti della scuola». Sono atti a disposizione
dell'autorità giudiziaria che poi eventualmente li valuterà.
Nella
relazione non mi sono soffermato sulla perquisizione avvenuta nella
scuola, anche perché l'ufficio aveva già messo a disposizione di questo
onorevole Comitato le risultanze dell'informazione.
Tuttavia, ad
una prima lettura - sicuramente in merito a ciò vi sarà il vaglio
dell'autorità giudiziaria che in questo momento mi sembra molto
approfondito - ritengo di cogliere una sostanziale coincidenza di
informazioni. Peraltro le informazioni che ho fornito nell'immediatezza
al ministro dell'interno per rispondere in Parlamento e che sono state
in parte riportate nella sua relazione erano frutto della prima
segnalazione pervenutami dalla questura di Genova. Ho riscontrato, in
linea di massima, la stessa coincidenza sulle dinamiche (e non - come
ho già detto - sulle responsabilità di comportamenti illeciti), sulle
modalità e sul contesto in cui tale operazione di polizia è maturata
sostanzialmente anche nella prima relazione degli ispettori (o
dell'ispettore).
Ho notato che all'inizio della relazione su
Bolzaneto si fa riferimento all'urgenza e al tempo abbastanza
ristretto; chiaramente gli ispettori hanno raccolto una serie di
informazioni e ricostruito i fatti; tuttavia, almeno con riferimento a
quei tre momenti, vi è una relazione inviatami dal prefetto La Barbera
in cui si riscontra una sostanziale coincidenza su modalità, tempi,
circostanze, cause ed effetti che purtroppo - come abbiamo visto - sono
stati di un certo tipo e sui quali l'autorità giudiziaria compierà
accertamenti.
Anche in merito alle scelte degli ufficiali di
polizia giudiziaria - probabilmente sbagliate in ordine alla
valutazione se contestare o meno una sorta di associazione a
delinquere, che
Pag. 96
poi non è stata riconosciuta legittima
dall'autorità giudiziaria come capo di imputazione o idonea a
rispondere ai fatti o concordante con le circostanze - credo, per
quanto riguarda la parte di mia diretta conoscenza, di poter affermare,
in una sede istituzionale come questa - dove dico tutta la verità e
ritengo che la mia verità sia sicuramente più responsabile di quella
dei giornali - di aver avuto solo in tale circostanza notizia della
perquisizione e voglio anche spiegarne la ragione. Nessuno informa il
capo della polizia di una perquisizione, infatti, nessuno mi ha
informato delle altre perquisizioni come quella realizzata poco prima,
nel pomeriggio, nella scuola di via Maggio, dove sono state sequestrate
armi improprie (75 mazze ferrate) - ho poi visto la relativa
segnalazione - ed arrestate un certo numero di persone (credo venti o
ventitré). Quella sera mi ha chiamato il questore non per informarmi
della perquisizione, ma per un'autorizzazione che competeva, invece,
alla mia responsabilità. Ciò necessita di un passo indietro di 24 ore
che mi aiuta anche a rispondere ad una delle domande che mi sono state
rivolte.
Il venerdì sera, dopo i gravi incidenti di via Tolemaide
che hanno portato alla drammatica morte di un giovane manifestante, su
sollecitazione del prefetto - che tra l'altro mi ha chiesto di inviare
nuove forze di polizia e costretto a rastrellare gli ultimi trecento
uomini presenti a Milano -, nella normale, naturale, fisiologica
alternanza di forze di polizia e dopo essermi consultato, verso le
23-23 e mezza di venerdì, con il comandante generale dell'Arma dei
carabinieri, abbiamo di comune accordo sollecitato le autorità locali -
questa è l'indicazione strategica che viene dal vertice e che può
essere anche disattesa perché l'ordinanza è un atto che compete al
questore - ad invertire i servizi, spostando la polizia e la Guardia di
finanza verso i luoghi delle manifestazioni, ed i
Pag. 97
contingenti dei carabinieri a
protezione della zona rossa che, verosimilmente, il 21 luglio sarebbe o
avrebbe dovuto essere interessata da episodi di aggressione.
Sulla
base di questa premessa - che, credo, abbia sciolto qualche dubbio
sull'avvenuto coordinamento, tra l'altro richiesto anche dal prefetto -
il questore mi ha chiamato sabato sera - sarà lui a confermarlo quando
verrà ascoltato - per chiedermi se potevano essere utilizzati
contingenti dei carabinieri per una perquisizione. Ho risposto al
questore in senso affermativo. Ecco il motivo per il quale sono stato
informato della perquisizione. Della perquisizione al GSF non ero a
conoscenza, ho appreso la notizia successivamente.
Per quanto
riguarda l'attività ispettiva, essa sarà oggetto di un approfondimento
sotto il profilo amministrativo e comportamentale. Si scoprirà se c'è
stato un principale responsabile; mi pare che l'ispettore indichi
disfunzioni e non ordini di procedere in un certo modo. Egli afferma
che sono stati fatti inviti alla cautela - promossi anche dal
sottoscritto - che rientrano in quella che è una doverosa attenzione
alla prudenza ed alla tutela dell'incolumità degli uomini che devono...
MARCO BOATO. Immagini, se non fossero arrivati questi inviti, che cosa sarebbe successo!
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. ...io credo che dovremmo lasciare il definitivo accertamento dei fatti all'autorità giudiziaria.
Ho
letto in una relazione che, dal secondo piano della scuola, è piovuta
giù una mazzetta spaccapietre che ha sfiorato un agente; non so se ciò
corrisponde al vero, ma, se così fosse, sarebbe stato un atto che
poteva procurare dei danni. Su
Pag. 98
questo fatto è in corso un'indagine
approfondita; per quanto mi riguarda, ho dato direttive per supportare
e sostenere il più possibile l'azione dei magistrati.
Per quanto
concerne Bolzaneto, in previsione di incidenti preannunciati, che
avrebbero portato all'arresto di manifestanti, in una delle riunioni
tenute dal comitato nazionale per l'ordine pubblico - in questo modo
rispondo indirettamente anche alla domanda dell'onorevole Sinisi -
l'amministrazione penitenziaria aveva predisposto un piano che
intendeva evitare complicazioni a quella che era la normale attività
svolta dalla casa circondariale di Genova.
Questo piano potrà
essere illustrato nei dettagli dal direttore dell'amministrazione
penitenziaria. Tra l'altro, il carcere di Marassi era uno degli
obiettivi a rischio ed una consistente attività di traduzione di
arrestati poteva anche creare pericoli per l'ordine pubblico.
A
questo proposito voglio leggervi alcuni passi della relazione del
commissario della questura di Verona dottor Salvo, in servizio a Genova
che descrive il momento dell'assalto al carcere di Marassi; quindi,
come avrete potuto desumere, quelle preoccupazioni organizzative non
erano del tutto prive di fondamento.
La relazione così recita:
"Intorno alle ore 14 e 30, senza che fosse stato comunicato
preventivamente, il sottoscritto notava provenire da dietro l'istituto
scolastico Edoardo Firpo una grossa massa di manifestanti che
indossavano abiti di colore nero tutti travisati e con caschi e foulard sul volto, armati di spranghe... eccetera". Lo scrivente ha immediatamente intuito che si trattasse dei black bloc.
Prosegue poi la relazione: "Dal suddetto gruppo, ormai costituito da un
migliaio di manifestanti che avevano iniziato a salire la lunga
scalinata, si notava staccarsi un centinaio di essi. Una volta contata
l'esigua forza posta
Pag. 99
a presidiare l'ingresso del carcere, eccetera...". Circa quaranta uomini, dunque, presidiavano l'ingresso nel carcere...« (Commenti del deputato Mascia). In quel momento c'erano quaranta uomini. Ovviamente gli altri contingenti erano dislocati nei dintorni.
GRAZIELLA MASCIA. L'ha detto lei che Marassi era uno degli obiettivi!
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza.
Infatti il carcere era presidiato da un funzionario e da quaranta
uomini, non da una pattuglia di due uomini. La relazione così prosegue:
"A questo punto il sottoscritto e la forza a disposizione venivano
fatti oggetto di una fitta sassaiola e dal lancio di bottiglie di vetro
che lo scrivente cercava di interrompere facendo lanciare una serie di
lacrimogeni in direzione dei manifestanti. Purtroppo l'effetto ottenuto
non era quello sperato. In continuazione veniva fatto oggetto come
bersaglio di numerose pietre, bottiglie e bulloni. I manifestanti,
ormai giunti quasi a ridosso degli operanti, ci facevano oggetto anche
di bottiglie molotov che, a malapena, si riusciva a schivare".
In
questo contesto è nata l'organizzazione predisposta
dall'amministrazione penitenziaria, prevedendo la trattazione, diciamo
burocratica, e quindi l'assunzione in carico degli arrestati
direttamente presso le strutture di polizia.
Dalla relazione, che
anch'io ho letto, come voi avete visto, si nota un disordine, però
anche una descrizione di luoghi tali che vedono una presenza di più
forze di polizia, di sanitari, del medico della polizia penitenziaria;
non sono due medici - ho letto la relazione - è lo stesso medico che
prima visita i fermati e gli arrestati quando arrivano all'ingresso e
poi li rivisita dopo. Credo che anche lì dovremo aspettare l'esito
Pag. 100
delle denunce, degli accertamenti
sviluppati dall'attività giudiziaria, il che non significa che come
capo della polizia sto escludendo che ci siano stati comportamenti
illeciti, ma mi devo attenere necessariamente a quelle che sono le
risultanze di chi ha sviluppato questi accertamenti.
Mi pare che
un'altra parte delle domande riguardasse il coordinamento. Qui mi
sembra importante segnalare quella che l'onorevole Violante ha chiamato
la catena del comando e che in altre circostanze è stata indicata come
mancanza di direzione unitaria o, forse, mancanza di coordinamento. Nel
settore dell'ordine pubblico l'unico coordinamento spetta alle autorità
provinciali di pubblica sicurezza: in sede tecnica al questore, in sede
di valutazione - diciamo - politica al prefetto.
LUCIANO VIOLANTE. Non c'è gerarchia nei confronti del capo della polizia?
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. No, non c'è nessuna gerarchia. È proprio per questo che l'organizzazione dell'amministrazione della pubblica sicurezza...
FILIPPO ASCIERTO. Andreassi, perché stava...?
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. Onorevole, credo di averlo spiegato oggi.
Circa
la complessità e l'importanza e la molteplicità delle iniziative e
delle attività che erano in corso e che avevano bisogno di
un'interfaccia unica per tanti problemi, mi piacerebbe soltanto fornire
un dato: in tutto questo, il 20 pomeriggio è arrivato il Capo dello
Stato. Già quando il Capo dello
Pag. 101
Stato si sposta, è tutta una questura
che si mobilita. Quando io ho parlato della complessità dei servizi di
sicurezza, ho parlato di una molteplicità di cose con interlocutori
anche diversi, con l'ispettorato del Quirinale, con quant'altro serva
ad alleviare, a sostenere ed a sorreggere l'azione del questore.
Infatti, l'ordinanza del questore è l'ordinanza che indica esattamente
quali sono i compiti, le competenze attribuite ai singoli reparti e
quali sono le iniziative che devono essere sviluppate durante l'azione
dell'ordine pubblico.
Voglio dire anche una cosa che mi sembra
innovativa e importante e che, forse, è importante che formi oggetto
dell'attenzione di questa Commissione. Abbiamo preso molte iniziative
di coordinamento operativo fra i reparti della Polizia di Stato e
dell'Arma dei carabinieri; abbiamo sviluppato, d'intesa con il comando
generale, iniziative proprio in previsione di un impegno così
significativo come quello di Genova, abbiamo organizzato una serie di
seminari ed incontri. Il 24 aprile, per esempio, tutti i responsabili
dei reparti mobili della Polizia di Stato, dei battaglioni mobili
dell'Arma dei carabinieri ed i funzionari e gli ufficiali della Guardia
di finanza hanno partecipato ad un seminario che aveva come scopo
proprio quello di propiziare, con l'ausilio anche di supporti
audiovisivi, uno scambio di esperienza nel settore dei servizi di
ordine pubblico, di individuare strategie e tattiche utilizzate anche
in altre manifestazioni dal movimento antiglobalizzazione, di
confrontare le tecniche impiegate. Il 7 giugno comandanti dei
battaglioni mobili dei carabinieri, ufficiali del comando generale
dell'Arma, anche dirigenti e funzionari della Polizia di Stato hanno
assistito ad alcune esercitazioni pratiche per verificare se
l'addestramento dei reparti fosse adeguato. Il 18 ed il 19 giugno
presso la scuola superiore dell'amministrazione dell'interno c'è stato
un altro seminario. Sono andato
Pag. 102
personalmente con il comandante
generale ad avviarne i lavori, cui hanno partecipato tutti i
responsabili dei battaglioni mobili dell'Arma dei carabinieri,
ufficiali - ricordo perfettamente, c'era anche un giovane tenente -,
funzionari di polizia, tutti i funzionari che partecipavano poi ai
servizi di ordine pubblico. Cito questi fatti perché anche il 29 giugno
presso la scuola allievi marescialli dei carabinieri è stata tenuta
un'analoga iniziativa, così come poi a Genova nell'imminenza del
vertice. Ho voluto citare e riferire questi fatti per indicare, in
termini di strategia e, quindi, di attenzione agli impegni gravosi da
tenersi in occasione del vertice di Genova, gli input che sono partiti a livello centrale.
Credo
di dover dare adesso alcune indicazioni, perché mi sono state
richieste, sulle manifestazioni che si sono svolte. Poi passerò ad
esaminare le singole domande. Ho detto stamattina, nella mia relazione,
della manifestazione del 19, una manifestazione che si è svolta in modo
assolutamente tranquillo e che è partita quasi dalla zona rossa, non
dico dalla zona gialla, ma quasi dalla zona rossa, una manifestazione
molto consistente sviluppatasi lungo un percorso che era all'interno di
una zona ritenuta più sensibile. Ma, evidentemente, il giorno 19
c'erano tutte le condizioni. Il questore (dico il questore, in quanto
punto di riferimento, perché si assume la responsabilità; ma,
ovviamente, d'intesa con le altre forze di polizia sul posto, d'intesa
con altri funzionari) ha valutato che non ci fossero condizioni di
rischio e di pericolo per limitare il diritto di manifestazione che era
stato richiesto in quel senso. Non c'è stato alcun incidente,
naturalmente, ma perché nessun tipo di aggressione o di atto
illegittimo è stato posto in essere durante quella manifestazione.
Il 20 la giornata era molto più complessa, almeno per quelle che sono le mie conoscenze; poi lo dimostrerò dando
Pag. 103
lettura di alcuni passi delle relazioni dei funzionari. La giornata
era molto più complessa perché c'erano richieste avanzate dagli
organizzatori del Genoa social forum di poter disporre di alcune piazze per una sorta di sit-in che doveva essere pacifico o di
manifestazione del dissenso; è stata
accordata l'autorizzazione per quelle piazze che si riteneva non
costituissero o non predeterminassero una situazione di pericolo, anche
perché - da come mi è stato detto - c'era una medesima richiesta da
parte delle varie componenti dei manifestanti che volevano
diversificare il loro collocamento nella zona. E sono state seguite le
richieste. Adesso a memoria non lo ricordo, ma credo di averlo
annotato: la rete Lilliput aveva chiesto una piazza, un'altra parte del
movimento aveva chiesto piazza Dante; in tutto questo, però, le
richieste avanzate, che sono agli atti della questura - ed il questore
lo potrà dire -, erano per manifestazioni statiche da parte di tutte
queste componenti; è stato vietato il corteo organizzato dalle tute
bianche che volevano ed avevano preannunciato un corteo - dico tute
bianche, ma è una parte del movimento - dal Carlini sino ad una piazza,
credo che fosse il luogo di destinazione. Questo corteo non era
autorizzato, questo corteo è stato fermato, per decisione naturalmente
dei funzionari e delle autorità, a via Tolemaide, credo, dove ci sono
stati poi gli scontri più drammatici che hanno portato anche ad un
ulteriore dramma, quello della morte di un manifestante.
Vorrei
chiarire questo concetto di assedio alla zona rossa, anche perché mi è
stato chiesto; adesso vado un po' a memoria, ma fornirò - ripeto -
tutti i documenti. Vorrei chiarire, attraverso le relazioni di servizio
dei funzionari, se questo fosse un attacco meramente virtuale.
Il primo dirigente della Polizia di Stato, dottor Montagnese, nella sua relazione riferisce che era di servizio in piazza
Pag. 104
Dante, una delle piazze destinate ai sit-in.
Ad un certo momento, dice: «la pressione dei manifestanti era tale che,
dopo circa un'ora, riuscivano a svellere la parte esterna della doppia
porta di uscita della zona rossa, rendendo necessario il puntellamento
della parte interna con un veicolo corazzato della polizia;
contestualmente gli esagitati effettuavano un nutrito lancio di oggetti
contundenti (bottiglie, bulloni tolti dalla rete di protezione) contro
le forze dell'ordine. A questo punto, avendo a disposizione tre
idranti» - si tratta della relazione indirizzata al questore,
naturalmente - «del Corpo forestale dello Stato, disponevo che gli
stessi indirizzassero numerosi getti d'acqua contro le persone il cui
assedio diventava sempre più preoccupante, in quanto alcune di loro
avevano iniziato a tagliare la rete provocando in essa dei fori. L'uso
degli idranti fino alle ore 17, avvenne per altre quattro volte,
allorché la folla si faceva più minacciosa. Verso le 17,30, visto che
la folla aumentava, venivano recisi consistenti parti di rete metallica
e quindi la minaccia di uno sfondamento all'interno della zona rossa
appariva probabile. Disponevo il lancio degli artifici lacrimogeni. A
seguito di ciò i manifestanti abbandonavano precipitosamente piazza
Dante dirigendosi, attraverso Via Fieschi, verso Piazza Carignano.
Nell'occorso, venivano esplosi 21 lacrimogeni e dieci granate a mano.
Avuta la piazza libera, provvedevo ad avvertire il dirigente del
gabinetto della polizia scientifica affinché facesse effettuare
eventuali rilievi fotografici sulla piazza e sulle strutture
danneggiate. Disponevo altresì un'accurata bonifica degli spazi prima
occupati dai manifestanti ed acquisivo alcuni pezzi di grata
precedentemente tagliati dai facinorosi, alcuni bulloni e alcune assi
metalliche. Infine, avevo modo di constatare che la
Pag. 105
ditta appaltatrice di manufatti di
difesa passiva, opportunamente, velocemente avvertita, provvedeva a
ripristinare gli stessi».
Che il tentativo di aggressione alla
zona rossa non fosse meramente virtuale, ce lo dice anche un'altra
relazione in cui si dice...
LUCIANO VIOLANTE. Sempre il 20?
GIOVANNI DE GENNARO, Direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza. Sì, sempre il 20.
Leggo:
«Piazza Corvetto. Circa 5 mila manifestanti intendevano invadere la
piazza Corvetto, situata sul retro della prefettura, abbattendo le
reti. A tale scopo, posizionavano cassetti dell'immondizia per poter
superare, arrampicandosi, la citata rete, e alcuni moschettoni con i
quali intendevano, tramite catene, spostare la lamiera. Per garantirsi
detta attività iniziavano un lancio nutrito di bottiglie e oggetti
pesanti nei confronti delle forze dell'ordine ivi schierate dallo
scrivente. Riuscendo i manifestanti a rimuovere la barriera, ero
costretto a utilizzare l'idrante che avevo precedentemente preparato
all'uopo, e in questo modo coloro che avevano cominciato a scalare la
barriera erano costretti ad abbandonare la loro attività. L'intervento
è durato circa 20-30 minuti ed è stato supportato dal lancio a scopo
intimidatorio di due candelotti lacrimogeni che dissuadevano
definitivamente gli attaccanti».
Ce ne sono anche altre, ma credo
che queste diano una risposta sulla possibilità che venisse violata la
resistenza della difesa passiva della zona protetta, con tutte le
conseguenze, quindi, dal momento che il giorno 20, a quell'ora, era in
pieno svolgimento il vertice (c'erano i Capi di Stato e i Capi di
Governo riuniti, oltre a tutte le delegazioni). Mentre,
contemporaneamente, nel primo pomeriggio, si è svolto, senza incidenti,
Pag. 106
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
segue
Copyleft © by :- Pillola Rossa -: Some Right Reserved.